Consiglio comunale, il secondo intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy
Di seguito il secondo intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica)."Prima di una campagna elettorale vinta sulla pelle dei migranti, prima che la xenofobia diventasse uno dei sentimenti più diffusi di ques...
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Di seguito il secondo intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica).
"Prima di una campagna elettorale vinta sulla pelle dei migranti, prima che la xenofobia diventasse uno dei sentimenti più diffusi di questo paese, sui banchi di scuola imparavamo la filoxenia, il valore dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Studiavamo lo xenos, lo straniero inteso come amico che proviene da un altro luogo, non il barbaro che non parla la lingua.
Lo voglio ricordare perché spesso, quando si tocca il tema dell’immigrazione, si sente parlare della “nostra cultura”.
Allora io oggi vorrei ricordarla, la nostra cultura.
La nostra cultura passa dal canto sesto dell’Iliade, dove si trova quel passaggio meraviglioso in cui le generazioni degli uomini vengono paragonate alle foglie, dove c’è l’esempio paradigmatico dell’ospitalità.
Si tratta della storia di Glauco e Diomede. Glauco, troiano, e Diomede, acheo, si scontrano sul campo di battaglia, ma dialogando scoprono che i loro antenati erano legati dal vincolo dell’ospitalità. Oineo, padre di Tideo padre di Diomede, aveva ospitato un tempo Bellerofonte, antenato di Glauco, e si erano scambiati dei doni ospitali.
Così Glauco e Diomede depongono le armi, perché la xenia è più forte della loro appartenenza ai rispettivi schieramenti. E in segno di amicizia e stima e nel rispetto del vincolo di ospitalità che li lega si scambiano le armi, nonostante quelle di Glauco fossero d’oro, del valore di 100 buoi, e quelle di Diomede di bronzo, del valore di 9 buoi. Omero scrive “Zeus Cronide a Glauco tolse il senno”, ma Glauco non era impazzito nell’accettare questo scambio, semplicemente credeva in questi valori.
Poiché questi, e non altri, erano e sono i nostri valori, la nostra cultura. Quando arrivava uno straniero, anche nel cuore della notte, lo si accoglieva, gli si lavavano i piedi, gli si dava da mangiare, e solo dopo gli si chiedeva chi fosse.
Mi chiedo, quando abbiamo perso i valori della nostra cultura?
Che cos’è successo dai tempi in cui i sindaci pugliesi, vent’anni fa, facevano appelli ai loro cittadini per accogliere gli albanesi in arrivo, i ragazzi e le ragazze portavano nelle loro scuole i sacchi a pelo e generi di primo conforto per ospitare i loro coetanei che arrivavano dall’altra parte dell’Adriatico, ad ora?
Ora 629 vite sono sospese nel nostro mare per colpa di una campagna elettorale permanente di ministri razzisti e irresponsabili che si arrogano il diritto di dire chi deve vivere e chi deve morire.
Chi ha deciso, chi può vivere e chi no?
Voi?
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
La soluzione esiste, la soluzione esiste ed è l’opposta di quella ventilata da questo governo anticostituzionale e irresponsabile.
La soluzione è che i governi europei si siedano al tavolo e prendano esempio dal Parlamento Europeo e dalla Riforma di Dublino, a cui tra gli altri ha lavorato anche un’europarlamentare bolognese, Elly Schlein.
Il Parlamento ha approvato a novembre con una larga maggioranza, i due terzi, questa riforma di svolta radicale che supera il criterio del primo Paese di accesso e obbliga tutti gli Stati UE a fare la propria parte sull’accoglienza, con un meccanismo permanente e automatico di ricollocamento.
La risposta non è bloccare le persone in mare o chiudere i porti, azioni peraltro incostituzionali e contro i trattati internazionali. Altro che avvicinarsi a Orban, altro che uscire dall’Europa, la soluzione è quella opposta: è che i governi dei paese europei si siedano al tavolo e discutano di come applicare la riforma di Dublino, garantendo il rispetto dei trattati, aprendo vie legali e sicure per l’accesso in tutti gli Stati UE e agendo con solidarietà e condivisione.
