Question Time, chiarimenti sulle aggressioni negli ospedali
L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question time, alle domande d'attualità delle consigliere Federica Mazzoni (Partito democratico) e Emily Clancy (Coalizione civica) sulle aggressioni negli ospedali.Domanda ...
Data:
:
L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question time, alle domande d'attualità delle consigliere Federica Mazzoni (Partito democratico) e Emily Clancy (Coalizione civica) sulle aggressioni negli ospedali.
Domanda della consigliera Mazzoni:
"In merito agli articoli relativi ai recenti episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri durante il loro turno di servizio in ospedale; domanda al Sindaco e alla Giunta di esprimere una valutazione politica amministrativa sul preoccupante fenomeno; se, relativamente all’episodio descritto negli articoli allegati, l’aggressore risulta conosciuto ai servizi sociali; quali azioni preventive ritiene opportuno mettere in campo; quali azioni ritiene opportune per garantire maggiore sicurezza ai singoli operatori sanitari impegnati direttamente; se reputa un valido strumento il presidio fisso di polizia nei Pronto Soccorso".
Domanda della consigliera Clancy:
"Visti gli articoli di stampa apparsi in merito alle aggressioni avvenute a scapito dei lavoratori degli ospedali cittadini. Premesso che un questionario somministrato dalla Fp Cgil a circa il 15% dei 7200 lavoratori dell’Ausl di Bologna, relativo alla questione delle violenze fisiche, verbali e psicologiche nei confronti degli operatori sanitari, avrebbe confermato che, diversamente da quanto auspicato da alcune forze politiche, non sia emersa la richiesta di una maggiore presenza di forze di polizia a monitorare i luoghi di lavoro, ma risulti invece indispensabile, nella percezione dei lavoratori, l’aumento di progetti di formazione e una maggiore e più efficace comunicazione con l’esterno. Premesso altresì che pochi giorni fa la Cgil ha incontrato Chiara Gibertoni, direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna, per richiedere un tavolo interaziendale chiede al Sindaco e alla Giunta: una valutazione politico amministrativa in merito; se ritengano opportuno un tavolo un tavolo interaziendale che veda anche il coinvolgimento generale di tutte le istituzioni per risolvere questo problema; se sia l'aumento di progetti di formazione e comunicazione per gli operatori sociosanitari; se condividano le richieste dei sindacati di aumentare il personale all'interno delle strutture ospedaliere, in particolare durante i turni notturni e di maggiori investimenti sui servizi sociosanitari".
Risposta dell'assessore Barigazzi:
"Grazie delle domande. Provo a fare un ragionamento in generale, ma rispondendo anche alle singole domande. Sulle misure sono già intervenuto alcune volte, quindi mi risparmierete che ve le rielenchi tutte quante, come ricordava consigliera Mazzoni la valutazione la possiamo fare nei prossimi mesi perché ci sono state tutta una serie di protocolli e procedure di comportamento, task force, interventi sulla videosorveglianza, aumento dalla vigilanza, riorganizzazione degli spazi, le aziende hanno lavorato dal punto di vista organizzativo, strutturale, dal punto di vista della formazione ed è in previsione anche un aumento di questo, dopo riporterò una risposta che mi ha dato la direttrice generale; quindi la aziende si sono mosse su un ambito molto ampio e cercheremo di capire l'esito nei prossimi mesi. Sono state misure che soprattutto, anche se non erano del tutto assenti ovviamente negli anni precedenti, nell'ultimo anno si sono succedute molto perché non c'è dubbio che questo, come ben sapete, è un problema di carattere nazionale; in altri luoghi stanno assumendo dei contorni davvero molto difficili per gli operatori e anche qua a Bologna ne siamo investiti.
