Comunicati stampa

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Question Time, chiarimenti sui problemi igienico-sanitari della Casa circondariale di Bologna

L'assessore alla Sanità e Welfare Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande di attualità dei consiglieri Gian Marco De Biase (Insieme Bologna) e Mirka Cocconcelli (Lega nord) sui problemi igie...

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L'assessore alla Sanità e Welfare Giuliano Barigazzi ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande di attualità dei consiglieri Gian Marco De Biase (Insieme Bologna) e Mirka Cocconcelli (Lega nord) sui problemi igienico-sanitari della Casa circondariale di Bologna.

La domanda del consigliere De Biase:

"Premesso che da notizie stampa si è appreso che tra i detenuti del carcere della Dozza ci sono stati casi di scabbia e tubercolosi e che gli agenti della Polizia penitenziaria hanno riferito che devono autonomamente dotarsi di vaccini e precauzioni mediche; chiedo al Sindaco e alla Giunta che cosa intendano fare per arginare e per risolvere il problema igienico sanitario".

La domanda della consigliera Cocconcelli:

"Dal 2017 i LEA sono entrati a fare parte dell'ambito penitenziario al fine di prendere in carico le persone che sono detenute. Il 6 ottobre 2017 il XVIII Congresso Nazionale SIMSPE ONLUS, Agorà penitenziaria, tenutasi a Roma, ha dichiarato che solo un detenuto su tre NON presenta alcuna patologia; il 50% ignora di essere malato o non lo dichiara ai Servizi sanitari penitenziari.
Dal Convegno è emerso che dati preoccupanti provengono dalle malattie infettive quali TBC, HIV, HCV, HBC ed il 25-35% dei detenuti sono affetti da epatite C (una forbice compresa tra i 25.000 e i 35.000 detenuti). La Camera penale di Bologna ha ulteriormente ribadito il concetto e denuncia (leggasi articolo allegato) casi di TBC e scabbia.
Chiedo al Sindaco ed alla Giunta una valutazione politica in merito e quali siano le azioni poste in essere per contrastare le criticità igienico-sanitarie sia nei confronti dei detenuti che del personale facente capo agli Agenti di custodia, educatori, Assistenti sociali e componenti di Associazioni bolognesi che operano nell'ambito della realtà carceraria".

La risposta dell'assessore Barigazzi:

"Vorrei preliminarmente dire che farò un quadro che mi ha fornito l'Ausl, perché è ovvio che non ho in questi pochi giorni approfondito questa tematica, dicendo fin da adesso che ovviamente mi assumo l'impegno su questi temi non solo di tenere alta l'attenzione, ma di fare un report più completo di quanto non dirò oggi. Abbiamo luoghi dove questi tempi possono essere dibattuti, cercare di capirne meglio anche, soprattutto per quanto diceva la consigliera Cocconcelli, l'impatto su Associazioni, agenti, ma naturalmente non sono competenza diretta nostra, ma su quelli evidentemente possiamo svolgere un lavoro sia di indagine sia di moral suasion una volta che abbiamo abbastanza chiaro il quadro che abbiamo davanti.
Per quanto riguarda il secondo semestre 2017 presso il carcere Dozza è stato registrato un caso di tubercolosi, trattato e notificato dallo specialista infettivologo al competente Dipartimento di Sanità Pubblica. Nello stesso periodo si sono verificati quattro casi di sospetta scabbia, denunciati e trattati previo isolamento all'interno dell'istituto di detenzione. In questo caso, al fine di verificare i contagi, sono stati controllati i compagni di cella dei detenuti interessati e nei casi di accertamento di simili eventi viene redatta e consegnata al personale di custodia apposita certificazione circa la sospetta patologia infettiva e la necessità di isolamento del detenuto per motivi sanitari e per la conseguente adozione di ogni misura igienica.
In merito ai dati relativi alle altre patologie che venivano citate nella domanda della consigliera e sono quelle che mi pare interessino di più, i soggetti HIV positivi alla data del 7 dicembre risultano 7 su 780 detenuti, sono pari all’ 1% della popolazione carceraria; i pazienti HCV positivi sono 70, pari al 10%; i pazienti HBV positivi sono 15, pari al 2%. Quindi sono un po' inferiori ai dati che citava lei consigliera, ma sono ovviamente dati da trattare con grande attenzione.
Quanto a segnalazioni relative al personale che presta attività all'interno del carcere, a quanto riportatomi dall'Azienda non risultano evidenze di infezioni acquisite da parte di detto personale. In particolare precisa sempre l'Azienda, vengono seguite tutte le procedure atte a prevenire il rischio biologico e sono comunque messe in atto delle misure necessarie in caso di rischio biologico. Dagli esiti dei sopralluoghi che ci sono stati per visite ispettive effettuati dal competente Dipartimento di Sanità Pubblica non risultano a oggi segnalate delle problematiche di natura igienico-sanitaria da questo dipartimento.
Quanto a eventuali misure vaccinali, va precisato che per le patologie infettive in questione non sono previste cure preventive con somministrazione di vaccini. Le uniche misure da adottare sono di natura comportamentale. In particolare per la scabbia vengono raccomandate le cose che sa già consigliera, il contatto diretto con il paziente e i suoi indumenti, mentre per la tubercolosi ancora in fase di accertamento, quindi quando siamo alla fase della ricerca del bacillo tubercolare, viene predisposto l'isolamento sanitario del detenuto, che viene altresì dotato di mascherina da indossare obbligatoriamente in occasione di contatti con altre persone. Solamente nei casi in cui la prova tubercolinica risulta positiva è indicato l'utilizzo di mascherina con filtro da parte di chiunque venga a contatto con il paziente. Nel caso verificato presso il carcere Dozza il paziente non presentava prova tubercolinica positiva. L'Azienda precisa che per quanto concerne l'utilizzo delle mascherine, le stesse sono state più volte fornite agli agenti di polizia penitenziaria, anche in casi in cui non si ravvisavano specifiche indicazioni di utilizzo.
Rispetto ai trattamenti sanitari nei confronti dei detenuti gli stessi vengono effettuati tenuto conto delle procedure aziendali adottate e condivise con lo specialista infettivologo. In particolare, questo vuole dire che al momento dell’ingresso in carcere viene effettuata una valutazione clinica generale, la prova tubercolinica secondo ilmetodo Mantoux e se quest'ultima è positiva, viene effettuata radiografia del torace con valutazione da parte dello specialista infettivologo che può disporre ulteriori accertamenti quali test Quantiferon, la ricerca del bacillo tubercolare o la TAC. Quindi, durante la fase di accertamento il detenuto viene trattenuto in infermeria e solamente quando è esclusa la malattia infettiva viene rimandato in cella.
Questo è il quadro molto dettagliato che spero possa essere utile anche rispetto alle cose che si leggono e che appunto mi è stato mandato dall'Ausl. Per quanto riguarda il mettere in fila queste questioni e capire qual è il quadro più generale e cosa possiamo fare, ribadisco quello che dicevo prima, sarà mia intenzione, anche nelle prossime sedute del Comitato, approfondire questi temi e riportarli naturalmente in al Consiglio nei modi e nelle forme che ritenete opportune, consapevole che è un tema che noi dovremmo seguire con grande attenzione. Mi prendo senz'altro l'impegno nei primi mesi dell'anno di potere approfondire e poi di capire anche che cosa noi realmente possiamo fare rispetto alle nostre competenze, ma anche in relazione agli altri enti con cui interagiamo e integriamo la nostra azione per il maggior benessere sia naturalmente dei detenuti sia degli agenti penitenziari".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:39
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