Question Time, chiarimenti sul centro anziani Katia Bertasi
L'assessore Matteo Lepore ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Claudio Mazzanti (Partito Democratico) sul centro anziani Katia Bertasi. Domanda del consigliere Mazzanti"In riferimento a...
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L'assessore Matteo Lepore ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere Claudio Mazzanti (Partito Democratico) sul centro anziani Katia Bertasi.
Domanda del consigliere Mazzanti
"In riferimento agli articoli di stampa apparsi in data 23 ottobre u.s. inerenti il centro anziani Katia Bertasi ed altri in cui dai titoli pare che si vogliano togliere gli anziani da dette strutture, quando a pochi passi dal centro stesso vi è un altro centro anziani, Fondo Comini, ben fornito di frequentatori anziani, e non solo, pertanto visto che nei progetti dell'amministrazione non si vuole chiudere alcunchè alla frequentazione della popolazione anziana, ma anzi sviluppare alla socialità dette strutture. Chiede al Sindaco e alla Giunta una valutazione politico-amministrativa in merito e come intende rispondere alle notizie non veritiere diffuse in città, anche tramite la stampa quotidiana".
Risposta dell'assessore Lepore
"Mi fa piacere che oggi sia presente anche la consigliera Foresti aveva posto una domanda in commissione che purtroppo non era riuscita ad ascoltarmi perché era uscita quando avevo risposto, quindi colgo l'occasione per dare un ulteriore chiarimento rispetto al percorso case di quartiere, percorso che è partito ormai più di due anni fa. Abbiamo condiviso con i presidenti di quartiere di prorogare le scadenze delle convenzioni di ogni quartiere con i comitati di gestione dei centri anziani che in quei tempi erano divisi prevalentemente fra Ancescao e Federcentri, alla scadenza di queste proroghe è iniziato il nuovo percorso "Case di Quartiere". Lo abbiamo fatto perché storicamente c'era una convenzione-quadro cittadina che dalla nascita, negli anni 70, dei centri sociali anziani. Brevemente dico che prima ci sono cittadini che si autoaggregano, poi interviene Ancescao e poi la convenzione-quadro cittadina, passano gli anni, si arriva alle convenzioni di quartiere, solo con Ancescao. Entra poi Federcentri, cambia il mondo del volontariato degli anziani e alcuni centri sociali cadono in disgrazia, come abbiamo visto anche in commissione. Abbiamo sentito esempi di questi 6 centri sociali su 33, addirittura un rappresentante è venuto in commissione siamo rimasti in due, non abbiamo la forza di portare avanti un centro sociale anziani, in altri ad esempio il barista che ci dice "io ho assunto da poco la presidenza e vorrei rilanciare il centro", ecco, noi col progetto "Case di quartiere" facciamo due cose fondamentali: intanto mettiamo in salvaguardia questo patrimonio che non sarà più gestito solo da un'unica associazione, Ancescao, ma per la prima volta nella storia della nostra città, grazie ai percorsi che stiamo avviando, potranno partecipare anche altre associazioni. Ma è importante che si rispettino alcuni punti, innanzitutto che queste sono case della comunità, che hanno un rapporto diretto con i quartieri, quindi non sono sedi esclusive di un'associazione o di comitato, sono luoghi che hanno una programmazione condivisa con i quartieri, quindi i bilanci vengono approvati insieme ai presidenti e ai direttori di quartiere, insieme a loro si decide dove investire, che manutenzione fare, che servizi per la cittadinanza portare lì, se fare ad esempio un'alleanza con l'Asp per fare un Caffè Alzheimer, se fare all'interno delle attività per le famiglie della zona, se aprire o no un bar, se fare o no la somministrazione, come garantire la vita democratica di quelle case di quartiere, cose che abbiamo visto invece, purtroppo proprio per un indebolimento del tessuto associativo della nostra città, in alcuni casi perdersi per strada. È vero, forse, in alcuni casi, la politica non ha vigilato abbastanza, ma questo non è un alibi per non per intervenire e fare disperdere questa esperienza.
