Question Time, chiarimenti sulla retta di frequenza per le scuole d'Infanzia comunali
La vicesindaco con delega alla Scuola, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica) sulla retta di frequenza per le scuole d'Infanzia comunali.Domanda d'attualità della consig...
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La vicesindaco con delega alla Scuola, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica) sulla retta di frequenza per le scuole d'Infanzia comunali.
Domanda d'attualità della consigliera Clancy:
"Vista l'annunciata riforma delle scuole dell'infanzia comunali, chiede al Sindaco e alla Giunta una valutazione politico amministrativa in merito a questa decisione".
Risposta della vicesindaco Marilena Pillati:
"Gentile Consigliera Clancy, la misura a cui si riferisce la sua domanda si inserisce in un provvedimento sottoposto dalla Giunta all'approvazione del Consiglio comunale e sarà, dunque, nelle Commissioni consiliari competenti e poi in Consiglio che il tema verrà certamente, ulteriormente, approfondito. In generale i cambiamenti che proponiamo al Consiglio, dal prossimo anno educativo e scolastico, consentiranno alle famiglie di risparmiare, rispondendo a esigenze di equità e coerenza.
Come annunciato dal Sindaco durante la presentazione del bilancio sono previste rimodulazioni delle tariffe relative al nido e ai servizi integrativi, con una riduzione complessiva per i cittadini che si vale circa 600.000 euro. Ridurremo le tariffe a circa 8.000 utenti su un totale di oltre 9.000. Verranno introdotti nuovi meccanismi per attribuire le esenzioni, che non saranno più solo legate all'indicatore ISEE, ma agli indicatori di fragilità sociale e ai sistemi di inclusione attiva o ancora al contributo di sostegno al reddito che si esplicita in varie forme.
Ciò premesso, la sua domanda mi dà l'opportunità di chiarire in quest'aula alcune questioni su una parte specifica del provvedimento, quello che riguarda la scuola dell'infanzia e di correggere le tante inesattezze che sono circolate in questi giorni.
Oggi la frequenza alla scuola d'infanzia comunale prevede che si paghi, in relazione al proprio ISEE, la tariffa del servizio di refezione scolastica che sul piano formale è un servizio accessorio.
Ho avuto già modo di esprimermi in molte occasioni, in questo e nel precedente mandato, sul valore che ha il pasto consumato a scuola sul piano educativo e della salute dei bambini. Per questa ragione abbiamo colto l'opportunità della scadenza del contratto, che ha regolato la refezione scolastica per un decennio, per migliorare il servizio. In più di un anno di lavoro, caratterizzato da un grande protagonismo dei genitori e dalla collaborazione dell'Azienda USL di Bologna, è stato possibile co-progettare le caratteristiche di fondo del servizio, partendo dalla condivisione dell'enorme valore della refezione scolastica per il benessere e la salute delle giovani generazioni, che è un bene comune.
Dopo la tanto discussa sentenza di Torino ho avuto modo di dichiarare in tutte le occasioni che il cosiddetto “diritto al panino” rischia di lasciare l'alimentazione a scuola alle risorse materiali e culturali delle famiglie. In un momento in cui le diseguaglianze non sembrano affatto ridursi sarebbe una grande sconfitta mettere in discussione il valore e il ruolo della refezione scolastica, una straordinaria conquista in termini di equità e inclusione, un potente strumento di promozione della salute.
Per questo abbiamo valutato del tutto incoerente con le nostre politiche che nella scuola d'infanzia comunale, di cui siamo noi a definire l'organizzazione e il funzionamento, la somministrazione dei pasti, stante le sue finalità educative, continui a essere considerato un servizio accessorio soggetto a contribuzione autonoma.
A partire dal prossimo anno si propone di trasformare la natura della tariffa della refezione che diventa tariffa di frequenza, ossia un contributo alla copertura del costo complessivo di gestione della scuola. In termini quantitativi la tariffa di frequenza equivale a quella della refezione scolastica.
Dare alla tariffa della refezione la natura di tariffa di frequenza avrà anche un importante effetto ulteriore, perché potrà essere inserita tra le spese straordinarie alle quali entrambi i genitori devono contribuire in caso di separazione e divorzio. Oggi non è così.
