Question time, chiarimenti in merito al disagio di una minore
L'assessore alla Sanità e al Welfare Luca Rizzo Nervo ha risposto oggi in sede di Question Time alla domanda della consigliera comunale Lucia Borgonzoni (Lega Nord), in merito alla situazione di disagio subito da una minore in ambito scolastic...
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L'assessore alla Sanità e al Welfare Luca Rizzo Nervo ha risposto oggi in sede di Question Time alla domanda della consigliera comunale Lucia Borgonzoni (Lega Nord), in merito alla situazione di disagio subito da una minore in ambito scolastico
La domanda della consigliera comunale Lucia Borgonzoni (Lega Nord)
Quando hanno iniziato a imporle il velo anche per andare a scuola, la ragazzina si è ribellata e ha iniziato a toglierselo non appena usciva di casa. Appena la madre è venuta a saperlo, ha deciso di punirla rasandola a zero. Questo è quello che ci riportano le cronache e non è la prima volta che fatti di eguale gravità se non peggiore accadono sul nostro territorio.
Sono a chiedere al Signor Sindaco ed alla Giunta un parere politico amministrativo in senso generale e più in particolare se ritiene utile per cercare di arginare fenomeni legati a retaggi culturali/religiosi istruire e organizzare dei corsi agli assistenti sociali così da renderli capaci di riconoscere e affrontare questo tipo di temi per evitare che sul nostro territorio ci siano donne, ragazzi, giovani, persone che vengono, che scelgono Bologna per essere persone libere, costrette a vivere come sono costrette a vivere nei loro Paesi.
La risposta dell'assessore Luca Rizzo Nervo
"Grazie presidente, circa la complessa vicenda della ragazzina quattordicenne sottratta alla responsabilità genitoriale a fronte di una vicenda che è stata all'attenzione della cronaca cittadina e non solo in questi giorni e rispetto alla quale ci tengo a dire in premessa - e sono certo che il Consiglio capirà - che non vi è reticenza, ma solo il necessario rispetto, la necessaria attenzione e il riserbo dovuto per affrontare in maniera corretta una vicenda come questa che ha la necessità che si spengano i fari mediatici, lasciando lavorare chi ha competenza e conoscenza diretta dei fatti, poiché presenta molte più sfumature e molte più delicatezze di quante la cronaca possa evidenziare. La situazione infatti è di particolare delicatezza, come sempre accade quando i Servizi Sociali si trovano di fronte alla necessità di compiere l'atto più difficile che è quello di sottrarre un minore alla propria famiglia e questa una vicenda che è già stata oltremodo in pasto al circuito mediatico, e ci tengo a dirlo anche qui, questa eccessiva esposizione e l'eccessiva puntualizzazione di dettagli è stato uno dei fattori che hanno determinato l'esigenza di mettere questa ragazza sotto protezione. Abbiamo tutti bisogno di lavorare, noi e gli organi che stanno approfondendo la vicenda da un punto di vista giudiziario. E' una vicenda che continua ad essere oggetto di molte semplificazioni, di molti giudizi e di molti editoriali che appunto mancano di un elemento fondamentale che è la conoscenza approfondita del caso e la relazione con suoi i protagonisti che sono appunto gli elementi che hanno determinato le scelte che sono state fatte.
Le uniche cose che ci tengo a dire sono che la ragazzina è stata posto la scorsa settimana in protezione ai Servizi Sociali a causa di un disagio educativo in famiglia che da tempo andava emergendo anche in ambito scolastico e che è recentemente sfociato nel noto e grave episodio di rasatura dei capelli. Si segnala - e qui vi è la risposta più specifica alla domanda della consigliera Borgonzoni - che da anni il personale delle nostre scuole ed il personale dei Servizi Sociali ed Educativi si trova a contatto con queste problematiche sociali e culturali. Ci riferiamo certamente alle tematiche inerenti i cosiddetti "conflitti di lealtà" dei ragazzi tra la loro cultura d'origine e la cultura del territorio in cui vivono; contrasti che vedono spesso le giovani donne vivere le situazioni più complessse, più problematiche e meritevoli di un'attenzione rafforzata, ma ci riferiamo anche, più in generale, alle tematiche, trasversali, del maltrattamento psicologico, fisico, della violenza assistita e delle diverse forme di abuso che non accennano a diminuire, anche nella nostra città.
