Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica). "Difesa della legge 194.A fine luglio ho presentato un ordine del giorno di forte preoccupazione per le mozioni contro il diritto all’aborto e all&rsqu...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica).
"Difesa della legge 194.
A fine luglio ho presentato un ordine del giorno di forte preoccupazione per le mozioni contro il diritto all’aborto e all’autodeterminazione delle donne presentate a Verona. Quella preoccupazione si è purtroppo dimostrata fondata. Giovedì scorso, infatti, il Consiglio comunale di Verona ha votato una mozione della Lega per la quale saranno finanziate, 'con congruo finanziamento comunale', associazioni cattoliche che portano avanti iniziative contro le interruzioni volontarie di gravidanza.
A favore della mozione, sottoscritta anche dal sindaco di Verona Federico Sboarina, si è espressa anche la capogruppo del Partito Democratico Carla Padovani.
Ricordo che a luglio se ne era parlato anche perché il consigliere comunale di maggioranza Andrea Bacciga aveva rivolto il saluto romano alle attiviste di Non Una Di Meno presenti in aula. Un saluto romano da un rappresentante eletto in un’aula istituzionale, un gesto di una gravità inaudita che già a luglio chiesi di condannare duramente. Oggi rinnovo l’invito con l’auspicio che si possa finalmente votare l’ordine del giorno.
Nella seduta di giovedì scorso non è stata invece votata, quindi è ancora discussione, un’altra mozione collegata di cui si era parlato a luglio: quella che chiede che i feti delle donne che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza vengano automaticamente sepolti anche senza la loro autorizzazione. Le mozioni 434 e 441 sono state scritte in occasione dei quarant’anni della legge 194, quella che ha introdotto il diritto di aborto in Italia, e portano infatti l’evocativo titolo “Iniziative per la prevenzione dell’aborto e il sostegno alla maternità nel 40° anniversario della legge 194/1978”. Ci rendiamo conto?
In particolare la mozione approvata giovedì scorso, che va sotto il numero di 434 impegna il sindaco e la giunta:
- ad inserire nel prossimo assestamento di bilancio un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona, ad esempio progetto Gemma e Chiara a promuovere il progetto regionale 'Culla segreta', stampando e diffondendo i suoi manifesti pubblicitari nelle Circoscrizioni e in tutti gli spazi comunali;
- a proclamare ufficialmente Verona 'città a favore della vita'.
In difesa della mozione 434 si è espresso anche il senatore leghista Simone Pillon, fondatore del Family Day e relatore del disegno di legge 735, che molte consigliere e consiglieri in quest’aula avversano.
Voglio ricordare il contesto in cui ci muoviamo.
L’hanno ricordato le attiviste di Non Una di Meno lo scorso 28 settembre, quando le donne di tutto il mondo sono scese in piazza per la giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro.
L’hanno ricordato ancora una volta le attiviste di Non Una di Meno questo weekend, nella due giorni di assemblea nazionale che si è tenuta proprio nella nostra città. Quelle stesse attiviste che a Verona, dopo la discussione in aula della mozione, giovedì scorso, hanno dovuto aspettare non poco prima che fossero restituiti i loro documenti d’identità, senza nessun motivo apparente.
In Italia, seppur formalmente garantito dalla legge 194, il diritto all’aborto e all’autodeterminazione delle donne è nei fatti progressivamente negato. L’obiezione di coscienza ha raggiunto la media nazionale del 70% di medici obiettori ed è una delle forme di violenza che viene agita ogni giorno contro le donne. L’Italia si colloca in cima alla lista dei paesi col maggior numero di obiettori di coscienza negli ospedali pubblici. In queste statistiche non sono compresi tutti i farmacisti che, illegalmente, si dichiarano obiettori in maniera informale e si rifiutano di vendere la pillola del giorno dopo/dei cinque giorni dopo.
Dunque non solo è difficile ricorrere ad aborto sicuro e legale, ma ci sono farmacisti che rifiutano di vendere la contraccezione d’emergenza. Voglio ricordarlo a quest’aula, la pillola del giorno dopo (e dei cinque giorni dopo), in quanto contraccettivo non abortivo, non può essere negata al momento della richiesta. Qualora il medico o farmacista si rifiuti, appellandosi all’obiezione di coscienza (Art. 9 194⁄1978), compie un reato perseguibile ai sensi dell’art. 328 cp, ovvero il rifiuto di atti d'ufficio.
Ricordato il contesto in cui ci muoviamo, lo chiedo ancora una volta, con urgenza.
Questo Consiglio comunale, oggi, può esprimere forte preoccupazione per queste mozioni aberranti e ribadire con convinzione il diritto all’aborto, che come ricordato anche dalla giurisprudenza e dalla sentenza della Cassazione del 2013, è un diritto riconosciuto e ricompreso nella sfera di autodeterminazione della donna?
So che la maggioranza ha presentato un suo testo collegato, come è evidente io ho cercato per settimane di addivenire a un testo unitario, per ora raccogliendo il favore di altri due gruppi consiliari, Città Comune e Nessuno Resti Indietro.
Mi auguro che, anche alla luce di questi ultimi avvenimenti, il Consiglio comunale di Bologna riesca finalmente a esprimersi su questi temi, così fondamentali".