Comunicati stampa

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CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA SULLA RIFORMA DEI QUARTIERI


Di seguito, l'intervento in Aula del Sindaco Virginio Merola, nel corso della discussione sulla proposta di riforma dei Quartieri.

"Grazie presidente e grazie innanzitutto al Consiglio per il dibatto che è avviato da ottobre su questo tema e...

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Di seguito, l'intervento in Aula del Sindaco Virginio Merola, nel corso della discussione sulla proposta di riforma dei Quartieri.

"Grazie presidente e grazie innanzitutto al Consiglio per il dibatto che è avviato da ottobre su questo tema e per la consapevolezza della sua crucialità per la nostra città. Credo sia un dibattito che deve avere al suo centro una consapevolezza, quella che in questa città è dai tempi del sindaco Guazzaloca che si prova a fare una riforma dei Quartieri senza riuscirci. Ci sarà sicuramente un motivo, ma credo che questo motivo debba essere al centro della nostra preoccupazione. La città ha bisogno di una riforma dei Quartieri per continuare a cambiare e per innovare l'idea stessa di città.
Nel nostro dibattito credo che abbiamo evidenziato molti aspetti, si tratta anche di comprendere quale idea di città vogliamo dare a questa riforma dei Quartieri che vogliamo riuscire ad approvare. Credo che se noi guardiamo al futuro di questa città, dobbiamo convincerci insieme che Bologna ha le caratteristiche per essere una città che può continuare a godere di una forte reputazione, in Italia e nel mondo, se mette al centro la sua vera tradizione. E la sua vera tradizione è sapere cambiare, nei momenti più difficili questa città ha saputo recuperare questa sua antica tradizione e metterla al centro. Per essere all'altezza del nostro passato, abbiamo bisogno di mostrarci capaci di fare risorse incisive. Noi abbiamo bisogno, alla luce della nuova istituzione della Città metropolitana e alla luce di un'analisi lucida su come hanno funzionato i Quartieri nell'ultimo periodo, nell'ultimo decennio, di comprendere che dobbiamo passare da un'idea di Bologna come centro storico, come città identificata con uno dei più bei centri storici d'Italia, a un'idea di Bologna che dà valore al centro storico, ma punta con decisione a essere il centro della nuova Città metropolitana. Questo significa avere un'idea di città forte, dove il tema delle periferie non viene più lasciato a una discussione bizzarra, perché io non vedo a Bologna periferie degradate sulla base di un'analisi obiettiva dei fatti, vedo ottimi insediamenti urbani, che certo in alcune zone denunciano dei problemi rispetto a cose che tutte le città affrontano, cioè i cambiamenti epocali demografici, ma credo che Bologna abbia le caratteristiche per creare attorno alla città storica, tema che viene sempre sottovalutato, nuove centralità urbane, nuovi quartieri altrettanto attraenti, per l'architettura contemporanea e per i servizi che offrono, da affiancare al nostro centro storico.
Un'idea forte di città significa lavorare perché Bologna faccia la differenza attorno al fatto di sapere attrarre turismo e nuove attività economiche, perché è una città che punta sulla qualità della vita, sulla qualità ambientale, sul forte investimento in cultura ed istruzione, perché è una città che non si lamenta dei propri studenti o di quelli che arrivano, ma ne vede un'occasione per posizionarsi nella sfida globale. Questo fanno tutte le città che ce la fanno, Bologna ha tutte le caratteristiche per essere una città di questo tipo.

