Comunicati stampa

Comunicati stampa

Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni

Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica)."Virtù e vizi dei dipartimenti di Unibo.Sono ben 14 i Dipartimenti dell’Università di Bologna premiati dal fondo per i dipartimenti ec...

Data:

:


Di seguito l'intervento d'inizio seduta del consigliere Federico Martelloni (Coalizione civica).

"Virtù e vizi dei dipartimenti di Unibo.
Sono ben 14 i Dipartimenti dell’Università di Bologna premiati dal fondo per i dipartimenti eccellenti previsto dalla legge di Bilancio 2017.
Si tratta di un risultato - che porterà ai Dipartimenti Unibo selezionati un finanziamento totale di 113,8 milioni di euro nell’arco di un quinquennio (l’8,4% del finanziamento totale che ammonta a 271 milioni di euro annui) – del quale mi pare possa far vanto, oltre all’Università di Bologna, anche la città che la ospita, poiché, per fortuna, l’Università non è una monade: si iscrive in un contesto da cui trae energia, sollecitazioni e linfa vitale e a cui, auspicabilmente, dovrebbe trasferirne sapere, idee e strumenti utili a migliorare la vita di una comunità, ivi compresa quella della cittadinanza bolognese.
I Dipartimenti eccellenti, dicevo, sono 14 e sono certo che perdonerete la scelta di nominarli uno per uno in quest’aula consiliare, giacché credo sia un tributo che possiamo (e forse dobbiamo) concedere: Architettura, Chimica "G. Ciamician", Filologia classica e italianistica, Ingegneria civile chimica ambientale e dei materiali, Ingegneria dell’energia elettrica e dell’informazione "G. Marconi", Lingue letterature e culture moderne, Psicologia, Scienze aziendali, Scienze biomediche e neuromotorie, Scienze economiche, Scienze mediche veterinarie, Scienze politiche e sociali, Scienze e tecnologie agroalimentari nonché, ultimo ma non per ultimo, il Dipartimento di Scienze giuridiche del quale ho il piacere di far parte.
Questo risultato – come ha giustamente sottolineato il Rettore Ubertini – 'premia l’elevata qualità della ricerca, collocando l’Alma Mater al vertice a livello nazionale per numero di Dipartimenti finanziati. Un successo che arriva grazie a punteggi molto elevati sia relativamente alla valutazione della qualità della ricerca, sia sul valore dei progetti presentati'.
Sul portale di Unibo si legge, inoltre, che 'i fondi saranno destinati a rafforzare e valorizzare l'eccellenza della ricerca, con investimenti in capitale umano, infrastrutture di ricerca e attività didattiche di alta qualificazione'.
Ebbene, vorrei non ci fermassimo ai meritati complimenti ad Unibo, e ci spingessimo a chiedere e chiederci chi la fa la ricerca.
In parte fa i progetti e i prodotti della ricerca sono frutto del lavoro del personale strutturato, ci mancherebbe. Ma – vi prego di credermi – chiunque abbia preso parte anche solo per un anno, un mese o una settimana alla vita di un dipartimento sa che non è soltanto così.

Nel 2016, 514 assegnisti su 1143 assegnisti (circa la metà degli assegnisti totali di Unibo) afferivano ai 14 dipartimenti d’eccellenza (su 36 Dipartimenti in totale).
Se non fosse chiaro, intendo dire che i dipartimenti di eccellenza hanno più precari della ricerca degli altri. Sono questi ultimi che collaborano alla stesura dei progetti, alle ricerche, alla vita dei laboratori di ricerca d’ingegneria, di chimica, di scienze biomediche ecc.
L’Università di Bologna, per vero, ha più assegnisti di tutte le altre università d’Italia, sia in termini assoluti sia relativi.
Un anno fa nelle università italiane gli assegnisti erano quasi quattordicimila – precisamente 13.946 - di cui un decimo nella sola Unibo che tuttavia, pur essendo una grande università, non costituisce un decimo del sistema universitario italiano bensì un quarantesimo.
Insomma, siamo eccellenti anche perché disponiamo di una quantità abnorme di ricercatori precari. O, se preferite, se da un lato siamo l’Università con una qualità della ricerca tra le più elevate d’Italia, dall’altro lato siamo anche quella con la ricerca più precaria d’Italia.

Avendo più fondi di altri atenei, possono bandire più assegnisti di ricerca…ma dobbiamo sapere che – come si legge sul sito dell’ADI – 'oltre il 93% di questa forza lavoro precaria è destinata ad essere espulsa'. Detto altrimenti, tra coloro che partecipano alle attività di ricerca, meno di uno su dieci ha l’occasione di sfuggire all’economia della promessa, mettendo realmente a valore lo scambio consueto 'presente contro futuro'.
È in quest’economia della promessa che s’iscrive una recente vicenda di cui si è parlato sui media: è il caso del bando per lavoro volontario presso la Biblioteca del dipartimento di Storia, in scadenza a fine gennaio.
Si tratta di un bando per attività utili al normale funzionamento di una qualunque biblioteca: dal prestito libri, alla restituzione e sistemazione dei materiali bibliografici.
Sul bando ci sarà pur scritto che si tratta di mansioni diverse rispetto a quelle rese dal personale dipendente ma, da giuslavorista, lasciatemi dire che così come non basta scrivere su un contratto denominato di lavoro autonomo che un’attività lavorativa è resa senza vincolo di subordinazione per salvare quel contratto dalla più opportuna riqualificazione giudiziale, allo stesso modo non basta parlare di lavoro volontariato per escludere che si tratti, nei fatti, di volontariato sostitutivo, ossia di lavoro gratuito fornito in sostituzione di lavoro regolarmente retribuito, per il regolare funzionamento di una biblioteca.
'Per fare curriculum', si dice in casi simili nei segmenti più malati del settore privato.
'Per imparare e ricevere al termine delle attività un attestato', ha detto, in questa circostanza, una prorettrice per le risorse umane.
Ebbene, da quest’aula mi pare lecito chiedere che l’Università di Bologna approfitti di uno spiacevole incidente per prendere una posizione pubblica contro il lavoro gratuito e contro ogni forma di volontariato sostitutivo.
Unibo ha, infatti, l’opportunità di rivendicare la propria natura di università di qualità, precisando che nelle università di qualità come quella bolognese il lavoro si paga. Sempre. Sembrerebbe scontato. Purtroppo non lo è più".

Altre informazioni

Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:40
Back to top