Comunicati stampa

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Question Time, chiarimenti sull'impatto dei flussi turistici

L'assessore all'Economia e promozione della città, Matteo Lepore, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sull'impatto dei flussi turistici.Domanda d'attualità della consigliera Borgonz...

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L'assessore all'Economia e promozione della città, Matteo Lepore, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sull'impatto dei flussi turistici.

Domanda d'attualità della consigliera Borgonzoni:

"Viste le dichiarazioni dell'assessore Lepore che dice che Bologna non deve essere la città del cibo.
Vista anche l'ipotesi di trasferire la kermesse del Cioccoshow a Fico il prossimo anno e visto che la stampa ha sollevato la quantità di attività di sommistrazione di cibo e bevande presenti sul territorio, sono a chiedere se nel lungo periodo questa distinzione tra Fico = Cibo e Bologna = Cultura rischi di creare due comparti stagni che salteranno o di fare saltare il turismo su Bologna e favorire solo Fico".

Risposta dell'assessore Lepore:

"Al di la di quello che noi andremo a fare con il parco tematico Fico, Bologna ha una sua autenticità e una sua vocazione sul cibo che è storica. Sto cercando di fare due operazioni, una in questo secondo mandato è lavorare sul posizionamento internazionale della città, sulla sua percezione. Che noi ogni tanto si abbiamo un articolo del New York Times, di carta o digitale, dove si dice che le tagliatelle che facciamo sono buone, è una cosa che c'è sempre stata, basta andare a vedere la rassegna stampa degli ultimi 20 anni, un giornalista americano che passa di qui e si mangia un piatto di tagliatelle c'è sempre stato. Il New York Times ogni due anni fa un articolo dove dice, sono stato alla drogheria, ho mangiato delle buone tagliatelle, ecc.. in questi anni abbiamo cercato di lavorare per fare un salto oltre, cioè fare in modo che questa reputazione innanzitutto fosse vera, ciò che al di la dell'amico che viene a mangiare una tagliatella, con i ristoratori della città si riuscisse a fare un salto sulla parte proprio dell'accoglienza, dei servizi e della riconoscibilità. Fino ad arrivare a fare un lavoro su tutta la filiera del cibo, legata alla parte artigianale, il lavoro sulle sfogline, le scuole di formazione. L'ultima edizione del festiva del tortellino è stato un esempio molto importante da questo punto di vista, ormai con l'Associazione Turtlén abbiamo una sessantina di professionisti che stanno tutti competendo per avere riconoscimenti internazionali e che in questi anni insieme a tutti i colleghi della ristorazione in generale a livello metropolitano e non solo cittadino hanno dimostrato che venire a mangiare a Bologna non significa più essere fregati, ma anzi avere cibo di qualità. Quindi non più una città dove quello che viene per la fiera pagato dall'azienda va a mangiarsi le tagliatelle e si prende quello che trova, cosa che succedeva fino a sei o sette anni fa, ma invece una città dove si va nei ristoranti che sono di qualità, da stella Michelin, con servizi d'accoglienza di un certo tipo e con dietro ragazzi e ragazze che imparano perché vanno all'alberghiero, perché fanno corsi di formazione con le associazioni di categoria, quindi curare tutta la filiera. E i risultati ci stanno dando ragione, perché adesso l'americano che torna, l'australiano che torna, il norvegese che torna, torna perché fa una bella esperienza, la racconta, ha dei rapporti con dei professionisti, non si sente fregato, ha un rapporto qualità prezzo a Bologna che non ha da nessuna altra parte, sia negli alberghi che nella ristorazione. Questa è la via che dobbiamo perseguire, aiutando questo settore e questi professionisti non a fare delle fiere e sagre che pure sono importanti per ravvivare alcune parti del nostro territorio, ma in centro storico e in alcuni presidi importanti della città a rafforzare la loro professione, perché loro sono i primi a chiederci di essere distinti da quelli che fanno male un certo tipo di prodotto. Questo è il lavoro che abbiamo cercato di fare in questi anni con i professionisti e che noi stiamo cercando di raccontare. Aggiungendo però appunto in questo secondo mandato un ingrediente in più, Bologna non è solo città del cibo, per cui tutte le campagne di comunicazione che stiamo facendo in questi ultimi due anni sono dedicate alla cultura, alla musica, ai musei, allo sport e alla città metropolitana. Al paesaggio naturale, ai laghi, all'Appennino, cambiando l'immaginario di Bologna, perché ormai il posizionamento di Bologna sul cibo c'è già. Il lavoro sul cibo è rendere vera la promessa, vieni a Bologna, pensi che sia la città del cibo e non ti dobbiamo trattare male, perché sennò quando torni a casa ne parli male. Sul resto invece dobbiamo investire perché purtroppo ancora sui media internazionali siamo raccontati a volte sulla tagliatella e non va bene, perché qui abbiamo un patrimonio culturale, storico e paesaggistico straordinario la Rocchetta Mattei è stata una delle icone degli ultimi anni sulla scoperta del territorio, ma c'è molto di più, e soprattutto abbiamo la vivibilità della città e la sua socialità che è la cosa che più ci riconoscono. Come ho detto, non si torna a Bologna per gli eventi, ma si viene a Bologna perché è ancora una città italiana, autentica, non come altre città. Questa cosa ci rende molto compatibile la promozione turistica con anche il lavoro sulla vivibilità della città, perché a differenza di Venezia dove ormai sono rimasti 50 mila residenti in città e tutto il resto sono turisti, lavorando sulla autenticità, sul presidio dei negozi di vicinato, delle botteghe storiche, della professione del gusto e della ristorazione, stiamo investendo sia sull'interesse di residenti sia su quello dei turisti. Perché se non ci sono residenti la città non è autentica, le socialità non c'è e dunque il nostro messaggio non funziona. Da questo punto di vista la nostra ricetta sul turismo è diversa da altre città italiane e in fondo siamo gli unici veri a potere garantire italianità dell'esperienza urbana per tanti motivi. Quindi Fico è un detonatore di tutto questo, ma rimarrà un progetto industriale e imprenditoriale a sé che potrà godere della reputazione di Bologna, ma noi dobbiamo investire risorse pubbliche sulla parte che ho raccontato finora. Fico farà il suo lavoro, ma non credo che Michael Fassbender verrà sposarsi per la seconda volta a Bologna andando a Fico, continuerà a venire all'osteria del Cappello, andando magari alla torre Prendiparte a dormire perché l'esperienza bella è quella li. Fico sarà importante e ci andrà un altro target, ma l'esperienza la si continuerà a vivere autentica nella città ed è questo il valore aggiunto che noi possiamo dare anche ai professionisti di questo settore".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:39
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