CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO D'INIZIO SEDUTA DEL CONSIGLIERE MIRCO PIERALISI (AMBOVEN)
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Pieralisi (AmBoVen)
"Nell'abbondanza di testimonianze che ci riportano alla giornata di ieri, che ha visto i saluti romani nel luogo della memoria della resistenza, una città blindata e...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Pieralisi (AmBoVen)
"Nell'abbondanza di testimonianze che ci riportano alla giornata di ieri, che ha visto i saluti romani nel luogo della memoria della resistenza, una città blindata e un diffuso e onnipresente dissenso che ha non solo idealmente circondato Piazza Maggiore, esprimo le prime mie personali valutazioni, a partire da quello che ho visto e vissuto di persona e poi da quello che ho ricostruito in seguito.
Oggi è lunedì e il Questore di Bologna è ancora al suo posto, nell'esercizio di funzioni che sta esercitando in modo improprio e pericoloso per la città. Già segnalatosi per l'esecuzione di sgomberi e per le modalità con cui sono stati effettuati, ieri ha determinato, a Porta Mascarella e sul ponte Stalingrado, una situazione che solo per la grande responsabilità dei manifestanti e degli stessi agenti sul campo non è sfociata in una tragedia. L'ostinazione nel bloccare due coloratissimi cortei che a viso scoperto portavano le ragioni della protesta antirazzista e antifascista, e nell'impedirne la confluenza, per altro in una zona lontanissima da Piazza Maggiore, denota una inquietante concezione della gestione della piazza, fondata più su pregiudizi ideologici che su criteri di professionalità e realismo che dovrebbero essere propri del suo ruolo. Il Sindaco è in grado di far presente questa situazione al SUO presidente del Consiglio e al SUO segretario di partito, il Sindaco è in grado di chiedere cortesemente e per via ufficiale al Presidente del Consiglio un intervento che porti al trasferimento di un funzionario che non sa "leggere" una città? Il Sindaco è in grado di esercitare un ruolo di tutela dei suoi cittadini e non solo di aspettare che passi la nottata? Domande che mi sono fatto prima di sapere che al Sindaco va tutto bene perché è finita bene.
Esiste una Bologna a colori, accogliente ed inclusiva. Una parte di questa ha voluto anche ieri manifestare e si è manifestata nei modi più diversi, dai cortei alle irruzioni derisorie e dissacranti, alla contestazione e al contraddittorio in piazza con i "turileghisti", ai raid in bicicletta, a tanti altri modi creativi possibili di esserci e dimostrare che il messaggio di esclusione della lega e dei residuali fan col braccio teso, trovano a Bologna robusti anticorpi. Non è questo un giudizio manicheo su chi è stato a casa "per non dar loro importanza", è solo un far presente a quelli che sono rimasti un po' in disparte che si sono persi qualcosa. Si sono persi soprattutto una marea di giovani che da casa hanno scelto di uscire non per "strusciare" tra negozi o ipermercati ma per dire che il futuro è a colori, come i loro compagni di banco e di studi.
Esiste infine un inevitabile (per me) confronto con un lontano passato di questa città e degli uomini e donne del partito che oggi non ha cambiato solo nome ma anche natura. Ricordo momenti drammatici in cui in questa città c'erano persone, funzionari, responsabili di sezione, amministratori, con cui io per usare un termine gergale di oggi, "facevo a sportellate", che di fronte all'esplodere del conflitto, non si sono mai chiuse a doppia mandata nelle loro case, ma lo hanno affrontato rischiando di essere attaccati e sbeffeggiati da "ribelli" di cui non capivano le ragioni. Ma queste persone c'erano, con tutte le durezze e i drammi dell'epoca. Ne parlai con Renzo Imbeni quando ci conoscemmo 10 anni dopo il 1977. Nessuno dei due, tornando indietro, sarebbe stato in un luogo diverso da quello in cui era stato, ma capimmo e rispettammo l'uno le ragioni dell'altro. Ma erano altre persone, non erano disertori. E uso il termine disertore non nell'accezione nobile riservata a chi rifiuta un'arma o la guerra. Parlo di diserzione dalla politica, presa d'atto dell'esistente, affidamento alle regole immutabili di una politica e di un'economia di cui si prende atto senza desiderare o sperare altro. La diserzione politica di ieri, da parte del corpo dirigente del Partito Democratico in fondo non è altro che un capitolo in più di una diserzione più grande".