Credo che il messaggio che dobbiamo lanciare sia quello di non lasciare sole le aziende e gli operatori ad affrontare questo tema. Messaggio politico ovviamente, tutta la comunità e tutte le istituzione della comunità devono sentirsi coinvolte, al di là della competenza che è del tutto evidente che è delle aziende e della Regione Emilia-Romagna che è l'ente sovraordinato alle aziende. Il tema è di tutta la comunità, lo dico perché, secondo me, poi una delle misure che dirò la dobbiamo prendere come comunità, c'è da ricostruire probabilmente anche un clima di fiducia tra il servizio sanitario nazionale, gli operatori e i cittadini, perché è vero che oggi abbiamo visto il fatto del senza fissa dimora attinente al Sant'Orsola, mai in realtà molti altri episodi sono accaduti con cittadini che non erano senza fissa dimora o non erano magari quei cittadini affetti da problematiche di carattere psichico, che per la verità sono la maggior parte delle cose che qui accadono; tuttavia investe un tema su cui dobbiamo investire molto che è quello di ridare fiducia a un rapporto del cittadino con le nostre strutture sanitarie, con gli operatori, con il loro lavoro, perché credo che questo avvenga alla conservazione e al mantenimento di quello che è un bene preziosissimo per questo paese che è il servizio sanitario nazionale.
Come sapete in questi giorni in Parlamento si sta discutendo della legge che, su sollecitazione del ministro Speranza, che molto si è speso su questo, inasprisce le pene per chi commette reati di questo tipo, è bene, sommessamente dico che non so quanto sarà un deterrente, però è giusto che vengano inasprite quelle pene per le motivazioni che portavo prima, proprio per il rapporto di fiducia che dobbiamo avere con il servizio sanitario nazionale, per quanto è prezioso quel bene. Così come, forse a livello nazionale si potrebbe da qualche punto di vista spingere anche su altre misure che potrebbero essere proprio quelle, per esempio, di inserire la possibilità per le aziende di farsi carico a livello aziendale delle spese legali degli operatori, misura che purtroppo non è passata nei contratti nazionali, ma sarebbe di un certo aiuto per gli stessi operatori che si devono poi sobbarcare le spese, anche se qua le nostre aziende hanno messo a disposizione uffici legali, si sono fatti anche promotori di poter denunciare d'ufficio queste persone, ma non c'è dubbio che se magari le spese legali potessero essere in capo alle aziende sarebbe un ulteriore aiuto. Non è passato in questo contratto, ma credo che non bisogna demordere su questo.
Sull'episodio specifico del Sant'Orsola si, era conosciutissimo, è un cittadino romeno senza residenza a Bologna che è noto dal 2014 e che purtroppo rifiuta qualsiasi aiuto; è seguito dal servizio bassa soglia e non è nuovo purtroppo a episodi di questo tipo anche all'interno di contesti sociali, come tutte le persone che passano per i nostri servizi.
Non credo, anche se non è in mano mia definire i presidi fissi di polizia all'interno, che quella sia una misura definitiva, capisco che sta entrando molto nel dibattito, lo capisco bene, anche se voglio ricordare che furono tolti i presidi dagli ospedali, probabilmente anche legati al fatto che c'era una urgenza di mettere il personale in altri luoghi. Il problema non è se essere d'accordo o no, ma se è sostenibile una posizione di questo genere in un Paese che chiede che Forze dell'ordine possano essere a disposizione praticamente ovunque; non è in mano nostra e temo che sia un tema di sostenibilità. Quei luoghi, per come sono nati, per tutti, universalistici, non credo vadano militarizzati. Questo tema sta nel dibattito e ci entrerà sempre di più , se non riusciamo con le misure a cui pensiamo a modificare questa crescente ondata di aggressioni.
Consigliera Clancy, mi prendo l'impegno di portare il tema alla prossima Conferenza socio-sanitaria, lo avevamo già portato, ma dalla prossima come sindaci, per avere un coordinamento cittadino su questo problema, che riunisca la Forze dell'ordine, la parte sociale dei nostri servizi, i sevizi sanitari che hanno al loro tra l'altro servizi sociali e ospedalieri, e cercare di capire come possiamo realizzare delle modalità sistematiche di collaborazione e relazione tra enti diversi.
