Comunicati stampa

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Consiglio comunale, l’intervento di inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni

Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico).“I 40 anni della Legge Basaglia. Dalla segregazione del disagio mentale alle sfide di oggi”Sono passati 40 anni dalla promulgazione della Leg...

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Di seguito l'intervento d'inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico).

“I 40 anni della Legge Basaglia. Dalla segregazione del disagio mentale alle sfide di oggi”

Sono passati 40 anni dalla promulgazione della Legge 180, comunemente conosciuta come legge Basaglia, che anticipa di pochi mesi la Legge 833 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale e nella quale verrà recepita.
La legge Basaglia, oltre la retorica e la mitizzazione dell’uomo, uno psichiatra e un intellettuale certamente illuminato, deve essere ricondotta alla storia di una battaglia etica e culturale, rivoluzionaria ma collettiva che trovò una pubblica opinione attenta, leader politici coraggiosi e una classe medica e infermieristica collaborativa e realizzatrice del cambiamento. Come ben ricorda Angelo Fioritti, psichiatra e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl di Bologna in un articolo, lettura magistrale pubblicata sulla rivista scientifica Sestante: 'il movimento antistutuzionale non è stato solo un fenomeno italiano e i suoi collegamenti con le esperienze europee ed americane erano ben evidenti. Gli psichiatri dell’epoca si scambiavano visite e intellettuali di prima grandezza come J.P Sartre e M.Foucault venivano spesso in Italia a sostenere la grande innovazione. Ma in Italia esso si collegò alle battaglie per i diritti civili, per il divorzio, per l’aborto, e soprattutto in Italia il corpo professionale degli psichiatri non ebbe un atteggiamento di contrasto e resistenza, anzi partecipò o promosse il cambiamento, cosa che all’estero non è quasi mai avvenuta'.

Molti studiosi concordano sul fatto che la riforma psichiatrica in Italia sia l’esempio di deistituzionalizzazione più radicale e completo del mondo occidentale. Il sistema italiano dei servizi di salute mentale ha effettivamente caratteristiche di assoluta particolarità: è l’unico senza ospedali psichiatrici, è tra i pochi completamente finanziato con una tassazione generale all’interno del SSN, ha la legislazione più liberale in termini di limitazione della libertà individuale tramite Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO) e (Trattamento Sanitario Obbligtaorio (TSO) ha tassi di posti letti ospedalieri tra i più bassi in Europa. Nel 2015 ha anche chiuso gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) riportando la cura e l’assistenza del malato di mente colpevole di reati all’interno delle attività dei Dipartimenti di Salute Mentale.

Particolarmente interessante è capire come questa normativa si sia poi sviluppata nel nostro territorio. Dopo la 180 in Emilia-Romagna non si è ricercata la creazione di centri autosufficienti per diagnosi e la presa in carico, ma si è investito in formazione professionale creando dei focus di competenza, riproducibili in tutti gli snodi della rete dei servizi, per questo nella nostra regione ci sono Programmi dedicati e integrati su interventi e procedure legate alle diverse patologie psichiatriche.
In particolare a Bologna lo sviluppo dei servizi di salute mentale territoriali si è caratterizzato per la vivacità culturale, per l’attenzione alla formazione del personale, per la capacità di far coesistere orientamenti e pratiche diversi e per la forte integrazione tra pubblico e privato, inoltre la collaborazione con l’Università ha portato la nostra città a essere la prima sede in Italia in cui è stata istituita una cattedra di Psichiatria svincolata da quella di Neurologia; questa impostazione è ancora oggi la base della convenzione che lega AUSL e Università, ed è esempio in un momento nel quale il resto dell’assistenza sanitaria sta facendo grandi sforzi per territorializzarsi maggiormente e per trasferire anche la formazione e la ricerca dall’ospedale ai servizi.

Il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Bologna compie quest’anno 12 anni, fornisce cura e assistenza a 18.000 pazienti psichiatrici adulti, a 9000 minori e a circa 8000 persone affette da dipendenze patologiche. La particolarità di questo Dipartimento, in linea con la 180, è la sua politica di auto definizione e organizzazione che non si definisce solo con i professionisti, ma con l’insieme dei professionisti, degli utenti, dei loro familiari e dei volontari impegnati nella salute mentale, tale concezione ha risvolto pratico partecipativo attraverso il CUFO, ovvero il Comitato di utenti familiari e operatori.
La deistituzionalizzazione inoltre ha implicato la creazione ex novo di servizi territoriali di neuropsichiatria infantile, per le dipendenze e per la disabilità fisica e intellettiva.

