Comunicati stampa

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Question time, chiarimenti sull'apertura di nuovi supermercati in città

L'assessore all'Economia e promozione della città Matteo Lepore ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità dei consiglieri Massimo Bugani (Movimento 5 stelle), Gian Marco De Biase (Insieme Bologna) e ...

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L'assessore all'Economia e promozione della città Matteo Lepore ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità dei consiglieri Massimo Bugani (Movimento 5 stelle), Gian Marco De Biase (Insieme Bologna) e della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega Nord) sull'apertura di nuovi supermercati in città.

La domanda del consigliere Bugani
"Visti gli articoli di stampa relativi al continuo aumento dei supermercati in città e nell'intera area metropolitana si pone la seguente domanda di attualità: per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione politica sul tema; per chiedere al Sindaco ed alla Giunta se non ritengano che l'apertura di nuovi supermercati possa dare il colpo di grazie ai negozi di vicinato, svuotando la città di una preziosa risorsa economica e di presidio del territorio; per chiedere al Sindaco e alla Giunta se non ritengono che sia giunto il momento di limitare nei piani urbanistici di recupero di immobili e aree dismesse, la creazioni di nuovi supermercati come già preannunciato, pensando invece a nuove forme di “commercio” sull'esempio dei mercati rionali o dei mercati contadini".

La domanda del consigliere De Biase
"Premesso che da notizie stampa si apprende che è in crescita il numero dei punti vendita della distribuzione organizzata in città, erodendo però ulteriormente il numero dei piccoli negozi proprietari; si chiede al Sindaco e alla Giunta cosa intenda fare per tutelare la presenza di queste piccole attività economiche fondamentali per il tessuto economico e sociale della città".

La domanda della consigliera Borgonzoni
"Alla luce dell'articolo di stampa riguardante l'apertura di nuovi supermercati, dato in controtendenza rispetto ai dati del reale consumo non solo legato al comparto non alimentare ma anche a quello alimentare stesso, sono a chiedere al Signor Sindaco ed alla Giunta un parere politico amministrativo in senso generale e più in particolare vorrei sapere se ritengono che l'apertura di grandi supermercati possa in qualche modo danneggiare le piccole imprese, già colpite dalla crisi, o se ritengono che ciò non possa accadere; considerato inoltre che con l'apertura di nuovi supermercati l'amministrazione comunale può contare su un discreto ritorno economico sono a chiedere se questo aspetto economico possa in qualche modo influire sulle progettualità dell'amministrazione. Chiedo infine di sapere se l'amministrazione comunale, nell'ambito delle proprie progettualità in tema di commercio fisso, si coordina con le indicazioni che la Regione emana".

La risposta dell'assessore Lepore
“E' un argomento che riguarda da un lato l'idea di città e, dall'altro, le leggi che il nostro Paese si è dato nel campo del commercio e delle liberalizzazioni. Dalla mia esperienza non posso che essere d'accordo con gli interventi che ho sentito, credo che il tema del rapporto fra la grande distribuzione e il commercio nelle città sia un tema importante, decisivo rispetto alla programmazione dell'economia, degli inserimenti che il commercio fa nei quartieri. Questo dibattito però dev'essere calato all'interno del contesto in cui viviamo e dei tempi in cui viviamo. Le leggi che hanno di fatto liberalizzato questo settore nel nostro Paese hanno cercato di aprire una strada che, in qualche modo, tutelasse maggiormente i consumatori e la concorrenza. Sono poi seguite la direttiva Bolkestein e ulteriori leggi che hanno applicato un impianto che, di fatto, ha tolto alle amministrazioni comunali la possibilità di programmare l'ambito del commercio.

Il nostro regolamento urbanistico edilizio, sotto una certa dimensione d'intervento, concede la possibilità di fare interventi diretti, di riqualificazione all'interno di contesti, programmazione urbanistica o anche semplicemente all'interno di contesti che hanno una destinazione d'uso che prevede questi interventi. Quando si parla di Cierrebi, di interventi come altre situazioni, palestre o altri edifici con attività produttive a destinazione mista, non sono oggetto di POC, ma di fatto proprietà private che decidono di cedere ad altre proprietà private che riqualificano.
Al di là di quello che è il contesto nazionale, sicuramente è cambiata la dinamica del mercato, ed è cambiata la grande distribuzione a livello internazionale e nazionale, la presenza della grande distribuzione nella nostra città è cambiata e ha cambiato taglia di intervento. Questa mattina in Commissione un consigliere parlava dell'apertura di negozi di piccole e medie dimensioni con brand della grande distribuzione, questo è un fenomeno che si è visto molto in tantissimi altri Paesi. E' cambiato il modo di lavorare della grande distribuzione e c'è anche molta più concorrenza fra brand della grande distribuzione, nel nostro territorio ci sono molti più marchi della grande distribuzione rispetto al passato.

Penso che dobbiamo dirci innanzitutto che la concorrenza fra grande distribuzione è oggi uno dei fattori nuovi che abbiamo nel nostro territorio, sicuramente questo aspetto aiuta clientela, consumatori e famiglie, rende più complicata la gestione della programmazione sul territorio di questi interventi, ma allo stesso tempo va analizzata e credo che dentro questa competizione ci sia già una risposta parziale alla domanda che voi fate, cioè la grande distribuzione oggi minaccia la grande distribuzione, non è più come una volta dove interventi di grandi ipermercati avevano dato seguito a scelte urbanistiche di ampliamento del consumo di suolo nel territorio bolognese. Non sono l'assessore all'urbanistica e non vorrei dilungarmi su questo argomento, ma è indubbio che negli ultimi 30 anni abbiamo visto scelte politiche che hanno puntato alla dispersione urbana, costruzione di nuove case, ipermercati, strade in tutto il tessuto metropolitano. Con il PSC che la Giunta Cofferati ha approvato è iniziata un'inversione di marcia, più rigenerazione del tessuto costruito, maggiore densità della città, l'accordo col Demanio, le Ferrovie per la riqualificazione delle aree militari dismesse, riportare in città abitanti e funzioni laddove si attestano le infrastrutture pubbliche del trasporto: ferro e gomma. In questo senso sia da un lato i cambiamenti di scelta strategica della grande distribuzione, che le scelte urbanistiche che il Comune di Bologna ha fatto, credo che negli ultimi 10 anni abbiano determinato il discorso che voi prima avete presentato: una maggiore presenza di strutture di media dimensione e un inserimento all'interno della città per dare servizi ai cittadini che abitano la città.