Credo che la riforma per cambiare e innovare l'idea di città si basi su due punti fondamentali: cambiare i Quartieri perché si partecipi per decidere qualcosa e contare di più come cittadini, meno riti consiliari e fotocopie nel consiglio comunale e meno perdita di tempo, risparmiare sulla gestione per spendere di più per i cittadini. Questo è un movimento che riguarda tutta la Città metropolitana e la nostra riforma dei quartieri è in completa sintonia con questa impostazione che si sta dando la Città metropolitana. Vedete, i T-Days, non sono i T-Days di Bologna, sono i T-Days della Città metropolitana, basti vedere le migliaia di persone che ci vengono e che vengono a vedere la possibilità di utilizzare un pezzo di città in tempi differenti e con modalità differenti rispetto all'obiettivo delle pedonalizzazioni.
Quindi noi dobbiamo sapere distinguere bene in questa riforma dei Quartieri quello che stiamo proponendo, rispetto a quello che non ha funzionato nel passato. Quello che non ha funzionato, e tutte le persone obiettive lo possono vedere, è che insistere su una ipotesi di gestione autonoma dei Quartieri, dei servizi scolastici e dei servizi sociali, equivale a creare disparità nella nostra città e disuguaglianza di trattamento tra un Quartiere e l'altro. Noi abbiamo bisogno, così come stanno facendo i Comuni attorno a Bologna, di associare i Quartieri in una gestione unica, perché questi fondi, sotto il controllo dei Presidenti e dei Consigli di Quartiere siano indirizzati e spesi al meglio. Non si tratta di svuotare i poteri dei quartieri, si tratta di assumere che i quartieri sono maturi per comportarsi come dei Comuni. E i Comuni intorno a Bologna, tranne qualche caso anche qui, bizzarro, i tre Comuni che non aderiscono ad alcuna Unione dei Comuni o a ipotesi di fusione di Comuni, si muovono nella logica, e lo stanno facendo concretamente di accorpare servizi scolastici, servizi sociali e polizia municipale. Nessuno di questi Sindaci si sente defraudato dei suoi poteri e delle sue prerogative, lo fa nell'interesse della comunità che rappresenta, perché oggi il tema della dimensione, degli ambiti ottimali del servizio, è un tema decisivo in una fase di difficoltà economica, ma anche in futuro, quando le difficoltà economiche saranno superate con l'uscita da questa crisi, per rispondere meglio modernizzando il nostro impianto istituzionale. Noi abbiamo anticipato questa riforma concreta, con dei processi riorganizzativi concreti, non abbiamo declamato l'appuntamento x della revisione dello Statuto, ma abbiamo convenuto di avviare il processo di accorpamento dei quartieri e di modifiche organizzative, per essere in grado dal prossimo mandato, chiunque rappresenterà il Comune di Bologna, di avere i quartieri operativi e pronti alla nuova missione che gli viene affidata grazie al nostro lavoro comune. Accorpare, quindi, non significa svuotare i poteri, perché allora si va in contraddizione con cose che la stessa opposizione chiede nelle città metropolitane: aggregare i servizi è fondamentale, valga per tutte l'esperienza della Valsamoggia, che ha unificato cinque Comuni, con l'opposizione, guarda caso, che è la stessa opposizione che siede in questo Consiglio, invece si è dimostrata una scelta fondamentale per il futuro di quella comunità e per gli investimenti che oggi si può permettere. La confusione, credo che non vada bene, perché si dicono cose che non stanno in piedi. Noi stiamo facendo quello che fanno i Comuni intorno in piena sintonia con loro e i quartieri hanno bisogno di mantenere il controllo e l'indirizzo nelle forme previste dall'ipotesi di riforma, ma non hanno sicuramente il bisogno di essere i gestori.
Abbiamo accompagnato questo accorpamento non solo con la riforma organizzativa, ma con la costituzione di un'Istituzione che si occupa dei servizi educativi, per equità e per investimento sulla didattica e sul funzionamento dei nostri Servizi scolastici, e così abbiamo fatto con l'Asp. Quindi c'è un filo coerentissimo nella riforma che proponiamo, che non è sicuramente un'invenzione dell'ultimo momento, ma il risultato di un lavoro incisivo di riorganizzazione dei nostri servizi, con l'obiettivo, ripeto, di spendere meglio per i cittadini e di risparmiare sulla gestione, cosa che credo sia sacrosanta, né di destra, né di sinistra, un semplice compito per amministrare bene una città.

