Giorno della Memoria 2021, seduta solenne dei Consigli comunale e metropolitano. L'intervento del presidente dell'Ordine degli architetti Pier Giorgio Giannelli
l Consigli comunale e metropolitano di Bologna si sono riuniti oggi, lunedì 25 gennaio, in seduta solenne e congiunta in occasione del Giorno della Memoria. Di seguito l'intervento del presidente dell'Ordine degli architetti Pier Giorgio ...
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l Consigli comunale e metropolitano di Bologna si sono riuniti oggi, lunedì 25 gennaio, in seduta solenne e congiunta in occasione del Giorno della Memoria. Di seguito l'intervento del presidente dell'Ordine degli architetti Pier Giorgio Giannelli.
"Buongiorno a tutte le persone collegate, un saluto ai Sindaci della Città Metropolitana, ai consiglieri ed al Rav. Sermoneta ed alle autorità presenti; sono molto contento ed orgoglioso di essere stato invitato a questa celebrazione solenne della Giornata della Memoria, e per questo ringrazio la Presidenza del Consiglio Comunale e il Tavolo Istituzionale per la Memoria del Comune di Bologna. Vorrei ringraziare inoltre la Fondazione del Monte che per prima ha creduto in questo progetto fornendoci un fondamentale contributo per la realizzazione di questo documentario.
Il documentario nasce a metà 2019 da una collaborazione tra Ordine Architetti, Ingegneri e Comunità Ebraica di Bologna, sulla scorta di alcune iniziative fatte negli scorsi anni dagli Ordini degli Architetti di Milano e Roma in cui il tema delle conseguenze sugli architetti delle Leggi antiebraiche è stato posto in evidenza forse per la prima volta. Speriamo che questo documentario possa essere solo una prima puntata bolognese di un discorso più ampio a scala nazionale: stiamo infatti collaborando su questo tema con atri Ordini tra cui, oltre ai già citati Roma e Milano, vi sono Ferrara, Genova, Torino, Venezia e Trieste, città con le più numerose, almeno all’epoca, Comunità Ebraiche. Qualcuno potrà chiedersi perché degli Ordini professionali si occupino di temi di questo tipo: la risposta è che gli Ordini professionali, almeno quelli più sensibili, si sentono e sono parte viva e attiva delle proprie comunità, e con queste partecipano, anche emotivamente, ai momenti più importanti e significativi della vita della Città, portando il loro contributo, in questo caso la loro storia, che contribuisce allo sviluppo della memoria collettiva necessaria ad una serena e coesa convivenza. Una memoria viva che è continuamente alimentata dai ricordi diretti, che purtroppo saranno sempre meno numerosi, come i testimoni della Shoah, ma anche dagli archivi della città che sono una fonte di verità viva e sempre disponibile, e non meno importante dalla volontà delle persone di trasmetterla in tutti i modi possibili. La promulgazione delle Leggi antiebraiche, avallate vigliaccamente dalla Monarchia, è forse il capitolo più buio della nostra storia dall’Unità d’Italia,
che invece si era felicemente aperta con l’emanazione dello Statuto Albertino che dava piena cittadinanza, diritti civili e politici alle persone di religione ebraica. Con l’avvento del Regime, specialmente dal 1938 in poi, ma alcune avvisaglie erano riscontrabili fin dal 1930 dopo i patti lateranensi, si è assistito ad una progressiva e geometrica messa ai margini della società dei cittadini di origine e religione ebraica, ulteriormente amplificata ed inasprita, dopo l’8 settembre, sotto la Repubblica di Salò e l’occupazione nazista. Con le Leggi del 1938 sono iniziati i censimenti dei conti con il nostro, non sempre, glorioso passato: infatti ci siamo per troppo tempo illusi di essere una nazione di 'brava gente' come ha ben descritto Del Boca nel suo libro. Così non è stato, almeno non per tutti, e il fatto di non essere stati in grado di confrontarci collettivamente ed in modo approfondito con questa dolorosa e vergognosa pagina del passato, come è invece stato fatto in altri Paesi europei, si è riflettuto fino ai giorni attuali nei quali assistiamo a negazioni, banalizzazioni e relativizzazioni, di quanto fatto nel ventennio, assecondando le spinte nazionaliste disgregative in atto da qualche anno nel nostro Paese. Questo nostro piccolo contributo, per dirlo con le parole della voce narrante del documentario, 'è per chi non ricorda e per chi non conosce quello che è purtroppo successo in quegli anni in Italia e anche a Bologna”, ma soprattutto è per i ragazzi delle scuole, per quelli che saranno i cittadini di domani, sperando di far crescere in loro, con questa memoria viva, una piena consapevolezza di quello che è stato per scongiurare che in futuro cose simili possano accadere ancora. Un ultima notazione è per l’amico Giuliano Gresleri, storico dell’architettura e fondatore del nostro archivio storico, scomparso a fine dicembre: la sua intervista su Enrico De Angeli è stata l’ultima concessa prima di lasciarci: un ultimo dono alla sua Bologna e ai suoi architetti. Grazie ancora, e di cuore, per avermi dato questa opportunità di cui sono fiero".