Le famiglie, quindi, continueranno a pagare le stesse somme. E’ specificato, infatti, e lo voglio sottolineare, in delibera che la tariffa sarà calcolata garantendo agli utenti il pagamento di una cifra equivalente alla tariffa della refezione scolastica, nella misura massima e minima, compresa l'articolazione in fasce ISEE e l'applicazione di un meccanismo di decurtazione della tariffa mensile, come accade oggi, a fronte di assenze da scuola.
Come già accade oggi, tutte quelle situazioni particolari dei bambini che potrebbero ammettere deroghe dall’’impianto generale, verranno prese in considerazione affinché il servizio possa essere il più possibile rispondente alle loro esigenze educative e di crescita.
Ho letto molte dichiarazioni in questi due giorni in riferimento alla delibera: si è parlato di scenari apocalittici, di rivoluzione epocale, addirittura che si metterebbe in discussione la libertà di accesso all'istruzione, quella libertà di accesso che evidentemente, chi afferma questo, dovrebbe spiegare perché non è messa in discussione oggi dalla tariffa per la refezione scolastica che da sempre viene pagata per frequentare la scuola d'infanzia.
Spero di aver chiarito che ci sono timori del tutto privi di fondamento e che per frequentare una scuola statale o comunale le famiglie continueranno a pagare le stesse somme.
E’ del tutto improprio cercare di porre in relazione questa scelta politica con la scelta della Cancellieri, dettata dal bisogno di maggiori entrate che introduceva una quota di iscrizione annua che si aggiungeva al costo della refezione.
Noi le tariffe le stiamo riducendo e non abbiamo intenzione di aumentarle. Voglio sottolineare che la delibera proposta al Consiglio comunale esplicita che la nuova tariffa é equivalente nella misura a quella corrisposta per la refezione scolastica. Questo principio di equivalenza sostanziale fa parte dell'impianto che il Consiglio comunale è chiamato ad approvare con una delibera che ha dunque natura regolamentare, si tratta di un punto fermo che non può essere contraddetto da atti della giunta.
Non c’è, lo voglio ribadire, nessun cambio di passo rispetto alle scelte dello scorso mandato, che hanno portato la giunta ad abrogare la quota d'iscrizione alla scuola d'infanzia, ma la volontà di chiarire in modo trasparente alle famiglie che l'educazione alimentare è un valore nella scuola delle pari opportunità e non un elemento accessorio".
Domanda d'attualità della consigliera Clancy:
"Vista l'annunciata riforma delle scuole dell'infanzia comunali, chiede al Sindaco e alla Giunta una valutazione politico amministrativa in merito a questa decisione".
Risposta della vicesindaco Marilena Pillati:
"Gentile Consigliera Clancy, la misura a cui si riferisce la sua domanda si inserisce in un provvedimento sottoposto dalla Giunta all'approvazione del Consiglio comunale e sarà, dunque, nelle Commissioni consiliari competenti e poi in Consiglio che il tema verrà certamente, ulteriormente, approfondito. In generale i cambiamenti che proponiamo al Consiglio, dal prossimo anno educativo e scolastico, consentiranno alle famiglie di risparmiare, rispondendo a esigenze di equità e coerenza.
Come annunciato dal Sindaco durante la presentazione del bilancio sono previste rimodulazioni delle tariffe relative al nido e ai servizi integrativi, con una riduzione complessiva per i cittadini che si vale circa 600.000 euro. Ridurremo le tariffe a circa 8.000 utenti su un totale di oltre 9.000. Verranno introdotti nuovi meccanismi per attribuire le esenzioni, che non saranno più solo legate all'indicatore ISEE, ma agli indicatori di fragilità sociale e ai sistemi di inclusione attiva o ancora al contributo di sostegno al reddito che si esplicita in varie forme.
Ciò premesso, la sua domanda mi dà l'opportunità di chiarire in quest'aula alcune questioni su una parte specifica del provvedimento, quello che riguarda la scuola dell'infanzia e di correggere le tante inesattezze che sono circolate in questi giorni.
Oggi la frequenza alla scuola d'infanzia comunale prevede che si paghi, in relazione al proprio ISEE, la tariffa del servizio di refezione scolastica che sul piano formale è un servizio accessorio.
