Question Time, chiarimenti sulla diminuzione dei posti letto negli ospedali cittadini
L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question time, alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega Nord) sulla diminuzione dei posti letto negli ospedali cittadini.Domanda della consigliera ...
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L'assessore Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question time, alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega Nord) sulla diminuzione dei posti letto negli ospedali cittadini.
Domanda della consigliera Cocconcelli
"In una decina d'anni sono scomparsi circa 600 posti letto negli ospedali cittadini come più volte da noi denunciato, arrivando ad una riduzione da 5.4 a 3.7 per 1000 abitanti, con un ulteriore allungamento delle liste di attesa sia nei PS cittadini che nei vari reparti specialistici. In politichese si chiamano: “azioni preventive di rimodulazione organizzativa”, in pratica si tratta di tagli ai servizi. Alla luce dell'invecchiamento, della non autosufficienza dei grandi anziani e delle patologie croniche dei cittadini bolognesi. Chiedo all'Assessore Barigazzi quali politiche sanitarie si pongano in essere per ovviare a questi palesi disservizi e se alla prossima CTSS sia all'ordine del giorno l'attuazione del modello organizzativo degli "ospedali di comunità" dedicati alla degenza degli anziani e dei pazienti cronici".
Risposta dell'assessore Barigazzi
"Quello della diminuzione dei posti letto è un tema di cui si discute sempre ma è un tema che non ci porta a capire quali sono le sfide nuove, questo numero è in riduzione dal 2000 in tutta Europa, -40% nei paesi scandinavi ed è legato a tre fattori: la transizione epidemiologica che si è scatenata in tutte le società occidentali con l'allungamento della vita che naturalmente ha determinato un aumento delle cronicità e delle patologie croniche degenerative che quindi non possono essere curati in ospedale, ovviamente come lei sa, se non in caso di riacutizzazioni, e hanno bisogno invece dei suoi servizi territoriali. Questa è stata la prima causa della modifica del ruolo della struttura degli ospedali, non solo nel nostro Paese ma in tutti i paesi occidentali, e sono passati da circa il cinque per 1000 fino al 3-4 per mille, e noi siamo, in Emilia-Romagna, esattamente con con il 3,7 per 1000 abitanti, la regione con più posti letto in Italia, assieme a Lombardia, dato Istat annuale 2018, in cui viene riportato 133,3 per 1000. Il secondo fattore è stata la tecnologia, come lei sa, che ha ridotto i posti letto, non qualche malvagia congettura politica, nel senso che, come lei sa, le metodiche chirurgiche, mediche hanno creato, negli ultimi decenni, il trasferimento di attività in regime ordinario presso il regime diurno, cioè tutto quello che si faceva in regime ordinario, come ad esempio la cataratta che si faceva in tre giorni in ospedale, è passata in regime di day-hospital: sono cose che sa perfettamente perché le pratica anche lei consigliera, e addirittura il trasferimento delle attività di regime diurno in regime ambulatoriale addirittura, quindi pensiamo solo ai principali Pronto Soccorso, a quanto questo ha influito nella struttura, nel cambiamento della struttura organizzativa degli ospedali, l'introduzione della funzione filtro Unità di Osservazione Breve Intensiva (O.B.I.), dove stai ovviamente per 24 ore in osservazione e non vieni più ricoverato, quindi quando parliamo di riduzione dei posti letto, se noi ci fermiamo solo a quello siamo dentro a un trend generale che ci impedisce di capire qual è il vero tema che oggi è la concezione unitaria della rete dei servizi tra ospedale e territorio con l'ospedale che diventa il luogo di concentrazione delle tecnologie, della complessità, dell'intensità di cura, e del ruolo che noi assegnamo naturalmente alla diagnosi e alla terapia degli acuti o di chi appunto, in termini di cronicità, ha delle riacutizzazioni, non è più stabile e quindi deve essere riportato in regime ospedaliero. Nel fare questo e nell'assegnare all'ospedale questo ruolo, che è solo un tassello della continuità di cura che noi andiamo cercando nella presa in carico globale del paziente, il resto del pezzo sono l'organizzazione dei servizi territoriali come lei diceva, che sono andati in questa direzione, come dire, sicuramente la riduzione dei posti letto è stata più veloce perché è più semplice della costruzione del sistema territoriale, ma oggi noi siamo impegnati in questo. Lei mi faceva una domande e: la risposta è si, io porterò in una delle prossime Conferenze Territoriali Sociali e Sanitarie esattamente quello che ho detto: e cioè abbiamo già chiesto all'Asl di cominciare a costruire il tema delle cure intermedie, che, come sapete, sono posti letto intermedi tra l'ospedale e la domiciliarità, e sono quelle "strutture" che assieme alle Case della Salute, assieme al potenziamento dell'assistenza domiciliare, ci servono per far fare all'ospedale il proprio lavoro, che è quello di altissima complessità tecnologiche, e che è dedicato agli acuti, e di distribuire sul territorio, con questa possibilità di cure intermedie, i pazienti che oggi sono in gran parte di carattere cronico. E' chiaro che poi a tutto questo si legano i problemi che lei rilevava, e cioè i problemi che vanno sul tema del personale, del reclutamento e quant'altro. Avremo modo di ritornarci ma su quello che lei mi chiedeva le posso dire che sono già impegnato su questo come ho detto nell'intervista, e nelle prossime conferenze daremo mandato all'Asl, tra l'altro in interlocuzione con le organizzazioni sindacali e con i professionisti, di cominciare a costruire quel modello che entro l'anno vorremmo sperimentare, non solo a Bologna ma anche in altri distretti della Città metropolitana, e quindi avremo anche occasione di continuare questo confronto perché io credo che più teniamo il dibattito culturale su questo alto, e non lo schiacciamo per comprensibili anche spesso ragioni di battaglia politica, quindi se lo teniamo alto e lo mettiamo in questo contesto, credo che possiamo anche fare dei passi avanti facendo capire ai nostri cittadini quanto l'organizzazione sanitaria, il ruolo dell'ospedale, il ruolo del territorio è cambiato perché spesso il retaggio è proprio quello di considerare l'ospedale come ancora l'unico punto davvero elevato nella rete dei servizi, quando in realtà, proprio per l'esplosione delle patologie croniche degenerative, la gran parte degli investimenti che oggi dobbiamo fare è proprio sul territorio e sulla sua rete di servizi e sulla continuità di quella rete, sul collegamento e la connessione tra quei servizi e l'ospedale: questa è la frontiera su cui sono impegnati tutti i paesi occidentali più avanzati nel far fronte alle sfide, soprattutto quelle epidemiologiche, di cui dicevo prima".