Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, l'intervento del Sindaco Virginio Merola
Stamane il Sindaco ha scoperto la targa commemorativa a Palazzo d'Accursio ed è intervenuto nella seduta solenne del Consiglio comunale
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Nell'ambito delle iniziative istituzionali dedicate alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, oggi alle 10.30, il Sindaco Virginio Merola insieme all'assessora alla Parità e pari opportunità, Susanna Zaccaria, ha inaugurato una targa “In memoria di tutte le donne vittime di femminicidio” nel Cortile d'Onore di Palazzo d'Accursio.
L'assessora Zaccaria ha ricordato che "Solo da poco tempo il termine 'femminicidio' è entrato nel linguaggio comune. È una vera e propria strage con numeri preoccupanti che non accennano a diminuire nonostante tutte le politiche e i servizi messi in atto. Questo dimostra che c'è ancora tanto da fare. Le cittadine e i cittadini di Bologna non si tireranno indietro e noi, come Istituzione, saremo al loro fianco".
In seguito, il Sindaco è intervenuto nella seduta solenne dedicata alla Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Si trasmette il testo dell'intervento.
"È importante e necessario trovarsi qui, anche questo 25 novembre, per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per parlare in questa sala del Consiglio Comunale di Bologna, di un tema che ritengo importantissimo e sul quale dobbiamo lavorare con costanza abbinando alle necessarie azioni concrete anche atti simbolici che aiutino il cambiamento culturale.
Abbiamo appena scoperto una targa nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio dove potete leggere: “ In memoria di tutte le donne vittime di femminicidio. Il Comune di Bologna contro la violenza sulle donne”. E' una frase semplice e diretta ma molto impegnativa. Perché ci richiama ad una continuità di azione, a fare e agire sul tema del contrasto alla violenza di genere. Quello che abbiamo fatto in questi anni e voglio ricordare l'Accordo metropolitano tra Comune, Città Metropolitana e Associazioni che si occupano della lotta alla violenza sulle donne, non basta. Ce lo dicono ovviamente i numeri: 116 femminicidi dall'inizio dell'anno in Italia.
E non basta perché quello che serve è un cambiamento culturale, è la consapevolezza che esiste ed è ancora predominante una cultura maschilista patriarcale che è intrinseca ad un radicato rapporto di potere. Sono parole che ho già detto in quest'aula ma di cui sono, come sapete, fermamente convinto: bisogna distinguere tra il potere come dominio e il potere come capacità di fare. La violenza maschile contro le donne nasce da una concezione del potere come dominio, nodo da affrontare decisivo per democratizzare la democrazia, una questione essenziale del nostro tempo.
Partiamo dagli uomini, ne sono convinto oggi più che mai. E' da loro, in particolare dalle giovani generazioni, che deve iniziare questo cambiamento culturale. Ed è su di loro che ci dobbiamo preoccupare di agire. Per questo nelle nostre linee per il mandato amministrativo abbiamo scritto 'Solo con azioni che incidono sulla visione socio-culturale del femminile è possibile contrastare positivamente i fenomeni della violenza domestica e del femminicidio. Il coinvolgimento della parte maschile della società, così come le azioni di contrasto effettivo alla violenza, come l'apertura di un centro per uomini maltrattanti, potranno concretamente promuovere una cultura comune e una corretta assunzione di responsabilità del fenomeno'.
Uno degli obiettivi, cui sta lavorando l'assessora Susanna Zaccaria, è quindi aprire un centro rivolto agli uomini che hanno commesso violenza. Non è quindi un semplice auspicio quello di cui sto parlando e trova le sue basi teoriche nel solco del progetto Muvi portato avanti alcuni anni fa dal Comune di Bologna in collaborazione con la Casa delle Donne per non subire violenza. Un'attività che ha consentito di conoscere da vicino un'esperienza importante come il Centro 'Alternative to violence' di Oslo che dal 1987 si occupa di uomini violenti. Questa esperienza ha abbinato l'esigenza del trattamento, e parlo ovviamente del lavoro degli psicologi, a quella altrettanto importante dell'intervento socio-culturale e ha dimostrato come la recidiva sia molto bassa negli uomini che sono stati ospitati dal centro.
Non crediamo che si possa ridurre a patologia individuale la violenza maschile. Sarebbe come spostarla fuori da noi, un atteggiamento consolatorio che non aiuta la reale comprensione del fenomeno. Credo invece che vada affrontata prendendo parola e mi permetto di dire che in questo abbiamo molto da imparare dal movimento delle donne.
