Comunicati stampa

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Question Time, chiarimenti sul progetto di rigenerazione delll'ex Caserma Mazzoni

La vicesindaca Valentina Orioli ha risposto alle domande d'attualità dei consiglieri Addolorata Palumbo (gruppo misto-Nessuno resti indietro), Gian Marco De Biase (gruppo misto-Al centro Bologna), Francesco sassone (Fratelli d'Italia), Federic...

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La vicesindaca Valentina Orioli ha risposto alle domande d'attualità dei consiglieri Addolorata Palumbo (gruppo misto-Nessuno resti indietro), Gian Marco De Biase (gruppo misto-Al centro Bologna), Francesco sassone (Fratelli d'Italia), Federico Martelloni (Coalizione civica), Paola Francesca Scarano (Lega nord) e Marco Piazza (Movimento 5 stelle) sul progetto di rigenerazione dell'ex Caserma Mazzoni.

Domanda d'attualità della consigliera Palumbo
“Viste le agenzie di stampa apparse in merito al progetto di riqualificazione dell’ex Caserma Mazzoni che ha suscitato molte opinioni discordanti.
Premesso che:
qualche giorno fa è stato presentato al quartiere Santo Stefano un nuovo progetto sulla riqualificazione dello spazio della ex caserma Mazzoni dove si prevede la costruzione di 195 appartamenti, un centro direzionale per negozi e uffici, venti alloggi per il cohousing, e la costruzione di una scuola con palestra.
Sarebbe previsto l’abbattimento di ben 101 alberi con la promessa che saranno sostituiti con 305 nuovi alberi.
Il progetto non ha riscosso il parere positivo neanche della maggioranza in quartiere Santo Stefano.
Dalle dichiarazioni della vicesindaca Orioli sarà previsto un parco pubblico di un ettaro, mentre uno spazio più grande, di circa tre ettari, sarà edificato, perché, dice sempre la Vicesindaca alla stampa, c’è un forte bisogno di case come sarebbe emerso dall’istruttoria pubblica istituita sul tema.
Il Consiglio ha votato una delibera con la quale ha espresso alla Giunta e al Sindaco le linee di indirizzo sul tema dell’abitare sintetizzate in 21 punti, e a dire la verità, l’espansione prevista alla caserma Mazzoni non va nella direzione delle linee di indirizzo espresse nella delibera.
Pone la seguente domanda di attualità: per conoscere il pensiero del Sindaco e della Giunta sul tema; per sapere se l’Amministrazione non ritenga utile confrontarsi con la cittadinanza su questo importante progetto di riqualificazione; per sapere dall’Amministrazione se condivide quanto dichiarato dalla Vice Sindaca Orioli sul forte bisogno di case che la città di Bologna avrebbe”.

Domanda d'attualità del consigliere De Biase
“Da notizie di stampa e dalla risposta ad una nostra interrogazione è emerso che per l’area dell’ex caserma Mazzoni è stato presentato un progetto che prevede la costruzione di 196 appartamenti suddivisi in 7 palazzine da 8 piani e 2 palazzine con funzioni direzionali-commerciali.
La progettazione prevede anche un pesante cambio di mobilità che comprende, tra le altre cose, l’ampliamento del sottopasso di via delle armi e il cambiamento della viabilità da senso unico a doppio senso in alcune delle strade circostanti.
Stando agli atti, pare sia prevista anche la costruzione di una nuova scuola media e il “ripristino” (se così si può dire) nel vecchio nido Rizzoli, chiuso anni fa e situato fuori comparto, ovvero presso la Villa Mazzacorati.
Tale progetto è strategicamente importante sia per la riqualificazione della zona, sia per le modifiche previste per le infrastrutture, ma anche perché vede coinvolti due quartieri: il Santo Stefano ed il Savena.
I residenti delle zone adiacenti all’area dell’ex caserma Mazzoni sono piuttosto preoccupati, poichè non sono stati coinvolti nella definizione del progetto e perché hanno diverse perplessità in merito ai contenuti dello stesso.
A seguito della presentazione del progetto avvenuta fin ora unicamente durante la commissione convocata nel quartiere S. Stefano, i cittadini si sono costituiti in un comitato e chiedono di poter apportare delle modifiche.
Pone la seguente domanda di attualità per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione politica sul tema. Inoltre, per sapere dall’Amministrazione: se intende accettare le richieste di incontro del comitato per ridiscutere il progetto; se i consigli del quartiere Savena e Santo Stefano sono stati coinvolti nella definizione del progetto e se hanno coinvolto i cittadini residenti; se i consiglieri di entrambi i quartieri hanno potuto visionare il progetto attualmente elaborato; se la progettazione tiene conto anche della futura costruzione della scuola media Rita Levi Montalcini, che sorgerà a pochi chilometri di distanza dall’area dell’ex caserma Mazzoni. Infine, chiede inoltre di sapere le tempistiche relative al progetto”.

