Comunicati stampa

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Question Time, chiarimenti sulle lista d'attesa nella Sanità

L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulle lista d'attesa per esami e visite specialistiche.Domanda della consigliera Cocc...

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L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sulle lista d'attesa per esami e visite specialistiche.

Domanda della consigliera Cocconcelli
"Ci dicono che nella Sanità emiliana va tutto bene, che non sussistono problematiche inerenti le lunghe lista d'attesa per esami e visite specialistiche, ma la realtà è ben diversa e lo dimostrano le numerose esperienze negative segnalate da un quotidiano locale (Resto del Carlino Bologna del 25-26-27.11.2019).
Chiedo un parere all'Assessore Barigazzi, in qualità di Presidente delle Ctss inerente alle "agende chiuse" ed alle liste d'attesa che non rispondono alle esigenze sanitarie di Bologna e della Città metropolitana".

Seconda domanda della consigliera Cocconcelli
"Ho letto l'articolo di Repubblica di oggi sulle attese dei pazienti nei PS cittadini. Considerato che all'inaugurazione del nuovo PS dell'ospedale di Bentivoglio era presente anche l'Assessore Barigazzi, chiedo quali politiche si pongano in essere per ovviare alle lunghe attese nei PS cittadini e sia previsto un aumento del numero del personale sanitario dell'urgenza-emergenza, unico antidoto alle lunghe attese".