Anche per questo oggi saremo in presidio alle 18 davanti alla Prefettura di Piazza Roosevelt, per dire #Apriamoiporti, #Umanitàaperta"
"Prima di una campagna elettorale vinta sulla pelle dei migranti, prima che la xenofobia diventasse uno dei sentimenti più diffusi di questo paese, sui banchi di scuola imparavamo la filoxenia, il valore dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Studiavamo lo xenos, lo straniero inteso come amico che proviene da un altro luogo, non il barbaro che non parla la lingua.
Lo voglio ricordare perché spesso, quando si tocca il tema dell’immigrazione, si sente parlare della “nostra cultura”.
Allora io oggi vorrei ricordarla, la nostra cultura.
La nostra cultura passa dal canto sesto dell’Iliade, dove si trova quel passaggio meraviglioso in cui le generazioni degli uomini vengono paragonate alle foglie, dove c’è l’esempio paradigmatico dell’ospitalità.
Si tratta della storia di Glauco e Diomede. Glauco, troiano, e Diomede, acheo, si scontrano sul campo di battaglia, ma dialogando scoprono che i loro antenati erano legati dal vincolo dell’ospitalità. Oineo, padre di Tideo padre di Diomede, aveva ospitato un tempo Bellerofonte, antenato di Glauco, e si erano scambiati dei doni ospitali.
Così Glauco e Diomede depongono le armi, perché la xenia è più forte della loro appartenenza ai rispettivi schieramenti. E in segno di amicizia e stima e nel rispetto del vincolo di ospitalità che li lega si scambiano le armi, nonostante quelle di Glauco fossero d’oro, del valore di 100 buoi, e quelle di Diomede di bronzo, del valore di 9 buoi. Omero scrive “Zeus Cronide a Glauco tolse il senno”, ma Glauco non era impazzito nell’accettare questo scambio, semplicemente credeva in questi valori.
Poiché questi, e non altri, erano e sono i nostri valori, la nostra cultura. Quando arrivava uno straniero, anche nel cuore della notte, lo si accoglieva, gli si lavavano i piedi, gli si dava da mangiare, e solo dopo gli si chiedeva chi fosse.
Mi chiedo, quando abbiamo perso i valori della nostra cultura?
Che cos’è successo dai tempi in cui i sindaci pugliesi, vent’anni fa, facevano appelli ai loro cittadini per accogliere gli albanesi in arrivo, i ragazzi e le ragazze portavano nelle loro scuole i sacchi a pelo e generi di primo conforto per ospitare i loro coetanei che arrivavano dall’altra parte dell’Adriatico, ad ora?
Ora 629 vite sono sospese nel nostro mare per colpa di una campagna elettorale permanente di ministri razzisti e irresponsabili che si arrogano il diritto di dire chi deve vivere e chi deve morire.
Chi ha deciso, chi può vivere e chi no?
Voi?
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
La soluzione esiste, la soluzione esiste ed è l’opposta di quella ventilata da questo governo anticostituzionale e irresponsabile.
La soluzione è che i governi europei si siedano al tavolo e prendano esempio dal Parlamento Europeo e dalla Riforma di Dublino, a cui tra gli altri ha lavorato anche un’europarlamentare bolognese, Elly Schlein.
Il Parlamento ha approvato a novembre con una larga maggioranza, i due terzi, questa riforma di svolta radicale che supera il criterio del primo Paese di accesso e obbliga tutti gli Stati UE a fare la propria parte sull’accoglienza, con un meccanismo permanente e automatico di ricollocamento.
La risposta non è bloccare le persone in mare o chiudere i porti, azioni peraltro incostituzionali e contro i trattati internazionali. Altro che avvicinarsi a Orban, altro che uscire dall’Europa, la soluzione è quella opposta: è che i governi dei paese europei si siedano al tavolo e discutano di come applicare la riforma di Dublino, garantendo il rispetto dei trattati, aprendo vie legali e sicure per l’accesso in tutti gli Stati UE e agendo con solidarietà e condivisione.
Anche per questo oggi saremo in presidio alle 18 davanti alla Prefettura di Piazza Roosevelt, per dire #Apriamoiporti, #Umanitàaperta"