Domanda d'attualità del consigliere Sassone
“In relazione alla proposta progettuale presentata da Cassa Depositi Prestiti sull'area denominata ex Caserma Mazzoni e le critiche pervenute al progetto da molti residenti del quartiere Santo Stefano oltre che, come si apprende dalla stampa in allegato, dagli stessi Organi rappresentativi del quartiere; si chiede al Sindaco e alla Giunta un parere in merito e se, alla luce delle critiche mosse da più parti, non si ritenga opportuno avviare immediatamente un dialogo con la cittadinanza interessata dalla proposta Progettuale di CDP sull'area ex caserme Mazzoni per addivenire alla individuazione di soluzioni condivise con la città”.

Domanda d'attualità del consigliere Martelloni
“Viste le agenzie di stampa apparse in merito alla possibile destinazione d’uso della ex Caserma Mazzoni.
Premesso che il Comune di Bologna ha molto insistito sulla partecipazione dei cittadini ai progetti di rigenerazione urbana e alle esigenze del territorio .
L’interessamento dei cittadini in ordine agli spazi suddetti e ai progetti e alle proposte messe in campo dalla cittadinanza attiva, con particolare riguardo al contenimento del consumo di suolo, al verde pubblico e ai possibili usi sociali del contesto.
Pone la seguente domanda di attualità per avere una valutazione politica dal Sindaco e dalla Giunta sul tema. Per sapere dall'Amministrazione: cosa pensa di realizzare negli spazi della ex caserma Mazzoni; con quali modalità pensa di giungere alla definizione del progetto definitivo e quali modalità di gestione immagina per assicurare un pieno coinvolgimento della cittadinanza”.

Domanda d'attualità della consigliera Scarano
“Caserma Mazzoni: 'alcuni cittadini pensano che caliamo delle decisioni dall'alto'.
Sono a chiedere al Signor Sindaco ed alla Giunta un parere politico amministrativo in senso generale e più in particolare vorrei conoscere come si è svolto il percorso di partecipazione dei cittadini dei quartieri interessati che si sono anche costituiti in comitato e che contestano - tra altri punti - anche questo aspetto; vorrei anche comprendere le motivazione che hanno indotto l'amministrazione a non tenere conto della storicità di una via come Via delle Armi la quale, se verrà modificata come prevista, porterà con sé un notevole aumento del traffico veicolare; infine sono a chiedere - e lo chiedo simpaticamente - come mai quando l'Amministrazione ha bisogno di intervenire con nuove progettazioni scopre che gli alberi di quella zona sono quasi sempre malati e che bisogna abbatterli”.

Domanda d'attualità del consigliere Piazza
“Premesso che è innegabile l'importanza di restituire alla città le aree delle ex caserme; il rapporto con i proprietari di queste aree è particolarmente complesso.
Considerato che è importante che la trasformazione di queste aree divenga un'opportunità per la socialità, la qualità della vita e soprattutto l'ambiente preservando il verde spontaneo che in molte di queste aree è presente con alberi ad alto fusto.
Preso atto del dibattito sul progetto urbanistico nell'area dell'ex caserma Mazzoni; che due comitati cittadini e il quartiere Santo Stefano, governato dalla stessa maggioranza politica del Comune, hanno espresso, motivate e ferme opposizioni al progetto proposto.
Tra queste:
l'altissimo numero di metri cubi riservati al residenziale che rimane pressoché identico a quello esistente passando dai 96.000 attuali a 94.000 metri cubi con un calo minimo; il rischio paventato di stravolgimento della viabilità con la realizzazione di una strada a doppia corsia al posto dell'attuale a una corsia; l'abbattimento di 105 alberi che non si ritiene adeguatamente compensato dalla piantumazione di 305 alberi ancora giovani per fornire un beneficio all'ambiente per molti anni.
Pone la seguente domanda d’attualità: per avere dal Sindaco e la Giunta una valutazione politica amministrativa su quanto riportato, se intenda istituire una commissione partecipata con la cittadinanza, gli uffici tecnici e l'assessore competente, per valutare le richieste dei cittadini oltre che per meglio illustrare le proposte dell'amministrazione che, come l'assessore Orioli afferma, sembrano non essere state del tutto comprese; se c'è la disponibilità a trovare una mediazione con le richieste dei cittadini e se ritengono fondate almeno alcune delle preoccupazioni espresse dagli oppositori al progetto”.

