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Question Time, chiarimenti sull'integrazione nelle scuole d'infanzia

La vicesindaco Marilena Pillati ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità del consigliere Umberto Bosco (Lega Nord) e della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico) sull'integrazione nelle scuole ...

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La vicesindaco Marilena Pillati ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità del consigliere Umberto Bosco (Lega Nord) e della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico) sull'integrazione nelle scuole d'infanzia.

Domanda del consigliere Bosco:
"Integrazione mancata. Alla luce degli articoli di stampa, si chiede il parere della Giunta. In particolare si chiede di conoscere quali strumenti di integrazione intenda attivare al fine di consentire la corretta integrazione degli alunni delle scuole materne".

Domanda della consigliera Mazzoni:
"Visti gli articoli di stampa relativi all'episodio della famiglia italo-marocchina che ha chiesto di ritirare il proprio figlio da una classe composta, a loro parere, da troppi bambini stranieri; domanda al Sindaco e alla Giunta di esprimere una valutazione politico amministrativa sull'episodio e sulle motivazioni espresse dalla famiglia; quali sono gli indirizzi dell’Amministrazione comunale in tema di: criteri di formazione delle classi idonei a rispettare tutti gli equilibri necessari; progetti di integrazione".

Risposta della vicesindaco Marilena Pillati:

"Gentile consiglieri, vi ringrazio per le vostre domande che mi danno l'opportunità di ribadire in quest'Aula l'impegno di questa Amministrazione sui temi dell'inclusione e della multiculturalità. Come sapete risale al 1992 l'istituzione del CDLEI, il primo centro interculturale pubblico in Italia, che mette a disposizione di tutto il sistema scolastico, a partire dalla scuola dell'infanzia, strumenti e risorse educative perché la scuola, anche quella statale, possa contare, oltre che sulle risorse interne e sulle proprie progettualità, sul supporto di ulteriori interventi messi a disposizione proprio dal CDLEI.
Da anni sono garantiti diffusi interventi di alfabetizzazione di lingua italiana rivolti ai bambini di nuovo arrivo in Italia nella fascia della scuola dell'obbligo. A questi si affiancano molteplici e strutturati interventi formativi e la messa a disposizione degli insegnanti di documentazione e materiale didattico.
Tra gli interventi specialistici che riguardano tutte le scuole, a partire da quelle dell'infanzia vi è un servizio di grande valore sotto il profilo dell'integrazione: si tratta della mediazione culturale che sostiene la relazione tra scuola e famiglia e che, dunque, coinvolge in modo diretto proprio le famiglie.
Nelle scuole d'infanzia, e ancora prima nei nidi, vengono promossi progetti per sostenere e favorire la partecipazione attiva di tutte le famiglie, progetti che molto spesso fanno leva proprio sulla multiculturalità e sulla valorizzazione delle differenze culturali, per arricchire la programmazione educativa della scuola.
Tra gli interventi più innovativi ci sono quelli proposti alle scuole dell'infanzia che hanno molti bambini di origine non italiana. Si tratta di diversi tipi di laboratori, narrativi bilingue, ludico linguistici e quelli rivolti in modo specifico ai genitori. Tutte le nostre proposte sono scelte dalle scuole in relazione ai bisogni educativi delle loro comunità.
Nell'anno scolastico 2018-2019 sono stati 85 gli interventi di mediazione culturale realizzati nel segmento dei servizi per l'infanzia, soprattutto scuole, e 55 i laboratori realizzati nelle scuole d'infanzia.
Siamo convinti che un'autentica accoglienza necessiti di esperienze strutturate di questo tipo, dove la scuola sappia porsi in un atteggiamento di ascolto e dialogo nei confronti di tutti gli alunni tenendo conto dei rispettivi vissuti e dei bisogni particolari che manifestano, costruendo risposte nella relazione educativa quotidiana.
L'accoglienza, intesa come prassi istituzionale, costruisce una prospettiva di sempre maggiore apertura alle differenze, che pratica l'intercultura nelle relazioni quotidiane in classe, nel dialogo con le famiglie, nella collaborazione tra insegnanti. Per questo mi ha fatto molto piacere leggere le considerazioni che la nuova dirigente dell'Istituto Comprensivo 7, quello coinvolto nell'episodio riportato dalla stampa, ha espresso sui temi dell'integrazione.
Chi si occupa di educazione e di scuola sa che in ogni scuola e in ogni nido si formano ogni anno comunità di bambini sempre più eterogenee e multietniche. L'eterogeneità non è data solo dalla presenza di famiglie originarie da ogni parte del mondo, ma anche dalle tante differenze che attraversano quelle di origine italiana. Quando si parla di bambini non sono, dunque, i numeri da soli o i cognomi a parlarci della reale situazione di un contesto scolastico e dei suoi bisogni educativi. Il nostro obiettivo è quello di sostenere e accompagnare le scuole a svolgere al meglio il loro compito in una società multiculturale, in cui nessun cittadino è e deve sentirsi ospite e in cui nessun bambino è straniero.
Per quanto riguarda i criteri di formazione delle classi, che hanno in generale la finalità di equilibrare il più possibile la loro composizione rispetto alle caratteristiche individuali dei bambini, riteniamo che bisogna fare molta attenzione, sarebbe molto grave se questi venissero trasformati di fatto in vere e proprie barriere di accesso a una scuola. Su questo per esempio la dimensione delle scuole, molto differente nei diversi ordini e gradi, non è un elemento di poco conto. Quando parliamo di scuole d'infanzia, parliamo molto spesso di scuole con 3 sezioni che, come nel caso di cui stiamo discutendo, hanno una sola classe che può accogliere i bambini di 3 anni di età. Se, dunque, la priorità fosse realizzare quelli che il consigliere Bosco chiama "tutti gli equilibri necessari", ad esempio di genere o di nazionalità, di fatto queste caratteristiche diventerebbero in quel contesto, con una sola classe che può accogliere i bambini, discriminanti rispetto alla possibilità di accedere alla scuola stessa, non così nei contesti ad esempio delle scuole di ordine e grado superiori in cui c'è una pluralità di classi e dove proprio i criteri di formazione hanno il compito di equilibrare la composizione delle stesse.
Il risultato non potrebbe che essere quello di costringere alcuni bambini che fanno parte di una comunità territoriale a frequentare una scuola lontana, siano essi italiani o stranieri. Che integrazione sarebbe questa? Il risultato temo che in molti casi potrebbe essere quello di disincentivare la frequenza alla scuola d'infanzia: è proprio questa una delle principali preoccupazioni che credo debba accomunarci in riferimento alla vicenda di cui i giornali hanno parlato in questi giorni. A partire da queste considerazioni, ho voluto rivolgere il mio appello al papà del bambino, che incontrerò a breve, a riportare il piccolo a scuola dove sono certa che troverà un contesto educativo e formativo adeguato al suo percorso di crescita".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:46
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