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Giorno della Memoria, l'intervento della presidente Maria Caterina Manca in apertura della seduta solenne del Consiglio comunale

Oggi si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata al Giorno della Memoria.Di seguito l'intervento di apertura della presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca."Saluto le consigliere e i consiglieri, il Sindaco, i c...

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Oggi si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata al Giorno della Memoria.
Di seguito l'intervento di apertura della presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca.

"Saluto le consigliere e i consiglieri, il Sindaco, i componenti della Giunta, le autorità presenti, il nostro ospite che relazionerà oggi, il professor Colombo, i cittadini presenti e tutti coloro che ci seguono online.
Introduco i lavori di questa seduta del Consiglio comunale, che si tiene in forma solenne, citando il titolo del programma celebrativo dell’ottantesimo anniversario della deportazione degli ebrei in Italia o, meglio, dell’inizio della deportazione degli ebrei in Italia. Il titolo della celebrazione dell’ottantesimo anniversario recita: 'A ricordare il passato, perché abbiamo a cuore in futuro', perché conoscere e riconoscere il passato, per comprendere meglio il presente ed evitare gli orrori di allora, è il significato della celebrazione del Giorno della memoria.
Il valore della memoria si esprime, dunque, nel ricordo partecipe e partecipato della tragedia della Shoah, di quanto accaduto al popolo ebraico e ai deportati, militari e politici, italiani nei campi nazisti, e il complesso degli eventi celebrativi che si tengono quest’anno sul nostro territorio dimostra, certamente, la piena consapevolezza e l’impegno della nostra città nel trasmettere la memoria storica e costruire un sapere condiviso su questi tragici fatti.
Non si può riflettere sicuramente sul Giorno della memoria senza pensare al conflitto israelo-palestinese in atto, a come l’odio e l’intolleranza siano causa di inedite violenze e di morte. Ma nemmeno, a mio avviso, si può riflettere sul Giorno della memoria senza considerare il tema del linguaggio d’odio. È innegabile il potere delle parole che possono influenzare profondamente il nostro modo di pensare e di agire. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento del linguaggio dell’odio, che ha assunto una dimensione e una diffusione sempre più preoccupanti. Il linguaggio sappiamo che è uno strumento potente, che ha permesso all’umanità di progredire, la storia ce lo dimostra, ma può anche essere usato in modo distruttivo. Le parole possono essere usate per discriminare, offendere e screditare gli altri. A questo proposito è stato dimostrato che la persecuzione nazista degli ebrei è iniziata proprio con le parole, con la diffusione di idee di odio e di intolleranza.
Oggi, purtroppo, siamo testimoni di un ritorno di parole ostili e di espressioni pubbliche di intolleranza, anche associate a quanto sta accadendo nei territori di guerra. Questo tipo di linguaggio infrange i confini morali, che sono stati costruiti per proteggere le minoranze e i gruppi vittime di discriminazione. È importante affrontare questo problema da diversi punti di vista e agire su livelli diversi. È un tema complesso. Chi parla e agisce in contesti istituzionali ha una responsabilità maggiore, poiché le parole che usiamo influenzano il dibattito pubblico e possono condizionare toni e modi del dibattito. Ho partecipato, a proposito, di recente, a un evento dedicato specificamente al linguaggio d’odio, che mi ha colpito molto, laddove è emerso che, nonostante vent’anni di celebrazione del Giorno della memoria, l’odio persiste, persiste nei discorsi pubblici, anche tra politici e opinion leader.
Da qui la necessità di riflettere su come raccontiamo la storia e come insegniamo ai giovani a come costruire la collettività su solide basi sociali e culturali, come trasmettere il passato, il come è importante per meglio comprendere il presente. È fondamentale intervenire su questo problema cambiando il modo di raccontare e preservando la memoria collettiva. È preoccupante constatare che la percentuale di italiani che nega la realtà storica dell’Olocausto è aumentata nel corso degli anni: dal 2004 al 2020 la percentuale degli italiani che sostiene che la Shoah non sia esistita è aumentata dal 2,7 al 16 per cento. Allora la domanda che ne deriva è: dove abbiamo sbagliato? È una domanda seguita dalla chiara necessità, credo, di cambiare il modo di raccontarla la storia, a partire dalla scuola. Ma è sicuramente un discorso molto lungo e complesso, che però certamente va affrontato nella sua complessità. Dunque occorre promuovere a tutto campo un linguaggio rispettoso e inclusivo, che favorisca la comprensione e la questione sociale. Il Giorno della memoria ci esorta, quindi, a perseguire nell’oggi percorsi e linguaggi di pace, basati sui principi che informano la nostra Costituzione, principi di uguaglianza, di pace, di libertà, di dignità umana, che non dobbiamo mai dimenticare e tener presente sempre. Termino qui presentando il nostro relatore, con il suo intervento dal titolo “Giorno della memoria e antisemitismo, prima e dopo il 7 ottobre”. Il nostro ospite, Asher Daniel Colombo, che ringrazio sentitamente per la disponibilità e il supporto, ci guiderà nella riflessione. Il professor Colombo è ordinario di Sociologia all’Università di Bologna e anche presidente dell’Istituto Cattaneo".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:56
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