Question Time, chiarimenti su emergenza covid e DAD in presenza e a distanza
L'assessora Susanna Zaccaria ha risposto, in seduta di Question Time, alle domande d'attualità dei consiglieri Gian Marco De Biase (Gruppo misto), Francesco Errani (Partito Democratico) e della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civic...
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L'assessora Susanna Zaccaria ha risposto, in seduta di Question Time, alle domande d'attualità dei consiglieri Gian Marco De Biase (Gruppo misto), Francesco Errani (Partito Democratico) e della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civica) su emergenza covid e DAD in presenza e a distanza.
La domanda del consigliere De Biase
"Visti gli articoli di stampa apparsi in merito allo sfogo di una dottoressa dell’ ospedale Maggiore, sulle difficoltà di chi svolge un lavoro essenziale, è non sa come gestire i propri figli piccoli. Visto che Inizialmente sembrava fosse garantita la didattica in presenza per i figli dei lavoratori essenziali. Sembra che nei primi giorni di marzo, sia arrivato, alle famiglie interessate, un questionario dal Comune, da compilare entro 12 ore, in cui si dovevano indicare nome e nido del proprio bimbo iscritto e l’occupazione dei genitori, salvo poi dopo tre giorni, ricevere la comunicazione che gli asili erano chiusi anche per i figli di chi svolge lavori essenziali. Pone la seguente domanda di attualità per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione politica sulla situazione. Per sapere dall’Amministrazione: se corrisponde al vero che il Comune avesse avanzato proposta di far scegliere, a inizio marzo, asilo ai genitori lavoratori essenziali per poi non farne niente; cosa intende fare per andare incontro alle esigenze di tali famiglie; se pensa anche di sollecitare il congedo parentale".
La domanda del consigliere Errani
"Visto la rassegna stampa in merito alla situazione legata all'emergenza Covid-19, in particolare alla didattica a distanza per i figli del personale sanitario direttamente impegnato nel contenimento della pandemia. Considerato che il dramma della pandemia sta ampliando la disparità che già esisteva tra uomini e donne, essendo le donne maggiormente impiegate nell'assistenza sanitaria (ospedali e case di cura) e occupandosi spesso dell'educazione dei figli, della famiglia e degli anziani.Considerato, inoltre, che Regione Emilia-Romagna, Anci regionale e Comune di Bologna hanno scritto al Governo e al Ministro dell'Istruzione per chiedere chiarimenti urgenti rispetto all'attività in presenza in zona rossa, a seguito dell'entrata in vigore dell'ultimo Dpcm del 2 marzo, per l'impatto del provvedimento sulle famiglie e sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, a seguito della sospensione delle attività in presenza della scuola e dei servizi per l'infanzia. Considerato, infine, che la maggioranza dei Paesi europei, anche nei momenti più difficili della pandemia, ha mantenuto aperti nidi, scuole dell'infanzia e primarie, in particolare per i figli del personale sanitario. Invita cortesemente il Sindaco e la Giunta: ad esprimere una valutazione politica sull'opportunità di assicurare, in collaborazione con Regione e Ufficio scolastico territoriale/regionale, a tutti i figli del personale sanitario una didattica in presenza nelle scuole e servizi educativi, in modo sicuro".
La domanda della consigliera Clancy
"Vista la chiusura di tutte le scuole e dei servizi per l'infanzia, dovuta all'emergenza sanitaria in atto; viste le difficoltà che stanno affrontando tutte le famiglie nella gestione dei figli e in particolare quelle denunciate da alcune categorie di lavoratori essenziali come i lavoratori e le lavoratrici della sanità e quelli della scuola impegnati nella didattica a distanza; visto il ritardo e la scarsità delle forme di sostegno adottate in questo ambito dal Governo; pone la seguente domanda di attualità per avere una valutazione politica amministrativa sul tema; per sapere se l'Amministrazione abbia informazioni e dati in merito; per sapere se e come l'Amministrazione si stia rapportando con il Governo e la Regione Emilia Romagna per sollecitare la ricerca di soluzioni che consentano la conciliazione del lavoro con la gestione dei figli, in particolare per le categorie dei lavoratori essenziali come insegnanti e personale sanitario".
La risposta dell'assessora Zaccaria
"Grazie consiglieri e consigliere per le domande, faccio una premessa, siamo ormai tutti consapevoli che la sospensione dell’attività educativa con conseguente didattica a distanza non può assolutamente essere una reale sostituzione dell’attività in presenza, né dal punto di vista dell’efficacia dell’azione educativa e né tanto meno dal punto di vista della socialità.
