Comunicati stampa

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Question Time, chiarimenti su coronavirus e smog

La vicesindaca Valentina Orioli, ha risposto, in Question time, alla domanda d'attualità del consigliere Vinicio Zanetti (Partito Democratico), su relazione tra smog e Covid 19.
Domada del consigliere Zanetti
"Premesso che la questione ambie...

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La vicesindaca Valentina Orioli, ha risposto, in Question time, alla domanda d'attualità del consigliere Vinicio Zanetti (Partito Democratico), su relazione tra smog e Covid 19.

Domada del consigliere Zanetti

"Premesso che la questione ambientale è diventata centrale nel dibattito politico di oggi e sempre più lo sarà in futuro; visti gli articoli di stampa in merito alla possibile relazione tra il livello delle polveri sottili e la diffusione del Covid 19; domanda al Sindaco e alla Giunta di esprimere una valutazione politico/amministrativa sull'ipotetica correlazione tra smog e diffusione del virus covid 19, anche alla luce della ricerca che stanno effettuando alcuni studiosi italiani"


Risposta della vicesindaca Orioli

"Gentile consigliere, il giorno 18 marzo scorso diversi mezzi di informazione hanno dato spazio ad uno studio relativo al contributo di elevate concentrazioni di PM10 nella diffusione dell’epidemia di Covid-19.Si tratta di un documento curato dalla Società italiana di Medicina Ambientale (Sima), in collaborazione con autori delle Università di Bologna e Bari, che ipotizza un ruolo di “carrier” e “boost” dell’inquinamento da particolato atmosferico alla diffusione del Covid-19 nelle regioni del Nord Italia. Il documento è un “position paper” ovvero, stando alla definizione, un documento redatto al fine di avviare una discussione su un tema emergente senza riportare riscontri o esiti sperimentali a convalida delle tesi espresse.

Vista la rilevanza delle questioni contenute nel documento, il Comune ha ritenuto necessario avviare immediatamente un percorso urgente di verifica. Per fare questo si è avvalso della collaborazione dei componenti del tavolo di lavoro istituzionale “salute e ambiente” operante nell’ambito del Protocollo d’Intesa “Attività/interventi di promozione, educazione alla salute e prevenzione nella comunita’ locale” promosso dal Comune di Bologna e sottoscritto nel 2018 da Azienda Unità Sanitaria Locale di Bologna, Azienda Policlinico di Sant’Orsola, Alma Mater Studiorum Università di Bologna ed altri soggetti istituzionali.

Ci tengo a precisare questo aspetto di metodo che ritengo centrale. L’azione del Comune è orientata dalle indicazioni dei soggetti istituzionalmente preposti ad occuparsi di Ambiente e Salute. Sulla base delle indicazioni di questi interlocutori assumiamo eventuali iniziative di nostra competenza. Non possiamo procedere se non sulla base del loro prezioso supporto. Nell’ambito del tavolo “salute e ambiente” sono stati consultati il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Bologna, il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna ed il Centro Tematico Regionale Qualità dell’Aria di Arpae al fine di acquisire una valutazione autorevole sul documento, anche alla luce di possibili ricadute operative che da esso potrebbero discendere.


La risposta dei nostri interlocutori è stata molto rapida e siamo particolarmente grati per questa loro disponibilità. Siamo infatti consapevoli del fatto che in questo momento difficilissimo le Istituzioni sono coinvolte nel fronteggiare un’emergenza senza precedenti nei tempi recenti e la priorità di chi opera in campo sanitario è quella di garantire assistenza, cure e corretta informazione, utilizzando al meglio risorse e strumenti a disposizione.

Riporto nel seguito alcuni degli elementi che ci sono stati evidenziati con alcune esemplificazioni utili a chiarire le conclusioni a cui si è arrivati. Complessivamente è emersa l’opinione comune che la pubblicazione presenta limiti metodologici che non consentono ancora di considerare le conclusioni come definitive. Si tratta di una analisi condotta, per forza di cose, con dati parziali e che non tiene conto della complessità di variabili che caratterizzano il fenomeno.

Lo studio parte da un concetto difficilmente contestabile: la nebulizzazione o la generazione di aerosol si associa ad una maggior carica aerea di agenti patogeni; infatti gli operatori sanitari che assistono pazienti intubati o in ossigenoterapia sono considerati a rischio aumentato di contagio da malattie trasmesse per via aerea. Da questo assunto, gli autori del documento costruiscono un’ipotetica associazione tra i livelli giornalieri di PM 10 e/o PM 2.5 mediante la selezione non sistematica di alcuni studi che sembrerebbero supportare questa ipotesi.

