QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULLE DICHIARAZIONI DEL COMITATO ARTICOLO 33
L'assessore alla Scuola Marilena Pillati ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sulle dichiarazioni del comitato articolo 33.
La domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni:
"Visto l'artico...
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L'assessore alla Scuola Marilena Pillati ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sulle dichiarazioni del comitato articolo 33.
La domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni:
"Visto l'articolo di stampa relativo alle dichiarazioni del Comitato 33, si chiede al signor sindaco e alla giunta:
se non ritenga che la polemica sollevata dal comitato 33 sia un attacco infondato e polemico che evidenzia in modo sempre più esplicito come l'agenda educativa voglia essere dettata dai rappresentanti di questo comitato;
se questa richiesta non nasconda in realtà la volontà di avvantaggiare i figli di stranieri che nel sistema odierno sono parificati agli altri mentre con eventuali modifiche di regole (ad esempio la presentazione di ISEE) avrebbero indubbiamente maggiori vantaggi
se non sia il caso di avviare una verifica sulla veridicità di quanto affermato nell'articolo sopra citato".
La risposta dell'assessore alla Scuola Marilena Pillati:
"Per rispondere alla domanda di attualità della consigliera Borgonzoni, correlata a un articolo di stampa che riporta una dichiarazione del Comitato articolo 33, occorre fare prima di tutto una premessa.
Le politiche del Comune di Bologna sono da sempre fortemente orientate a realizzare l’obiettivo di generalizzazione dell’offerta di scuola dell’infanzia. Lo hanno ampiamente dimostrato le Amministrazioni che ci hanno preceduto, non solo attraverso la promozione del sistema integrato cittadino, ma anche attraverso uno straordinario impegno diretto, vista la significativa percentuale di scuole d’infanzia comunali rispetto sia a quelle statali, sia a quelle private paritarie.
Anche questa Amministrazione ha contribuito ad aumentare la componente comunale del sistema cittadino delle scuole d'infanzia. Ricordo a tale proposito che dal 2011 abbiamo attivato più di 20 nuove sezioni per corrispondere all’aumento della domanda. Anche per il prossimo anno sono 9 le nuove sezioni che vanno a incrementare l’offerta. E quindi non si comprende il tono di allarmismo contenuto nell’articolo di stampa citato, visto che a maggio i dati della lista di attesa erano nella fisiologia di una normale dinamica “domanda - offerta”, che vede 221 bambini in lista di attesa, ma 95 posti ancora da assegnare tra quelli comunali e statali, il dato migliore negli ultimi 4 anni, e già oggi posso dire che i posti disponibili dopo alcune rinunce sono diventati circa 200. Nessun appello alle scuole paritarie private per azzerare le liste d'attesa, ma dunque un impegno diretto dell'Amministrazione per aumentare l'offerta.
Le politiche dell’Amministrazione comunale non sono orientate a valutare quali sono i genitori più meritevoli, per condizioni sociali, economiche o per nazionalità, di vedere ammessi i propri bambini a frequentare le scuole d’infanzia, perché è di tutte le bambine e di tutti i bambini di questa città, e non solo, il diritto alla scuola d’infanzia.
Gli stessi criteri di ordinamento delle domande per l’ammissione alle scuole d’infanzia sono unicamente orientate a ordinare le preferenze espresse dalle famiglie e quindi a distribuire le ammissioni tra le diverse strutture.
I criteri di priorità per la formazione della graduatorie, lo voglio ricordare, fissano prioritariamente, le bambine e i bambini in situazione di handicap certificati, le bambine e i bambini segnalati dal Servizio Sociale minori territoriale, i bambini e le bambine con fratello e sorella frequentate la scuola dell'infanzia, il nido o la scuola dell'infanzia nel plesso o in plesso adiacente, i bambini e le bambine residenti con genitore solo, o ancora le bambine e i bambini residenti che convivono con un fratello, sorella o genitore disabile. E poi ancora i criteri sono la residenza anagrafica nel bacino di utenza, o in altro bacino di utenza del Quartiere. In ultimo la residenza anagrafica del Comune.