Trattandosi di fenomeni connotati - e su questo c'è un impegno non solo a rafforzare gli elementi di formazione continua dei nostri operatori sociali, ma c'è anche l'intenzione di rafforzare con nuovi strumenti le dinamiche di prevenzione - da forte sommersione, oltre che da vissuti estremamente dolorosi, da tempo sono attivi percorsi formativi "dedicati" per gli operatori e gli insegnanti, finalizzati all'acquisizione ed al rafforzamento di competenze e finalizzati, soprattutto, a "non abbassare mai la guardia" su queste delicate problematiche, con particolare attenzione ai temi culturali che li attraversano. Il rischio di non riuscire a cogliere i segnali di disagio che i minori manifestano è sempre dietro l'angolo e richiede che tutto il sistema e la comunità educante che si occupa di infanzia ed adolescenza mantenga i temi fortemente presidiati sul piano formativo e sul piano operativo, nel raccordo tra Servizi ed Istituzioni.
Per quanto attiene le strutture dedicate a minori che necessitano di accoglienza per le diverse forme di disagio, oggetto di normative nazionali e regionali con specificazione delle diverse tipologie e degli standard di funzionamento, i Servizi di Bologna si avvalgono da anni di una vasta rete di Comunità con personale specializzato e formato a far fronte con professionalità al disagio minorile nelle sue diverse accezioni e anche nelle situazioni di emergenza. Come sottolineato nell'ambito delle molteplici Direttive e Linee di indirizzo regionali in materia, l'ottica prevalente è comunque e sempre di considerare l'allontanamento come ultima istanza, esperito ogni tentativo di mediazione e di supporto domiciliare. La prospettiva deve essere, salvo non sia accertata una irrecuperabilità delle competenze genitoriali, il rientro in famiglia dei minori, una volta affrontate ed auspicabilmente superate le problematiche che avevano causato la collocazione al di fuori della famiglia".
La domanda della consigliera comunale Lucia Borgonzoni (Lega Nord)
Quando hanno iniziato a imporle il velo anche per andare a scuola, la ragazzina si è ribellata e ha iniziato a toglierselo non appena usciva di casa. Appena la madre è venuta a saperlo, ha deciso di punirla rasandola a zero. Questo è quello che ci riportano le cronache e non è la prima volta che fatti di eguale gravità se non peggiore accadono sul nostro territorio.
Sono a chiedere al Signor Sindaco ed alla Giunta un parere politico amministrativo in senso generale e più in particolare se ritiene utile per cercare di arginare fenomeni legati a retaggi culturali/religiosi istruire e organizzare dei corsi agli assistenti sociali così da renderli capaci di riconoscere e affrontare questo tipo di temi per evitare che sul nostro territorio ci siano donne, ragazzi, giovani, persone che vengono, che scelgono Bologna per essere persone libere, costrette a vivere come sono costrette a vivere nei loro Paesi.
