Comunicati stampa

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SESSIONE EUROPEA DEL CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI


Si trasmette l'intervento della vicepresidente del Consiglio comunale di Bologna, Simona Lembi in occasione della Sessione Europea del Consiglio comunale alla presenza del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz.


"Signor Presidente de...

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Si trasmette l'intervento della vicepresidente del Consiglio comunale di Bologna, Simona Lembi in occasione della Sessione Europea del Consiglio comunale alla presenza del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz.


"Signor Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz Signor Presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, Onorevoli Deputati ed Europarlamentari, Signor Prefetto, Magnifico Rettore, Signor Sindaco, Signori e Signore componenti di Giunta, colleghi Consiglieri e colleghe Consigliere, autorità civili e militari tutte,
questo non è un convegno; è la Sessione europea del Consiglio comunale di Bologna e per me è un vero onore aprirne i lavori.
Non avevamo alcun obbligo istituzionale a farlo. Non esiste alcuna normativa che imponga ai comuni, men che meno ai Consigli comunali di intervenire stabilmente sul dibattito europeo o nella formazione della normativa europea. E' vero, esistono luoghi che coordinano e rappresentano il lavoro dei comuni e interloquiscono costantemente con la Commissione, col Consiglio e col Parlamento europeo, ma ognuna di queste pratiche non rappresenta mai un preciso dovere istituzionale da parte di un singolo Comune. Piuttosto una scelta, che varia, a seconda della disponibilità degli amministratori, della loro volontà, della conoscenza più o meno approfondita che hanno delle questioni e delle opportunità che l’Europa offre.
Noi, a Bologna abbiamo deciso di istituzionalizzare questa pratica di confronto con le istituzioni europee e sulle questioni europee.
La Sessione europea del Consiglio comunale di Bologna invita tutti noi, in primo luogo i consiglieri, ad indossare questo paio di occhiali chiamato Europa anche quando ci occupiamo di questioni locali; significa quindi anche un confronto maggiore con la Giunta sui progetti europei, significa provare ad essere un luogo in cui“si tirano le somme” della nostra capacità di inserirci nel processo di partecipazione in fase ascendente e discendente, quindi di formazione ed attuazione, delle norme europee, in particolare mi riferisco al lavoro che è stato già avviato dal Consiglio regionale quando elabora e discute la legge comunitaria.
La Sessione europea del Consiglio comunale vuole cercare costantemente un confronto tra i più autorevoli rappresentanti delle istituzioni europee e a questo proposito desidero ringraziare vivamente il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz per aver accettato il nostro invito. La sua presenza qui per noi è un grande riconoscimento e insieme un invito a proseguire in questa direzione. In altre parole intendiamo promuovere con la città un dialogo, perché conosca questa attività e ne sia sempre più coinvolta.
E, come spero risulti evidente, non si tratta quindi di un singolo appuntamento, quanto invecedi una serie di attività: perché l’Europa dei popoli si fa a partire dal basso, perché quello che Habermas ha definito essere l’Europa oggi, e cioé un “federalismo esecutivo”, è sotto gli occhi di tutti che non basti più.
Perché allora partire dal basso?
Vorrei esplicitare alcune ragioni pratiche: la prima è che forse ricordiamo poco spesso, o troppo poco che l'insieme dei bilanci delle regioni e degli enti locali rappresentano il 16% del Pil europeo e complessivamente il 58% degli investimenti pubblici. È quindi evidente come le scelte europee si misurino sulla dimensione locale: solo da noi si capisce bene se i vincoli europei sono in grado di trasformarsi in opportunità di accesso alle risorse di una comunità piccola come quella di un comune, o grande come quella di un continente. Per essere più espliciti siamo noi, siamo noi nei comuni, i primi a rispondere dei tagli al welfare, ai servizi educativi, dei problemi di inquinamento, delle conseguenze dell’esclusione sociale; del vedere se funzionano o no le scelte che si compiono in europa; inoltre, voglio ricordarlo, è noto che tre quarti della popolazione europea abita nelle città e questo processo storico, anche se è iniziato qualche secolo fa e le condizioni per cui è avvenuto, oggi, non sono facilmente riproponibili, però sembra un processo inarrestabile. Le ricerche ci dicono che entro il 2050 l’80% della popolazione abiterà nelle città.
Ecco, non penso che occorra molto altro per sostenere quanto sia sempre più necessario un confronto a partire dal basso, anche con gli enti locali, per discutere del futuro del nostro continente e di quanto sia nostro dovere avere come riferimento l’Europa anche quando discutiamo di questioni strettamente legate alla nostra città.
Il Presidente Monti, in visita al Parlamento europeo qualche mese fa, tra le tante cose affermò di sentire molto la responsabilità di guidare in questo momento un Paese che ha una materia prima particolarmente preziosa e sempre più rara in Europa e cioè un’opinione pubblica favorevole all’integrazione e alla costruzione europea. Ha proseguito dicendo di sentire il dovere di non dissipare questa materia prima così preziosa, ma di voler coltivare questa materia prima, e quindi di dover praticare con cura questa necessità di persuadere i cittadini sulla base di argomenti di sostanza e non solo e non tanto sulla base dei vincoli europei.
Mi pare una grande occasione questa, anche per una città e per il suo Consiglio comunale: esplicitare che cosa significha oggi stare in Europa. Cosa significa stare in Europa? Ognuno di noi ha la sua versione, legata all’età, all’essere uomini o donne, alla condizione sociale, anche al luogo geografico di appartenenza. Ma penso sia unanimemente condivisa l’opinione secondo cui “stare in Europa” abbia significato “imparare dai propri errori”.
La costruzione Europea è stata una risposta efficace, per garantire che l’esperienza economica, politica, istituzionale maturata tra il 1914 e il 1945 e la tragedia della seconda guerra mondiale non si ripetessero più. Molte altre volte l’Europa e stata capace di reagire a momenti drammatici con scelte coraggiose. È ancora così? Siamo ancoracapaci oggi, non di non commettere errori, ma di imparare dagli stessi? Anche per ricordare le parole di Tony Judt, Il passato non è mai buono o cattivo come ce lo immaginiamo, è semplicemente diverso. Se stiamo a raccontarci storielle nostalgiche non riusciremo mai ad affrontare i problemi con cui dobbiamo misurarci nel presente. Ma c’è qualcosa di peggio che idealizzare il passato, ed è dimenticarlo.

