Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Andrea Colombo
Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Andrea Colombo (Partito Democratico). "Ho letto con attenzione il dibattito di questi ultimi giorni, a partire dal position paper che collega la velocità di diffusione della pandemia da c...
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Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Andrea Colombo (Partito Democratico).
"Ho letto con attenzione il dibattito di questi ultimi giorni, a partire dal position paper che collega la velocità di diffusione della pandemia da coronavirus in alcune regioni italiane alle più alte concentrazioni di inquinamento atmosferico, passando per il dibattito in seno alla comunità scientifica, fino ad alcune reazioni istituzionali.
Ora, troverei piuttosto singolare che la politica dica alla scienza, che per l’articolo 33 della nostra Costituzione è libera, cosa deve e non deve fare. Tanto più in un momento in cui stiamo tutti dicendo di ascoltare gli scienziati, dal coronavirus ai cambiamenti climatici. Per questo, suona un po’ inopportuno l’invito a non diffondere certe informazioni, ed è invece importante che alcuni ricercatori della nostra Università di Bologna abbiano scoperto e messo in evidenza pubblica la possibile correlazione e interazione tra le polveri sottili e i contagi da Covid-19. Non è disfattismo in tempo di guerra, ma un contributo alle ricerche della comunità scientifica su cause e modalità di questa terribile pandemia, per comprenderla e arrivare a sconfiggerla prima.
Poi, giustamente, come hanno evidenziato molti altri scienziati, anche della nostra ARPAE, ci vuole cautela e la effettiva causalità deve essere nel tempo approfondita e verificata con studi più dettagliati e sottoposti a confronto e validazione. Secondo quel metodo scientifico che, d’altronde, parte necessariamente da un’ipotesi. Ipotesi che, in questo caso e per le informazioni ad oggi diffuse, com’è stato autorevolmente ricordato anche dal professor Vincenzo Balzani, risulta finora logica e basata su dati reali, dei contagi e dello smog, e su una solida letteratura precedente, circa il rapporto esponenziale tra infezioni da virus e concentrazioni di polveri sottili (ad esempio, per l’influenza aviaria nel 2010).
Non è infatti certo nascondendo sotto il tappeto le polveri e i loro possibili effetti dannosi in modo molteplice, che come politica facciamo l’interesse alla tutela della popolazione: quindi, bene l’indagine che a seguito di questa notizia le Regioni Emilia-Romagna e Lombardia hanno annunciato e che mi auguro coinvolga anche i ricercatori che per primi hanno sollevato il tema.
Se l’ipotesi sarà confermata in via definitiva, avremo un motivo in più per combattere con più coraggio l’inquinamento; altrimenti, di ragioni sanitarie per farlo comunque ce ne sono già purtroppo anche troppe, come bene ha ricordato il Commissario regionale all’emergenza Sergio Venturi. Lo smog derivante da traffico, industria e agricoltura, infatti, va ridotto a prescindere, dato che, a proposito di bollettini sanitari drammatici, causa ogni anno 80.000 morti solo in Italia (OMS e AEA, 2019) e 146 solo a Bologna (AUSL, 2018), e, aggiungo, provoca patologie respiratorie e cardiovascolari croniche, che rischiano di essere poi parte di quelle “pregresse” di cui tanto sentiamo parlare nelle ultime settimane.
Basta ricordare che a Bologna, nel periodo immediatamente precedente all’emergenza da Covid-19, in un solo mese e mezzo c’erano stati già ben 23 sforamenti di PM10 su un massimo di 35 consentiti in un intero anno. E ancora peggio in altre province emiliano-romagnole. C’è o no un rapporto di causa-effetto con la maggior diffusione del coronavirus rispetto ad altre zone d’Italia? È giusto interrogarsi e approfondire quest’ipotesi. Tra l’altro, gli sforamenti sarebbero in realtà molti di più, essendo stati misurati secondo i limiti convenzionali dell’UE (50 microgrammi), molto più tolleranti di quelli stabiliti invece come soglia per la tutela della salute umana (20 microgrammi) dall’OMS, che è la massima autorità sanitaria mondiale a cui stiamo facendo riferimento anche per quest’emergenza.
In conclusione, adesso non è il momento della contrapposizione fra politica e scienza, ma del rispetto reciproco e della massima collaborazione possibile a tutela della salute dei cittadini, anche secondo il principio di precauzione".