Question Time, chiarimenti sul progetto di unificazione degli ospedali cittadini
L'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sul progetto di unificazione degli ospedali cittadini.Domanda d'attualità della consigliera Cocconcel...
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L'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord) sul progetto di unificazione degli ospedali cittadini.
Domanda d'attualità della consigliera Cocconcelli
"Alla luce dell'articolo su Il Resto del Carlino Bologna del 22 aprile, chiedo al Sindaco ed all'assessore Rizzo Nervo una valutazione ed un parere politico - amministrativo al riguardo; se è stato approfondito alla Conferenza territoriale socio sanitaria l'argomento dell'unificazione degli ospedali suddetti e se sono già state decise le tempistiche e le modalità per realizzare questo obiettivo;
se corrisponde al vero la riduzione di 225 posti letto che genererebbe questa unificazione".
Risposta dell'assessore Rizzo Nervo
"La domanda mi consente di fare un po' di chiarezza sulle dichiarazioni del sindaco rispetto ad una volontà che è ancora ben lungi dal divenire un progetto organico, e mi consente anche di chiarire come alcuni parallelismi fra questa idea e alcune cose dette dalla consigliera siano riconducibili, ma non per colpa della consigliera, anzi l'occasione è buona per chiarirlo, a quelle che se non chiarite rischierebbero di essere le cosiddette 'fake news'. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di una valutazione, credo che opportunamente la politica, non solo la tecnica, non solo chi ha responsabilità manageriali nella sanità pubblica di questa città, ha svolto circa la necessità di fare passi nuovi, significativi, che approfondiscano e consolidino, e forse accelerino anche da un certo punto di vista, un processo, che come lei ricordava, è già stato avviato e che vede la Conferenza Socio-Sanitaria, che è divenuta proprio per questo metropolitana, avere già affrontato e realizzato alcuni obiettivi di unificazione delle reti cliniche metropolitane, che non hanno mai comportato una riduzione dell'offerta, ma hanno aumentato, in una logica di direzioni uniche, di progetti unitari, nei diversi ambiti che abbiamo affrontato, garantendo volumi maggiori alle varie attività; che hanno realizzato il più grande laboratorio italiano e uno dei più grandi d'Europa; che hanno realizzato l'unificazione della medicina nucleare; che hanno realizzato l'unificazione della radiologia, senza che questo comportasse tagli ma garantendo più unitarietà, percorsi dei pazienti più coerenti e unitari rispetto a prima nel caso tagliando qualche direttore di unità complessa. E quello che si sta provando a delineare su un piano che è quello della politica, quindi non è quello dell'organizzazione dei servizi a cui sono chiamati i manager sanitari, è quello di fare passi nuovi e significativi per consolidare il ruolo di Bologna nel campo della medicina e della cura. Fuori da Bologna la città è conosciuta anche, e forse soprattutto, per la qualità e l'eccellenza delle sue strutture sanitarie, sappiamo comunque che in questo campo, come in tanti altri, non basta la fama, non basta avere una reputazione ancora molto forte in giro per il mondo, ma bisogna su questo scommettere per rilanciare. E allora ciò che il sindaco ha detto è che, affinché Bologna rimanga e divenga ancor più protagonista a livello mondiale tra le città che ospitano le grandi eccellenze della medicina, è arrivato il momento di passare, cito le sue parole 'dalla competizione interna alla cooperazione verso l'esterno', cercando di trovare la strada giusta per conquistare questo obiettivo e quindi definendo in tempi che non saranno certamente brevi, fra più possibili opzioni quella che più realizza questo obiettivo. Non è un'unica opzione quella su cui stiamo ragionando, vi sono vari modi e varie possibilità per realizzare questa maggiore integrazione e di proposizione di Bologna in termini sempre più unitari, e cioè superare la divisione, quando non addirittura la frammentazione, per affermare invece un nuovo modello basato sull'alleanza, sulla sinergia, capace di mettere più compiutamente a sistema il meglio della sanità bolognese, riconoscendo attraverso questo una centralità di Bologna, nella ricerca medica e della cura, che deve essere considerato di più e meglio all'interno del sistema sanitario regionale e italiano, e che può essere un driver competitivo per il nostro territorio regionale a livello italiano e non solo. E quindi per seguire la logica di una piena integrazione, sempre più verso un'unitarietà del sistema ospedaliero, che non vuol dire mettere in secondo piano tutti gli aspetti della medicina territoriale che hanno oggi una centralità, una complementarietà che non può più in alcun modo essere affrontata in una logica ancillare rispetto alla cura ospedaliera, ma dev'essere sempre più integrata.
Intorno a questo progetto nelle scorse settimane, in diversi incontri vi è stata l'espressione di favore dell'Università di Bologna, della Regione Emilia Romagna, della città di Imola, che in più occasioni e incontri hanno espresso il loro favore a questa scelta. Quella di uscire dal policentrismo delle contrapposizioni e farlo con coraggio, con impegno, con creatività, e affidare già dalle prossime settimane alla Conferenza territoriale Socio-Sanitaria Metropolitana il compito di guida di questo processo. E personalmente proporrò alla Conferenza territoriale Socio-Sanitaria Metropolitana, già nella prossima seduta l'attivazione di un nucleo di valutazione, di progettazione rispetto a questo obiettivo, fatto da esperti di programmazione sanitaria, che offrano in un tempo che non sarà breve, immagino che questo gruppo dovrà lavorare per un tempo lungo anche un anno e più, probabilmente, come d'altronde è avvenuto in altri processi analoghi in altre esperienze in Emilia Romagna, chiederemo a questo nucleo di valutazione di offrirci diverse e possibili soluzioni per realizzare questo obiettivo. Questo è ciò che c'è, metteremo in campo immediatamente anche incontri con le organizzazioni sindacali, non è un obiettivo di questo progetto quello di tagliare, io capisco la paura, l'obiettivo è consolidare, rafforzare l'immagine e l'organizzazione della sanità bolognese, e non c'è nessuna corrispondenza fra questo progetto e i 225 posti in meno a cui la consigliera fa riferimento, che invece derivano da una norma nazionale, il decreto Balduzzi, che affida una percentuale, pur mitigata dal fatto che Bologna è luogo di mobilità passiva, e un numero di posti letto per abitante, a cui Bologna era molto largamente sopra e che oggi, anche attraverso quel lavoro che è stato fatto, che non è solo di taglio ma di trasformazione del setting assistenziale di quei posti letto".