Penso che la Conferenza possa farsi promotrice di questo. Significherebbe dare questa immagine della città, e quindi assieme al collega Aitini abbiamo pensato di proporre questo tema al Comitato sicurezza e ordine pubblico perché credo che le Forze dell'ordine, per quanto possano fare, debbano stare dentro a delle procedure che potremmo trovare tra un sistema di servizi sociali che è estesissimo come il nostro, vi ricordo che tutte le notti mettiamo a letto 700 persone, tra Piano freddo e il resto. Li c'è un sistema che riesce a rispondere, è però un sistema che può rispondere ancora meglio se lo mettiamo più in rete sia per l'organizzazione sanitaria sia per le Forze dell'ordine, l'azienda di servizi alla persona, il Comune e anche altri enti. Le organizzazioni sindacali possono su questo darci una grossa mano e riuscire a capire davvero come fare. Penso che da questo coordinamento cittadino ne possa uscire anche un modello che forse anche a livello regionale possa, io credo, interessare.
Si, bisogna fare più corsi di formazione, ma mi dicevano che partiranno quelli regionali in collaborazione con le Forze dell'ordine, però mi scriveva una cosa interessante stamattina la direttrice per cui anche per esempio all'Ausl sono previsti per il 2020 nuovi 19 moduli formativi, sono stati già 900 gli operatori; nel 2020 è prevista la realizzazione di altri cinque corsi, sempre con le Forze dell'orine, e per ogni modulo si parla di 50 operatori e di 20 operatori delle Forze dell'ordine.
Due ultime cose. Credo che sul tema del personale, se pur anche nelle risposte che mi arrivano, la dotazione organica del Pronto Soccorso del Sant'Orsola con le ultime acquisizioni e con l'ultima autorizzazione già data per l'assunzione di due medici ed acquisizione di personale interinale per coprire i posti di infermieri in infortunio è in qualche modo adeguata. L'Ausl sta procedendo anch'essa al reperimento di medici sapendo che è molto difficile per le condizioni in cui lavoro i medici al Pronto Soccorso. Se questa regione vuole davvero, come ha detto giustamente il presidente, fare un progetto sul Pronto Soccorso in cui conteniamo nelle sei ore, che vuol dire che dal momento in cui entro mi fanno tutto quello che mi devono fare ed esco, fare quel progetto credo che pur con le dotazioni organiche che ci sono adesso un ragionamento sul personale vada fatto. Perché non c'è dubbio che anche se le dotazioni organiche sono così, i turni sappiamo che sono piuttosto forti in quel luogo, che quel luogo è diverso rispetto ad altri luoghi dell'azienda, rispetto agli operatori che fanno altro, perché magari le aggressioni avvengono anche in altri luoghi. Tuttavia credo che raggiungere un nuovo obiettivo di diminuire le code ai pronto soccorsi non si possa fare solo in termini organizzativi, ma si debba fare anche con un'iniezione di risorse. Questo dibattito va aperto, credo che la Regione sarà in testa su questo se vuole raggiungere quell'obiettivo.
Chiudo dicendo che a me sembrerebbe interessante, mi scriveva sempre la direttrice che lo vogliono fare, però forse tavolo della Conferenza si potrebbe provare a renderlo sistemico, fare campagne di comunicazione mirate alla prevenzione della violenza, sugli operatori io avevo richiamato l'attenzione sulla necessità di lanciare delle iniziative di comunicazione pubblica su questo in maniera da coinvolgere e sensibilizzare i cittadini sul valore del lavoro dei professionisti sanitari, ma per la tutela del bene salute che è un bene di tutti. Fare questo e sensibilizzare cittadini significa fare anche il bene di tutti, per preservare un sistema che ancora ci invidiano e che deve rimanere pubblico e universalista e quindi credo che forse a quel tavolo cittadino di coordinamento potrebbe essere molto interessante capire come tutta la comunità lancia un'idea di campagna pubblica verso questo fenomeno e più in generale sul valore proprio del lavoro dee professionisti sanitari".