Risposta dell'assessore Barigazzi
“La ringrazio per la domanda e per i toni molto lontani dalla campagna elettorale con cui le pone, dato che lei è un operatore del settore credo che ci sia la possibilità di una mia risposta che dia un contributo proprio alla discussione che dobbiamo ai nostri cittadini su questo, quindi entrerò in merito delle cose che mi chiedeva. Intanto sulla prima questione, le rispondo che ho chiesto alle aziende sanitarie e non ci sono agende chiuse. Ricordo che le agende chiuse sono vietate per una legge del 2005 e quindi non abbiamo delle agende chiuse sul nostro territorio. Non vorrei che si facesse confusione che ovviamente un’agenda può essere satura in un luogo, ma aperta in tutti gli altri luoghi, nel senso che naturalmente se c’è un enorme richiesta su un ospedale preciso, su una visita precisa, in un luogo preciso, quel luogo ha naturalmente un totale di prestazioni che può fornire, ma noi forniamo la prestazione naturalmente in molti luoghi della città, della provincia, e quindi le agende non sono mai chiuse. Io non metto in contrasto le ovvie lettere delle persone, dei cittadini che arrivano, ma nemmeno il primato che l’Emilia Romagna ha conquistato soprattutto sui piani di controllo delle liste di attesa, dove è stata portata a modello per il resto del Paese. Voglio solo ricordare un osservatorio sui tempi di attesa fatto nel 2018 dal consorzio Crea che dice appunto - è reperibile su internet, è un consorzio indipendente dell’università di Tor Vergata - che L’Emilia Romagna è un’anomalia positiva per il resto d’Italia, per quanto riguarda le liste di attesa. Voglio dire che è normale in un sistema che fa tredici milioni di prestazioni, ma togliamoci 9 milioni e mezzo di laboratorio, quindi fa tre milioni di prestazioni all’anno specialistiche che ha degli indici di performance che, come sa consigliere, sono tracciate giornalmente da CUP e inviate alla Regione e quindi sui siti regionali possono essere visionate e che nei mesi di riferimento, da gennaio a settembre, vedono moltissime prestazioni addirittura al 100%, altre al 90, altre al 95. Evidente, dicevo, quindi che anche in presenza di una regione che ha fatto uno sforzo straordinario dal punto di vista del controllo delle liste di attesa per tenerle dentro i 30 e i 60 giorni, ricordo sempre che stiamo parlando sempre delle liste non urgenti e della prestazioni non urgenti né brevi, ma delle prestazioni che devono essere date nei 30 e nei 60, quelle brevi e urgenti sono tutte dentro e, sempre, i termini. Oggi sono 72 ore per quelle urgenti e 10 giorni per quelle brevi, a seguito della riclassificazione che ha fatto il Ministero l’anno scorso e quindi abbiamo altissimi indici di performance ma è del tutto evidente che su quelle cifre abbiamo anche dei margini di miglioramento, non c’è dubbio, ma le due cose non sono in contrasto. C’è una regione che ha investito ed è prima in Italia su questo, abbiamo ovviamente moltissime aree di criticità che possono essere, che sono, i nostri margini di miglioramento. Io ragiono che, pur in presenza di questo contesto, le segnalazioni che arrivano sono i miei margini di miglioramento e per me non è importante che siano 100, 200, 50 o tre, fossero anche tre , io le tratto come se di quelle tre ne andasse l’intera qualità del sistema. Quindi io le prendo tutte seriamente, ma a patto che riconosciamo che abbiamo fatto uno sforzo enorme in termini finanziari, in termini di personale, in termini di attrezzature, per fare un deciso passo in avanti, che oggi siamo probabilmente in Italia i principali, quelli che hanno gli indici di performance più alti e che nonostante tutto, come in ogni sistema, chi come lei sa ed è nel settore, chi fa organizzazione sulle liste di attesa sa che non ci sarà mai un momento in cui si è in paradiso perfetti, c’è però, come dire, un indice di performance molto alto e la possibilità di avere sempre nuovi obiettivi. Io credo che, tra l’altro, molte di quelle segnalazioni possano appartenere, possano rientrare in quello che stiamo facendo e cioè questa continua idea della presa in carico anche, cioè di prestazioni di secondo livello che non facciamo passare da CUP, ma che appunto possiamo prendere in carico, e quindi avere la possibilità poi di prenotarle senza ripassare da CUP e quindi ognuna delle segnalazioni che arriva va vista, va capita, mi piacerebbe che arrivassero alle aziende quelle aziende, perché le aziende possono rispondere una per una a quelle segnalazioni che abbiamo visto sui media, quindi invito a mandarle alle aziende perché abbiano con i cittadini una risposta, perché le aziende mi hanno assicurato che daranno quella risposta, lo dobbiamo fare perché diventa così il nostro margine di miglioramento. Siamo l’unica regione che fa monitoraggio quotidiano e quindi quegli indici ci danno un’idea di che sforzo è stato fatto, ma giustamente come dice lei dobbiamo avere attenzione a tutte le segnalazioni perché sono proprio i nostri margini di miglioramento. Io credo che possiamo lavorare moltissimo in direzione di pacchetti integrati di garanzia e di presa in carico continuativa, quella è una delle direzioni che possiamo avere, perché è ovvio un conto è la prima visita, ma un conto è avere proprio dei pacchetti di garanzia continuativa dove sono io pubblico, e privato accreditato naturalmente, che poi dirigo il traffico della persona a seconda della patologia e dei problemi che ha. Così come credo che l’autosufficienza per esempio del distretto bolognese è altissima, siamo oltre il 90% ma è del tutto ovvio che avendo numeri molto alti, c’è sicuramente in un momento in cui chiedo di andare al Sant’Orsola, ma al Sant’Orsola non è disponibile e una cosa mi possono dare, dentro i 30 e 60 giorni qualcosa che devo fare a cinque chilometri di distanza, a tre chilometri di distanza. Segnalo che ovviamente il sistema segnala come fuori distretto anche se vado a Castelmaggiore, a Casalecchio, a San Lazzaro a fare quella prestazione. Se magari sono di Savena, la segnala come fuori Comune ma magari sono più vicino che andare all’Ospedale Maggiore. Quindi dobbiamo leggerli bene quei numeri, oggi l’autosufficienza del distretto bolognese è altissima, non fosse altro perché sia la specialistica che la diagnostica è molto concentrata qua, uno dei margini di miglioramento che abbiamo è alzare l’autosufficienza distrettuale anche fuori di Bologna, perché ha una buona autosufficienza nelle visite, diciamo, a bassa intensità tecnologica e di prossimità, quelle più diffuse, quindi nelle visite specialistiche.