Ho avuto già modo di esprimermi in molte occasioni, in questo e nel precedente mandato, sul valore che ha il pasto consumato a scuola sul piano educativo e della salute dei bambini. Per questa ragione abbiamo colto l'opportunità della scadenza del contratto, che ha regolato la refezione scolastica per un decennio, per migliorare il servizio. In più di un anno di lavoro, caratterizzato da un grande protagonismo dei genitori e dalla collaborazione dell'Azienda USL di Bologna, è stato possibile co-progettare le caratteristiche di fondo del servizio, partendo dalla condivisione dell'enorme valore della refezione scolastica per il benessere e la salute delle giovani generazioni, che è un bene comune.
Dopo la tanto discussa sentenza di Torino ho avuto modo di dichiarare in tutte le occasioni che il cosiddetto “diritto al panino” rischia di lasciare l'alimentazione a scuola alle risorse materiali e culturali delle famiglie. In un momento in cui le diseguaglianze non sembrano affatto ridursi sarebbe una grande sconfitta mettere in discussione il valore e il ruolo della refezione scolastica, una straordinaria conquista in termini di equità e inclusione, un potente strumento di promozione della salute.
Per questo abbiamo valutato del tutto incoerente con le nostre politiche che nella scuola d'infanzia comunale, di cui siamo noi a definire l'organizzazione e il funzionamento, la somministrazione dei pasti, stante le sue finalità educative, continui a essere considerato un servizio accessorio soggetto a contribuzione autonoma.
A partire dal prossimo anno si propone di trasformare la natura della tariffa della refezione che diventa tariffa di frequenza, ossia un contributo alla copertura del costo complessivo di gestione della scuola. In termini quantitativi la tariffa di frequenza equivale a quella della refezione scolastica.
Dare alla tariffa della refezione la natura di tariffa di frequenza avrà anche un importante effetto ulteriore, perché potrà essere inserita tra le spese straordinarie alle quali entrambi i genitori devono contribuire in caso di separazione e divorzio. Oggi non è così.
Le famiglie, quindi, continueranno a pagare le stesse somme. E’ specificato, infatti, e lo voglio sottolineare, in delibera che la tariffa sarà calcolata garantendo agli utenti il pagamento di una cifra equivalente alla tariffa della refezione scolastica, nella misura massima e minima, compresa l'articolazione in fasce ISEE e l'applicazione di un meccanismo di decurtazione della tariffa mensile, come accade oggi, a fronte di assenze da scuola.
Come già accade oggi, tutte quelle situazioni particolari dei bambini che potrebbero ammettere deroghe dall’’impianto generale, verranno prese in considerazione affinché il servizio possa essere il più possibile rispondente alle loro esigenze educative e di crescita.
Ho letto molte dichiarazioni in questi due giorni in riferimento alla delibera: si è parlato di scenari apocalittici, di rivoluzione epocale, addirittura che si metterebbe in discussione la libertà di accesso all'istruzione, quella libertà di accesso che evidentemente, chi afferma questo, dovrebbe spiegare perché non è messa in discussione oggi dalla tariffa per la refezione scolastica che da sempre viene pagata per frequentare la scuola d'infanzia.
Spero di aver chiarito che ci sono timori del tutto privi di fondamento e che per frequentare una scuola statale o comunale le famiglie continueranno a pagare le stesse somme.
E’ del tutto improprio cercare di porre in relazione questa scelta politica con la scelta della Cancellieri, dettata dal bisogno di maggiori entrate che introduceva una quota di iscrizione annua che si aggiungeva al costo della refezione.
Noi le tariffe le stiamo riducendo e non abbiamo intenzione di aumentarle. Voglio sottolineare che la delibera proposta al Consiglio comunale esplicita che la nuova tariffa é equivalente nella misura a quella corrisposta per la refezione scolastica. Questo principio di equivalenza sostanziale fa parte dell'impianto che il Consiglio comunale è chiamato ad approvare con una delibera che ha dunque natura regolamentare, si tratta di un punto fermo che non può essere contraddetto da atti della giunta.
Non c’è, lo voglio ribadire, nessun cambio di passo rispetto alle scelte dello scorso mandato, che hanno portato la giunta ad abrogare la quota d'iscrizione alla scuola d'infanzia, ma la volontà di chiarire in modo trasparente alle famiglie che l'educazione alimentare è un valore nella scuola delle pari opportunità e non un elemento accessorio".