Qualche tempo fa ho partecipato alla presentazione del libro di Edoardo Albinati La scuola cattolica, che parla dell'educazione sentimentale di un gruppo di ragazzi che frequentano un liceo privato nel centro di Roma negli anni '70. Tra quei ragazzi ci sono anche gli stupratori del Circeo, Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido. L'autore ha detto che per scrivere il suo libro, che tra l'altro ha vinto il premio Strega, si è letto molti testi femministi. E, forse, è anche per questo che ad un certo punto scrive: '...Prima di essere caucasico, italiano, battezzato cattolico romano, borghese, di sinistra e laziale, io sono un maschio. È questa la mia identità più ovvia, la discriminante, il mio carattere spiccato, di cui rendere conto non appena affacciato dal ventre di mia madre. Ho dunque più affinità con un musulmano nero povero, nato in Sudan, che con un’avvocatessa dei Parioli, o con la badante ucraina che prepara il brodo a sua madre...'. Servono uomini che prendano parola sulla violenza alle donne e lo dico qui, in questa sala dove negli ultimi anni abbiamo fatto ragionamenti importanti ospitando associazioni come Maschile Plurale e la campagna Noi No. Bisogna andare oltre le esperienze, seppur di successo, e premiate dal nostro Presidente della Repubblica, che proprio in questa città sono nate. Bisogna favorire un grande cambiamento culturale approfittando anche dell'occasione che ci offrono i nuovi cittadini, tutte quelle persone che contribuiranno a fare in modo che Bologna nei prossimi venti anni non sia una città popolata solo da anziani, come me. Nell'accoglienza dei nuovi cittadini il discrimine della libertà delle donne deve essere sostenuto come condizione di un pieno diritto di cittadinanza.
Anche per questo credo che il lavoro destinato ad avere più risultati sia quello che viene fatto nelle scuole. Quel lavoro paziente e accurato di lotta agli stereotipi che come Comune sosteniamo collaborando e facendo rete con tante realtà del nostro territorio. Ci sono le azioni che mirano a smontare gli stereotipi sulle differenze come i corsi rivolti alle educatrici e agli educatori dei nidi e agli insegnanti della scuola dell'infanzia e i laboratori con i più piccoli che si svolgono nelle biblioteche cittadine. Sono attività importantissime perché, prima ancora di nominare e di riflettere sulla violenza, conta con che immagine, con che idea culturale della donna crescono i bambini e le bambine.
Voglio ricordare che questa settimana la Città Metropolitana ha presentato il progetto che si sta svolgendo all'interno degli Istituti Tecnici, nell'ambito del Festival della cultura tecnica, dal titolo eloquente: 'Son cose da maschi?'. Saranno gli studenti stessi che avanzeranno proposte concrete per combattere gli stereotipi e la violenza di genere. I progetti potranno essere adottati da istituzioni, enti, imprese e altri soggetti del territorio e i risultati ottenuti saranno presentati durante l’edizione 2017 del Festival.
Mi fa molto piacere parlarvi di questi progetti, che possono sembrare piccoli ma che per la loro pervasività e costanza, visto che si tratta di attività con le scuole, possono costituire un fertilizzante efficace per il ribaltamento culturale che auspichiamo contro la violenza sulle donne. E, visto che stiamo parlando di giovani generazioni credo che vada aggiunto un altro tema che ritengo importante e che ho recentemente avuto modo di sottolineare in un mio intervento alla Camera dei Deputati quando, con tanti altri sindaci italiani, ho partecipato ad un appuntamento convocato dalla Presidente Laura Boldrini. Sto parlando dell'educazione sessuale dei nostri giovani. Sono fermamente convinto che serva una legge per introdurre l'educazione all'affettività e alla sessualità nelle scuole e credo che siamo già eccessivamente in ritardo. Ho il timore fondato che le relazioni di intimità dei ragazzi siano anche, certo non esclusivamente, improntate alla violenza. Una violenza frutto di impreparazione emotiva, di un eccessivo isolamento nel quale vivono i giovanissimi se digitiamo alla voce emozioni. Qual è il problema che tiene l'Italia ancora lontana da questo traguardo di civiltà?
