Question Time, chiarimenti sulla situazione dei lavoratori del Mercatone Uno
L'assessore Marco Lombardo ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Gabriella Montera (Partito Democratico) sulla situazione dei lavoratori del Mercatone Uno.Domanda della consigliera Montera"In re...
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L'assessore Marco Lombardo ha risposto oggi, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Gabriella Montera (Partito Democratico) sulla situazione dei lavoratori del Mercatone Uno.
Domanda della consigliera Montera
"In relazione agli articoli di stampa sui licenziamenti in tronco di 1.800 lavoratori del Mercatone Uno, chiede al Sindaco e alla Giunta la propria valutazione politico-amministrativa verso la scelta di chiudere senza alcun preavviso l’attività e quali azioni si possono intraprendere per preservare i posti di lavoro a tutela di migliaia di famiglie".
Risposta dell'assessore Lombardo
"Grazie Presidente. Ringrazio molto la consigliera Montera per aver posto questa questione che è stata oggetto di ampie discussioni anche nei media nazionali per il clamore della vicenda e soprattutto per le modalità barbare con le quali i lavoratori, i fornitori e i clienti hanno avuto notizia del fallimento. Mi soffermerò brevemente sul tema delle responsabilità che è stato appena accennato, giustamente, dalla consigliera, perché la nostra priorità è quella di ascoltare le preoccupazioni dei lavoratori innanzitutto del territorio bolognese e dei fornitori perché come prima veniva ricordato, 500 fornitori coinvolti significano 10.000 lavoratori dell'indotto. Sul tema della responsabilità sapete che già in altre occasioni in quest'aula ho detto che bisogna essere equilibrati nel riconoscere che ci sono state responsabilità a più livelli. Il Mercatone Uno è entrato in fallimento, in amministrazione straordinaria, dal 2014 e il precedente Governo aveva fatto tre aste, attraverso i commissari precedenti, e tre aste erano andate deserte. A maggio 2018 prima della chiusura definitiva si era presentata come acquirente la holding Shernon, che al suo interno aveva tra l'altro diversi soggetti, ed era stata firmata la vendita, che poi è stata perfezionata dalla firma del ministro del Governo successivo, ma la situazione in qualche modo era di responsabilità del Governo precedente, con due condizioni: da un lato una iniezione di liquidità e dall'altro una clausola di riserva della proprietà in caso di mancato investimento, proprio perché evidentemente già al tempo si aveva qualche dubbio sulla solidità del gruppo. Cosa succede? In un anno, 12 mesi, succede che la società ha 90 milioni di debiti. Significa più di 6 milioni di euro di debiti al mese. Allora è evidente che se da una parte c'è stata quella che avremmo definito una culpa in eligendo, dall'altra parte c'è stata sicuramente una culpa in vigilando, perché in 12 mesi a fronte di una perdita economica così rilevante, avendo la possibilità i commissari di vedere la situazione di cassa dell'azienda, non si capisce come non sia stato fatto valere l'inadempimento, come mai non sia stata utilizzata la clausola di riserva della proprietà, come mai non si sia utilizzato il tempo per cercare evidentemente nuovi compratori, perché la decisione del Tribunale di Milano a quel punto era diventata inevitabile. Noi ci dobbiamo porre anche la questione della responsabilità politica di questo Governo e del Governo precedente: in qualche modo cambia adesso la situazione dei lavoratori? No. Ecco perché la nostra preoccupazione deve avere a mio avviso presente tre aspetti: la prima cosa è la garanzia della continuità del reddito. Perché in questo momento questi lavoratori non solo non hanno un reddito, ma non hanno neanche gli ammortizzatori sociali, non hanno neanche la cassa integrazione. Seconda cosa: chiedere l'esercizio provvisorio e quindi avere una retrocessione della decisione all'amministrazione straordinaria che è presupposto per poter chiedere anche l'applicazione degli ammortizzatori sociali ed è presupposto per, in qualche modo, cercare di vedere se esistono nuovi acquirenti perché dalla chiusura delle serrande quest'azienda rischia di non riprendersi più perché ogni giorno che quelle serrande sono chiuse, perde credibilità, perde valore il marchio e diventa più difficile trovare nuovi fornitori e nuovi acquirenti. Come lei ha ricordato, c'è stato un tavolo regionale al quale ho partecipato, promosso dall'assessora Palma Costi, che ha visto il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e degli amministratori, sindaci e assessori, dei 55 punti vendita che esistono nel nostro territorio dell'Emilia-Romagna, nei quali lavorano più di 400 lavoratori di cui 200 solo nel nostro territorio, con punti vendita ma anche con punti di logistica come quello di San Giorgio di Piano, o punti amministrativi come quello di Imola. Ora, io credo che sia fondamentale, è un presupposto per garantire la continuità, garantire innanzitutto il tema del reddito ma anche una possibilità di riapertura dei punti vendita, quella di avere la retrocessione dell'amministrazione straordinaria che consente un esercizio in qualche modo provvisorio dell'attività. Ma per fare questo è fondamentale che si faccia un'istanza. Il Tribunale fallimentare di Bologna non ha il potere d'ufficio per decidere sulla retrocessione. E allora questa istanza chi la deve fare? La devono fare i commissari straordinari individuati dal Mise e a loro chiedo: è stata fatta questa istanza al Tribunale di Bologna o no? Perché se non è stata fatta non ha alcun senso che il ministro chieda l'intervento del Tribunale con celerità. La domanda è stata posta dal curatore fallimentare individuato dal Tribunale di Milano? Con l'autorizzazione del giudice delegato del Tribunale fallimentare perché la decisione è stata fatta dal Tribunale fallimentare di Milano? Queste istanze sono state poste oppure no? Se non abbiamo una consapevolezza di questo, è inutile chiedere un'accelerazione al Tribunale di Bologna. E ci dobbiamo rendere conto che questa è una cosa da fare immediatamente, perché se non si retrocede all'amministrazione straordinaria, tutto quello di cui parliamo è un presupposto che non potrà mai verificarsi. E allora che cosa rimane che può fare un'amministrazione locale, un tavolo come quello regionale? Quello che può fare è innanzitutto ascoltare i lavoratori, ed è per questo che lunedì ci troveremo alla Camera del Lavoro con dei parlamentari del territorio, che ringrazio, e con chiunque voglia ascoltare i lavoratori e le organizzazioni sindacali su questa vicenda. Perché quello che si deve fare in questo momento è ascoltare i lavoratori. La seconda cosa da fare, e la Regione lo sta facendo, è mettere sul piatto il tema della formazione perché evidentemente se non si risolve quel tema avremo un problema di qualificazione e di occupazione per questi lavoratori. Grazie".