Risposta della vicesindaca Orioli
"Gentili consiglieri,
vi ringrazio per le vostre domande sull’ex Caserma Mazzoni, che mi offrono la possibilità di un commento approfondito sul progetto di rigenerazione, e anche di chiarire alcuni equivoci e precisare dati emersi attraverso il dibattito degli ultimi giorni e dei veri e propri fraintendimenti, quindi penso sia importante chiarire e non sarà certo questa l'unica sede.
Come certo tutti ricorderete il progetto di trasformazione dell’ex Caserma Mazzoni trova la sua origine negli accordi stipulati nel 2007/2008 fra Comune di Bologna, Agenzia del Demanio e Ministero delle Finanze, che hanno consentito di aprire una riflessione ampia su una grande quantità di immobili di proprietà dello Stato – ben 19 aree ex militari – fino a quel momento mai considerati come un patrimonio a disposizione delle città.
Gli accordi stipulati oltre 10 anni fa hanno definito i contenuti urbanistici necessari per trasformare questi spazi e integrarli nel tessuto della città, e sono alla base del POC RPP (Rigenerazione di Patrimoni Pubblici) approvato dal Consiglio comunale nella seduta del 7 marzo 2016.
Questa sintesi evoca un percorso lungo e molto complesso sia sul piano tecnico che politico, che ha avuto ampia risonanza e ha permesso a più riprese il confronto sia su base cittadina che nei quartieri.
Questo percorso ha avuto una accelerazione per effetto dell’entrata in vigore della nuova legge Urbanistica regionale, che ha accorciato i termini di validità del POC.
Salvo proroghe che potrebbero essere concesse dalla Regione alla luce dell’attuale situazione emergenziale, le proprietà dei beni inseriti nel POC RPP hanno tempo fino al 31 dicembre di quest’anno per presentare il Piano Urbanistico Attuativo PUA), cioè un progetto di maggiore dettaglio sull'area.
Un PUA è un piano complesso dal punto di vista dei contenuti tecnici, e anche per questo la sua presentazione avviene come esito di un confronto con l’Amministrazione pubblica, che si apre nel momento in cui il Comune riceve una proposta progettuale che viene analizzata dal punto di vista tecnico e sulla quale la Giunta si esprime, autorizzando quindi la proprietà a presentare il PUA vero e proprio.
Questo percorso vale anche per le ex Caserme Sani e Mazzoni.
La proprietà delle Caserme Sani e Mazzoni, che è una società di gestione del risparmio che si chiama CDP Investimenti SGR, ha presentato le proposte progettuali relative alle due aree, quindi siamo in questa fase del percorso. Tali proposte sono attualmente in corso di istruttoria tecnica.
Vale le pena soffermarsi a considerare che le aree in oggetto non sono di proprietà del Comune di Bologna, come molti cittadini sembrano pensare, ma d’altra parte non sono neppure di proprietà di un operatore tradizionale del mercato immobiliare. La società CDP Investimenti SGR è in effetti una società partecipata da Cassa Depositi e Prestiti, insieme ad ACRI (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Italiane) e ad ABI (Associazione Bancaria Italiana) che ha il compito di sviluppare investimenti che da un lato hanno l’obiettivo ovvio di assicurare un rendimento al capitale gestito, che è in questo caso il risparmio degli italiani e questo non ce lo dobbiamo dimenticare, ma dall’altro puntano a supportare gli obiettivi di sviluppo delle amministrazioni pubbliche. In questa prospettiva mi sembra che parlare di 'speculazione' debba essere contestualizzato, ad esempio un ambito significativo di azione diretta della società è lo sviluppo di interventi di housing sociale.
A più riprese ho sentito ripetere che il progetto di rigenerazione dell’ex Caserma Mazzoni sarebbe una mera speculazione immobiliare, ma credo che la natura della proprietà, che agisce a valle degli accordi stipulati con lo Stato e di uno specifico Protocollo d’intesa fra Cassa Depositi e Prestiti e il Comune di Bologna, firmato all’inizio di quest’anno, chiarisca bene il contesto nel quale si inserisce questa operazione.
