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Question Time, chiarimenti sul tema dei permessi di soggiorno legati al contratto di lavoro

L'assessore Marco Lombardo ha risposto, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Federico Martelloni sul tema dei permessi di soggiorno legati al contratto di lavoro.Domanda d'attualità del consigliere Martello...

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L'assessore Marco Lombardo ha risposto, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Federico Martelloni sul tema dei permessi di soggiorno legati al contratto di lavoro.

Domanda d'attualità del consigliere Martelloni
"Visti gli articoli di stampa che descrivono il business illegale relativo ai falsi contratti di lavoro, finalizzati a far ottenere i permessi di soggiorno agli stranieri;
premesso che il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato numerosi ordini del giorno aventi ad oggetto il tema dell'accoglienza dei migranti e i percorsi di effettiva integrazione dei medesimi, attraverso l'accesso ai servizi, il rispetto dei diritti fondamentali e, in particolare, l'accesso ad occasioni di lavoro, nel rispetto di trasparenza e legalità;
chiede al Sindaco e alla Giunta: una valutazione politico amministrativa in merito all'accaduto; quali azioni, a livello locale e nazionale, intendano intraprendere il Sindaco e la Giunta per per evitare che situazioni simili a quelle accertate e denunciate si ripetano in futuro".

Risposta dell'assessore Lombardo
"Il problema segnalato dal consigliere Martelloni sul tema lavoro e immigrazione in Italia può essere inquadrato da diversi punti di vista. Anzitutto è doveroso premettere che il lavoro può essere considerato, insieme con la conoscenza della lingua, spesso prerequisito per poter accedere un lavoro qualificante, una delle più forti leve di integrazione. Uno degli errori che è stato commesso secondo negli ultimi anni è quello di degradare il tema del lavoro a un rapporto privato. Il lavoro è un tema che attiene ai rapporti sociali non è solamente un tema che attiene ai rapporti privati tra lavoratori e datori di lavoro. Così il lavoro, lungi dall'essere unicamente una fonte di reddito e quindi di indipendenza economica, certamente importanti anzi fondamentali, un'occupazione lavorativa è anche il volano dell'ingresso nella comunità, un elemento di facilitazione nei rapporti sociali e quindi un requisito essenziale per l'integrazione. A trarne beneficio non sono solo i singoli lavoratori, in questo caso i lavoratori migranti, ma anche il Paese e qui basti considerare l'impatto non solo in termini di pagamento delle tasse, ma anche rispetto a un tema che è la vera emergenza del Paese che è quella demografica. Importante sul tema del rapporto tra migrazione e lavoro, citare il recente report "Gli stranieri e il mercato del lavoro in Italia", realizzato dalla Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, uscito a luglio 2019. Dal report emergono alcune cose interessanti utili per la trattazione del tema sollevato in questa sede: in Italia ci sono 5,4 milioni di immigrati regolari a cui si aggiungono circa 600 mila persone stimate senza permesso di soggiorno. I dati ufficiali per Bologna ci dicono che vivono nel territorio comunale 60 mila immigrati, circa il 15,5%, un dato al di sopra della media nazionale. Il tasso di disoccupazione evidenzia un'incidenza maggiore del fenomeno tra i migranti, effetto della componente in età lavorativa che tra i migranti pesa di più. Il problema però è la qualità del lavoro: i lavoratori migranti sono spesso costretti ad accettare lavori più rischiosi, contratti irregolari con minori tutele e l'incidenza tra i migranti di lavoratori qualificati è minore rispetto a quelli italiani. Gli ultimi dati Inail parlano di una crescita esponenziale da 2018 al 2019 di infortuni sul lavoro dei migranti. Vi voglio dare solo un dato: sono 3,8 nel 2018 sono diventati 7,6 nel 2019, più del doppio.
Venendo allo specifico episodio citato, ma è chiaro che le premesse in qualche modo costituiscono la premessa per quello che sto per dire, è fuori di dubbio che esista un problema legato alle procedure amministrative di rilascio del permesso di soggiorno. La legge Bossi Fini impone di avere un contratto di lavoro per il rilascio o il mantenimento del permesso. Un immigrato anche stabile che perde il lavoro può quindi incappare, in mancanza di un'offerta onesta, in professionisti senza scrupoli che possono aiutarlo, previo pagamento, a ricorrere a carte false per poter restare in Italia. In questo caso il lavoro non è più un diritto ma un ricatto, perché è condizione per poter rimanere nel territorio. Finché non si farà un'analisi seria dei flussi lavorativi che servono in questo Paese non si uscirà da questa situazione che, a mio avviso, non aiuta la crescita sostenibile, sia in termini economici, sia in termini sociali del Paese.
Ma il rapporto tra migranti e tutela del lavoro non esaurisce la propria carica problematica unicamente in questa fattispecie: si potrebbe affermare anzi che questo non è che l'epifenomeno di una realtà molto più complessa e preoccupante, che spesso le stime, i dati, le rilevazioni statistiche, fanno fatica a cogliere. Sto parlando del caporalato, sto parlando del lavoro nero, sto parlando dell'impiego di migranti con permesso di soggiorno per motivi umanitari, oppure di migranti non titolari di alcun permesso in lavori sottopagati senza tutele. Un'accurata attività ispettiva che sappia individuare i problemi e stimolare i competenti organi a sanarlo è ciò che serve in questi casi e ricordo che l'attività ispettiva spetta ed è demandata all'ispettorato nazionale del lavoro. Ed è per questo che il tema del lavoro regolare, legale, sicuro fa parte del tema del Protocollo appalti e stiamo lavorando in collaborazione stretta con l'Ispettorato del lavoro, perché si possa garantire la sicurezza, la qualità e la regolarità del lavoro. Non mi sfugge anche che questo tema stia a cuore al consigliere Martelloni, perché uno dei suoi ordini del giorno che è poi stato approvato, pone il tema della regolarità e della sicurezza del lavoro come elemento qualificante rispetto alla crescita del territorio.
Aggiungo solo una piccola postilla perché il tempo sta per scadere. Il sistema dello Sprar e dell'accoglienza diffuso qui ha dato risultati molto migliori rispetto ad altrove e se fosse stato esteso a tutto il territorio, probabilmente avrebbe dato risultati di questo tipo. C'è un tavolo con le organizzazioni sindacali e con i lavoratori dell'accoglienza che ha consentito anche dei risultati importanti, penso a ciò che attiene al tema della protezione umanitaria. Ma sono d'accordo con lei e quindi anche con il consigliere Mumolo, che prima ha citato, che ha fatto un'intervista l'altro giorno, che senza una modifica seria, seria, strutturale non solo che attiene al tema dei Decreti sicurezza, ma anche al tema della Bossi Fini, noi non usciremo purtroppo dalla dittatura dell'emergenza".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:47
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