Veniamo alle sfide dell’oggi che vanno oltre le dovute celebrazioni: la 180 si è configurata con le sue conseguenti linee di azione come una delle punte più avanzate di sanità pubblica. Oggi occorre rispondere ad alcuni fenomeni che ne minano potenzialmente il progresso rischiando di causarne l’arretramento.

Primo fra tutti la tendenza a riportare alla psichiatria problemi generali di ordine pubblico, in altri termini un ritorno a una delega del controllo sociale.
Infatti il superamento degli OPG ha avuto l’effetto positivo di far emergere le condizioni di estrema trascuratezza e abbandono nei quali versavano i pazienti autori di reati. In questo senso un momento di particolare soddisfazione per il nostro Dipartimento di salute mentale bolognese è stata l’ispezione senza preavviso del Comitato per la prevenzione della Tortura della Commissione Europea, la cui relazione testimonia come gli standard di qualità e umanità della struttura REMS di Bologna siano considerati esemplari. Tuttavia, la riforma di chiusura degli OPG, ha reso più permeabile il confine tra istituzioni sanitarie e penitenziarie, in pochi anni sono decuplicati gli affidamenti in misura di sicurezza al Dipartimento di Salute Mentale quasi tutti in struttura (in Emilia-Romagna da 30 a 300, per Bologna da 6 a 60), così come è cresciuta la richiesta di TSO in ospedale per una varietà di soggetti di difficile gestione comportamentale.
Un periodo storico come il nostro, caratterizzato da rapidi cambiamenti che producono forti tensioni sociali, sta facendo sorgere la tentazione regressiva di richiesta di maggiore coercizione, producendo esclusione e non inclusione, affidando a singole istituzioni la risoluzione di diverse forme di devianza. Tale aumento di coercizione in psichiatria va nel segno contrario alla Legge 180, è bene tenerlo a mente.

Il secondo aspetto che si deve affrontare e che molto mi sta a cuore è l’aumento del disagio giovanile. Come segnalato anche a mezzo stampa da Fioritti e Stefano Costa, neuropsichiatra infantile, tra il 2015 e il 2017 i minori ricoverati a Bologna per problemi psichiatrici sono passati da 27 a 58, più che un raddoppio. In oltre la metà dei casi i medici non conoscevano i ragazzini, quindi questi non erano già in carico dei servizi. È vero che ogni adolescenza comporta dei rischi e non si deve certamente patologia are questa fase della vita, ma oggi assistiamo a specifici fattori di rischio accresciuti e che producono sofferenza e malattie mentali in misura maggiore e in forme diverse rispetto al passato, poiché “è cambiato il bilanciamento tra fattori di rischio e fattori protettivi” come afferma su Repubblica Fioritti. Fenomeni di rischio quali le migrazioni, condizioni dei primi anni di vita dei bambini accolti in adozioni internazionali, uso precoce di sostanze, relazioni familiari e stili educativi caotici e disgreganti sono alcuni tra gli elementi rilevati e che necessitano di un’azione inter istituzionale complessiva.

Bologna in questi giorni celebra il 40esimo anniversario della Legge Basaglia con diverse iniziative: questa mattina e domani con il convegno 'Chi non innova perde il proprio passato- modelli di assistenza per la salute mentale, Italia e Giappone a confronto' è proprio in questa settimana una delegazione giapponese è venuta in città perché interessata al nostro modello di territorializzazione dei servizi, tema molto sentito in Giappone dove circa 300.000 persone sono ricoverate in ospedali psichiatrici in larga parte privati. Nei prossimi mesi la visita in Giappone sarà ricambiata con una delegazione bolognese ala quale parteciperà anche la compagnia teatrale di Arte e Salute.
Mercoledì prossimo poi si terrà un Consiglio solenne della Città Metropolitana sul tema.

L’orientamento strettamente comunitario dei servizi di salute mentale non è mai stato smentito in 40 anni. La salute mentale non è -solo- un affare dei servizi psichiatrici, il tema della promozione della salute mentale e dei diritti delle persone con disturbi mentali va riportata con forza all’interno dell’agenda delle politiche sociali e di comunità, perché la migliore tecnica riabilitativa da sola non basta.
In questa ottica il Consiglio comunale ha avuto modo di toccare questi temi grazie all’approfondimento dedicato in Commissione 6’ nella scorsa primavera al progetto di Arte e Salute Onlus che si occupa di formare e attivare persone con patologie psichiatriche in percorsi professionalizzanti in ambito artistico, culturale e comunicativo a cui è scaturito un ordine del giorno di cui chiedo l’anticipazione nella trattazione nella seduta odierna in virtù del l’anniversario ampiamente ricordato e argomentato, e grazie anche alla disponibilità degli Assessori competenti che hanno rimarcato la loro disponibilità nella valorizzazione e nel sostegno di tali attività".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:41
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