"Nell'abbondanza di testimonianze che ci riportano alla giornata di ieri, che ha visto i saluti romani nel luogo della memoria della resistenza, una città blindata e un diffuso e onnipresente dissenso che ha non solo idealmente circondato Piazza Maggiore, esprimo le prime mie personali valutazioni, a partire da quello che ho visto e vissuto di persona e poi da quello che ho ricostruito in seguito.
Oggi è lunedì e il Questore di Bologna è ancora al suo posto, nell'esercizio di funzioni che sta esercitando in modo improprio e pericoloso per la città. Già segnalatosi per l'esecuzione di sgomberi e per le modalità con cui sono stati effettuati, ieri ha determinato, a Porta Mascarella e sul ponte Stalingrado, una situazione che solo per la grande responsabilità dei manifestanti e degli stessi agenti sul campo non è sfociata in una tragedia. L'ostinazione nel bloccare due coloratissimi cortei che a viso scoperto portavano le ragioni della protesta antirazzista e antifascista, e nell'impedirne la confluenza, per altro in una zona lontanissima da Piazza Maggiore, denota una inquietante concezione della gestione della piazza, fondata più su pregiudizi ideologici che su criteri di professionalità e realismo che dovrebbero essere propri del suo ruolo. Il Sindaco è in grado di far presente questa situazione al SUO presidente del Consiglio e al SUO segretario di partito, il Sindaco è in grado di chiedere cortesemente e per via ufficiale al Presidente del Consiglio un intervento che porti al trasferimento di un funzionario che non sa "leggere" una città? Il Sindaco è in grado di esercitare un ruolo di tutela dei suoi cittadini e non solo di aspettare che passi la nottata? Domande che mi sono fatto prima di sapere che al Sindaco va tutto bene perché è finita bene.
Esiste una Bologna a colori, accogliente ed inclusiva. Una parte di questa ha voluto anche ieri manifestare e si è manifestata nei modi più diversi, dai cortei alle irruzioni derisorie e dissacranti, alla contestazione e al contraddittorio in piazza con i "turileghisti", ai raid in bicicletta, a tanti altri modi creativi possibili di esserci e dimostrare che il messaggio di esclusione della lega e dei residuali fan col braccio teso, trovano a Bologna robusti anticorpi. Non è questo un giudizio manicheo su chi è stato a casa "per non dar loro importanza", è solo un far presente a quelli che sono rimasti un po' in disparte che si sono persi qualcosa. Si sono persi soprattutto una marea di giovani che da casa hanno scelto di uscire non per "strusciare" tra negozi o ipermercati ma per dire che il futuro è a colori, come i loro compagni di banco e di studi.
Esiste infine un inevitabile (per me) confronto con un lontano passato di questa città e degli uomini e donne del partito che oggi non ha cambiato solo nome ma anche natura. Ricordo momenti drammatici in cui in questa città c'erano persone, funzionari, responsabili di sezione, amministratori, con cui io per usare un termine gergale di oggi, "facevo a sportellate", che di fronte all'esplodere del conflitto, non si sono mai chiuse a doppia mandata nelle loro case, ma lo hanno affrontato rischiando di essere attaccati e sbeffeggiati da "ribelli" di cui non capivano le ragioni. Ma queste persone c'erano, con tutte le durezze e i drammi dell'epoca. Ne parlai con Renzo Imbeni quando ci conoscemmo 10 anni dopo il 1977. Nessuno dei due, tornando indietro, sarebbe stato in un luogo diverso da quello in cui era stato, ma capimmo e rispettammo l'uno le ragioni dell'altro. Ma erano altre persone, non erano disertori. E uso il termine disertore non nell'accezione nobile riservata a chi rifiuta un'arma o la guerra. Parlo di diserzione dalla politica, presa d'atto dell'esistente, affidamento alle regole immutabili di una politica e di un'economia di cui si prende atto senza desiderare o sperare altro. La diserzione politica di ieri, da parte del corpo dirigente del Partito Democratico in fondo non è altro che un capitolo in più di una diserzione più grande".