Domanda della consigliera Mazzoni:
"In merito agli articoli relativi ai recenti episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri durante il loro turno di servizio in ospedale; domanda al Sindaco e alla Giunta di esprimere una valutazione politica amministrativa sul preoccupante fenomeno; se, relativamente all’episodio descritto negli articoli allegati, l’aggressore risulta conosciuto ai servizi sociali; quali azioni preventive ritiene opportuno mettere in campo; quali azioni ritiene opportune per garantire maggiore sicurezza ai singoli operatori sanitari impegnati direttamente; se reputa un valido strumento il presidio fisso di polizia nei Pronto Soccorso".
Domanda della consigliera Clancy:
"Visti gli articoli di stampa apparsi in merito alle aggressioni avvenute a scapito dei lavoratori degli ospedali cittadini. Premesso che un questionario somministrato dalla Fp Cgil a circa il 15% dei 7200 lavoratori dell’Ausl di Bologna, relativo alla questione delle violenze fisiche, verbali e psicologiche nei confronti degli operatori sanitari, avrebbe confermato che, diversamente da quanto auspicato da alcune forze politiche, non sia emersa la richiesta di una maggiore presenza di forze di polizia a monitorare i luoghi di lavoro, ma risulti invece indispensabile, nella percezione dei lavoratori, l’aumento di progetti di formazione e una maggiore e più efficace comunicazione con l’esterno. Premesso altresì che pochi giorni fa la Cgil ha incontrato Chiara Gibertoni, direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna, per richiedere un tavolo interaziendale chiede al Sindaco e alla Giunta: una valutazione politico amministrativa in merito; se ritengano opportuno un tavolo un tavolo interaziendale che veda anche il coinvolgimento generale di tutte le istituzioni per risolvere questo problema; se sia l'aumento di progetti di formazione e comunicazione per gli operatori sociosanitari; se condividano le richieste dei sindacati di aumentare il personale all'interno delle strutture ospedaliere, in particolare durante i turni notturni e di maggiori investimenti sui servizi sociosanitari".
Risposta dell'assessore Barigazzi:
"Grazie delle domande. Provo a fare un ragionamento in generale, ma rispondendo anche alle singole domande. Sulle misure sono già intervenuto alcune volte, quindi mi risparmierete che ve le rielenchi tutte quante, come ricordava consigliera Mazzoni la valutazione la possiamo fare nei prossimi mesi perché ci sono state tutta una serie di protocolli e procedure di comportamento, task force, interventi sulla videosorveglianza, aumento dalla vigilanza, riorganizzazione degli spazi, le aziende hanno lavorato dal punto di vista organizzativo, strutturale, dal punto di vista della formazione ed è in previsione anche un aumento di questo, dopo riporterò una risposta che mi ha dato la direttrice generale; quindi la aziende si sono mosse su un ambito molto ampio e cercheremo di capire l'esito nei prossimi mesi. Sono state misure che soprattutto, anche se non erano del tutto assenti ovviamente negli anni precedenti, nell'ultimo anno si sono succedute molto perché non c'è dubbio che questo, come ben sapete, è un problema di carattere nazionale; in altri luoghi stanno assumendo dei contorni davvero molto difficili per gli operatori e anche qua a Bologna ne siamo investiti.
