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Question Time, chiarimenti sulla misura del Reddito di Solidarietà

L'assessore al Welfare Giuliano Barigazzi ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Paola Francesca Scarano sul Reddito di Solidarietà.Domanda d'attualità della consigliera Scarano"In base agli articoli di stampa e a...

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L'assessore al Welfare Giuliano Barigazzi ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Paola Francesca Scarano sul Reddito di Solidarietà.

Domanda d'attualità della consigliera Scarano
"In base agli articoli di stampa e alla luce dei dati forniti anche a seguito di interrogazioni della Lega regionali e comunali, chiedo al Sindaco e alla Giunta: un proprio pensiero nel merito;
come si possa ovviare ad una così evidente discrepanza che vede i richiedenti poveri italiani non ricevere risposta e, quindi, aiuti".

Risposta dell'assessore Barigazzi
"Rispetto alla misura nazionale del Reddito di Inclusione, sempre nell'ambito delle misure di contrasto alla povertà assoluta, perché è evidente che riferendosi a un Isee inferiore ai 3000 euro stiamo parlando di quello, il Reddito di solidarietà ha il merito di estendere le misure che il Governo aveva pensato per le famiglie con figli anche ai nuclei monoparentali, quindi perlomeno è una misura di stampo universalistico sulla fascia della povertà assoluta. Povertà assoluta che è evidente che riflette la composizione sociale, se pensiamo che dai dati Istat la povertà assoluta in Italia, nel nord del Paese, colpisce il 27,7% delle famiglie di stranieri e il 2,6% di famiglie con soli italiani, è evidente che quella misura ci riporta a una fotografia della società così come è. Voglio ricordare che la misura è rivolta a tutti coloro che hanno i requisiti e non ha un numero massimo di domande ammissibili e ciò fa si che il numero di beneficiari stranieri non limiti il numero di beneficiari italiani e viceversa, perché lo limiterebbe solo la capienza di risorse investite. Come dicevo prima, non dobbiamo fare una guerra tra la povertà assoluta e la povertà relativa. Sulla povertà assoluta ci sono queste misure, quello che aggiungo è che, se prendiamo l'indagine Eurostat, ci riporta di almeno 140 mila persone a rischio di povertà nell'ambito della Città metropolitana, quindi per assonanza circa 60 mila in ambito cittadino. Ed è per questo che le politiche di welfare che dal Comune vogliamo fare dovrebbero andare in quella direzione. Ovvio che le misure poi si integrano, quindi resteranno quelle sulla povertà assoluta, ma noi ci dobbiamo occupare di quella grande fascia che diceva lei e che è fuori da queste misure, naturalmente, perché sono due ambiti completamente diversi. Vogliono ricordare che, oltre al Patto tra i soggetti che producono welfare nel nostro contesto, una sorta di cabina di regia finalizzata a canalizzare delle risorse e progettualità, sia a sostegno di chi ha il Rei, ma soprattutto per ridurre il rischio di povertà ed esclusione sociale che dicevamo prima, io ho chiesto a tutti i quartieri, nel momento in cui parte il Piano di zona, di porre a tema del Piano e dei Laboratori di quartiere proprio la povertà relativa. Quindi a Bologna faremo un tragitto sui Piani di zona che sarà particolarmente rivolto alle misure che possiamo mettere in atto verso tutti coloro che sono in povertà relativa. Il fatto di identificare la povertà relativa ci permette anche di non targhettizzare, cioè di prendere i dati e capire coloro verso cui dobbiamo indirizzare le politiche, ma anche di fare politiche integrate, perché il tema delle povertà si risolve non solo con dei redditi ad hoc, ma con delle politiche integrate. Bene il reddito e tutta la discussione che ci faremo anche nazionale, ma noi dobbiamo capire che tipo di politiche possiamo fare per il lavoro, per la scuola, di supporti alle famiglie e politiche sociali sono tutti tasselli che possono aiutare ad uscire o a non scivolare nella povertà assoluta o a uscire dalla povertà relativa. Perché quando vivo la mia vita ho diversi strumenti davanti, a seconda che lavori, debba affrontare una spesa o comprare una casa ho bisogno di un corredo di politiche. Quel corredo di politiche, secondo me, è compito dell'ente pubblico assieme ad altri soggetti di radunarle e di non settorializzarle. Il limite del welfare finora è che si settorializza molto e che queste politiche non vengono integrate. Ecco però che soprattutto sui temi della povertà relativa questo si può fare, perché è un campo inesplorato verso cui ancora non ci sono servizi strutturati, come invece li abbiamo per una serie di altri soggetti che appartengono all'ambito di povertà assoluta tradizionalmente oggetto di politiche".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:40
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