Consiglio solenne per la Giornata internazionale della donna, l'intervento dell'assessora Zaccaria
L'assessora Susanna Zaccaria ha concluso, oggi, la seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e metropolitano, dedicata alla Giornata internazionale della donna. Di seguito il suo intervento:"Ringrazio innanzitutto il Sindaco Merola che mi ha dat...
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L'assessora Susanna Zaccaria ha concluso, oggi, la seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e metropolitano, dedicata alla Giornata internazionale della donna. Di seguito il suo intervento:
"Ringrazio innanzitutto il Sindaco Merola che mi ha dato la possibilità di concludere oggi questo Consiglio Solenne, dal suo posto peraltro, quindi mi consentirete un po' di emozione.
L'8 marzo, Giornata Internazionale della donna, è ormai tradizionalmente una giornata sia di celebrazione che di protesta e oggi vorrei brevemente sottolineare entrambi questi aspetti, visto che sono molto importanti quando si vuole fare il punto sulla condizione femminile.
Per il secondo anno anche in Italia, come avvenuto in altri 70 paesi nel Mondo, si è tenuto lo sciopero delle donne, il cui significato, oltre a quello comune di astensione dal lavoro, è di esplicita protesta politica contro la violenza di genere e i femminicidi.
Lo sciopero in Italia è promosso dal movimento "Non una di meno", che si ispira al movimento "Ni una menos" nato in Argentina nel 2015 contro i femminicidi e in Italia nasce nel 2016 dopo il femminicidio di Sara Di Pietrantonio, uccisa e bruciata dal compagno a Roma.
L'idea di uno sciopero delle donne nella giornata dell'8 marzo non è però un'idea nuova ma è anzi storicamente collegata alla nascita della Giornata Internazionale. Anche se non c'è certezza su come si arriva all'individuazione di questa data, sono di solito due gli episodi che vengono collegati alla nascita di questa giornata: il primo fa riferimento all'8 marzo 1857 quando centinaia di donne, operaie tessili nelle fabbriche di New York, scioperarono contro le difficilissime condizioni di lavoro e subirono una forte repressione da parte della Polizia; il secondo lo collega ad un episodio avvenuto nel 1908 quando un rogo uccise un centinaio di operaie, rinchiuse dal proprietario nella fabbrica per impedire loro di scioperare, non è probabilmente importante capire di quale di questi due episodi dia origine alla giornata, però è importante sapere che entrambi gli episodi sono comunque collegati ad episodi in cui le donne lavoratrici cercavano di far sentire la propria voce, di lottare per i loro diritti.
La giornata viene celebrata in tutto il mondo e da qualche anno è tornata ad essere strettamente collegata alla lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne, sulla quale ancora tanto c'è da fare non solamente in paesi che, in maniera evidente, ancora impediscono la piena espressione del ruolo femminile, ma anche da noi.
L'adesione allo sciopero è stata quindi una presa di posizione politica, di astensione dalle attività di cura, formali e informali, gratuite o retribuite alla quale le donne sono chiamate. Un'astensione dai ruoli imposti dagli stereotipi di genere, e abbiamo visto che alta adesione che c'è stata quest'anno, oltre 40 piazze in tutta Italia, pienissime, anche qui a Bologna ieri sera il corteo era affolatissimo.
Quest'anno nelle iniziative che si sono svolte, hanno avuto visibilità anche tutte le campagne nate sui social network come #metoo #wettogheter e per l'Italia #quellavoltache, nate in seguito agli scandali per le molestie sui luoghi di lavoro, in particolare nel mondo dello spettacolo, che grazie all'iniziativa di alcune donne, hanno portato alla luce l'entità delle molestie e violenze che in tante hanno dovuto subire.
Ne hanno svelato le dimensioni. Perché i fatti non erano certamente sconosciuti, nè quelli relativi al mondo dello spettacolo, nè in ambito sportivo, nè negli altri ambiti in cui ora sono finalmente emersi in tutta la loro gravità. E anche sull'entità, consentitemi di dire che non ci possiamo fingere stupiti quando sappiamo molto bene che le indagini statistiche sulla violenza di genere rilevano da anni che la quota di sommerso è elevatissima.