Credo che il messaggio che dobbiamo lanciare sia quello di non lasciare sole le aziende e gli operatori ad affrontare questo tema. Messaggio politico ovviamente, tutta la comunità e tutte le istituzione della comunità devono sentirsi coinvolte, al di là della competenza che è del tutto evidente che è delle aziende e della Regione Emilia-Romagna che è l'ente sovraordinato alle aziende. Il tema è di tutta la comunità, lo dico perché, secondo me, poi una delle misure che dirò la dobbiamo prendere come comunità, c'è da ricostruire probabilmente anche un clima di fiducia tra il servizio sanitario nazionale, gli operatori e i cittadini, perché è vero che oggi abbiamo visto il fatto del senza fissa dimora attinente al Sant'Orsola, mai in realtà molti altri episodi sono accaduti con cittadini che non erano senza fissa dimora o non erano magari quei cittadini affetti da problematiche di carattere psichico, che per la verità sono la maggior parte delle cose che qui accadono; tuttavia investe un tema su cui dobbiamo investire molto che è quello di ridare fiducia a un rapporto del cittadino con le nostre strutture sanitarie, con gli operatori, con il loro lavoro, perché credo che questo avvenga alla conservazione e al mantenimento di quello che è un bene preziosissimo per questo paese che è il servizio sanitario nazionale.
Come sapete in questi giorni in Parlamento si sta discutendo della legge che, su sollecitazione del ministro Speranza, che molto si è speso su questo, inasprisce le pene per chi commette reati di questo tipo, è bene, sommessamente dico che non so quanto sarà un deterrente, però è giusto che vengano inasprite quelle pene per le motivazioni che portavo prima, proprio per il rapporto di fiducia che dobbiamo avere con il servizio sanitario nazionale, per quanto è prezioso quel bene. Così come, forse a livello nazionale si potrebbe da qualche punto di vista spingere anche su altre misure che potrebbero essere proprio quelle, per esempio, di inserire la possibilità per le aziende di farsi carico a livello aziendale delle spese legali degli operatori, misura che purtroppo non è passata nei contratti nazionali, ma sarebbe di un certo aiuto per gli stessi operatori che si devono poi sobbarcare le spese, anche se qua le nostre aziende hanno messo a disposizione uffici legali, si sono fatti anche promotori di poter denunciare d'ufficio queste persone, ma non c'è dubbio che se magari le spese legali potessero essere in capo alle aziende sarebbe un ulteriore aiuto. Non è passato in questo contratto, ma credo che non bisogna demordere su questo.
Sull'episodio specifico del Sant'Orsola si, era conosciutissimo, è un cittadino romeno senza residenza a Bologna che è noto dal 2014 e che purtroppo rifiuta qualsiasi aiuto; è seguito dal servizio bassa soglia e non è nuovo purtroppo a episodi di questo tipo anche all'interno di contesti sociali, come tutte le persone che passano per i nostri servizi.
Non credo, anche se non è in mano mia definire i presidi fissi di polizia all'interno, che quella sia una misura definitiva, capisco che sta entrando molto nel dibattito, lo capisco bene, anche se voglio ricordare che furono tolti i presidi dagli ospedali, probabilmente anche legati al fatto che c'era una urgenza di mettere il personale in altri luoghi. Il problema non è se essere d'accordo o no, ma se è sostenibile una posizione di questo genere in un Paese che chiede che Forze dell'ordine possano essere a disposizione praticamente ovunque; non è in mano nostra e temo che sia un tema di sostenibilità. Quei luoghi, per come sono nati, per tutti, universalistici, non credo vadano militarizzati. Questo tema sta nel dibattito e ci entrerà sempre di più , se non riusciamo con le misure a cui pensiamo a modificare questa crescente ondata di aggressioni.
Consigliera Clancy, mi prendo l'impegno di portare il tema alla prossima Conferenza socio-sanitaria, lo avevamo già portato, ma dalla prossima come sindaci, per avere un coordinamento cittadino su questo problema, che riunisca la Forze dell'ordine, la parte sociale dei nostri servizi, i sevizi sanitari che hanno al loro tra l'altro servizi sociali e ospedalieri, e cercare di capire come possiamo realizzare delle modalità sistematiche di collaborazione e relazione tra enti diversi.
