Comunicati stampa

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Question Time, chiarimenti sul consumo di suolo

L'assessore all'Urbanistica Valentina Orioli ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere marco Piazza (Partito democratico) sul consumo di suolo. La domanda del consigliere Piazza "Visto l'art...

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L'assessore all'Urbanistica Valentina Orioli ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità del consigliere marco Piazza (Partito democratico) sul consumo di suolo.

La domanda del consigliere Piazza
"Visto l'articolo apparso sulla stampa relativo alla classifica stilata da Ispra (Istituto Superiore di Protezione Ambientale) dalla quale emerge che la Regione Emilia Romagna al quarto posto per il consumo di suolo. Visto che l'Assemblea Regionale dell'Emilia Romagna si appresta ad emanare una nuova legge che prevede una riduzione delle previsioni di espansione urbanistica dei Comuni Emiliano-Romagnoli fermando al 3% il consumo di suolo fino al 2050, pongo la seguente domanda di attualità: per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione politica sul tema, per sapere come la Giunta valuta i dati Ispra che pongono Bologna tra le città italiane con il più alto consumo di suolo alla luce del fatto che invece l'Amministrazione ha sempre vantato l'opposto ovvero un basso consumo suolo nel nostro territorio e per sapere se l'Amministrazione condivide le preoccupazioni dei gruppi ambientalisti ed quindi intende suggerire alla Regione E.R. di porre un vero limite al cemento senza tante deroghe o moratorie".

La risposta dell'assessore Orioli
"Ringrazio il consigliere Piazza che con la sua domanda mi dà l'opportunità di parlare del Rapporto Ispra su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, di cui è appena stata pubblicata l'edizione 2017, che è la fonte cui si riferiscono gli articoli apparsi sulla stampa.
Il Rapporto sul consumo di suolo dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è il quarto dedicato a questo tema.
Si tratta di un lavoro che mette in luce l'importante ruolo che l'ISPRA svolge, in quanto è un Rapporto che fornisce un quadro aggiornato delle trasformazioni dell'uso del suolo a livello nazionale, con dati e notizie che ci permettono la comparazione fra i diversi contesti territoriali, ma anche rispetto al contesto europeo, visto che le modalità utilizzate per valutare i consumi di suolo nel Rapporto sono coerenti con le indicazioni e le direttive europee in materia.
E' importante sottolineare questo perché da molti anni si parla di consumo di suolo e molti autorevoli studiosi e osservatori si sono applicati a questa materia, in una prima fase completando quadri locali o regionali, e facendo riferimento a definizioni di “consumo di suolo” e a modalità di misurazione diverse.
Il rapporto ISPRA ha la qualità fondamentale di un lavoro omogeneo sul territorio nazionale, e mi preme sottolineare questo aspetto anche in relazione alle notizie di questi giorni, molto preoccupanti dal mio punto di vista, secondo cui la sopravvivenza di questo istituto sarebbe in pericolo.
Venendo al merito della sua domanda, il Rapporto ISPRA misura il consumo di suolo “de facto”, cioè valuta tutte quelle operazioni fisiche che comportano la variazione della copertura del suolo (land cover), da non artificiale ad artificiale.
La copertura artificiale del suolo più diffusa ed evidente è quella che consiste nella costruzione di edifici, strade, o altre opere che comportano la definitiva impermeabilizzazione del terreno.
Si considerano coperture artificiali del suolo anche la rimozione dello strato superficiale del suolo mediante escavazione (ad esempio per attività estrattive), i fenomeni di compattazione (ad esempio aree non asfaltate adibite a parcheggio), l'inserimento di serre, campi fotovoltaici o altre coperture permanenti, non necessariamente urbane.
Viceversa, parchi e giardini in ambito urbano non sono computati nel consumo di suolo, e la desigillatura di un'area impermeabilizzata è da sottrarre al consumo totale.
In sostanza il Rapporto offre una valutazione qualitativa complessiva del consumo di suolo, che è cosa diversa dalla limitazione del consumo di suolo “de iure” che possiamo porci come obiettivo delle politiche urbanistiche, e che è anche fra gli obiettivi della nuova Legge Urbanistica, dove si pone un limite di consumo di suolo agricolo al 3% del territorio urbanizzato.
Il Comune di Bologna negli ultimi anni ha in effetti costantemente posto fra i suoi obiettivi e coerentemente perseguito politiche urbanistiche a consumo di suolo zero, nel senso che non sono state intraprese trasformazioni urbanistiche che comportassero l'urbanizzazione di suoli agricoli, né è stata conformata la capacità edificatoria degli ambiti per i nuovi insediamenti previsti dal PSC.
Le trasformazioni urbanistiche, anche rilevanti, in previsione o in corso nella città, riguardano aree già urbanizzate da rigenerare (talvolta anche con ingenti opere di bonifica) o aree i cui diritti edificatori sono conformati dalla pianificazione pregressa, cioè dal vecchio PRG (cito ad esempio il Lazzaretto, che peraltro essendo stato sede di numerose cave, è un territorio già compromesso dal punto di vista della qualità del suolo).
Per quanto detto è evidente che le modalità di valutazione del consumo di suolo proposte nel Rapporto ISPRA sono diverse rispetto agli obiettivi che possiamo porci attraverso la pianificazione urbanistica, e quindi un confronto tout court dei dati non sarebbe corretto.
Tornando al Rapporto, esso ci dice comunque che fra 2015 e 2016 il consumo di suolo nella nostra regione resta costante, attorno al 9.7%. Una aliquota purtroppo elevata, che ci pone al quarto posto fra le regioni più consumatrici. La Città Metropolitana di Bologna ha visto un incremento del suo consumo di suolo pari a 113 ha fra 2015 e 2016. Il Comune ha segnato un incremento di 17 ha, da valutare rispetto alla superficie territoriale complessiva di 140, 86 kmq, cioè 14.086 ha.
Questi dati ci suggeriscono comunque che la dimensione qualitativa complessiva del consumo di suolo è un elemento da tenere in grande attenzione, e questo si mi preoccupa, come penso preoccupi gli ambientalisti: la dimensione qualitativa complessiva. Per quanto riguarda le trasformazioni della città, occorre certamente prestare sempre più attenzione alla qualità materiale dello spazio urbano, cosa che già facciamo ad esempio attraverso gli indici di permeabilità e nelle valutazioni di sostenibilità dei POC e dei piani attuativi. Il tema del consumo di suolo è quindi un tema di leggi e di politiche, di pianificazione, ma anche di cultura progettuale diffusa, e da ultimo interessa anche la nostra sensibilità di cittadini e le qualità e le prestazioni che ci attendiamo dagli spazi di vita, pubblici e privati".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:38
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