Insisto sulla questione delle nuove centralità urbane da affiancare al centro storico, perché non è più di questo tempo la discussione se fare il centro storico o meno a seconda delle convenienze elettorali, perché è stata spazzata via da anni; non c'è nessun quartiere sicuro, a seconda di come se ne delimitino i confini, della sua appartenenza al centrosinistra, al centrodestra o a una lista civica - del resto il quartiere Santo Stefano è sempre stato conteso.
Sicuramente grazie ad un emendamento di Sel si introduce un principio sacrosanto, quello che il capolista sia il presidente del Quartiere e questo sia noto ai cittadini perché la brutta figura alla quale ho dovuto assistere a Santo Stefano sulle contrarietà all'attuale presidente Ilaria Giorgetti non l'ho dimenticata. Se uno assume un impegno indicando un candidato presidente deve essere coerente con le espressioni di voto che ha chiesto ai propri cittadini.
Il tema città storica o centro storico è un'idea diversa di città, non è che noi non vogliamo fare il Quartiere del centro storico perché abbiamo problemi elettorali, qui di certo non c'è niente per nessuno e i cittadini votano sempre di più con la loro testa, sarebbe ora di uscire da una dimensione pedagogica dei Quartieri. Non facciamo i Quartieri per istruire i cittadini come devono votare, facciamo i Quartieri per dare migliori servizi. Il tema è coerente con un'idea di Bologna nella Città metropolitana e nel mondo, fare un quartiere del centro storico. Torino ha risolto l'assillo, avendo un centro storico molto più piccolo del nostro, dicendo che quello dipende dal Sindaco di Torino. Se noi facessimo un operazione di centro storico carichiamo il valore simbolico di Bologna come città identificata con il suo centro storico e neghiamo una prospettiva ulteriore di sviluppo a questa città. Vogliamo salvaguardare il centro storico? Facciamo nei quartieri cose altrettanto belle. Vogliamo essere una città d'arte? Portiamo nel mondo tutta la cultura contemporanea che sappiamo esprimere e attraverso di questa li facciamo godere delle bellezze anche nel centro storico. Ci sono tendenze in città che vanno assecondate e la forza simbolica dei messaggi non va assolutamente trascurata. Il futuro di Bologna è il MAST., L'Opificio Golinelli, Fico, il rifacimento del Pilastro, è l'idea dei quartieri che si combatte l'idea di periferia. Noi tutti abbiamo avuto una sfortuna, siamo il primo Comune che ha un piano urbanistico approvato e siamo il primo Comune che in questa crisi può entrare in una profonda riqualificazione attraverso le aree ex militari e demaniali. Lì c'è il potenziale di fortissime nuove centralità urbane che in questo mandato sanciremo con accordi compreso il tema della Staveco. Bologna è molto di più del suo centro storico e noi dobbiamo avere la forza di guidare la città e non di assecondarla su un'idea nostalgica e di nicchia per cui dovremo rappresentare Bologna unicamente con il suo centro storico senza nulla togliere al centro storico. Mentre noi facciamo queste discussioni, che rinunciano a essere di guida e dare un indirizzo alla città vi informo che le analisi di mercato dicono che in tutto il mondo Bologna è nota per un alimento che non è la mortadella, il tortellino, la lasagna. E' nota per la Carpigiani che ha venduto ovunque le macchine del gelato, se andate in estremo Oriente Bologna è al città dove si fa il miglior gelato nel mondo. Cerchiamo di aprire l'orizzonte insieme perché questo è il nostro compito come forze politiche e francamente io ho ascoltato il consigliere Carella e altri, ma se l'obiezione è unicamente questa del centro storico e unicamente quella delle frontiere tra una strada e l'altra e l'obiezione è il metodo credo che ancora una volta siamo di fronte non a proposte delle minoranze, siamo di fronte a critiche delle opposizioni perché è da ottobre che questo dialogo continua, è da tempo che abbiamo avviato il processo di riorganizzazione, ripeto, abbiamo fatto l'ASP, abbiamo fatto l'Istituzione Educazione e Scuola, abbiamo fatto altri provvedimenti che vanno in questo senso come la riforma della Polizia municipale e nuove sedi e investimenti che sono stati fatti su questo. Ora siamo al dunque e il dunque è la città ha la possibilità finalmente dopo 10 anni e più di discussione di fare la riforma dei Quartieri, io credo che sarebbe un errore non farla. Anche perché se queste sono le considerazioni prevalenti davvero non ci sono le condizioni per una opposizione, almeno che l'opposizione non abbia un obiettivo, non fare passare la riforma come si è fatto con l'andazzo di questi 10 anni. Scusate, è il momento della franchezza, vedo che si sta facendo ostruzionismo, si stanno allungando legittimamente i tempi, va bene, ma quello che dico è che non ho visto argomenti di merito in contrasto a questa riforma. In ogni caso questa è la mia posizione. Sul tema del Bilancio partecipato vorrei fare una sottolineatura perché non può essere fatto passare come un escamotage. Perché anche qui non si ragiona sul lavoro fatto.

Capisco che magari qualcuno non si sia sentito coinvolto in questo lavoro fato o lo abbia contrastato, ma il fatto che noi si sia la prima città in Italia ad aver fatto la riforma del regolamento per i beni comuni e avere introdotto questa novità nel rapporto con i cittadini per l'Amministrazione condivisa e i patti di collaborazione, è un tema che sta anticipando un'idea di riforma delle modalità di partecipazione che ci sono nella nostra città. Ci sono già 100 e più patti di collaborazione su questo, la città sta rispondendo. Introdurre il tema del Bilancio partecipato è un ulteriore passo avanti in questa direzione, perché se vogliamo fare una riforma dei quartieri dobbiamo avere chiaro una cosa, che mi pareva dovesse essere chiara a tutti noi, almeno per me è molto chiara, un elemento critico della nostra democrazia urbana come di quella nazionale consiste nel fatto che noi continuiamo a chiamare i cittadini a votare ogni cinque anni e nel frattempo il vuoto. Questo si traduce in sfiducia nelle istituzioni e in aumento dell'astensione. Noi stiamo pensando ad avere una dialettica efficace tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, in questo senso mi sarei aspettato dal Movimento 5 stelle delle proposte forti che non avrebbero assolutamente avuto la nostra contrarietà, perché il tema del Bilancio partecipato, il tema del coinvolgimento dei cittadini prima delle decisioni, anche attraverso i nuovi strumenti informatici, è un tema che io credo sia tutto da esplorare, da implementare e rafforzare. E ai nuovi Quartieri viene data questa mission, di essere i garanti della partecipazione, di essere i costruttori di reti di relazioni di comunità. In questo senso l'impianto della riforma dei Quartieri mi sembra molto coerente e credo che in questo senso meriterebbe da parte delle opposizioni una considerazione maggiori rispetto al lavoro che abbiamo fatto e agli obiettivi che ci stiamo ponendo. Alla fine però, siccome stiamo parlando di una riforma che decide il Consiglio comunale, dopo 15 anni che diciamo che si cambiano i Quartieri cercando il consenso più vasto, e cercando il consenso più vasto è dai tempi di Guazzaloca che non si fa una riforma dei Quartieri che insieme abbiamo definito urgente, che ognuno di noi si assuma le sue responsabilità, sapendo che il voto del Consiglio comunale è un voto democratico e legittimato e quindi siamo al momento anche di prendere delle decisioni".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:32
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