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Question Time, chiarimenti sulla riapertura delle imprese nella Fase 2

L'assessore Marco Lombardo ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico) sulla riapertura delle imprese nella Fase 2.Domanda della consigliera Lembi"Visti gli articoli...

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L'assessore Marco Lombardo ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico) sulla riapertura delle imprese nella Fase 2.

Domanda della consigliera Lembi
"Visti gli articoli di stampa, domanda al Sindaco e alla Giunta
una opinione politico amministrativa sulla strategia di riapertura delle imprese a Bologna, stante le più recenti novità presentate dal Premier Conte e dal Presidente Bonaccini; come questo sia combinato con le crescenti difficoltà del mondo del lavoro, in particolare di quello fragile e di quello precario e di come la ripresa del lavoro pagato, nella cosiddetta fase 2, sia armonizzata con le esigenze di lavoro non pagato, di cura e di vita delle persone".

Risposta dell'assessore Lombardo
"Grazie presidente, ringrazio la consigliera Simona Lembi per la domanda che mi offre l'occasione per fare il punto su quella che viene chiamata Fase 2 e anche sulle misure poste in essere dal Comune di Bologna e della Città metropolitana proprio sul tema del Tavolo sulla sicurezza che la consigliera ha citato. Come tutti sanno da oggi tornano a lavoro oltre 4 milioni di italiani, in Emilia-Romagna tornano mezzo milione di lavoratrici e lavoratori e il nostro impegno è stato sin da subito quello di promuovere, all'interno della Città metropolitane, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, dei tavoli di sicurezza nei luoghi di lavoro, non per scrivere ulteriori regole ma per semplificare quelle esistenti e per cercare di fare una messa a terra degli accordi che il Governo aveva siglato con le parti sociali e che ha aggiornato il 24 aprile, perché l'obiettivo è che quelle regole poi possono trovare effettiva applicazione dentro le fabbriche, dentro le aziende, dentro le imprese.
Ci tengo a sottolineare alcuni elementi di valutazione perché c'è una parte gestionale, amministrativa, che è l'obiettivo dei tavoli: produrre delle checklist per semplificare il lavoro delle imprese, in modo che le imprese possano essere sicure di quelle cose che devono fare per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e, allo stesso tempo, i lavoratori potessero oggi tornare nei luoghi di lavoro avendo maggiori garanzie sul fatto che le misure di sicurezza sono state tenute in considerazione all'interno delle attività produttive.
Ma oltre a una fase gestionale che è puramente amministrativa, ce ne è un'altra che è strutturale e che attiene alla politica. Quali erano le valutazioni politiche dietro la costituzione di questi tavoli? Essenzialmente tre, la prima quella di far sì che il tema della tutela della salute e il tema della tutela dell'occupazione e del tessuto produttivo economico debba essere coniugata non attraverso il sistema dell'autocertificazione che fino ad adesso ha coinvolto solo la Prefettura, insieme alle organizzazioni sindacali ovviamente, ma che deve tenere anche conto del ruolo delle Istituzioni, perché è evidente che il nostro obiettivo deve essere quello, il più possibile, di favorire il dialogo sociale. Molto spesso si è attribuito a questo tavolo un ruolo che non gli era proprio, e cioè quello di anticipare delle aperture, l'obiettivo non era quello di anticipare delle aperture ma di arrivare preparati a queste riaperture perché noi dobbiamo evitare il più possibile di procedere a singhiozzi, cioè con aperture e chiusure successive, l'idea quindi era quella di mettere intorno al tavolo non solo la parte istituzionale, ma anche la parte delle organizzazioni sindacali, la parte delle organizzazioni datoriali, insieme alle autorità funzionali, all'ispettorato del lavoro, l'Inail l'Asl, la collaborazione con la Prefettura, perché solo attraverso il dialogo sociale tra le parti si può abbassare il livello di conflittualità.
Immaginate che la riapertura invece avvenga laddove mancano questo tipo di presidi e di accordi, vi rendere conto che il rischio che un lavoratore dopo aver contratto il contagio da Covid possa fare causa all'azienda e quindi aprire un alto tasso di conflittualità con le autorità giurisdizionali, è molto altro e va assolutamente scongiurato. Ecco che il tema del dialogo sociale che è anche una delle note costitutive del Patto regionale per il lavoro ma anche gli altri strumenti che abbiamo sempre portato avanti qui a Bologna, è un tema, a nostro punto di vista, dirimente. Un altro elemento molto importante è evitare che ci possano essere, e anche qui attiene non alla fase gestionale della produzione della checklist ma attiene più a una valutazione politica, che ci possono essere delle diseguaglianze che la fase 2 e la fase 3 possono portare avanti. A che cosa faccio riferimento? Faccio riferimento al fatto che sono emersi dalle discussioni dei tavoli alcuni temi trasversali, per esempio il tema della conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi della città, e questo evidentemente riguarda il tema del trasporto pubblico locale, il tema della conciliazione tra i tempi di lavoro e i carichi familiari e questo riguarda soprattutto il tema dello smartworking e il tema dell'evitare che questo aggravio si possa riverberare soprattutto sull'occupazione femminile. Ecco ci tengo a sottolineare due elementi, qualche settimana fa, potete vederlo nella pagina dell'ufficio statistico del Comune di Bologna che è sempre molto preciso nel dare i dati, veniva fatta una fotografia che alla fine del 2019 segnalava come nel Comune di Bologna il tasso di disoccupazione fosse arrivato al 3,3%, il tasso più basso non solo in Italia ma tra i tassi più bassi d'Europa e che il tasso di occupazione femminile fosse arrivata oltre il 68%. In questo modo avevamo raggiunto alcuni degli obiettivi, pur tenendo sempre presente che il tema non può fermarsi dati quantitativi dell'Istat o degli uffici statistici ma deve andare sulla qualità del lavoro. È evidente che quella fotografia oggi non è più quella che viviamo perché la pandemia ha già portato delle conseguenze, penso alle conseguenze per i contratti a termine che non sono stati rinnovati e in questo auspico che il Governo possa adottare delle misure per il reddito di emergenza per quelle categorie che già oggi sono in difficoltà, dall'altra parte è evidente che noi dobbiamo evitare che lo smartworking in fase emergenziale possa riportare il carico del lavoro soprattutto sul tema dell'occupazione femminile, perché il rischio è che l'immagine di chi oggi torna a lavoro, uomo, in prevalenza del centro-nord, in prevalenza con un'età compresa tra i 45 anni in su, sia un po' la fotografia del mercato del lavoro che avevamo in passato e noi invece dobbiamo cercare di orientare le filiere produttive a un'idea di filiera del valore, questo è il tema dell'intervento pubblico in economia attraverso le politiche attive per il lavoro, attraverso il sostegno al reddito dei lavoratori e delle imprese. In questo la fase 2, arrivo alla conclusione ma sono convinto che ci sarà modo di parlarne ancora in commissione, deve fare della sicurezza la condizione della ripartenza, noi l'abbiamo sempre sostenuto e continueremo a sostenere che il lavoro dei tavoli metropolitani sia una garanzia per i lavoratori e per le imprese altrimenti, il rischio è quello di procedere a singhiozzi".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:48
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