Consiglio comunale, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy
Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica). "Laboratorio Crash è stato in presidio all'Ex Veneta, sul tetto e sotto la neve, fino a che non è stato concesso loro l'incontro con la Giunta ...
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Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Emily Clancy (Coalizione civica).
"Laboratorio Crash è stato in presidio all'Ex Veneta, sul tetto e sotto la neve, fino a che non è stato concesso loro l'incontro con la Giunta che chiedevano dallo sgombero subito l'8 agosto scorso. Stamattina, dopo ore di mediazione, lo spettacolo a cui ho assistito - c’erano anche altri consiglieri, il nostro consigliere di quartiere Marco Trotta, il consigliere Martelloni, la consigliera Frascaroli - è stato comunque il solito triste epilogo di ormai molti immobili pubblici e privati. L'edificio è stato sgomberato e murato, restituito alla città per com'era prima: vuoto.
A quanti sgomberi dobbiamo ancora assistere prima che l'amministrazione capisca che vada avviato un dialogo, non un conflitto, sul tema degli spazi in questa città? Io mi rendo conto ormai ogni giorno di più di quanto questa amministrazione sia lontana dai cittadini, persino quelli che pensa di rappresentare.
Questa triste moda dello sgombero prima e poi il dialogo, forse, molto spesso quando cala l’attenzione mediatica neanche quello, è iniziata nel mandato scorso, non devo ricordare le ferite dell’Ex Telecom e di Atlantide. Nei diciotto mesi da quando sono consigliera non mi ricordo
neanche più quanti sono quelli a cui ho assistito, che fossero abitativi o degli spazi sociali.
Allora io oggi lo voglio dire forte e chiaro. In questo momento storico in cui crescono l’odio e l’intolleranza, tornano alla ribalta le forze neofasciste e neonaziste, ad alcune addirittura si dà legittimazione elettorale o televisiva, c’è bisogno di ossigeno, c’è ancora più bisogno di quei posti cui cui le persone si possono trovare e stare insieme o vivere insieme indipendentemente dal proprio paese di origine, dal colore della proprio pelle, dalla propria identità di genere, dal proprio orientamento sessuale, dalla propria religione, dalla propria disabilità.
Perché, diciamocelo, questo fanno i centri sociali in questa città, prendendosi in carico alcune marginalità a cui neanche l’amministrazione è riuscita a dare un aiuto.
La nostra Bologna non è quella che si riempie di turisti ma si svuota di marginalità, non accettiamo l'idea di un centro vetrina, siamo contrari al decreto Minniti Orlando perché per noi la società, la città è per definizione meticcia.
Non si può criminalizzare la povertà e intanto dedicarsi alla città di fico, non si può criminalizzare il consumo di sostanze e intanto chiudere i servizi di prossimità, non si può in una città universitaria criminalizzare gli studenti che siedono in piazza San Francesco in una sera d'estate chiacchierando e bevendo una birra e intanto sgomberare gli unici presidi di socialità rimasti.
Sapete qual è invece la natura di questa città? La voglio ricordare, perché sembra che ormai ve ne siate dimenticati. Precisamente 150 anni fa, faceva un po’ meno freddo, il 12 settembre 1867 uno strano, insolito e balordo corteo sfilò silenzioso nella calda notte bolognese.
Sono i “matti” ricoverati al Sant’Orsola che, guidati dagli infermieri, raggiungono l’ex convento delle suore salesiane di Sant’Isaia. Una vera e propria occupazione, voluta e organizzata da Francesco Roncati, aiutato da Ignazio Zani, suo collaboratore, dagli infermieri, sotto l’egida di Rizzoli. Il resto è storia, da un luogo abbandonato da anni iniziò la storia dell’Ospedale Psichiatrico che ancora oggi porta il nome di Roncati. Questa la natura della nostra città, in cui medici, infermieri, cittadini si adoperavano per liberare i luoghi abbandonati.
Perché il linguaggio è importante, non bisogna andare indietro a 150 anni fa per capirlo, basta guardare all’amministrazione di Napoli dove il sindaco chiama quei luoghi inutilizzati e poi occupati con delle attività lodevoli dei luoghi 'liberati', luoghi 'restituiti alla città'.
Rendetevene conto, le persone scelgono di vivere a Bologna ogni giorno anche perché esistono nel suo alfabeto politico posti come questi, ne abbiamo un alfabeto pieno, dalla A di Atlantide alla B di Bartleby alla C di Crash, passando per la L Làbas fino alla X di Xm.
Lo voglio dire, mi sono stancata di un’Amministrazione così lontana da quello che vi chiede la città: spazio, ossigeno. Fate delle scelte, delle scelte politiche, aprite un ragionamento sugli spazi, tutti gli spazi".