Question Time, chiarimenti sull'incontro dei Riders Union con il Ministro Luigi Di Maio
L'assessore al Lavoro, Marco Lombardo, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Elena Leti (Partito Democratico) sull'incontro dei Riders Union di Bologna e Roma con il Ministro Di Maio.Domanda d'attualità della consiglier...
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L'assessore al Lavoro, Marco Lombardo, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Elena Leti (Partito Democratico) sull'incontro dei Riders Union di Bologna e Roma con il Ministro Di Maio.
Domanda d'attualità della consigliera Leti
"A seguito degli articoli apparsi sulla stampa degli ultimi giorni è stato evidenziato che lunedì 4 giugno il Ministro Di Maio ha incontrato il portavoce di Riders Union di Bologna e quelli di Roma; durante l'incontro si è parlato delle condizioni lavorative dei riders e si è fatto riferimento alla carta dei diritti fondamentali firmata a Bologna il 31 maggio scorso come primo accordo in tutta Europa sulla GIG Economy;
chiedo al Sindaco e alla Giunta: una valutazione politico-amministrativa sul tema; se l'Amministrazione comunale di Bologna è stata invitata dal Ministro; se verrà convocata nei prossimi tavoli e se c'è una interlocuzione col Governo per estendere sul tema delle tutele dei lavori digitali".
Risposta dell'assessore Lombardo
"Mi si chiede rispetto alla Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano, se c'è stata un'interlocuzione con il Governo e siamo stati invitati. Premetto che sono contento che il nuovo Ministro del Lavoro abbia inteso affrontare il tema, perché credo che non solo per il comparto dei Rider, ma per tutti i lavoratori digitali il tema delle tutele del lavoro sia fondamentale; ho sempre detto che la nostra intenzione non è quella di chiudere le piattaforme digitali, ma è quella di promuovere la crescita dell'economia digitale e delle piattaforme senza abbassare le tutele dei diritti dei lavoratori.
Non siamo stati invitati, noi come Amministrazione comunale, così come non sono stati invitati i sindacati e le imprese, sono stati invitati solo i portavoce di Union Riders Bologna e i Riders di Roma. So che ci saranno degli altri tavoli, credo tra pochi giorni e nelle prossime settimane. Io, come ho avuto modo di dire pubblicamente, credo che il testo della Carta di Bologna sia a disposizione di tutti, delle altre città italiane, a disposizione del Governo e delle regioni, perché come voi sapete, uno dei motivi per il quale alcune piattaforme non hanno firmato, pur riconoscendo la bontà dell'iniziativa, è il fatto che questa rischiasse di geopardizzare il sistema delle tutele, ovvero di prevedere tutele diverse tra Bologna, Roma, Milano. Io credo che sarebbe utile che oltre a riprendere le disposizioni della carta, si riprendesse anche il metodo che abbiamo utilizzato qui a Bologna, che è quello di tenere insieme i lavoratori, le imprese, le organizzazioni sindacali confederali e l'Amministrazione. Da questo punto di vista, sarò ben contento se il Ministro vorrà chiamare l'Amministrazione comunale di Bologna, in modo da poter raccontare non solo la nostra esperienza, ma anche il contenuto della Carta. Noi siamo a disposizione, la Carta è a disposizione, non potrebbe che essere copy left, mi piacerebbe che se venisse ripresa o copiata, si citasse la fonte, cioè si citasse l'esperienza di Bologna, visto che è la prima esperienza di accordo europeo sulla gig economy. Quindi, credo che potremmo dare elementi utili di rilfessione, proprio perché a noi interessa il tema della tutela dei lavoratori e che ci sia una tutela uniforme.
Noi abbiamo promosso la Carta nell'idea di non individuare una qualificazione giuridica del rapporto, perché riteniamo che a prescindere da questa, se si sia lavoratori autonomi o lavoratori subordinati, nelle nostre città non si possa andare sotto dei livelli minimi di tutela. Credo anche che ascoltare tutte le esperienze dei Riders insieme alle piattaforme faccia capire che ci sono alcuni Riders che vorrebbero riconoscimento come lavoratori subordinati e ce ne sono altri che sono contenti di essere considerati come lavoratori autonomi, quindi, più che un'impostazione normativa da questo punto di vista, una legislazione nazionale potrebbe fare quello che noi abbiamo fatto come accordo territoriale, ma che non possiamo fare in tutte le altre città, cioè individuare degli standard uniformi di tutela a livello nazionale. Questa credo che sia una strada di accordo territoriale che ha bisogno anche di una normativa nazionale, proprio per evitare che ci siano situazioni diverse e disparità di trattamento a seconda dei territori. Noi rimaniamo a disposizione, il nostro numero di telefono e il nostro indirizzo e mail, evidentemente, il Governo ce l'ha".