Per quanto riguarda il commercio di vicinato e l'artigianato di vicinato a sua volta abbiamo visto un passaggio di fase storica, anche dal punto di vista generazionale, quelli che voi chiamate i negozi storici e tradizionale in fondo lo sono non tanto perché all'interno di negozi che hanno delle insegne tutelate dalla Sovrintendenza, che comunque ci sono, ma perché ci sono famiglie che nella nostra città si sono tramandate un certo tipo di lavoro. E' chiaro che le generazioni passano e non sempre i figli riescono a sostituirsi ai padri e non sempre questo passaggio è facile o il commercio e l'artigianato è riuscito ad adattarsi ai cambiamenti del mercato, pensate a cosa ha introdotto internet nell'ambito del commercio online. Sono cambiati gli stili di vita delle persone, il nostro centro storico ha visto l'arrivo dei turisti, quindi per stare sul mercato è indubbio che serve un cambiamento nella capacità di fare commercio e artigianato. In Bolognina infatti, non a caso, abbiamo fatto un bando per rafforzare i sistemi di sicurezza perché è del tutto evidente che cambiando il contesto sociale occorre anche che, chi fa impresa, si adatti a quel contesto e assuma misure che magari in passato non avrebbe assunto. Quarant'anni fa magari le persone si chiudevano la porta dietro e non la chiudevano con la chiave, sia nelle case che negli esercizi di vicinato. Oggi c'è bisogno di dotarle di servizi di sorveglianza e di difesa.

Il contesto in cui ci muoviamo è complesso e articolato, le liberalizzazioni non ci permettono più di fare una programmazione, quello che invece ci è permesso di fare è progetti e negoziazione. Penso che dobbiamo usare al massimo le leve urbanistiche, investimenti nell'ambio della promozione di politiche sulla prossimità del commercio e del lavoro per avere nei nostri quartieri insediamenti di qualità, un ritorno all'abitare di qualità nella nostra città, servizi di vicinato e contesti culturali e sociali nei quali gli inserimenti siano essi della media distribuzione o della piccola, siano compatibili. Chiaro che se noi guardiamo con gli occhi di 20 anni fa questo fenomeno l'arrivo di un supermercato spaventa, se guardiamo con gli occhi di oggi e di domani l'arrivo di una struttura di medie-piccole dimensioni può avere una funzione, il problema è che se arrivano in un quartiere nel deserto di altri interventi non è all'interno di una dinamica di riqualificazione. Se non si costruiscono scuole, se non si sbloccano cantieri di edilizia popolare, se non si portano avanti iniziative legate agli impianti sportivi, se non si creano altri luoghi di socialità, se non si aggiustano le strade e non si tutela il verde e i parchi, è del tutto evidente che il supermercato sembra essere l'unico intervento che avviene sulla testa delle persone e spaventa. Ma se noi lavoriamo sul contesto, se riusciamo a costruire dei quartieri e migliorarne la vita, allora questi interventi possono apparire all'interno di un equilibrio differente e la relazione che con i privati che intervengono per le riqualificazioni, in questi contesti, deve avvenire non più nell'ottica della pianificazione - sotto i metri quadri che prevede il nostro regolamento - ma nell'ottica della negoziazione, cioè l'amministrazione comunale assieme ai cittadini si deve porre nei confronti dei privati che intendono fare investimenti a tutela dell'interesse pubblico, negoziando quello che questi privati possono portare.

Caso concreto il Cierrebi, credo che un intervento come quello che come è noto non può essere un intervento che l'amministrazione può semplicemente dinegare, dev'essere trattato come un intervento nel quale l'amministrazione insieme ai cittadino - e lo stiamo facendo con il laboratorio - si pone in un'ottica di negoziazione, cioè occorre che ci siano rispetto di standard e interessi pubblici a partire dal verde, dalla dotazione di impianti sportivi, dall'accessibilità del quartiere delle dotazioni della mobilità, altrimenti questi interventi non sono fattibili. Non più in una logica di un'amministrazione burocratiche che dice no, ricordo che a poche decine di metri dal Cierrebi circa 20 anni fa c'è stato un ampio dibattito politico sul tema Coop ed Esselunga, chi conosce la storia del centro Costa della Coop sa bene quanto allora il proprietario di Esselunga accusò l'amministrazione comunale di non volere fare entrare quel marchio della grande distribuzione nella nostra città. Credo che il dibattito sia cambiato, il dibattito che dobbiamo aprire oggi sia: quanti alberi vogliamo salvare, che tipo di mobilità vogliamo nella zona, che tipo di impianti sportivi vogliamo nella zona. Un privato che fa interventi di questo tipo deve rispettare questo tipo di visione, altrimenti l'intervento non è compatibile. Questo stiamo discutendo all'interno del laboratorio di quartiere, a settembre lo riprenderemo e questo è il criterio che sta muovendo l'amministrazione comunale rispetto le leggi vigenti che noi abbiamo”.

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:38
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