Penso che la Conferenza possa farsi promotrice di questo. Significherebbe dare questa immagine della città, e quindi assieme al collega Aitini abbiamo pensato di proporre questo tema al Comitato sicurezza e ordine pubblico perché credo che le Forze dell'ordine, per quanto possano fare, debbano stare dentro a delle procedure che potremmo trovare tra un sistema di servizi sociali che è estesissimo come il nostro, vi ricordo che tutte le notti mettiamo a letto 700 persone, tra Piano freddo e il resto. Li c'è un sistema che riesce a rispondere, è però un sistema che può rispondere ancora meglio se lo mettiamo più in rete sia per l'organizzazione sanitaria sia per le Forze dell'ordine, l'azienda di servizi alla persona, il Comune e anche altri enti. Le organizzazioni sindacali possono su questo darci una grossa mano e riuscire a capire davvero come fare. Penso che da questo coordinamento cittadino ne possa uscire anche un modello che forse anche a livello regionale possa, io credo, interessare.
Si, bisogna fare più corsi di formazione, ma mi dicevano che partiranno quelli regionali in collaborazione con le Forze dell'ordine, però mi scriveva una cosa interessante stamattina la direttrice per cui anche per esempio all'Ausl sono previsti per il 2020 nuovi 19 moduli formativi, sono stati già 900 gli operatori; nel 2020 è prevista la realizzazione di altri cinque corsi, sempre con le Forze dell'orine, e per ogni modulo si parla di 50 operatori e di 20 operatori delle Forze dell'ordine.
Due ultime cose. Credo che sul tema del personale, se pur anche nelle risposte che mi arrivano, la dotazione organica del Pronto Soccorso del Sant'Orsola con le ultime acquisizioni e con l'ultima autorizzazione già data per l'assunzione di due medici ed acquisizione di personale interinale per coprire i posti di infermieri in infortunio è in qualche modo adeguata. L'Ausl sta procedendo anch'essa al reperimento di medici sapendo che è molto difficile per le condizioni in cui lavoro i medici al Pronto Soccorso. Se questa regione vuole davvero, come ha detto giustamente il presidente, fare un progetto sul Pronto Soccorso in cui conteniamo nelle sei ore, che vuol dire che dal momento in cui entro mi fanno tutto quello che mi devono fare ed esco, fare quel progetto credo che pur con le dotazioni organiche che ci sono adesso un ragionamento sul personale vada fatto. Perché non c'è dubbio che anche se le dotazioni organiche sono così, i turni sappiamo che sono piuttosto forti in quel luogo, che quel luogo è diverso rispetto ad altri luoghi dell'azienda, rispetto agli operatori che fanno altro, perché magari le aggressioni avvengono anche in altri luoghi. Tuttavia credo che raggiungere un nuovo obiettivo di diminuire le code ai pronto soccorsi non si possa fare solo in termini organizzativi, ma si debba fare anche con un'iniezione di risorse. Questo dibattito va aperto, credo che la Regione sarà in testa su questo se vuole raggiungere quell'obiettivo.
Chiudo dicendo che a me sembrerebbe interessante, mi scriveva sempre la direttrice che lo vogliono fare, però forse tavolo della Conferenza si potrebbe provare a renderlo sistemico, fare campagne di comunicazione mirate alla prevenzione della violenza, sugli operatori io avevo richiamato l'attenzione sulla necessità di lanciare delle iniziative di comunicazione pubblica su questo in maniera da coinvolgere e sensibilizzare i cittadini sul valore del lavoro dei professionisti sanitari, ma per la tutela del bene salute che è un bene di tutti. Fare questo e sensibilizzare cittadini significa fare anche il bene di tutti, per preservare un sistema che ancora ci invidiano e che deve rimanere pubblico e universalista e quindi credo che forse a quel tavolo cittadino di coordinamento potrebbe essere molto interessante capire come tutta la comunità lancia un'idea di campagna pubblica verso questo fenomeno e più in generale sul valore proprio del lavoro dee professionisti sanitari".