Lo stesso vale per il modo in cui vengono interpretati i dati. Si consideri, come esempio, la figura 4 del documento: gli autori evidenziano un’apparente corrispondenza tra i livelli giornalieri di polveri fini misurati dalle centraline ARPA ed il numero di casi riportati all’interno della provincia di Brescia.

Tale dato viene interpretato senza considerare il fatto che dovrebbe esistere una latenza di almeno un giorno tra il contatto con il virus e l’insorgenza di sintomatologia clinica. Oltretutto, nella stessa pagina, gli autori interpretano il quadro postulando un tempo medio di ben 14 giorni tra l’infezione e la diagnosi clinica  (14 giorni è, in realtà, il tempo massimo di comparsa dei sintomi, con le forme più gravi di patologia che tendono a manifestarsi in realtà nell’arco di 2-3 giorni dal contagio).

Il bacino padano è certamente l’area italiana maggiormente colpita dall’epidemia da Covid-19 tuttavia le cause potrebbero essere imputabili a molteplici fattori, ad esempio, i maggiori scambi con i Paesi esteri o il maggior movimento di lavoratori nell’area. Vista la limitata disponibilità di informazioni e l’assenza di un quadro complessivo di tutti i fattori interessati, riteniamo che al momento non sia opportuno trarre conclusioni affrettate.

Più verosimile appare invece la tesi sostenuta da altri studi che mostrano un’associazione tra inquinamento e malattie respiratorie comprese quelle di tipo infettivo. Generalmente questa associazione viene spiegata ipotizzando che il particolato possa aumentare la suscettibilità al contagio e alla malattia e peggiorarne la prognosi.


Al termine dell’epidemia, che auspichiamo avvenga prima possibile, sarà sicuramente utile raccogliere sistematicamente tutti i dati sulla diffusione del virus e, solo allora valutarne la correlazione con possibili fattori di micro o macro-area. Sulla stessa lunghezza d’onda le considerazioni sul documento espresse dalla Società Italiana di Aerosol (IAS) che ha diffuso un’informativa, sottoscritta da 70 scienziati e pubblicata il 22 marzo, di cui si riportano i passi salienti:

- Le conoscenze sono ancora molto limitate e ciò impone di utilizzare la massima cautela nell’interpretazione dei dati disponibili

- Ad ora non è stato dimostrato alcun effetto di maggiore suscettibilità al contagio al COVID-19 dovuto all’esposizione alle polveri atmosferiche

- La covarianza fra condizioni di scarsa circolazione atmosferica, formazione di aerosol secondario, accumulo di PM in prossimità del suolo e diffusione del virus non deve, tuttavia, essere scambiata per un rapporto di causa-effetto.

- Si deve porre molta cautela, ad esempio, nel confrontare dati e trend provenienti da aree geografiche diverse del Paese e nel mescolare situazioni in cui esiste un focolaio con situazioni in cui il focolaio non è presente ed in cui sono state prese misure di contenimento diverse in tempi diversi. Il periodo di monitoraggio disponibile per l’indagine epidemiologica è ancora troppo limitato per trarre conclusioni scientificamente solide in relazione ai moltissimi fattori che influenzano il tasso di crescita del contagio.

- L’ipotesi di correlazione dovrà essere accuratamente valutata con indagini estese ed approfondite.

La nota IAS è stata ripresa in comunicati della Regione Emilia - Romagna e di Arpae usciti fra domenica e lunedì. E’ stata prevista una discussione sul tema durante il meeting del progetto LIFE Prepair che si terrà i prossimi 31 marzo e 1 aprile. PrepAIR (Po Regions Engaged to Policies of Air) è un progetto europeo, coordinato dalla Regione Emilia - Romagna, che mira a realizzare azioni nel bacino padano, al fine di migliorare la qualità dell'aria nel rispetto della normativa europea e nazionale. Tra i partner di progetto vi sono le regioni del bacino padano e le rispettive agenzie regionali, una rappresentanza slovena e i comuni di Bologna, Milano e Torino si svolgerà in modalità videoconferenza e sarà un’utile opportunità di approfondimento delle conoscenze.

Il tema comunque sarà sicuramente oggetto di ulteriori sviluppi ed approfondimenti che seguiremo con attenzione come abbiamo fatto sinora".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:47
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