Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Simona Lembi
Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico). "Era stata denominata “Alfa 356” la missione cominciata alle 9.48 del 6 dicembre 1990. Al Sottotenente pilota Bruno Viviani era stata affidata u...
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Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico).
"Era stata denominata “Alfa 356” la missione cominciata alle 9.48 del 6 dicembre 1990. Al Sottotenente pilota Bruno Viviani era stata affidata un’esercitazione “in bianco”: senza utilizzo di strumenti di offesa, quindi, l’aereo avrebbe dovuto sorvolare per tre volte una postazione simulando un attacco e rimanendo a sua volta intercettato. A bordo dell'Aermacchi MB 326, diretto verso Trecenta (RO), nell’esercitazione, il pilota comunicativa al radar di Monte Venda (PD) una “piantata motore” e cioè un calo di spinta dell’aereo tale da ridurre la potenza del motore al 60%.
Qui, la prima scelta: Bruno Viviani accende un dispositivo che si chiama ‘relight’, riacquistando una potenza del 75%. La situazione è critica. Lo conferma il fatto che il pilota prende in considerazione un atterraggio nel vicino aeroporto militare di Poggio Renatico (FE); considerando il fatto che premendo più volte il relight, l’aereo manteneva quota, a metà strada tra Bologna e Verona (il suo aeroporto di partenza, un aeroporto, quest’ultimo che conosceva bene), una nuova scelta: il pilota si dirige sull’aeroporto civile di Bologna nonostante non conoscesse il territorio, né la disposizione delle piste.
L’atterraggio su Bologna fallisce, il velivolo riprende quota, poi, ormai in preda alle fiamme, quindi definitivamente ingovernabile, il pilota si lancia col paracadute. L’aereo, lasciato a sé, centra la succursale di una scuola, l’ITCS G. Salvemini, di via del Fanciullo a Casalecchio di Reno. Erano le ore 10.33. Muoiono 11 studentesse e uno studente, tra i 16 quindicenni presenti in classe, la IIA, feriti un’ottantina di persone e la vita che cambia radicalmente.
Il 6 dicembre del 2020 Casalecchio di Reno, la Città metropolitana, il Comune di Bologna e quello di Sasso Marconi, quelli di Valsamoggia e di Zola Predosa, (i comuni di residenza delle 12 giovani vittime) sostenuti dalla Regione Emilia-Romagna, ricordano, 30 anni dopo, quei fatti: il triste e doloroso epilogo di una esercitazione militare in tempo di pace finita male, per la prevalenza delle persone, una delle peggiori pagine di storia civile che l’Italia abbia mai conosciuto (dal secondo dopoguerra), per chi sa e ancora oggi ha bene in mente: l’avvocatura di stato chiamata a difendere l’areonautica e la scuola lasciata sola, senza che lo stato difendesse questo suo organismo e con l’impossibilità di vedersi partecipe al processo neppure come parte civile; due anni di perizie scrupolosissime (3 i medici legali e i periti tecnici nominati da Massimiliano Serpi, PM di Bologna, per chiarire le cause della strage) a cui fa seguito la condanna a 3 anni per il pilota e i suoi due superiori Brega e Corsini (che avevano seguito il volo e la sua avaria dalla torre di controllo di Verona Villafranca), accusati di aver sottovalutato la gravità e la pericolosità di quanto stava accadendo in volo e mal gestito l’emergenza, poi assolti nel processo di secondo grado, senza che fosse prodotta una sola prova aggiuntiva rispetto a quelle già agli atti; “Il fatto non costituisce reato”, fu detto. Formula di rito per chi ha pratica con la legge. L’incapacità di un paese di riconoscere responsabilità per la morte di 12 quindicenni seduti tra i banchi di scuola”, hanno pensato e sentito tutti gli altri.
Nessuno dimentica che l’MB 326 aveva già avuto una piantata motore il 22 febbraio 1990 e una seconda l’8 novembre 1990, prima di quella più nota, la terza, di appena un mese dopo, il 6 dicembre 1990.
Sono molte le iniziative che si terranno nei prossimi giorni in memoria della Strage del Salvemini: l’incontro istituzionale degli enti locali, il 4 dicembre alle ore 18, cui auspico parteciperemo anche noi. Il 5 dicembre, la piantumazione di 12 alberi in memoria delle vittime in un parco al confine tra Casalecchio e Bologna, una nuova piazza pubblica (con la posa della prima pietra) alla memoria delle ragazze e dei ragazzi del Salvemini, la cerimonia a scuola, il 6 dicembre, alle 10.30, la Santa Messa celebrata dal Cardinale Zuppi alle 18 a Casalecchio.
Tra queste, metto in evidenza @iosonoilsalvemini, voluta da studenti ed ex studenti, studentesse ed ex studentesse, una maratona web, dalle 14 alle 17 per trasmettere memoria e mettere in evidenza il significato più profondo di essere il Salvemini oggi e cioè fare parte di quella più ampia comunità di persone, di uomini e donne che hanno capito di non potersi arrendere di fronte all’enormità di quel fatto, e che hanno saputo trasformare un fatto enorme, un dolore di cui nessuno, all’epoca, conosceva i confini, in una questione pubblica: la ricostruzione della scuola, divenuta casa della solidarietà, la scrittura di leggi per le esercitazioni militari in tempo di pace, l’embrione di quello che è diventato il centro per le vittime di reato, le 12 edicole al parco di Montovolo, Pagine di vita, in memoria di quelle 12 giovanissime vittime che oggi non ci sono più".