CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA IN MERITO AL REFERENDUM SULLE SCUOLE PARITARIE CITTADINE
Trasmettiamo l'intervento del Sindaco Virginio Merola tenuto oggi in apertura del Consiglio comunale in merito al referendum sulle scuole paritarie cittadine.
"Signora Presidente, care consigliere e cari consiglieri,
come sapete il Sindaco ha ...
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Trasmettiamo l'intervento del Sindaco Virginio Merola tenuto oggi in apertura del Consiglio comunale in merito al referendum sulle scuole paritarie cittadine.
"Signora Presidente, care consigliere e cari consiglieri,
come sapete il Sindaco ha il compito di indire il referendum consultivo comunale, così come prevede lo Statuto comunale. Nessun sindaco invece può modificare o interpretare lo Statuto che è prerogativa esclusiva del Consiglio comunale.
Eppure da giorni il comitato promotore del referendum afferma il contrario, facendo credere ai cittadini in buona fede pure falsità. Solo il Consiglio comunale - lo ripeto - può modificare lo Statuto, se lo ritiene necessario.
Si insiste invece a rivolgersi al sindaco su una questione che non è di sua competenza, e si arriva alla spudoratezza di affermare che si vuole negare la partecipazione, facendo credere, cosa molto grave, che i diritti di partecipazione siano compromessi se non vengono accolte le richieste del comitato stesso. La partecipazione è per questo Comune sacrosanta, tanto è vero che i referendum consultivi sono per ogni Comune d'Italia facoltativi, non obbligatori, avremmo potuto non dotarcene, ma abbiamo deciso da anni di farlo, e questo a scanso di equivoci.
Non basta, si è chiesto addirittura al sindaco che interpreti le leggi e le norme a favore delle tesi del comitato, senza tenere conto del parere del Segretario Generale, che non è un parere di parte, egli non è affatto un funzionario che esegue le indicazioni del Sindaco, ma figura istituzionale di questo Comune alla quale è attribuita per legge la competenza di assistere giuridicamente gli organi.
Mettere in discussione l'autonomia del Segretario Generale oltre che gratuitamente offensivo è immotivato.
Se il Consiglio Comunale non ha ritenuto finora di modificare lo Statuto - e quindi il regolamento specifico - nella parte che disciplina le procedure referendarie, nonostante le numerose modifiche apportate allo Statuto anche nell'ultimo decennio, il Sindaco non può che prenderne atto.
Del resto la pretesa di fare il referendum quando lo si ritiene meglio è davvero una pretesa faziosa.
Chi propone un referendum previsto dallo Statuto è tenuto a conoscere i contenuti dello Statuto e del regolamento specifico in tutte le fasi previste. Dopo aver raccolto le firme secondo le procedure, si chiede adesso di cambiare le procedure in corso.
Una cosa è chiara e incontrovertibile, secondo lo Statuto e il regolamento vigenti non è possibile accorpare il referendum comunale con le elezioni.
Inoltre, sia altrettanto chiaro, ciò non servirebbe a produrre alcun risparmio come tanto sbandierato, è vero esattamente il contrario: si risparmia di più senza accorpamento.
Infatti il referendum consultivo comunale, come previsto dal regolamento sui diritti di partecipazione, ha procedure previste che nulla hanno a che fare con quelle del referendum nazionale e delle elezioni di ogni grado. Referendum nazionali ed elezioni si svolgono con procedure definite da leggi dello Stato che il Comune applica e basta, come è giusto. Scrutatori e presidenti e numero delle sezioni elettorali sono normati da leggi nazionali.
Invece il referendum comunale si svolge con l'utilizzo di dipendenti comunali e con sedi e sezioni elettorali nei quartieri e nei centri civici.
Se anche lo Statuto e il Regolamento prevedessero, come avviene in altri Comuni, l'accorpamento e, soprattutto, la possibilità di ricorrere allo stesso personale impiegato per le consultazioni elettorali, l'Amministrazione comunale dovrebbe farsi carico in questo caso di un terzo delle spese complessive della consultazione nazionale che verrebbero dallo Stato addebitate al Comune di Bologna.
Domani pertanto procederò ad indire il referendum consultivo comunale per la data del 26 maggio prossimo.
