Comunicati stampa

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Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni

Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico). "Se i soldi non bastano a contrastare la povertà.'I soldi non bastano' dice don Matteo Prosperini direttore Caritas nella sua intervista al Corr...

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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico).

"Se i soldi non bastano a contrastare la povertà.
'I soldi non bastano' dice don Matteo Prosperini direttore Caritas nella sua intervista al Corriere del 24 maggio. Ho molto apprezzato le sue parole e trovo di grande stimolo le sue riflessioni, perché è vero, i soldi non bastano e non solo come quantità: non bastano anche come ricetta al contrasto della povertà. La povertà, lo sappiamo bene, non è solo economica ma ha tantissime sfaccettature tra loro interconnesse in maniera talvolta perversa e ostica: combatterla richiede un intervento multidimensionale per cui è vero che “i soldi non bastano”. Colpisce molto essere di fronte a un repentino nuovo scenario divenuto rela e dirompente: la cosiddetta "fascia grigia" è ora caduta in povertà in maniera vertiginosa; in poche settimane sono esaurite moltissime forme di welfare pubblico, privato e famigliare, fino ad arrivare a 11.500 richieste di buoni spesa al Comune e 2334 alla Diocesi in sole 24 ore, senza considerare il sostegno alimentare e beni di prima necessità di Empori Solidali Case Zanardi (1700 accessi al mese), Antoniano, Caritas e Cucine Popolari che hanno visto aumentare i numeri della propria distribuzione e consegna di alimenti e di prodotti prima necessità da febbraio a oggi.
Siamo di fronte a numeri importanti, che se non aumenteranno addirittura, sono purtroppo con altissime probabilità destinati a cristallizzarsi diventando un onere faticoso da reggere se continuati ad affrontare solo con la logica dell’iniezione di liquidità.
Non si può diventare così poveri in così pochi giorni: vuol dire che qualcosa non ha funzionato prima a livello di protezione sociale equa e dignitosa, da un lato, svuotando di senso e funzionalità una serie di legami sociali e umani che sono di fondamentale aiuto nella lotta alla povertà economica e nella prevenzione della sua aggressività. emerge la difficoltà di realizzare processi inclusivi, di autonomia e benessere collettivo.
I soldi non bastano come soluzione e come quantità: il problema, ancora non è ben messo a fuoco a livello statale, purtroppo, come ricorda il Forum Disuguaglianze e Diversità coordinato da Fabrizio Barca. E a livello locale? Cosa può fare in più il nostro Comune per mettere insieme ancor di più in modo efficace il Terzo Settore, tutti i propri Servizi Sociali e il territorio che nelle sue più svariate forme si sta organizzando per attività di prossimità e volontariato? In che modo massimizzare e coordinare al meglio gli interventi pubblici e privati sulla popolazione più vulnerabile di Bologna Metropolitana ora che anche l’Istituzione per l’Inclusione Sociale sarà sciolta riportando le proprie funzioni, risorse e strumenti all’area relativa al welfare del Comune? Esiste e può essere applicata una nuova logica Pubblico-Privato-Territorio per la progettazione dell’intervento sociale che vada oltre la preziosissima, puntuale consegna di cibo e beni di prima necessità, oltre al mettere in rete chi fa qualcosa per i cosiddetti "poveri"?
Siamo bravissimi a dare servizi, Bologna è sicuramente una delle realtà più virtuose, ma la povertà di relazione e di diritti sociali e civili che sta aumentando, ed è destinata ad aumentare ancora di più a causa dell’attuale emergenza sanitaria che è già diventata anche economica e sociale ci obbliga a uno scatto culturale per cui il beneficiario deve essere pensato come un interlocutore e non un target di servizi, il Terzo Settore si deve pensare come un attore più partecipe e meno come semplice gestore, per arrivare insieme a uno scatto strategico per aumentare la fiducia e la rendicontabilità che dobbiamo trovare tra e con cittadini e Istituzione per contrastare efficacemente la povertà ricostruendo un senso di comunità che faccia sentire ed essere meno soli.
A Bologna, per contrastare la povertà non bastano solo ulteriori erogazioni di servizi materiali; posto che servono anche quelle, certo, e che per fortuna ce ne sono molti, ben organizzati e rispondenti alle esigenze, ma occorrono progetti che sappiano mettere al centro la dimensione umana e sociale di chi vive in povertà, favorendo l’accesso ai diritti sociali e civili di tutte e tutti, mettendo a fuoco la costruzione di possibili e diversi progetti di vita. La ricchezza economica degli interventi sociali credo debba prevedere esiti ulteriori e di medio-lungo periodo, altrimenti si torna a un'azione meritoria e generosa che però non produce effetti positivi successivi.
Finché non troveremo un nuovo modo di contrastare la povertà, un nuovo modo che vada anche oltre il welfare e si concentri di più sul wellbeing, sul benessere e sulle potenzialità delle reti territoriali della comunità, continueremo infatti a parlare di "poveri" e non di persone in povertà: continueremo a stare nel grande inganno per cui il povero è povero a causa delle sue scelte particolari, e non perché vive in situazioni generali che lo rendono povero di strumenti, possibilità e risorse, e che dobbiamo anticipare e contrastare queste situazioni in maniera collettiva e cooperativa, coordinata dal Pubblico di tutti i singoli enti che, in convenzione o meno col Comune, combattono ogni giorno queste situazioni che generano povertà. Bisogna creare dei punti o almeno dei metodi di ascolto non dei poveri che non hanno più nulla, ma di quelli che temono di non avere più nulla nel prossimo breve periodo: compito della politica sarà quello di produrre più ricchezza per loro, compito della società civile sarà quello di rendere questa ricchezza inclusiva e capace di rendere autonomi. Bisogna sì generare ricchezza e reddito ma redistribuire tale ricchezza e reddito contestualmente e non solo dopo: altrimenti i soldi non basteranno mai, nemmeno se dietro c’è un'azienda grande, sana ae attenta alla responsabilità sociale , come la Faac coi suoi utili”.

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:48
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