Su 33, i quartieri hanno valutato che in 6 si dovesse andare a bando, e l'hanno fatto assumendosi la responsabilità di una valutazione, certo, politica, in quei casi rispetto al fatto che quello o quell'altro centro sociale si era indebolito, che c'era un'attività poco trasparente, che erano soltanto poche le persone che gestivano le attività. Noi non possiamo pensare che un centro sociale anziani o una futura casa di quartiere sia gestito da un barista, quale attività democratica, con tutto il rispetto per i baristi, per il loro lavoro, che è un lavoro straordinario, mio zio era un barista, però diciamo che la democrazia è un'altra cosa, la partecipazione e l'associazionismo sono altre cose. Noi dobbiamo pensare ad esempio che questi luoghi non si devono privatizzare nel futuro, e quindi abbiamo inserito nel Regolamento Case di quartiere, la possibilità che l'amministrazione finanzi questi luoghi, per sostenere il lavoro di comunità. Meglio avere un bar in meno ma un'attività di quartiere in più, per la comunità. E poi un altro punto fondamentale: facciamo entrare le famiglie nuove, le famiglie giovani, i nuovi abitanti dei nostri quartieri, gli anziani oggi hanno una vita molto più lunga, sono una "specie" molto diversa rispetto al passato, sono istruiti, sono persone che si sono laureate, che hanno competenze, e continuano a fare dei lavori anche quando sono in pensione, in modo diverso rispetto agli anziani di una volta e questa nuova competenza del mondo degli anziani va messa insieme ai giovani, va messa insieme alle famiglie. Quindi, laddove abbiamo avviato dei percorsi di progettazione o abbiamo scelto la continuità proprio per salvaguardare quel patrimonio che comunque c'era di partecipazione, i quartieri su cosa adesso sono chiamati a lavorare? A trovare una nuova compagine di anziani e di cittadini, insieme, che vogliono prendersi cura di questi luoghi. Nel caso del Katia Bertasi si è scelto di andare a bando, il Quartiere si è assunto la responsabilità di dire perché, dal punto di vista politico si può non essere d'accordo, io non metto in discussione il parere di un Quartiere però non si esclude dalla partecipazione al bando la gestione precedente, al Katia Bertasi potranno partecipare gli stessi cittadini e gli stessi anziani che hanno fino ad adesso gestito quel centro. Dovranno però rimettere in discussione, diciamo così, la propria progettualità e aprirsi alle altre associazioni, agli altri cittadini. Nessuno vuole mandare via gli anziani dal Katia Bertasi, anzi, si stanno cercando nuove risorse e nuove forze per portare lì il volontariato, maggiori attività e aprirsi maggiormente a tutte le attività della Bolognina che in questi anni si sono attivate, basti pensare ai volontari del progetto I love Bolognina, che stanno girando in questi giorni per ripulire i muri dalle tag, alle realtà di migranti che sono venute a vivere nel nostro quartiere, le Cucine Popolari, perché no. Una volta a Bologna i comitati di gestione dei centri sociali, in alcuni quartieri, penso al mio, al Savena, dove sono cresciuto, sette centri sociali ogni settimana si trovavano fra loro e discutevano su come collaborare e portare avanti il volontariato dei quartieri, ad un certo punto, negli ultimi 10 anni, ci siamo trovati in alcuni quartieri dove, non solo non si facevano più queste riunioni, non solo non si condivideva il bilancio con i presidenti e i direttori di quartiere, ma in alcuni casi i centri sociali erano diventati dei luoghi dove si facevano solo corsi a pagamento, ora non sto parlando di un singolo centro, però la nostra funzione di responsabilità ha un obiettivo chiaro: rilanciare questi luoghi e restituirli alla comunità e trovare le forze migliori per far di nuovo diventare questi posti aperti all'attività degli anziani dei nostri quartieri e delle famiglie".