Lo Statuto affida al Sindaco questo compito e non detta limiti temporali o condizioni per decidere la data. Vi informo che il comitato invece ha mandato una diffida al Sindaco per indire il referendum nei giorni delle elezioni nazionali. Questo è un fatto grave, non solo si sono dette cose false, ma si chiedono cose che le norme non permettono, accusando chi le deve rispettare di tradire i diritti degli elettori.
Il Sindaco deve garantire lo svolgimento del referendum comunale e questo farò senza farmi condizionare da nessuna posizione di parte.
La data che ho scelto è quella che permette uno svolgimento ordinato delle procedure organizzative e di informazione necessarie per garantire la partecipazione al referendum, che richiede uno sforzo organizzativo ancora una volta al personale comunale per predisporre tutto il necessario perché a fine aprile si apra ufficialmente la campagna referendaria comunale.
Un'ultima e importante cosa voglio dire, e se permettete è la più importante di tutte per me: noi siamo uno degli esempi più alti in Italia su come vengono gestite le scuole per l’infanzia, un esempio di standard di qualità, e di metodo educativo.
Io ho un obiettivo unico, importante e decisivo: far sì che ogni mattina che un papà e una mamma si svegliano per andare al lavoro sappiano che le scuole di Bologna siano in grado di accogliere i loro bambini. Accogliere e ancora accogliere, perché questo è il vero problema quando la lista di attesa si allunga e la povertà delle risorse aumenta spaventosamente. Mantenere alti i nostri standard e mantenere un metodo condiviso di educazione indipendentemente che le scuole siano comunali, statali o paritarie, è la nostra priorità, a Bologna come in tutte le altre città della nostra regione.
Tutto il resto sono ossessioni ideologiche che impediscono la cosa più importante, far sì che in un momento così difficile i genitori possano essere sicuri che i loro bambini ricevano il massimo delle attenzioni nel massimo rispetto di codici educativi chiari e condivisi.
Su questo i miei assessori, e in particolare l’assessore Marilena Pillati, sono in prima linea.
Una linea dove il Comune ha fatto molto bene i conti, e i conti dicono che noi mettiamo al primo posto la qualità dell'accoglienza pubblica in tutte le forme in cui il pubblico esercita il suo controllo e la sua regia, uno standard a cui tiene fede da decenni e che è riconosciuto ovunque. Detto questo mi auguro che la partecipazione a questa consultazione sarà la più ampia e responsabile.
Noi siamo il Comune di Bologna, faremo di tutto affinché i nostri bambini abbiano accesso a strutture sempre eccellenti, perché i bambini sono il nostro più prezioso patrimonio. Il resto sono chiacchiere".
"Signora Presidente, care consigliere e cari consiglieri,
come sapete il Sindaco ha il compito di indire il referendum consultivo comunale, così come prevede lo Statuto comunale. Nessun sindaco invece può modificare o interpretare lo Statuto che è prerogativa esclusiva del Consiglio comunale.
Eppure da giorni il comitato promotore del referendum afferma il contrario, facendo credere ai cittadini in buona fede pure falsità. Solo il Consiglio comunale - lo ripeto - può modificare lo Statuto, se lo ritiene necessario.
Si insiste invece a rivolgersi al sindaco su una questione che non è di sua competenza, e si arriva alla spudoratezza di affermare che si vuole negare la partecipazione, facendo credere, cosa molto grave, che i diritti di partecipazione siano compromessi se non vengono accolte le richieste del comitato stesso. La partecipazione è per questo Comune sacrosanta, tanto è vero che i referendum consultivi sono per ogni Comune d'Italia facoltativi, non obbligatori, avremmo potuto non dotarcene, ma abbiamo deciso da anni di farlo, e questo a scanso di equivoci.
Non basta, si è chiesto addirittura al sindaco che interpreti le leggi e le norme a favore delle tesi del comitato, senza tenere conto del parere del Segretario Generale, che non è un parere di parte, egli non è affatto un funzionario che esegue le indicazioni del Sindaco, ma figura istituzionale di questo Comune alla quale è attribuita per legge la competenza di assistere giuridicamente gli organi.
Mettere in discussione l'autonomia del Segretario Generale oltre che gratuitamente offensivo è immotivato.
Se il Consiglio Comunale non ha ritenuto finora di modificare lo Statuto - e quindi il regolamento specifico - nella parte che disciplina le procedure referendarie, nonostante le numerose modifiche apportate allo Statuto anche nell'ultimo decennio, il Sindaco non può che prenderne atto.