Gentile Presidente, Signor Sindaco, Colleghi Consiglieri,
quando abbiamo ipotizzato di istituire la Sessione europea del Consiglio comunale non potevamo prevedere cosa sarebbe successo in queste settimane. Qualche tempo fa un grande giornalista italiano, Enzo Biagi, soleva dire che l’inizio dell’anno è sempre meno il primo gennaio e sempre più il primo settembre. Mai come oggi questa affermazione è così vera: domani si incontreranno Monti e Hollande, il 6 settembre si svolgerà il Consiglio direttivo della Banca d’Europa, il 12 la Corte di Karlshrue si esprimerà sul fondo salva Stati, il 13 si svolgeranno le elezioni in Olanda, il 14 si riuniranno l’Eurogruppo e l’Ecofin, nei prossimi giorni la Commissione avanzerà una proposta sull’unione bancaria e il Presidente Barroso presenterà il suo discorso sullo Stato dell’Unione. Qualcuno ha definito questi i 15 giorni che sconvolgeranno l’Europa.
È difficile discutere anche al nostro livello di alternative come l’Europa delle Patrie o scelte burocratiche; rapporti puramente economici o cessioni progressive di sovranità politica; accordi in prevalenza amministrativi o trasformazioni culturali profonde proiettate in un avvenire nel quale l’Europa si trova a dover lottare oggi per la propria sopravvivenza o per l’accettazione inerte del declino.
Tuttavia anche questi temi si calano senza che noi ce ne accorgiamo a volte, nella nostra vita quotidiana di cittadini in una città, ma anche di un continente che tanti dei nostri padri e delle nostre madri sognarono multinazionale.
Bologna, da sempre, è noto, ce lo dicono le statistiche, ha una vocazione europea ed internazionale. Ha un grande centro universitario, una fiera che richiama persone da più parti del mondo e viene percepita come centro di elaborazione culturale, sociale, politica. Ce lo dicono prima di tutto le persone che sono venute ad abitare da fuori, che qui lavorano o studiano e che amano questa città come se qui fossero nate.
È inoltre unanimemente riconosciuto che Bologna da sempre ha scelto di misurarsi con gli standard che l’Europa sollecita ai Paesi membri, ancor prima che alle Città, penso ai livelli di occupazione, gli investimenti nei servizi pubblici, solo per citarne alcuni.
Anche per questa ragione ci è sembrato naturale condividere la proposta di una Sessione europea del Consiglio comunale.
Le scelte che quotidianamente si compiono tra Bruxelles e Strasburgo hanno ricadute immediate sulla vita dei bolognesi e ancora più evidente è l’interesse di un Comune in modi più specificatamente ai suoi. Mi riferisco ai 22 progetti cofinanziati dalla Commissione europea per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro che vedono il Comune di Bologna coordinatore o partner del progetto.
Anche per queste ragioni, sopratutto per queste ragioni signor Presidente, attendiamo veramente il suo intervento sull'Europa e le Città. Per concludere: non so quante città europee abbiano avuto ben 2 Sindaci che sono diventati poi Vice Presidenti del Parlamento europeo. Alludo a Fanti e ad Imbeni che hanno lasciato anche a Bruxelles e Strasburgo un ricordo assai nitido del loro operato, ecco: un’altra forma di un legame importante che occorre sempre più sostenere".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:17
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