Quello della condizione lavorativa dei genitori è un parametro che interviene, in subordine, solo a parità degli altri criteri e mira a favorire nella scelta della scuola quei genitori, entrambi lavoratori, che più degli altri possono avere difficoltà logistiche a raggiungere una scuola piuttosto che un’altra.
Venendo quindi allo specifico riferimento dei bambini “stranieri” frequentanti le sezioni aperte nel corso dell’anno scolastico 2012-2013, in primo luogo voglio sottolineare che per noi tutti i bambini che vivono nella nostra città sono bolognesi a prescindere dalla nazionalità dei genitori, e tutti hanno diritto a frequentare la scuola d’infanzia. Se nei fatti si è verificato che nelle nuove sezioni ci sono molti bambini figli di genitori di nazionalità non italiana, questo non è una conseguenza dei criteri di accesso, ma molto più semplicemente del fatto che una parte consistente della lista di attesa dello scorso anno si è generata con le domande presentate fuori dalla scadenza del bando, quindi in un secondo momento; tra queste molte erano di genitori di nazionalità non italiana da poco arrivati nella nostra città.
Un dato per descrivere questa situazione: circa i due terzi delle domande presentate fuori termine riguardano proprio i bambini di genitori con nazionalità straniera, mentre la percentuale di bambini stranieri riferita alle domande complessive è un quarto.
I dati complessivi sulle domande e sulle ammissioni dei bambini dimostrano che è infondata la valutazione circa il fatto che la condizione lavorativa dei genitori sia determinante ai fini della ammissione o non ammissione, così come che vi sia una relazione tra la condizione lavorativa dei genitori e la nazionalità degli stessi.
In conclusione, non spetta a noi interpretare le valutazioni del Comitato articolo 33, ma mi preme ribadire che le nostre politiche educative e scolastiche sono orientate alla generalizzazione dell'offerta per assicurare a tutti i bambini e le bambine della nostra comunità il diritto alla scuola a partire dai 3 anni".
La domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni:
"Visto l'articolo di stampa relativo alle dichiarazioni del Comitato 33, si chiede al signor sindaco e alla giunta:
se non ritenga che la polemica sollevata dal comitato 33 sia un attacco infondato e polemico che evidenzia in modo sempre più esplicito come l'agenda educativa voglia essere dettata dai rappresentanti di questo comitato;
se questa richiesta non nasconda in realtà la volontà di avvantaggiare i figli di stranieri che nel sistema odierno sono parificati agli altri mentre con eventuali modifiche di regole (ad esempio la presentazione di ISEE) avrebbero indubbiamente maggiori vantaggi
se non sia il caso di avviare una verifica sulla veridicità di quanto affermato nell'articolo sopra citato".
La risposta dell'assessore alla Scuola Marilena Pillati:
"Per rispondere alla domanda di attualità della consigliera Borgonzoni, correlata a un articolo di stampa che riporta una dichiarazione del Comitato articolo 33, occorre fare prima di tutto una premessa.
Le politiche del Comune di Bologna sono da sempre fortemente orientate a realizzare l’obiettivo di generalizzazione dell’offerta di scuola dell’infanzia. Lo hanno ampiamente dimostrato le Amministrazioni che ci hanno preceduto, non solo attraverso la promozione del sistema integrato cittadino, ma anche attraverso uno straordinario impegno diretto, vista la significativa percentuale di scuole d’infanzia comunali rispetto sia a quelle statali, sia a quelle private paritarie.
