Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Amelia Frascaroli
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Amelia Frascaroli (Città comune). “Sgomberi persone in strada”Intervengo ancora sugli episodi accaduti nei giorni scorsi, molto gravi a mio avviso, in cui abbiamo dovuto as...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Amelia Frascaroli (Città comune).
“Sgomberi persone in strada”Intervengo ancora sugli episodi accaduti nei giorni scorsi, molto gravi a mio avviso, in cui abbiamo dovuto assistere anche attraverso una tv locale, ad una narrazione che ha enfatizzato, in particolare il ruolo dei nostri vigili urbani e degli operatori di Hera che in Piazza San Giovanni in Monte e in altri luoghi della città vediamo spostare persone e cartoni. In una parola “fanno pulizia”, su mandato esplicito della task force antidegrado e anti bivacco che fa capo all’assessore Aitini. Ne faccio oggi una questione soprattutto politica e anche culturale, cercando di aprire delle domande. Che messaggio scegliamo di veicolare per la maggioranza dei cittadini bolognesi? Scegliamo di essere un’amministrazione che educa, e sottolineo la parola “educa”, indirizza i suoi cittadini ad essere una città inclusiva, che sa cogliere la complessità dei problemi ed è partecipe di buone pratiche per affrontarli? O accogliamo semplicemente la protesta in modo superficiale, semplificatorio, banalizzante, pensando che così aumentiamo i nostri consensi da parte dei cittadini? I cittadini non possono sapere tutto ciò che il Comune muove in termini di affiancamento e presidio delle tante e diverse fragilità. Siamo capaci poi di raccontarlo questo , come ha fatto l’assessore Barigazzi venerdì scorso in quest’aula? Ci poniamo il problema di comunicarlo, proprio come scelta politica culturale e di buona amministrazione, in modo da far percepire una voce “altra”, una politica “altra” che non sia quella degli interventi securitari e di decoro, intendendo i poveri come indecorosi?
Sottolineo queste domande, che pongo all’assessore Aitini, ma non solo, a tutta la Giunta riprendendo anche alcune delle riflessioni e delle parole di Alessandro Albergamo, coordinatore dei servizi sociali di Antoniano Onlus e pubblicate su “Repubblica” di ieri. Per chi non le ha lette , le rileggo:“ Come è semplice e soprattutto rassicurante, per noi non-poveri, etichettare l’emarginato con rappresentazioni a loro volta emarginanti, generalizzanti, superficiali. Siamo poveri di visioni alternative alla mentalità paternalistica sulla povertà come colpa; sui poveri come deboli e incapaci, privi di sogni e aspirazioni; privi di visioni che sappiano affrontare il problema senza limitarlo alle questioni di “sicurezza” e “decoro socio-urbanistico”; siamo poveri di progetti sociali che si pongano in discontinuità con gli schemi obsoleti e freddi del passato; di riferimenti umani, culturali e sociali in grado di farci fare un salto di qualità nella lotta alla povertà; siamo poveri di politiche empatiche, inclusive e lungimiranti, non basate sulla spending review o sugli attacchi alla solidarietà. Può sembrare una provocazione, ma purtroppo non è così: non riuscendo a eliminare la povertà, preferiamo eliminare direttamente i poveri e tutto ciò che non è conforme ai nostri schemi mentali! Finché non ribalteremo il pensiero che il povero non ha capacità o addirittura diritto di costruirsi un futuro e un presente che si sceglie all’interno di un percorso che lo vede protagonista attivo, che il povero non ha diritto alla propria dimensione umana, sociale e civile, e che queste sue dimensioni sono strettamente connesse alla nostra, allora non ci trasformeremo mai in una società in grado di produrre ricchezza condivisa, inclusione e dignità per tutti. Una società migliore in cui crescere dei figli che siano cittadini attivi e solidali. Le politiche per la lotta alla povertà sono inefficaci, se non addirittura dannose, quando veicolano concetti come “sicurezza e immigrazione”, “povertà e decoro”, a causa della mancanza di competenza e di analisi da parte di chi le legifera; sono spesso inutili
perché parlano di povertà senza coinvolgere chi vive quella condizione, addirittura avendolo estromesso dal processo partecipativo e decisionale; e se la politica non riesce da sola, il Terzo Settore deve assolvere a questa sua funzione intrinseca e deve rivendicare per sé un ruolo attivo nei processi politici e sociali, per una società più equa e solidale, dove nessuno resta indietro per colpa di chi sta davanti. Grazie".