Question Time, chiarimenti sul Piano freddo
L'assessore al Welfare, Giuliano Barigazzi, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Paola Francesca Scarano (Lega nord) sul Piano freddo. Domanda della consigliera Scarano:"In base agli articoli di stampa - Corriere, Carlin...
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L'assessore al Welfare, Giuliano Barigazzi, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Paola Francesca Scarano (Lega nord) sul Piano freddo.
Domanda della consigliera Scarano:
"In base agli articoli di stampa - Corriere, Carlino e Repubblica Bologna del 28 novembre -, chiedo al Sindaco e alla Giunta:
un proprio pensiero nel merito;
se l'Amministrazione sia a conoscenza dell'iniziativa di Confabitare;
se non sia il caso di modificare la gestione del Piano freddo che vede tra i numeri accolte pochi italiani e di monitorare il lavoro delle Cooperative che, per conto di ASP, seguono lo stesso;
se sia possibile avere un aggiornamento sulle realtà religiose coinvolte nel progetto".
Risposta dell'assessore Barigazzi:
"Gentile consigliera Scarano,
grazie per la domanda che mi permette di chiarire alcuni aspetti di una operazione complessa, come ormai è diventata quella del Piano freddo, che porta sostanzialmente a due obiettivi, quello primario di mettere in sicurezza rispetto alle difficoltà delle condizioni atmosferiche, chi vive in strada, ma anche quello di farlo garantendo, se pure in una condizione di temporaneità, la migliore accoglienza possibile. Lo facciamo mettendo insieme, lo ricordo, la disponibilità di molti soggetti diversi che operano nel settore, componendo un disegno costruito con l'esercizio di responsabilità individuali e collettive, e che intrecciamo con un impegno pubblico importante, come lei consigliera ricordava. I modi sono diversi, ma l'obiettivo che stiamo perseguendo è quello di dare massimo valore all'impegno di tutti quelli che sono impegnati nel Piano freddo, associazioni, comunità religiosa, il pubblico, cercando di creare delle sinergie ordinate e consapevoli dell'impegno dell'altro. A mio avviso il Piano freddo è un esempio di quel lavoro fatto assieme alla comunità che io vorrei portare a sistema in questa città, anche in molte altre iniziative di welfare che potremmo radunare sotto il nome di welfare collaborativo. E' chiaro che si può fare sempre di più in questa direzione, siamo consapevoli che è un lavoro di complessiva composizione che può portare ancora più risultati, che significa anche accelerare i processi di inclusione.
I dati 2016-2017 ci dicono che dei 559 utenti accolti dal Piano freddo meno di un quarti sono cittadini italiani (23%), mentre i cittadini non italiani sono stato il 76,5% di cui il 9,6% provengono da Stati UE e il 66,91% da stati extra UE. Ricordo che più in generale che le persone che entrano nel Sistema della Grave emarginazione adulta sono 2.236 di cui il 75.8% extracomunitarie.
Questo significa che il lavoro di accompagnamento all'inclusione sociale è una occasione per lavorare ovviamente in questa direzione, in cui anche il Piano freddo dà una mano e non ha bisogno di essere modificato in questo senso per la presenza di altri cittadini perché semplicemente risponde al bisogno di tutela di tutte le persone fragili che sono in strada. Non privilegia qualcuno rispetto all'altro, non privilegia le nazionalità di nessuno rispetto all'altro, ma cerca di difendere dal freddo tutti quelli che si trovano in una condizione di estremo disagio, una condizione trasversale a chiunque, qualunque sia la provenienza. Come ricordavo all'inizio, concordo con lei, abbiamo dato indicazioni di massima accoglienza e sicurezza all'interno delle strutture.
Il Piano freddo è gestito da ASP, come ricordava, le strutture di accoglienza sono affidate a cooperative esecutrici del servizio secondo le norme previste dal Codice degli appalti e ASP monitora, e abbiamo chiesto ulteriormente un monitoraggio costante e attento, e ASP in qualsiasi momento può essere chiamata a darne conto. A questa attività di monitoraggio dell'azione delle cooperative esecutrici stiamo dando la massima attenzione e possiamo esplorarla in qualsiasi momento all'interno dello svolgimento del Piano freddo.
Ci sono diverse realtà che collaborano in questo impegno. Quelle religiose che lei chiedeva gliele elenco. Devo solo precisare che ci sono realtà religiose che mettono direttamente a disposizione posti letto e altre che invece fanno accoglienza in modo autonomo al di fuori quindi delle indicazioni di posti letto e forniscono generi alimentari e pasti. Qui c'è un elenco lungo che posso fornire.
Quelle dei posti letto sono la Parrocchia Sant’Antonio di Padova via della Dozza con 10, la Parrocchia San Bartolomeo della Beverara 5, la Parrocchia Sant’Andrea di Bondanello a Castelmaggiore con 6, la Parrocchia di Santa Rita con 4, nuova entrata di quest'anno, e la Capanna di Betlemme- papa Giovanni XXIII con 10 posti. Sono 5 parrocchie che mettono a disposizione questi posti letto.
Per quanto riguarda l'iniziativa di Confabitare, l'ho appreso dai quotidiani, però, appena appresa visto che mi ha incuriosito molto abbiamo preso contatti con Confabitare, il direttore dell’Area Benessere di Comunità la dottoressa Mimmi ha già un incontro programmato per la prossima settimana per un confronto sulle risorse che vogliono mettere a disposizione per un loro possibile utilizzo. Appena lo abbiamo appreso ci siamo subito messi in contatto, se ci avessero contattato in assessorato per dirci di questa possibilità ci saremmo accordati ancora prima o se ce l'avessero detto ancora prima avremmo potuto fare qualcosa insieme in maniera migliore per rendere questo Piano freddo sempre più complesso ma anche sempre più efficace".