Del resto la pretesa di fare il referendum quando lo si ritiene meglio è davvero una pretesa faziosa.
Chi propone un referendum previsto dallo Statuto è tenuto a conoscere i contenuti dello Statuto e del regolamento specifico in tutte le fasi previste. Dopo aver raccolto le firme secondo le procedure, si chiede adesso di cambiare le procedure in corso.
Una cosa è chiara e incontrovertibile, secondo lo Statuto e il regolamento vigenti non è possibile accorpare il referendum comunale con le elezioni.
Inoltre, sia altrettanto chiaro, ciò non servirebbe a produrre alcun risparmio come tanto sbandierato, è vero esattamente il contrario: si risparmia di più senza accorpamento.
Infatti il referendum consultivo comunale, come previsto dal regolamento sui diritti di partecipazione, ha procedure previste che nulla hanno a che fare con quelle del referendum nazionale e delle elezioni di ogni grado. Referendum nazionali ed elezioni si svolgono con procedure definite da leggi dello Stato che il Comune applica e basta, come è giusto. Scrutatori e presidenti e numero delle sezioni elettorali sono normati da leggi nazionali.
Invece il referendum comunale si svolge con l'utilizzo di dipendenti comunali e con sedi e sezioni elettorali nei quartieri e nei centri civici.
Se anche lo Statuto e il Regolamento prevedessero, come avviene in altri Comuni, l'accorpamento e, soprattutto, la possibilità di ricorrere allo stesso personale impiegato per le consultazioni elettorali, l'Amministrazione comunale dovrebbe farsi carico in questo caso di un terzo delle spese complessive della consultazione nazionale che verrebbero dallo Stato addebitate al Comune di Bologna.
Domani pertanto procederò ad indire il referendum consultivo comunale per la data del 26 maggio prossimo.
Lo Statuto affida al Sindaco questo compito e non detta limiti temporali o condizioni per decidere la data. Vi informo che il comitato invece ha mandato una diffida al Sindaco per indire il referendum nei giorni delle elezioni nazionali. Questo è un fatto grave, non solo si sono dette cose false, ma si chiedono cose che le norme non permettono, accusando chi le deve rispettare di tradire i diritti degli elettori.
Il Sindaco deve garantire lo svolgimento del referendum comunale e questo farò senza farmi condizionare da nessuna posizione di parte.
La data che ho scelto è quella che permette uno svolgimento ordinato delle procedure organizzative e di informazione necessarie per garantire la partecipazione al referendum, che richiede uno sforzo organizzativo ancora una volta al personale comunale per predisporre tutto il necessario perché a fine aprile si apra ufficialmente la campagna referendaria comunale.
Un'ultima e importante cosa voglio dire, e se permettete è la più importante di tutte per me: noi siamo uno degli esempi più alti in Italia su come vengono gestite le scuole per l’infanzia, un esempio di standard di qualità, e di metodo educativo.
Io ho un obiettivo unico, importante e decisivo: far sì che ogni mattina che un papà e una mamma si svegliano per andare al lavoro sappiano che le scuole di Bologna siano in grado di accogliere i loro bambini. Accogliere e ancora accogliere, perché questo è il vero problema quando la lista di attesa si allunga e la povertà delle risorse aumenta spaventosamente. Mantenere alti i nostri standard e mantenere un metodo condiviso di educazione indipendentemente che le scuole siano comunali, statali o paritarie, è la nostra priorità, a Bologna come in tutte le altre città della nostra regione.
Tutto il resto sono ossessioni ideologiche che impediscono la cosa più importante, far sì che in un momento così difficile i genitori possano essere sicuri che i loro bambini ricevano il massimo delle attenzioni nel massimo rispetto di codici educativi chiari e condivisi.
Su questo i miei assessori, e in particolare l’assessore Marilena Pillati, sono in prima linea.
Una linea dove il Comune ha fatto molto bene i conti, e i conti dicono che noi mettiamo al primo posto la qualità dell'accoglienza pubblica in tutte le forme in cui il pubblico esercita il suo controllo e la sua regia, uno standard a cui tiene fede da decenni e che è riconosciuto ovunque. Detto questo mi auguro che la partecipazione a questa consultazione sarà la più ampia e responsabile.
Noi siamo il Comune di Bologna, faremo di tutto affinché i nostri bambini abbiano accesso a strutture sempre eccellenti, perché i bambini sono il nostro più prezioso patrimonio. Il resto sono chiacchiere".