Comprendo la diffidenza dei cittadini, che hanno giustamente a cuore il loro territorio, ma credo che questo progetto debba essere analizzato per quello che è e per le sue caratteristiche e qualità.
L’area su cui si sviluppa, che è soltanto una parte dell’intera Caserma Mazzoni, poiché una porzione è in uso al V Battaglione Carabinieri, ha una superficie territoriale pari a 46.090 metri quadri, cioè 4,6 ettari. L’area oggi è occupata da un insieme articolato di 25 fra edifici e manufatti esistenti, che versano in pessime condizioni, per un totale di circa 96.750 metri cubi di volume esistente. Tali edifici sono stati oggetto di analisi da parte della soprintendenza che non ha individuato elementi di valore storico-architettonico. È possibile quindi la loro demolizione completa.
Il POC prevede per questa area lo sviluppo di una parte di città integrata con i tessuti urbani che si trovano all’intorno, con destinazione in prevalenza residenziale e una presenza assai significativa di servizi pubblici. La proposta di progetto che abbiamo ricevuto in via preliminare alla presentazione del PUA è del tutto conforme alle previsioni del POC. Lo ripeto, in altre parole: non ci sono variazioni di indici come qualcuno sembra temere, né sono intervenute modifiche significative.
Ma vediamone le caratteristiche.
Il progetto prevede lo sviluppo di una superficie utile lorda pari a 29.430 metri quadri, questo è il costruito, suddivisa nei seguenti usi:
residenziale 21.850 metri quadri, di cui 2.185 di housing sociale (non cohousing, che è un refuso pubblicato in un recente articolo);
non residenziale (uffici e attività commerciali o terziarie) 4.730 mq
attrezzature pubbliche 2.850 mq.
Rispetto agli edifici presenti nell’area, il nuovo progetto complessivamente opera in riduzione di volumetria, cioè si riduce la volumetria poiché si passa a circa 94.500 metri cubi, con una riduzione di 2.250 mc. Quello che è importante soprattutto non è semplicemente la riduzione, ma anche la scelta della demolizione di questi edifici, che permette una riorganizzazione dei volumi nell’area che lascia consistenti spazi liberi. Il risultato è uno sviluppo razionale delle aree private e pubbliche, completamente a favore di queste ultime.
Mi spiego, e qui vengo alla domanda del consigliere Martelloni. La superficie territoriale, che abbiamo detto essere pari a 46.090 metri quadri. Il 70% di questo spazio, cioè una superficie di 32.000 mq, non sarà occupato da costruzioni private, bensì sarà ceduto, ovvero diventerà di proprietà pubblica, sotto forma di: parcheggi pubblici; verde pubblico: 10.000 mq circa; viabilità (strade, marciapiedi e piste ciclabili): 10.000 mq circa; usi pubblici (scuole): 6.000 mq di superficie fondiaria.
Questo significa che una volta che questa trasformazione sarà completata i cittadini che abitano nel nuovo insediamento e nei dintorni potranno beneficiare di spazi realmente fruibili per complessivi 32.000 metri quadri, ovvero 3,2 ettari, il 70% del comparto in esame. Questa mi sembra tutt'altro che speculazione. È un'operazione di rigenerazione urbana che insiste sulla riutilizzazione di un'area esistente. Per completezza va detto anche che si prevede che il 41% della superficie complessiva resti a permeabilità profonda, mentre allo stato attuale l'area permeabile corrisponde al 32% del totale, si prevede, quindi, un incremento del 9% delle superfici permeabili, che arriveranno quindi a circa 18.900 mq. Questo è un dato importante da considerare se vogliamo realmente ragionare in termini di qualità ambientali. Infatti il punto non è soltanto evitare il consumo di suolo e quanti alberi sono esistenti e quanti nuovi alberi si piantano. A mio modo di vedere, se vogliamo pensare al progetto di spazi pubblici di qualità, dentro una zona che è residenziale e certamente ha bisogno di aree verdi e spazi aperti ben fruibili, come ci dimostra l’esperienza di questo periodo di lockdown, dobbiamo considerare:
1)L’estensione e la continuità degli spazi pubblici e in particolare del verde. E in questo caso la nuova sistemazione dell’area, grazie alla demolizione degli edifici, permette la realizzazione di un insieme razionale di percorsi, piste ciclabili, la valorizzazione del canale esistente e soprattutto la realizzazione di un giardino pubblico della superficie di un ettaro.