Questo tema tocca tantissimo bambini e bambine, studenti e studentesse, tutte le famiglie; ci siamo confrontati tantissime volte in questo anno e abbiamo fatto il possibile per mantenere l’attività in presenza fino ai nuovi dati e a una situazione talmente seria che ha costretto a una chiusura.. Vi garantisco che la chiusura è una sofferenza anche per chi i provvedimenti li assume. Sapete che non sono decisioni che prendiamo noi, ma questo cambia poco, perché c’è piena consapevolezza della difficoltà delle famiglie. Dobbiamo essere fiduciosi di essere di fronte a un momento diverso rispetto all’anno scorso e che quindi le chiusure siano più brevi, questo io lo auspico confidando molto anche sulla prosecuzione della campagna vaccinale.
Detto questo, entrando un po’ nello specifico delle domande, che cosa è successo a inizio marzo?
A inizio marzo nel giro di qualche giorno si sono susseguite alcune disposizioni e un successivo chiarimento che hanno creato un grande disorientamento, oltre a comportare un continuo confronto con la Regione e gli altri comuni capoluogo, per capire come queste disposizioni dovevano essere applicate. Una prima nota del Ministero dell’Istruzione del 4 marzo 2021, aveva a oggetto l’applicazione del DPCM del 2 marzo e dichiarava applicabili le precedenti disposizioni contenute nel piano scuola e in una precedente nota del Ministero di novembre del 2020, cioè la possibilità di accogliere in presenza insieme ai bambini con disabilità e bisogni educativi speciali anche i bambini figli di sanitari e altri lavoratori impiegati in attività rispondenti ai bisogni della comunità. Sulla base di questa nota del Ministero, come ha rilevato il consigliere De Biase, noi abbiamo contattato le famiglie, così come altri comuni stavano facendo, per organizzare i servizi. Specificando già alle famiglie che eravamo comunque in attesa di chiarimenti, perché come era formulata la nota non era facile, in ogni caso, anche se si fosse potuto fare, individuare quali erano questi servizi considerati essenziali e immediatamente sono stati chiesti chiarimenti, anche grazie alla Regione.
Il chiarimento dal Ministero ha specificato esplicitamente che questa la possibilità di accogliere in presenza i figli dei lavoratori nei servizi essenziali non è contemplata nel DPCM del 2 marzo. Quindi la presenza è consentita solo per l’inclusione dei bambini e ragazzi con disabilità e altri bisogni educativi speciali. Noi dunque non abbiamo potuto dare corso all’organizzazione del servizio per il quale avevamo chiesto quelle informazioni. In parallelo a questo chiarimento, come sappiamo, è stato adottato il cosiddetto decreto “sostegno”, Decreto legge n. 30 del 13 marzo che era già stato anticipato al momento dell’adozione del DPCM del 2 marzo. Questo decreto ha l’ambizione di rispondere alle esigenze dei lavoratori con figli di età inferiore a 14 anni che sono in didattica a distanza e mette in campo alcune misure diversificate in relazione al tipo di lavoro svolto dai genitori. Tra queste misure ci sono i congedi parentali straordinari retribuiti al 50% per i lavoratori dipendenti che non possono fruire del lavoro agile. Inoltre per i lavoratori autonomi e per alcune categorie di lavoratori impegnati nella gestione dell’emergenza sanitaria, compresi i sanitari, è previsto un bonus baby sitting pari a un valore massimo di 100 euro settimanali.
Siamo assolutamente consapevoli che c’è la necessità di sostenere le famiglie, purtroppo siamo totalmente condizionati dai provvedimenti che vengono presi: non abbiamo la possibilità in autonomia di gestire in presenza l’accoglienza di bambini quando non è espressamente autorizzata. Nella consapevolezza delle difficoltà di tutti i genitori, penso che queste prime misure possano aiutare per un periodo breve, ma credo che l’obiettivo sia invece quello di arrivare il prima possibile a una riapertura, perché non credo che con una formulazione come quella che è stata fatta, queste famiglie possano a oggi, nel concreto, avere il sostegno di cui hanno bisogno per potere continuare a svolgere le proprie attività. Noi siamo in continuo contatto con gli altri comuni e la Regione per sollecitare i provvedimenti, ma credo che l’obiettivo sia quello di una riapertura il prima possibile".