Comunicati stampa

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Rinasce il vivaio dismesso di via della Certosa e in via della Torretta arriva anche un agrinido

Due proposte presentate e accettate dal Comune dai rispettivi proprietari di due aree private

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La Giunta di Palazzo d’Accursio, su proposta dell’assessore all’urbanistica Valentina Orioli, ha acceso il semaforo verde alla predisposizione di uno strumento urbanistico comunale per trasformare due aree private della città: l’ex vivaio dismesso che si trova tra le vie della Certosa e delle Tofane e l’area di via della Torretta 23-25. I proprietari delle due aree hanno infatti presentato al Comune delle proposte di trasformazione giudicate di interesse pubblico.

La prima proposta arriva dai proprietari dell’area di 8.300 metri quadrati tra le vie della Certosa e delle Tofane, sede di un’attività vivaistica dismessa. Il progetto è di cedere l’area all’Amministrazione comunale a fronte del riconoscimento di una capacità edificatoria che porterebbe alla costruzione, su via Sacco e Vanzetti, di un edificio a uso residenziale. La capacità edificatoria, di circa duemila metri di superficie utile, è il risultato dell’applicazione dell’indice perequativo previsto dal Psc. A fronte di ciò, sarà acquisita al patrimonio pubblico l’area dell’ex vivaio, in posizione tale da costituire un ideale ampliamento del giardino pubblico “Giacomo Bulgarelli” che dà su via Andrea Costa e via della Certosa, e rendere più funzionali le dotazioni della zona, limitrofa ad aree scolastiche e alla pista ciclabile lungo il Reno.

La seconda proposta è della Cooperativa Dolce e riguarda un’area che si trova in via della Torretta 23-25, di proprietà dell’Istituto Suore Clarisse del SS Sacramento. La proprietà e la Cooperativa Dolce hanno condiviso la proposta di realizzare sull’area una nuova Residenza Sanitaria Assistenziale per 75 posti letto, un centro diurno e un piccolo edificio a servizio di attività agricole, in particolare orti. Inoltre il progetto prevede una struttura di servizi per l’infanzia: si tratta di un agrinido, che troverebbe spazio negli edifici colonici esistenti e rappresenta un’attività sinergica con quanto svolge l’Istituto religioso, che cura una casa per madri con bambini, una casa per ferie e una comunità religiosa.

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:40
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