Secondo l'ISTAT (nelle indagini svolte nel 2006 e nel 2014) una donna su tre ha subito nel corso della vita un episodio di violenza e solo il 12% lo ha denunciato. Manca all'appello l'88% delle donne che hanno subito fatti violenti, che non avevano fatto ancora sentire la loro voce e che, in questi ultimi mesi, spinte dalla condivisione delle esperienze con altre donne, hanno trovato il coraggio di parlare.
Quindi non c'è bisogno di scomodare esperti di ogni genere che si chiedano perché le vittime di questi fatti lo dicono solo ora, a volte dopo tanti anni dagli eventi, esperti che, come conseguenza del ritardo delle denunce, mettono in discussione la credibilità delle donne, non sapendo o fingendo di non sapere quali e quanti siano i motivi che tengono le donne nel silenzio.
Come dicevo all'inizio, però, l'8 marzo è anche una data celebrativa che vogliamo e dobbiamo continuare a festeggiare nella piena consapevolezza che i diritti conquistati non sono mai al sicuro, vanno continuamente ribaditi e non possiamo darli per scontati.
Vanno anzi implementate tutte le azioni che possono migliorare la condizione femminile in ogni ambito, a partire da quello lavorativo, inteso sia come conciliazione tra lavoro, lavoro di cura e tempo libero, che come tutela della maternità, al diritto di svolgere la propria attività, qualunque essa sia, senza subire molestie; nell'ambito sportivo, dove, nonostante gli evidenti successi delle atlete le donne sono ancora assenti dagli incarichi di vertice.
In ambito socio-culturale per il superamento degli stereotipi di genere, terreno fertile sul quale nascono le discriminazioni e le violenze. Sono quindi importantissime tutte le campagne, le iniziative di sensibilizzazione e le iniziative culturali collegate al linguaggio di genere, ad un corretto uso del linguaggio da parte dei media, all'immagine e all'uso del corpo delle donne, ai progetti nelle scuole per l'eliminazione di ogni discriminazione perché se non si agisce su questo terreno non si potrà cambiare la prospettiva delle giovani generazioni.
Dicevo che i diritti conquistati vanno protetti perché sono sempre esposti al rischio di essere rimessi in discussione. Ne abbiamo tanti esempi ma ne vorrei citare solo uno molto recente: abbiamo appena visto un passo indietro sul numero delle parlamentari elette alle recentissime elezioni, molto rilevante in particolare per le parlamentari emiliano-romagnole, e questo è avvenuto nonostante si sappia quanto sia importante la presenza delle donne in ruoli decisionali e apicali se vogliamo concretamente portare avanti le politiche per le pari opportunità.
Questo è molto importante anche per mostrare alle bambine e alle ragazze che ci sono donne che svolgono ogni tipo di professione, che possono svolgere ogni tipo di professione. Non c'è miglior stimolo di un buon esempio per uscire dagli stereotipi che vorrebbero limitare l'accesso delle donne a determinati lavori e ruoli.
Ritengo quindi importante, in questa giornata, rivolgere un sentito ringraziamento e un pensiero a tutte le donne che nella storia hanno avuto il coraggio di lottare per i loro diritti e spesso hanno dato la vita per ottenerli; a tutte coloro che sono state "le prime" a svolgere una determinata professione distruggendo il percorso che altri avevano pensato per loro.
Ne ricorderò solo alcune perché sono tantissime, per la fortuna di tutte quelle sono venute dopo: la prima astronauta italiana negli equipaggi dell'Agenzia spaziale europea Samanta Cristoforetti, la prima donna a ricoprire il ruolo di ministra, Tina Anselmi, alla quale sono dedicate le iniziative del Consiglio Comunale in questa settimana, ne abbiamo qui una oggi, Jill Morris, prima ambasciatrice inglese. Le prime otto donne che hanno superato il concorso in magistratura nel 1965, la prima donna laureata al mondo era italiana Elena Lucrezia Corner Piscopia laureata in filosofia nel 1678, la prima donna eletta premier in Romania giusto due mesi fa, Viorica Dancila, la ricordo e mi complimento con lei sperando che presto vedremo anche in Italia la prima Presidente della Repubblica e la prima Premier anche in Italia".