"Il Taccuino di Bor", mercoledì 26 giugno alla Biblioteca dell'Archiginnasio l'incontro dedicato a Miklós Radnóti e alla poesia ungherese del XX secolo
Mercoledì 26 giugno, alle 17, nella Sala dello Stabat Mater della Biblioteca dell'Archiginnasio si svolgerà l'incontro in omaggio al poeta ungherese Miklós Radnóti (1909 - 1944). L'appuntamento organizzato da Consolato Ono...
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Mercoledì 26 giugno, alle 17, nella Sala dello Stabat Mater della Biblioteca dell'Archiginnasio si svolgerà l'incontro in omaggio al poeta ungherese Miklós Radnóti (1909 - 1944).
L'appuntamento organizzato da Consolato Onorario di Ungheria di Bologna, Consolato Generale di Ungheria in Milano, Accademia di Ungheria in Roma, in collaborazione con l'Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna presenta dopo l'anteprima di Roma, il taccuino di 30 pagine contenente le dieci poesie ultimate dal poeta nel Campo di Bor, poco prima della sua morte. Le poesie saranno lette dalla scrittrice di origine ungherese naturalizzata italiana Edith Bruck che ne ha curato l'edizione e che nell'occasione approfondirà insieme alla figura artistica di Miklós Radnóti anche quella del poeta ungherese Attila Jozef, allargando così l'orizzonte dell'incontro al tema della poesia Ungherese del XX secolo.
Durante l'incontro la critica d'arte Ilari Valbonesi commenterà la proiezione delle immagini tratte dalla mostra catalogo "Il taccuino di Bor" realizzata a Roma nel gennaio 2019 dal fotografo Emanuele Mascioni e dall'illustratore Aleksandar Zograf, in collaborazione con l’Accademia d'Ungheria in Roma e la Biblioteca dell’Accademia Ungherese delle Scienze con la consulenza scientifica di Antal Babus (MTA - Magyar Tudományos Akadémia - Accademia Ungherese delle Scienze) e Győző Ferencz (Università degli Studi Eötvös Loránd di Budapest)
Interverranno
Susanna Zaccaria, assessora alle pari opportunità del Comune di Bologna
Edith Bruck, scrittrice e traduttrice sopravvissuta alle deportazioni Naziste
Ilari Valbonesi, critica d’arte
Miklós Radnóti (1909 - 1944) venne deportato nella zona mineraria di Bor e, all'inizio di novembre dello stesso anno, trucidato con altri ventuno compagni di lavori forzati sulle sponde del fiume Rábca. Durante la riesumazione della fossa comune nei pressi di Abda, insieme a documenti, foto e lettere, venne ritrovato anche un taccuino con le sue ultime liriche, scritte in prigionia, a cui è stato dato il nome Taccuino di Bor (Bori Notesz).
Edith Bruck è nata nel 1932 in una famiglia ebrea e deportata nel 1944 prima ad Auschwitz, poi a Dachau e Bergen-Belsen. Sopravvissuta alla deportazione, dopo anni di pellegrinaggio approda definitivamente in Italia, adottandone la lingua. Nel 1959 esce il suo primo libro Chi ti ama così, un’autobiografia sulla sua infanzia in riva al Tibisco e la Germania dei lager. Nel 1962 pubblica il volume di racconti Andremo in città, da cui il poeta e regista Nelo Risi trae l’omonimo film. È autrice di poesia e di romanzi come Le sacre nozze (1969), Lettera alla madre (1988), Nuda proprietà (1993), Quanta stella c’è nel cielo (2009), trasposto nel film di Roberto Faenza Anita B., e ancora Privato (2010) e La donna dal cappotto verde (2012), La rondine sul termosifone (2017), Versi vissuti (2018).
Ingresso gratuito
L'appuntamento organizzato da Consolato Onorario di Ungheria di Bologna, Consolato Generale di Ungheria in Milano, Accademia di Ungheria in Roma, in collaborazione con l'Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna presenta dopo l'anteprima di Roma, il taccuino di 30 pagine contenente le dieci poesie ultimate dal poeta nel Campo di Bor, poco prima della sua morte. Le poesie saranno lette dalla scrittrice di origine ungherese naturalizzata italiana Edith Bruck che ne ha curato l'edizione e che nell'occasione approfondirà insieme alla figura artistica di Miklós Radnóti anche quella del poeta ungherese Attila Jozef, allargando così l'orizzonte dell'incontro al tema della poesia Ungherese del XX secolo.
Durante l'incontro la critica d'arte Ilari Valbonesi commenterà la proiezione delle immagini tratte dalla mostra catalogo "Il taccuino di Bor" realizzata a Roma nel gennaio 2019 dal fotografo Emanuele Mascioni e dall'illustratore Aleksandar Zograf, in collaborazione con l’Accademia d'Ungheria in Roma e la Biblioteca dell’Accademia Ungherese delle Scienze con la consulenza scientifica di Antal Babus (MTA - Magyar Tudományos Akadémia - Accademia Ungherese delle Scienze) e Győző Ferencz (Università degli Studi Eötvös Loránd di Budapest)
Interverranno
Susanna Zaccaria, assessora alle pari opportunità del Comune di Bologna
Edith Bruck, scrittrice e traduttrice sopravvissuta alle deportazioni Naziste
Ilari Valbonesi, critica d’arte
Miklós Radnóti (1909 - 1944) venne deportato nella zona mineraria di Bor e, all'inizio di novembre dello stesso anno, trucidato con altri ventuno compagni di lavori forzati sulle sponde del fiume Rábca. Durante la riesumazione della fossa comune nei pressi di Abda, insieme a documenti, foto e lettere, venne ritrovato anche un taccuino con le sue ultime liriche, scritte in prigionia, a cui è stato dato il nome Taccuino di Bor (Bori Notesz).
Edith Bruck è nata nel 1932 in una famiglia ebrea e deportata nel 1944 prima ad Auschwitz, poi a Dachau e Bergen-Belsen. Sopravvissuta alla deportazione, dopo anni di pellegrinaggio approda definitivamente in Italia, adottandone la lingua. Nel 1959 esce il suo primo libro Chi ti ama così, un’autobiografia sulla sua infanzia in riva al Tibisco e la Germania dei lager. Nel 1962 pubblica il volume di racconti Andremo in città, da cui il poeta e regista Nelo Risi trae l’omonimo film. È autrice di poesia e di romanzi come Le sacre nozze (1969), Lettera alla madre (1988), Nuda proprietà (1993), Quanta stella c’è nel cielo (2009), trasposto nel film di Roberto Faenza Anita B., e ancora Privato (2010) e La donna dal cappotto verde (2012), La rondine sul termosifone (2017), Versi vissuti (2018).
Ingresso gratuito
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