Domanda della consigliera Scarano:
"In base agli articoli di stampa - Corriere, Carlino e Repubblica Bologna del 28 novembre -, chiedo al Sindaco e alla Giunta:
un proprio pensiero nel merito;
se l'Amministrazione sia a conoscenza dell'iniziativa di Confabitare;
se non sia il caso di modificare la gestione del Piano freddo che vede tra i numeri accolte pochi italiani e di monitorare il lavoro delle Cooperative che, per conto di ASP, seguono lo stesso;
se sia possibile avere un aggiornamento sulle realtà religiose coinvolte nel progetto".
Risposta dell'assessore Barigazzi:
"Gentile consigliera Scarano,
grazie per la domanda che mi permette di chiarire alcuni aspetti di una operazione complessa, come ormai è diventata quella del Piano freddo, che porta sostanzialmente a due obiettivi, quello primario di mettere in sicurezza rispetto alle difficoltà delle condizioni atmosferiche, chi vive in strada, ma anche quello di farlo garantendo, se pure in una condizione di temporaneità, la migliore accoglienza possibile. Lo facciamo mettendo insieme, lo ricordo, la disponibilità di molti soggetti diversi che operano nel settore, componendo un disegno costruito con l'esercizio di responsabilità individuali e collettive, e che intrecciamo con un impegno pubblico importante, come lei consigliera ricordava. I modi sono diversi, ma l'obiettivo che stiamo perseguendo è quello di dare massimo valore all'impegno di tutti quelli che sono impegnati nel Piano freddo, associazioni, comunità religiosa, il pubblico, cercando di creare delle sinergie ordinate e consapevoli dell'impegno dell'altro. A mio avviso il Piano freddo è un esempio di quel lavoro fatto assieme alla comunità che io vorrei portare a sistema in questa città, anche in molte altre iniziative di welfare che potremmo radunare sotto il nome di welfare collaborativo. E' chiaro che si può fare sempre di più in questa direzione, siamo consapevoli che è un lavoro di complessiva composizione che può portare ancora più risultati, che significa anche accelerare i processi di inclusione.
I dati 2016-2017 ci dicono che dei 559 utenti accolti dal Piano freddo meno di un quarti sono cittadini italiani (23%), mentre i cittadini non italiani sono stato il 76,5% di cui il 9,6% provengono da Stati UE e il 66,91% da stati extra UE. Ricordo che più in generale che le persone che entrano nel Sistema della Grave emarginazione adulta sono 2.236 di cui il 75.8% extracomunitarie.
Questo significa che il lavoro di accompagnamento all'inclusione sociale è una occasione per lavorare ovviamente in questa direzione, in cui anche il Piano freddo dà una mano e non ha bisogno di essere modificato in questo senso per la presenza di altri cittadini perché semplicemente risponde al bisogno di tutela di tutte le persone fragili che sono in strada. Non privilegia qualcuno rispetto all'altro, non privilegia le nazionalità di nessuno rispetto all'altro, ma cerca di difendere dal freddo tutti quelli che si trovano in una condizione di estremo disagio, una condizione trasversale a chiunque, qualunque sia la provenienza. Come ricordavo all'inizio, concordo con lei, abbiamo dato indicazioni di massima accoglienza e sicurezza all'interno delle strutture.
Il Piano freddo è gestito da ASP, come ricordava, le strutture di accoglienza sono affidate a cooperative esecutrici del servizio secondo le norme previste dal Codice degli appalti e ASP monitora, e abbiamo chiesto ulteriormente un monitoraggio costante e attento, e ASP in qualsiasi momento può essere chiamata a darne conto. A questa attività di monitoraggio dell'azione delle cooperative esecutrici stiamo dando la massima attenzione e possiamo esplorarla in qualsiasi momento all'interno dello svolgimento del Piano freddo.
Ci sono diverse realtà che collaborano in questo impegno. Quelle religiose che lei chiedeva gliele elenco. Devo solo precisare che ci sono realtà religiose che mettono direttamente a disposizione posti letto e altre che invece fanno accoglienza in modo autonomo al di fuori quindi delle indicazioni di posti letto e forniscono generi alimentari e pasti. Qui c'è un elenco lungo che posso fornire.
Quelle dei posti letto sono la Parrocchia Sant’Antonio di Padova via della Dozza con 10, la Parrocchia San Bartolomeo della Beverara 5, la Parrocchia Sant’Andrea di Bondanello a Castelmaggiore con 6, la Parrocchia di Santa Rita con 4, nuova entrata di quest'anno, e la Capanna di Betlemme- papa Giovanni XXIII con 10 posti. Sono 5 parrocchie che mettono a disposizione questi posti letto.
Per quanto riguarda l'iniziativa di Confabitare, l'ho appreso dai quotidiani, però, appena appresa visto che mi ha incuriosito molto abbiamo preso contatti con Confabitare, il direttore dell’Area Benessere di Comunità la dottoressa Mimmi ha già un incontro programmato per la prossima settimana per un confronto sulle risorse che vogliono mettere a disposizione per un loro possibile utilizzo. Appena lo abbiamo appreso ci siamo subito messi in contatto, se ci avessero contattato in assessorato per dirci di questa possibilità ci saremmo accordati ancora prima o se ce l'avessero detto ancora prima avremmo potuto fare qualcosa insieme in maniera migliore per rendere questo Piano freddo sempre più complesso ma anche sempre più efficace".