Anche questa Amministrazione ha contribuito ad aumentare la componente comunale del sistema cittadino delle scuole d'infanzia. Ricordo a tale proposito che dal 2011 abbiamo attivato più di 20 nuove sezioni per corrispondere all’aumento della domanda. Anche per il prossimo anno sono 9 le nuove sezioni che vanno a incrementare l’offerta. E quindi non si comprende il tono di allarmismo contenuto nell’articolo di stampa citato, visto che a maggio i dati della lista di attesa erano nella fisiologia di una normale dinamica “domanda - offerta”, che vede 221 bambini in lista di attesa, ma 95 posti ancora da assegnare tra quelli comunali e statali, il dato migliore negli ultimi 4 anni, e già oggi posso dire che i posti disponibili dopo alcune rinunce sono diventati circa 200. Nessun appello alle scuole paritarie private per azzerare le liste d'attesa, ma dunque un impegno diretto dell'Amministrazione per aumentare l'offerta.
Le politiche dell’Amministrazione comunale non sono orientate a valutare quali sono i genitori più meritevoli, per condizioni sociali, economiche o per nazionalità, di vedere ammessi i propri bambini a frequentare le scuole d’infanzia, perché è di tutte le bambine e di tutti i bambini di questa città, e non solo, il diritto alla scuola d’infanzia.
Gli stessi criteri di ordinamento delle domande per l’ammissione alle scuole d’infanzia sono unicamente orientate a ordinare le preferenze espresse dalle famiglie e quindi a distribuire le ammissioni tra le diverse strutture.
I criteri di priorità per la formazione della graduatorie, lo voglio ricordare, fissano prioritariamente, le bambine e i bambini in situazione di handicap certificati, le bambine e i bambini segnalati dal Servizio Sociale minori territoriale, i bambini e le bambine con fratello e sorella frequentate la scuola dell'infanzia, il nido o la scuola dell'infanzia nel plesso o in plesso adiacente, i bambini e le bambine residenti con genitore solo, o ancora le bambine e i bambini residenti che convivono con un fratello, sorella o genitore disabile. E poi ancora i criteri sono la residenza anagrafica nel bacino di utenza, o in altro bacino di utenza del Quartiere. In ultimo la residenza anagrafica del Comune.
Quello della condizione lavorativa dei genitori è un parametro che interviene, in subordine, solo a parità degli altri criteri e mira a favorire nella scelta della scuola quei genitori, entrambi lavoratori, che più degli altri possono avere difficoltà logistiche a raggiungere una scuola piuttosto che un’altra.
Venendo quindi allo specifico riferimento dei bambini “stranieri” frequentanti le sezioni aperte nel corso dell’anno scolastico 2012-2013, in primo luogo voglio sottolineare che per noi tutti i bambini che vivono nella nostra città sono bolognesi a prescindere dalla nazionalità dei genitori, e tutti hanno diritto a frequentare la scuola d’infanzia. Se nei fatti si è verificato che nelle nuove sezioni ci sono molti bambini figli di genitori di nazionalità non italiana, questo non è una conseguenza dei criteri di accesso, ma molto più semplicemente del fatto che una parte consistente della lista di attesa dello scorso anno si è generata con le domande presentate fuori dalla scadenza del bando, quindi in un secondo momento; tra queste molte erano di genitori di nazionalità non italiana da poco arrivati nella nostra città.
Un dato per descrivere questa situazione: circa i due terzi delle domande presentate fuori termine riguardano proprio i bambini di genitori con nazionalità straniera, mentre la percentuale di bambini stranieri riferita alle domande complessive è un quarto.
I dati complessivi sulle domande e sulle ammissioni dei bambini dimostrano che è infondata la valutazione circa il fatto che la condizione lavorativa dei genitori sia determinante ai fini della ammissione o non ammissione, così come che vi sia una relazione tra la condizione lavorativa dei genitori e la nazionalità degli stessi.
In conclusione, non spetta a noi interpretare le valutazioni del Comitato articolo 33, ma mi preme ribadire che le nostre politiche educative e scolastiche sono orientate alla generalizzazione dell'offerta per assicurare a tutti i bambini e le bambine della nostra comunità il diritto alla scuola a partire dai 3 anni".