La risposta dell'assessore Luca Rizzo Nervo
"Grazie presidente, circa la complessa vicenda della ragazzina quattordicenne sottratta alla responsabilità genitoriale a fronte di una vicenda che è stata all'attenzione della cronaca cittadina e non solo in questi giorni e rispetto alla quale ci tengo a dire in premessa - e sono certo che il Consiglio capirà - che non vi è reticenza, ma solo il necessario rispetto, la necessaria attenzione e il riserbo dovuto per affrontare in maniera corretta una vicenda come questa che ha la necessità che si spengano i fari mediatici, lasciando lavorare chi ha competenza e conoscenza diretta dei fatti, poiché presenta molte più sfumature e molte più delicatezze di quante la cronaca possa evidenziare. La situazione infatti è di particolare delicatezza, come sempre accade quando i Servizi Sociali si trovano di fronte alla necessità di compiere l'atto più difficile che è quello di sottrarre un minore alla propria famiglia e questa una vicenda che è già stata oltremodo in pasto al circuito mediatico, e ci tengo a dirlo anche qui, questa eccessiva esposizione e l'eccessiva puntualizzazione di dettagli è stato uno dei fattori che hanno determinato l'esigenza di mettere questa ragazza sotto protezione. Abbiamo tutti bisogno di lavorare, noi e gli organi che stanno approfondendo la vicenda da un punto di vista giudiziario. E' una vicenda che continua ad essere oggetto di molte semplificazioni, di molti giudizi e di molti editoriali che appunto mancano di un elemento fondamentale che è la conoscenza approfondita del caso e la relazione con suoi i protagonisti che sono appunto gli elementi che hanno determinato le scelte che sono state fatte.
Le uniche cose che ci tengo a dire sono che la ragazzina è stata posto la scorsa settimana in protezione ai Servizi Sociali a causa di un disagio educativo in famiglia che da tempo andava emergendo anche in ambito scolastico e che è recentemente sfociato nel noto e grave episodio di rasatura dei capelli. Si segnala - e qui vi è la risposta più specifica alla domanda della consigliera Borgonzoni - che da anni il personale delle nostre scuole ed il personale dei Servizi Sociali ed Educativi si trova a contatto con queste problematiche sociali e culturali. Ci riferiamo certamente alle tematiche inerenti i cosiddetti "conflitti di lealtà" dei ragazzi tra la loro cultura d'origine e la cultura del territorio in cui vivono; contrasti che vedono spesso le giovani donne vivere le situazioni più complessse, più problematiche e meritevoli di un'attenzione rafforzata, ma ci riferiamo anche, più in generale, alle tematiche, trasversali, del maltrattamento psicologico, fisico, della violenza assistita e delle diverse forme di abuso che non accennano a diminuire, anche nella nostra città.
Trattandosi di fenomeni connotati - e su questo c'è un impegno non solo a rafforzare gli elementi di formazione continua dei nostri operatori sociali, ma c'è anche l'intenzione di rafforzare con nuovi strumenti le dinamiche di prevenzione - da forte sommersione, oltre che da vissuti estremamente dolorosi, da tempo sono attivi percorsi formativi "dedicati" per gli operatori e gli insegnanti, finalizzati all'acquisizione ed al rafforzamento di competenze e finalizzati, soprattutto, a "non abbassare mai la guardia" su queste delicate problematiche, con particolare attenzione ai temi culturali che li attraversano. Il rischio di non riuscire a cogliere i segnali di disagio che i minori manifestano è sempre dietro l'angolo e richiede che tutto il sistema e la comunità educante che si occupa di infanzia ed adolescenza mantenga i temi fortemente presidiati sul piano formativo e sul piano operativo, nel raccordo tra Servizi ed Istituzioni.
Per quanto attiene le strutture dedicate a minori che necessitano di accoglienza per le diverse forme di disagio, oggetto di normative nazionali e regionali con specificazione delle diverse tipologie e degli standard di funzionamento, i Servizi di Bologna si avvalgono da anni di una vasta rete di Comunità con personale specializzato e formato a far fronte con professionalità al disagio minorile nelle sue diverse accezioni e anche nelle situazioni di emergenza. Come sottolineato nell'ambito delle molteplici Direttive e Linee di indirizzo regionali in materia, l'ottica prevalente è comunque e sempre di considerare l'allontanamento come ultima istanza, esperito ogni tentativo di mediazione e di supporto domiciliare. La prospettiva deve essere, salvo non sia accertata una irrecuperabilità delle competenze genitoriali, il rientro in famiglia dei minori, una volta affrontate ed auspicabilmente superate le problematiche che avevano causato la collocazione al di fuori della famiglia".