È ovvio che quando vado invece sulle visite diagnostiche, per esempio le risonanze magnetiche, ci sono livelli in cui vanno concentrate come ben sa, per i volumi, per la qualità del personale che con i volumi fa aumentare la propria professionalità nel rispondere ai cittadini, vanno concentrate naturalmente in ambito metropolitano. Ne abbiamo 13 ad esempio di risonanze: sei sono a Bologna, sette sono fuori, quindi è evidente che quelle vengono garantite su un bacino più ampio, non si può pensare che se sono a San Giovanni in Persiceto, tutti riusciranno ad andare in quel distretto, ma so che lei che da questo punto di vista capisce benissimo quello che sto dicendo. Quindi su questo il nocciolo del ragionamento che dobbiamo fare è questo, siccome lei appunto invitava i margini di miglioramento, nel piano attuativo che abbiamo fatto anche in conferenza, che hanno presentato alle aziende rispetto alla delibera regionale, questi sono un po’ i traccianti anche per il futuro.
Sul Pronto Soccorso mi trova assolutamente d’accordo e voglio spendere gli ultimi cinque minuti su questo. Lei sa che c’è stata una delibera regionale che fissa appunto nel massimo di sei ore, non l’attesa dall’entrata alle dimissioni, e come dice lei dall’entrata alle dimissioni significa tutti gli esami che devono fare per andare fuori, e quindi stiamo fissando un massimo di sei ore. Mi dicevano, l’azienda per esempio ospedaliera che ha l’85% delle persone che sono lì dentro le sei ore, già vogliamo arrivare al 90 che è la soglia che anche il Ministero a questo punto ha dato, sicuramente l’ha data la Regione, il Ministero non so se l’ha data. È evidente che quando arrivano lamentele, siccome sono tantissime le persone che vanno in Pronto Soccorso, quel 5% lì è tanto, quel 10% lì è tanto, ma dobbiamo riconoscere che l’85% c’è già uno sforzo. Su questo volevo dirle che ci sono tra l’altro la sperimentazione che partirà al Maggiore, a me sembra molto interessante e a Bentivoglio che sarà un’anticipazione dei tempi di presa in carico di trattamento dei codici verdi, e cioè esami diagnostici, prelievi di sangue, piccole medicazioni che verranno effettuate prima della visita medica, accorciando così i tempi clinici e accelerando i tempi di dimissione del paziente dal Pronto Soccorso, diciamo che diamo al medico proprio la funzione propria che deve avere perché come dice lei non è che sta lì a tirarsi le mani mentre si fanno questi esami che sono necessari poi per capire se è possibile la dimissione, è necessario il ricovero o la presa in carico ambulatoriale. Ci saranno disponibilità fin dalle prime ore del mattino di posti letto in medicina, così come ha fato il Sant’Orsola perché sa che un altro tema è il collegamento con quello che succede nel resto dell’ospedale, la presenza di un radiologo in Pronto soccorso dalle 8 alle 20, che devo dire che una cosa particolarmente rilevante e poi verrà ristrutturata nei prossimi mesi l’area verde.
Quello che mi preme di dirle di più però è che concordando con lei che dobbiamo sempre essere con un personale adeguato all’afflusso, è stato previsto un aumento all’Asl di 13 medici di emergenza e la prossima settimana verranno espletate le prove concorsuali per la definizione della graduatoria di assunzione. Mi sembra una bella iniezione di medici nei nostri Pronto Soccorso, analoghe procedure sono in atto all’Azienda ospedaliera, non le dettaglio perché non avremmo ovviamente il tempo e finisco col dire che sono d’accordo con lei sul tema dell’incentivazione. D’altronde è uscito un documento molto apprezzabile firmato da 200 direttori dell’emergenza di tutte le regioni d’Italia nell’ambito di un convegno organizzato dalla società italiana della medicina d’urgenza che ha fatto delle proposte esecutive. Anche qua non le sto a riprendere tutte, sono cose che si possono vedere ovviamente in rete, ma c’è una parte dove parla di valorizzazione economica. Devo dire che lo stesso presidente della Regione a Bentivoglio ha parlato proprio di essere d’accordo su un riconoscimento dal punto di vista economico di questi professionisti, perché è lì che c’è davvero un’urgenza, mi si perdoni il banale gioco di parole, perché è del tutto evidente che anche coloro che sono specializzandi possono avere la tentazione di non andare in un posto che è davvero usurante e non è un caso che questi 200 direttori parlino dell’introduzione dell’ospedale d’inserimento, dell’assunzione temporanea ai Pronto Soccorso proprio di medici non specialisti da inscrivere contestualmente in sovra numero alle scuole di specializzazione, insomma tutta una serie di proposte che io spero che proprio in questi giorni visto che si sta per varare il patto per la salute che prevede una cosa estremamente rilevante per le regioni, e cioè l’innalzamento della possibilità di portare dal cinque al 15% le spese di personale, e quindi potrebbe esserci un’ulteriore iniezione di personale, possono essere in discussione, credo che quindi al di là del colore politico se sosteniamo davvero che in quell’area, è un’area in cui l’emergenza può arrivare prima che in altri luoghi, questo della valorizzazione economica oltre i temi del contrasto alla violenza degli operatori di cui abbiamo discusso molte volte, può essere davvero qualcosa che possa accomunarci per dare una mano, non solo agli operatori ma anche ai cittadini che poi usufruiscono dei nostri servizi".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:46
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