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Consiglio comunale, gli interventi d'inizio seduta del consigliere Francesco Errani

Di seguito i due interventi del consigliere Francesco Errani (Partito democratico).Primo intervento"Emergenza freddo: un servizio di accoglienza per le persone senza tetto.Quella dei senza tetto è un'emergenza straordinaria, in giorni in cui l...

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Di seguito i due interventi del consigliere Francesco Errani (Partito democratico).

Primo intervento
"Emergenza freddo: un servizio di accoglienza per le persone senza tetto.
Quella dei senza tetto è un'emergenza straordinaria, in giorni in cui le temperature raggiungono anche i 15 gradi sotto zero. Sono almeno 20 i morti negli ultimi giorni in tutta Europa a causa dell’ondata di gelo artico che si sta abbattendo sul continente. L’Italia è tra i paesi più colpiti, le vittime sono 8.
Parliamo degli "ultimi": persone con problematiche legate alle dipendenze ma anche donne e uomini in situazione di povertà relazionale ed economica, come conseguenza anche della crisi economica.
Bologna, con il Piano Freddo e il sistema di accoglienza, ha costruito una rete di sostegno e solidarietà in cui tutti, attori istituzionali, parrocchie e mondo del volontariato, si sono attivati per dare una possibilità di rifugio e riparo per persone senza rete e alloggio. Un'azione straordinaria iniziata durante lo scorso mandato che oggi è stata potenziata ed è diventata una buona pratica: quest'anno sono disponibili 278 posti letto, 40 in più dell'anno scorso, suddivisi in 7/8 strutture.
A dicembre sono state 216 le persone accolte, di cui circa il 78% stranieri (circa il 20% sono richiedenti asilo). Le attività vanno dalla distribuzione di generi alimentari, pasti caldi, coperte e vestiti, a informazioni, accompagnamento alle strutture e accoglienza presso i dormitori o i container, quest'anno è presente anche il servizio protezioni internazionali. La rete è composta da diversi attori istituzionali e del mondo del volontariato. Oltre a Comune, Quartieri, Arpa, Asp e Protezione Civile, sono attive associazioni, comitati, parrocchie, assistenti civici e semplici cittadini.
La buona politica è quella che fa diventare ordinario ciò che è straordinario. C'è un segnale di buona politica che può essere raccolto e trasformato in prassi ordinaria: si è creata una rete per il bisogno di difendersi dal freddo. Questa rete, se diventa un'organizzazione ordinaria, non è solo un buon esempio ma una buona pratica.
A Bologna, è attivo l'Help Center in Stazione Centrale, Piazzale Est (via Barozzi 3), aperto dalle 14.30 alle 18.30. Inoltre, anche il Servizio di Unità di strada e il Servizio Mobile sono impegnati, oltre che in attività di monitoraggio e riduzione del danno e nella mappatura del territorio, anche con invii diretti: questa notte sono rimasti in strada fino alle 3. É prevista inoltre l’accoglienza anche nelle ore diurne all'interno della sala multifunzionale del Centro Beltrame in via Sabatucci. Infine, è prevista anche un'ammissione alle strutture per le situazioni di emergenza riscontrate dalle forze dell’ordine o dai pronto soccorso, tramite il servizio di Pronto Intervento Sociale (Pris) che potrà usufruire di posti dedicati in aggiunta ai 278 già previsti.
Un ringraziamento a tutti coloro che si sono attivati, volontari, associazioni e Amministrazione comunale, tecnici e Assessore".

Secondo intervento
"Dal CIE all'HUB: Bologna modello di accoglienza.
Dopo il 2009, anno di entrata in vigore del Pacchetto Sicurezza che allungava i termini di permanenza nei Centri di Identificazione ed Espulsione da 60 giorni a 18 mesi, il numero dei rimpatri non ha subito modificazioni, rimanendo costante ad appena la metà dei detenuti. Sono cresciuti però i costi, da un minimo di 200 milioni all’anno senza contare le spese dei rimpatri tra l'altro molto difficili (nel 2016 sono stati rimpatriati 5.066 migranti a fronte di 38.284 migranti irregolari). Già nel 2007, una commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’inviato dell’Onu de Mistura stilò un rapporto in cui si sosteneva la necessità di “superare i centri” e un sistema inefficace che faceva registrare violazioni e soprusi. Ma a risultare inadeguato è l’intero sistema legislativo italiano: a causa della legge Bossi-Fini un’alta percentuale tra i reclusi riguardava persone già in possesso di un permesso di soggiorno, perso perché licenziati a causa della crisi.
A Bologna, da Centro di Identificazione ed Espulsione con condizioni di vita (e di lavoro) inaccettabili, siamo riusciti a costruire un Hub regionale dove fare vera accoglienza per profughi e richiedenti asilo. Quella per la chiusura del Cie di Bologna è stata una delle battaglie più intense del mandato precedente. Una battaglia iniziata più di quattro anni fa, dopo le denunce di Medici per i diritti umani e della Garante delle persone detenute in Emilia-Romagna.
Il Cie di Bologna era una struttura che rappresentava non solo un pericolo per le persone a causa dell'emergenza sanitaria e di igiene pubblica ma anche un costo sociale e economico enorme. Il Cie era un luogo di degrado, di violazione dei diritti umani. Sindaco, Giunta e Consiglio comunale di Bologna hanno chiesto con forza la chiusura immediata del Cie.
Ed, effettivamente, a marzo del 2013, primo in Italia, il Cie di Bologna è stato chiuso. L’entusiasmo è durato però pochi mesi, fino a quando la prefettura ha manifestato l’intenzione di riaprirlo, indicendo una gara al massimo ribasso su una base d’asta di 30 euro al giorno: una cifra che non avrebbe consentito a nessuno di lavorare nel rispetto della dignità umana.
Bisognava evitare nuove sofferenze, nuove violazioni dei diritti, ulteriore spreco di denaro. Per questo, abbiamo promosso in Comune una conferenza stampa con l’onorevole Sandra Zampa, l’assessore Amelia Frascaroli e l’Europarlamentare Cecile Kyenge.
Tutta la città ha chiesto con forza di non riaprire il Cie e, a luglio del 2014, abbiamo vinto davvero: il centro di via Mattei è diventato un luogo di accoglienza per chi è costretto a scappare dalla fame e dalla guerra. Un Hub regionale dove prestare assistenza sociale e sanitaria, in attesa che una commissione decida se accogliere le richieste di asilo.
Con la chiusura del Cie, Bologna ha costruito un progetto di accoglienza diverso, che garantisce diritti e umanità a chi ha bisogno di protezione. Un esempio per tutta Italia e per l'Europa, non possiamo tornare indietro perché parliamo di una battaglia di civiltà: possiamo trasformare l'emergenza profughi in politiche concrete di accoglienza e di cittadinanza per tutti.
L’alternativa che dobbiamo costruire è quella di avere al posto dei CIE dei centri di accoglienza. Il discorso è molto ampio e complesso ma bisogna cercare alternative per le espulsioni; rivedere tutte le normative anche per quanto riguarda l’ingresso delle persone sul territorio. Ma sul Cie di Bologna, non dobbiamo torniamo indietro".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:36
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