Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni
Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica). "Solo lunedì scorso, intervenendo in Consiglio sul Bologna Pride 2018, avevamo provato a riflettere su quale messaggio mandasse alla politica una ...
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Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica).
"Solo lunedì scorso, intervenendo in Consiglio sul Bologna Pride 2018, avevamo provato a riflettere su quale messaggio mandasse alla politica una manifestazione che ha coinvolto migliaia e migliaia di cittadini bolognesi scesi in piazza, il 7 luglio, contro ogni forma di discriminazione legata al genere ed all’orientamento sessuale, che ha da gran tempo, come suo primo simbolo, l’arcobaleno, a significare i tanti colori di cui si compone la società, con le sue molte differenze, la sue diverse forme d’amore, affetto, unione e famiglia.
Avevamo detto – richiamando l’intervento pronunciato da Vincenzo Branà a conclusione del Pride – che le associazioni LGBT parlano anche e soprattutto a noi amministratori, quando precisano che “l’oppressione assume molte forme: si mimetizza, tenta di sembrare normale, accettabile, utile, perfino giusta”, precisando che “il primo passo è smascherare le oppressioni”.
C’è oppressione – avevamo ricordato – quando un gruppo di maestre rischia un provvedimento disciplinare, per aver tentato di spiegare in classe la complessità della parola identità”.
Ecco: abbiamo avuto reiterate prove di tale forma di oppressione proprio negli ultimi giorni, quelli seguiti alla vicenda del centro estivo Meridiana di Casalecchio di Reno, ove, nella giornata di venerdì 6 luglio, alla vigilia del Bologna Pride, alcune educatrici della Cooperativa Dolce che gestisce il centro estivo per bambini e bambine di età compresa tra 1 a 5 anni, hanno svolto una serie di attività di educazione alle differenze, decostruzione degli stereotipi di genere e contrasto all’omotransnegatività.
Le attività svolte nel centro estivo, che ospita anche bambini e bambine provenienti da famiglie omogenitoriali, sono consistite, in particolare, in giochi con i colori, finalizzati a richiamare il tema dell’arcobaleno, metafora di accettazione e rispetto delle diverse forme d’amore e relazione familiare tra le persone e lettura di testi, in dotazione alla biblioteca della scuola ed inseriti nel progetto educativo del centro, pure attinenti all’accettazione e al rispetto delle differenze e al contrasto alle discriminazioni, quali “Buongiorno postino” (sulle famiglie adottive) e “Piccolo uovo” (sulle famiglie omogenitoriali).
Ebbene, a seguito della vicenda, è stata data grande rilevanza, sui media, a voci di protesta, levatesi anche in ambito istituzionale, dal Consiglio comunale di Casalecchio fino al Ministero della famiglia, tese a stigmatizzare l’iniziativa e la condotta delle educatrici, per la pretesa violazione del “criterio educativo” di cui le medesime si sarebbero rese responsabili: “ira della Curia contro le maestre”; Casini: "grave infortunio"; Fontana: "siamo allibiti e preoccupati: nessuno scopo educativo dietro questa scelta”. Eppure, fortunatamente, si sono levate, anche, numerosissime voci a favore dell’iniziativa e a difesa della scelta pedagogica assunta dalle educatrici, tra le quali sono da segnalare vorrei segnalare, innanzitutto, la posizione espressa dall’associazione “Il Progetto Alice”, promotrice, insieme ad oltre 200 associazioni, delle quattro edizioni della nota iniziativa “Educare alle differenze”, molto apprezzata anche dal Consiglio comunale di Bologna. “La polemica e le preoccupazioni - ha sottolineato Giulia Selmi - partono da un pensiero radicato, derivante da un’idea ottocentesca della sessualità, quello secondo cui “parlando di omosessualità a bambini e bambine a scuola o in un centro estivo, si possa promuovere in loro un orientamento omosessuale”. Quando invece, come noto, “non esiste nessun presupposto pedagogico che impedisca di parlare del fatto che al mondo siamo in tanti, con diversi orientamenti sessuali, così come gli diciamo che non siamo tutti uguali, non siamo tutti bianchi, che ci sono bambini diversamente abili”.
Da segnalare, anche la voce della scrittrice bolognese Grazia Verasani, che ha scritto su Facebook un bellissimo post, che inviterei a leggere e, ancora, la posizione del sindacato Flc– Cgil che si è giustamente schierato con le educatrici “senza se e senza ma”, perché convinto “della correttezza della iniziativa intrapresa dalle lavoratrici sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista etico”.
Sarebbe estremamente opportuno che un Comune come il nostro, così attendo al contrasto all’omotransnegatività, prendesse posizione, votando l’ordine del giorno che oggi presentiamo, schierandosi dalla parte di contrasta l’omotransnegatività e s’impegna nell’educazione alle differenze, nelle agenzie educative di ogni ordine a grado, atteso che, come noto, si tratta del modo più efficace per decostruire stereotipi di genere, contrastando violenze e discriminazioni".