2)La permeabilità profonda del verde, che è un fattore determinante sia per il controllo del ciclo dell’acqua che per la regolazione del microclima urbano e quindi per la riduzione dell’effetto isola di calore e il benessere delle persone.
3)La dotazione di verde. In questo caso, gli alberi esistenti effettivamente tutelati dal Regolamento del verde (ovvero di una grandezza che prevede un'attenzione particolare e un reimpianto in rapporto di 2:1 nel caso di abbattimento) presenti nell'area sono 105. Gli alberi di cui si prevede l'abbattimento sono 101. Solo 9 di questi sono da demolire per ragioni fitosanitarie accertate. Tutte le altre demolizioni rispondono alla necessità di riorganizzare al meglio l’area, questo è stato illustrato anche in commissione di quartiere. Ma è stato anche precisato che a fronte di 188 reimpianti previsti dal Regolamento del verde, il progetto prevede invece di reimpiantare 352 esemplari. Anche in questo caso, sottolineo 352 e rettifico i numeri che sono circolati, la sostanza mi sembra chiara.
A fronte di un progetto che restituisce al pubblico il 70% dell’area, lo sviluppo del 30% privato comprende circa 195 nuovi appartamenti, di cui 20 destinati ad housing sociale. Il circa è d’obbligo semplicemente perché il numero degli alloggi può variare in relazione alle scelte progettuali della proprietà, nel rispetto degli indici urbanistici e delle valutazioni di sostenibilità.
Per quanto riguarda le dotazioni pubbliche previste, oltre al parco e agli interventi sul sistema della mobilità ciclo-pedonale e carrabile, l’intervento si caratterizza per la costruzione di una nuova scuola, interna al comparto, per la quale è stato proposto il recupero di due edifici esistenti. Pur non essendoci alcun obbligo in tal senso, riteniamo che questa scelta costituisca un elemento di interesse della proposta progettuale, sia perché va nella direzione di conservare la memoria storica dell’area, sia perché la soluzione progettuale che sviluppa l’edificio scolastico e la palestra in due sedi separate anche se funzionalmente collegate contempla in modo convincente la possibilità dell’utilizzo delle attrezzature sportiva anche in orario extra scolastico, il che costituisce un valore aggiunto per tutto l’intorno residenziale.
Oltre all’edificio scolastico interno all’area, l’intervento prevede anche la ristrutturazione dell’ex nido Rizzoli collocato in una pertinenza di Villa Mazzacorati. La dotazione di edifici scolastici collegata a questo intervento è quindi pari a due. Rispetto a questi edifici il Settore Scuola ha individuato e condiviso con i quartieri Savena e Santo Stefano la destinazione specifica più opportuna nel contesto della programmazione cittadina e locale. La scuola interna all’area sarà quindi una Secondaria di primo grado, cioè una scuola media, mentre per il nido si conferma la destinazione. Queste scelte aggiornano le prime ipotesi formulate anni fa, quando si poneva il tema del trasferimento delle scuole Tambroni, nel frattempo oggetto di manutenzione da parte dell’Amministrazione comunale, e guardano alle necessità future di un settore urbano che è più ampio di quello della stessa Caserma Mazzoni e dei suoi dintorni. Quindi da questo punto di vista le previsioni sull'edilizia scolastica a cui faceva riferimento il consigliere De Biase sono aggiornate, non sono ferme al 2007.
Mi soffermo su questo tema della dimensione di riferimento dei servizi, per rassicurare i cittadini in ascolto sul fatto che abbiamo ben presenti le necessità del quartiere Santo Stefano e anche del quartiere Savena, ma non tutte queste necessità si risolveranno dentro l’area Mazzoni. Mi riferisco ad esempio alla Casa della Salute. Sappiamo bene che è necessaria, e in questi mesi abbiamo lavorato insieme al nostro settore Welfare e alla Regione per trovare soluzioni per i due quartieri. Fra queste abbiamo preso in esame anche Mazzoni, ma posso dire che non è fra le localizzazioni favorite e francamente le posizioni espresse dai tecnici hanno aspetti condivisibili.
