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Question Time, chiarimenti sulla relazione fra l'inquinamento atmosferico e la diffusione del Covid-19

La vicesindaca Valentina Orioli ha risposto, in seduta di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione Civica) sulla relazione fra l'inquinamento atmosferico e la diffusione del Covid19.Domanda dell...

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La vicesindaca Valentina Orioli ha risposto, in seduta di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione Civica) sulla relazione fra l'inquinamento atmosferico e la diffusione del Covid19.

Domanda della consigliera Clancy
"Viste le notizie relative ad uno studio che metterebbe in relazione inquinamento atmosferico e diffusione dell'epidemia di Covid19; vista la sempre critica situazione della qualità dell'aria nel bacino padano e in città; viste le notizie di un abbassamento del livello di inquinanti nel mese di marzo correlato alla sospensione delle attività e degli spostamenti durante il "lock down" messo in atto a causa della pandemia; visti gli impegni assunti dal Comune di Bologna in termini di salvaguardia ambientale e di sviluppo ecologicamente orientato, ribaditi anche con l'adozione della dichiarazione di emergenza climatica e ambientale nello scorso ottobre.
Pone la seguente domanda di attualità per avere una valutazione politico amministrativa dal Sindaco e dalla Giunta sul tema; per sapere quali azioni intendano mettere in campo per contenere le emissioni inquinanti, in particolare ora vista l'attuale fase di ripresa delle attività dopo le chiusure dovute all'epidemia di Covid19".

Risposta della vicesindaca Orioli
"La domanda di attualità fa riferimento a due notizie pubblicate recentemente. Il primo fa riferimento ad uno studio in corso di pubblicazione e curato da ricercatori dell'Università di Bologna. Il tema è la correlazione tra polveri sottili e diffusione del Covid-19. L'articolo non è ancora disponibile e non ho quindi la possibilità di entrare nel merito dei contenuti, cosa che mi riserverò di fare appena possibile. Il secondo riguarda invece un lavoro molto approfondito che le Arpa delle Regioni del Bacino Padano hanno svolto nell'ambito del progetto europeo Prepair di cui anche il Comune di Bologna fa parte. Dei contenuti di questo studio posso dare conto in modo più dettagliato avendo partecipato, come Comune, alla sua stesura. Nei primi mesi del 2020, la crisi sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento adottate hanno generato una drastica e repentina riduzione di alcune tra le principali sorgenti di inquinamento atmosferico. Si è trattato di una condizione completamente inedita che, nella sua tragicità, ha creato comunque un’occasione per studiare le complesse dinamiche della qualità dell’aria in una delle aree più complesse d’Europa, quella del Bacino Padano. Lo studio Prepair ha investigato l’andamento delle concentrazioni dei diversi inquinanti su tutto il territorio del bacino, in relazione alla variazione delle emissioni ed alle condizioni meteorologiche, anche verificandole in rapporto agli anni precedenti. Per realizzarlo, ci si è basati su una ampia serie di dati raccolti e condivisi tra le diverse realtà che partecipano al progetto (ad esempio, dati sul calo dei flussi di traffico nelle città). Tre i principali aspetti presi in considerazione: l’analisi delle emissioni inquinanti dovuta all’impatto delle misure emergenziali sui diversi settori di attività (trasporti, industria, agricoltura eccetera), la variazione delle concentrazioni degli inquinanti misurate dalle stazioni di monitoraggio di tutto il bacino e, infine, i dati relativi alla situazione meteorologica che influenza profondamente l’accumulo o la dispersione degli inquinanti stessi. Per stimare l’impatto delle misure di contenimento sulla qualità dell’aria, è stato messo a confronto lo scenario reale, elaborato a partire dai dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, con uno scenario ipotetico “no-lockdown” simulato con un modello chimico di trasporto e dispersione, basato sui dati meteorologici del periodo e sulla stima delle emissioni di inquinanti che si sarebbe verificata in assenza di misure restrittive.
Riassumo alcuni dei principali risultati dello studio. Gli inquinanti gassosi presi in considerazione, benzene e ossidi di azoto (NOx), hanno mostrato cali importanti, sia rispetto ai mesi di marzo 2016-2019, la serie storica, sia rispetto ai periodi immediatamente precedenti il lockdown. Tali decrementi hanno raggiunto valori fino al 58% per il monossido di azoto (NO) e al 33% e 38% rispettivamente per benzene e biossido di azoto (NO2). Il confronto con il periodo medio degli anni precedenti ha mostrato come le concentrazioni di questi gas presentino valori ampiamente inferiori alla media. In sintesi, per quanto riguarda gli inquinanti gassosi, tutti gli indicatori scelti confermano una riduzione importante dell’impatto sulle concentrazioni atmosferiche, rispetto allo scenario “No-Covid”. Il particolato - PM10 e PM2.5 – presenta una dinamica molto più complessa: i valori di PM10 registrati dalle stazioni nel mese di marzo sono mediamente inferiori rispetto agli anni precedenti anche se con una diminuzione meno marcata rispetto agli inquinanti gassosi. Le frazioni PM10 e PM2,5 variano in modo simile per tutto il mese di marzo, molto influenzate dalle condizioni meteorologiche, con valori minimi nei giorni ventilati e valori massimi nei giorni di stagnazione, condizione favorevole al loro accumulo. In queste condizioni (intorno al 13 e al 19 marzo), in alcune aree, sono stati osservati valori superiori al valore limite giornaliero (di 50 microgrammi/m3). Discorso diverso per il picco di concentrazione di PM10 registrata a fine mese, causata di un trasporto di masse d’aria ricca di polvere dai deserti dell’area del Caspio.
Possiamo ipotizzare che la relativamente minore diminuzione del particolato rispetto agli inquinanti gassosi sia dovuta a una serie di concause quali: la presenza di quantitativi di inquinanti precursori, come l’ammoniaca derivante dall’agricoltura e dall’allevamento, in concentrazione sufficiente a produrre particolato di origine secondaria. Allo stesso tempo l’aumento dei consumi di gas e di legna per riscaldamento domestico, in condizioni meteorologiche che hanno limitato la dispersione degli inquinanti, ha prodotto emissioni della componente primaria.
Questi primi risultati sembrano confermare la necessità di una strategia incentrata su interventi plurisettoriali e multi-inquinante a larga scala, con interventi mirati a ridurre sia le emissioni dirette che dei precursori del particolato. In questo senso, i risultati dello studio, seppur preliminari, portano a confermare alcuni punti chiave della pianificazione adottata dalle Regioni e Province autonome del Bacino del Po nei propri piani di qualità dell’aria adottati e degli accordi interregionali.
Tuttavia, per poter essere più precisi su tali aspetti è necessario attendere i risultati delle fasi successive, cioè del prossimo rapporto Prepair che si occuperà dei mesi successivi (aprile e maggio) e dei risultati delle analisi della composizione del particolato.
Le conclusioni di questo studio da un lato confermano elementi che già conoscevamo: che la soluzione del problema dell'inquinamento richiede soluzioni forti e strutturali che non possono riguardare una sola città e non possono essere limitati nel tempo. D'altro canto ci sono aspetti che hanno sorpreso noi come i colleghi di Arpae: ad esempio un calo così modesto delle PM10 in un periodo in cui gran parte delle persone erano confinate in casa deve farci riflettere sul peso relativo delle diverse sorgenti.
La Regione aprirà a breve il tavolo per l'aggiornamento del Pair. Ritengo, come ho già detto più volte, che quello sarà il luogo di lavoro e di confronto per avviare nuove politiche e raggiungere risultati importanti".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:48
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