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Consiglio comunale, il primo intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy

Di seguito il primo intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica). "Legge 194, quarant'anni dopo.Questa settimana si celebrano i 40 anni della legge che ha dato alle donne il diritto di dire la prima e l'ultima parola ...

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Di seguito il primo intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica).

"Legge 194, quarant'anni dopo.
Questa settimana si celebrano i 40 anni della legge che ha dato alle donne il diritto di dire la prima e l'ultima parola sul proprio corpo.
La legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, la famosa 194, è stata fortemente voluta dalle donne. E’ stata una conquista in primis del movimento femminista, ma anche dei radicali, dei partiti di sinistra, dei sindacati e delle associazioni che su un tema che attiene ai diritti umani della persona seppero unirsi e lavorare insieme, con mediazioni anche non facili.
L’ha ricordato bene Non Una Di Meno il 28 settembre scorso, quando molte e molti sono scesi nelle piazze di tutta Italia per difendere il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza e per chiedere che venga riconosciuta in tutti i Paesi del mondo la libertà di scelta delle donne e che l’aborto sia ovunque sicuro, libero e depenalizzato.
Leggi come la 194 hanno salvato tante donne dalla morte, dalla clandestinità. Ma c’è una preoccupante inversione di tendenza. Negli Stati Uniti l'amministrazione Trump ha avviato l'iter per tagliare i fondi federali alle cliniche che praticano o suggeriscono l’aborto.
In Italia, dove l’interruzione volontaria di gravidanza è formalmente garantita dalla legge 194 del 1978, siamo oggi in una situazione paradossale: la media nazionale dei medici obiettori di coscienza ha raggiunto ormai il 70%, costringendo di fatto le donne che scelgono di abortire a una corsa contro il tempo, a spostamenti in altre regioni se non a viaggi all’estero.

Nel frattempo ci sono campagne che sfilano contro la legge e contro l’autodeterminazione delle donne. CitizenGo, per inciso quelli del bus arancione contro le persone LGBT che secondo alcuni consiglieri di questo consiglio stavano solo esprimendo una loro legittima opinione, hanno tappezzato Roma di manifesti poi fatti rimuovere dal Comune ma che hanno fatto in tempo a fare il giro del web.

Recitavano:
L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo.
L’aborto è violenza.
La vita è sacra.
Aborto: già un miliardo di vittime.
Ogni aborto è un bambino morto.

Hanno anche sfilato in una Marcia per la vita, anche se sarebbe più corretto chiamarla una marcia contro le libere scelte, degli altri ovviamente.
Oggi voglio ricordare il quarantennale di questa legge, perché quando finalmente la nostra società inizia a far suoi concetti come femminicidio e violenza contro le donne ricordiamoci che anche non tutelare l’autodeterminazione delle donne è una violenza contro di esse.
Perché siamo in un paese in cui l’aborto è un gesto spesso quasi impossibile, ed è un gesto triste e difficile ma a volte l’unico possibile per una donna. Una donna che non ha le stesse condizioni di un uomo nel fare figli: non le ha dal punto di vista economico, di precarietà del lavoro, di tagli ai servizi e all’educazione, non le ha perché spesso è ancora l’unica a cui è demandato il lavoro di cura e il ruolo di genitore, non le ha perché non guadagna come un uomo a parità di prestazioni ma proprio come lui deve pensare ai prezzi delle case o degli asili nido. Allora davvero il minimo sindacale è rispettare la sua autodeterminazione. Poi si dovrebbe pensare a come ridurre il gender gap ancora così forte in Italia. Per questo parteciperò e invito a partecipare a tutte le iniziative di questa settimana per la tutela dell’interruzione volontaria della gravidanza, dopo 40 anni ancora troppo poco protetta, e al corteo per l’autodeterminazione delle donne di questo sabato 26 maggio alla 16".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:41
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