In conclusione, il nuovo insediamento è stato pensato per integrare e completare con servizi il tessuto residenziale, con forti connessioni della rete ciclo-pedonale e invece con una rete di mobilità carrabile che limita l’attraversamento ad un solo senso di marcia, esattamente com’è oggi.
La sostenibilità delle funzioni, dei numeri e del carico urbanistico generato è stata valutata in sede di POC, e ancora ci saranno verifiche quando sarà effettivamente presentato il PUA. L’obiettivo è lo sviluppo integrato di una parte di città, integrato ed equilibrato, non certo di mettere a repentaglio la qualità ambientale o la salute dei cittadini.
Questa politica, di sviluppo integrato di parti di città, ha una tradizione lunga a Bologna e in ogni tempo deve avvalersi degli strumenti urbanistici e normativi che ci è dato utilizzare. In questo tempo possiamo impegnarci a guidare interventi di rigenerazione urbana, attraverso progetti complessi, che oggi sono nei POC e nel prossimo futuro saranno disciplinati da accordi, che hanno un orizzonte temporale medio-lungo - perché una volta approvato il PUA, ci saranno 3 anni di convenzionamento e 10 per l’attuazione -, ma non per questo devono farci perdere di vista gli obiettivi. Obiettivi che, lo voglio dire chiaramente, vanno di certo confrontati e verificati anche alla luce della situazione presente, ma non possono essere affrettatamente cancellati né in nome dell’attuale emergenza sanitaria, né con una generica affermazione sulla non necessità di nuove case. 'Le case non servono perché ci sono 7 mila alloggi vuoti in città' è una affermazione che può stupire in termini di numeri assoluti, ma va contestualizzata. L’istruttoria pubblica sviluppata lo scorso anno sul tema della casa ci ha detto che il tasso di alloggi non occupati in città è pari al 6% dello stock, mentre in genere si considera fisiologico un 10%. Quindi Bologna è una città in cui gli alloggi sono occupati con intensità. E nella quale, se guardiamo ai prossimi anni e non solo alle Fasi 2 o 3, sappiamo che ci sarà ancora bisogno di case.
I dati emersi dall’istruttoria sono alla base del PUG, che quantifica la necessità di 6 mila nuovi alloggi nei prossimi 10 anni, preferibilmente in affitto, ma non solo.
In questi 6 mila alloggi sono comprese le previsioni urbanistiche già in essere, anche quelle relative all’area Mazzoni. Lo dico per sottolineare che il nostro lavoro si basa sull’osservazione di dati reali e sul continuo aggiornamento di questo quadro.
Infine, sulla partecipazione.
Il lungo percorso di valorizzazione dei beni dello Stato in cui si inserisce questo progetto mi sembra sia stato lungamente al centro di iniziative pubbliche, dapprima da parte del Sindaco Cofferati, quindi nel contesto del processo di costruzione del PSC e poi del POC tematico, con il coinvolgimento del Consiglio comunale e del Quartiere.
I cittadini sono stati informati per mia iniziativa dell’attuale evoluzione del progetto con anticipo rispetto alla presentazione del PUA, è per questo che in consiglio di quartiere hanno già visto un progetto che voi ancora non avete visto, quando la presentazione del PUA ancora non è avvenuta. Abbiamo scelto di illustrare il progetto in quartiere, seppure con le difficoltà tecniche del momento, prima della fine dell’istruttoria tecnica proprio perché fosse conosciuto, e perché ci si confrontasse. Cioè, ribadisco, la commissione l'ho chiesta e promossa io, insieme alla presidente di quartiere. In seguito a quella commissione, abbiamo ricevuto richieste di incontro da più parti e a tutte intendiamo rispondere. Ci sono proposte di udienza conoscitiva che stiamo mettendo in calendario. Stiamo utilizzando tutti gli strumenti della partecipazione istituzionale, e mi sembra che questo sia un segno della nostra volontà di diffondere conoscenza e confronto”. 

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:48
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