Il tema del contrasto alla violenza sulle donne può forse sembrare una tela di Penelope perché ogni volta che ci troviamo di fronte ad un delitto, anche efferato, commesso da un uomo verso una donna rischiamo di tornare a dirci sempre le stesse cose. Oggi abbiamo dimostrato che stiamo facendo passi avanti.
Non bisogna abbassare la guardia. E' una questione che va sempre tenuta in agenda. Questa amministrazione, concedetemelo, lo sta facendo anche con una delega precisa che è stata assegnata ad un'assessora, quella della lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e i minori. Penso che non sia un dato secondario.
In questa mattinata salutiamo anche la notizia che è stata data ieri, in questo caso le ricorrenze servono, dell'intesa raggiunta dal Governo con le Regioni che assegna per il prossimo biennio una cifra significativa, 31 milioni di euro, per le azioni di contrasto alla violenza. E salutiamo anche la nostra Regione che proprio questa mattina presenterà i progetti contro la violenza che sono stati ammessi al finanziamento del piano Regionale da 2 milioni di euro.
Ora, prima di concludere, e visto che abbiamo parlato di cultura e di cambiamento consentitemi di ringraziare una donna che ha contribuito a diffondere la cultura delle donne con passione e competenza. Mi riferisco a Annamaria Tagliavini, qui presente, che lascia la guida della Biblioteca della donne che il Comune sostiene con convinzione da 34 anni. Un grazie sentito, cara Annamaria, per il tuo lavoro di questi anni.
Voglio chiudere con una frase contenuta in una canzone di un artista che penso in molti abbiamo amato e che è scomparso da poco: Leonard Cohen. Parole che si possano applicare anche all'azione tenace che dobbiamo continuare ad avere verso questo tema, per incrinare passo dopo passo la sub cultura del maschilismo patriarcale.
Perché, come dice Leonard Cohen: 'C'è una crepa in ogni cosa. Ed è dalla crepa che entra la luce'".
L'assessora Zaccaria ha ricordato che "Solo da poco tempo il termine 'femminicidio' è entrato nel linguaggio comune. È una vera e propria strage con numeri preoccupanti che non accennano a diminuire nonostante tutte le politiche e i servizi messi in atto. Questo dimostra che c'è ancora tanto da fare. Le cittadine e i cittadini di Bologna non si tireranno indietro e noi, come Istituzione, saremo al loro fianco".
In seguito, il Sindaco è intervenuto nella seduta solenne dedicata alla Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Si trasmette il testo dell'intervento.
"È importante e necessario trovarsi qui, anche questo 25 novembre, per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per parlare in questa sala del Consiglio Comunale di Bologna, di un tema che ritengo importantissimo e sul quale dobbiamo lavorare con costanza abbinando alle necessarie azioni concrete anche atti simbolici che aiutino il cambiamento culturale.
Abbiamo appena scoperto una targa nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio dove potete leggere: “ In memoria di tutte le donne vittime di femminicidio. Il Comune di Bologna contro la violenza sulle donne”. E' una frase semplice e diretta ma molto impegnativa. Perché ci richiama ad una continuità di azione, a fare e agire sul tema del contrasto alla violenza di genere. Quello che abbiamo fatto in questi anni e voglio ricordare l'Accordo metropolitano tra Comune, Città Metropolitana e Associazioni che si occupano della lotta alla violenza sulle donne, non basta. Ce lo dicono ovviamente i numeri: 116 femminicidi dall'inizio dell'anno in Italia.
E non basta perché quello che serve è un cambiamento culturale, è la consapevolezza che esiste ed è ancora predominante una cultura maschilista patriarcale che è intrinseca ad un radicato rapporto di potere. Sono parole che ho già detto in quest'aula ma di cui sono, come sapete, fermamente convinto: bisogna distinguere tra il potere come dominio e il potere come capacità di fare. La violenza maschile contro le donne nasce da una concezione del potere come dominio, nodo da affrontare decisivo per democratizzare la democrazia, una questione essenziale del nostro tempo.
Partiamo dagli uomini, ne sono convinto oggi più che mai. E' da loro, in particolare dalle giovani generazioni, che deve iniziare questo cambiamento culturale. Ed è su di loro che ci dobbiamo preoccupare di agire. Per questo nelle nostre linee per il mandato amministrativo abbiamo scritto 'Solo con azioni che incidono sulla visione socio-culturale del femminile è possibile contrastare positivamente i fenomeni della violenza domestica e del femminicidio. Il coinvolgimento della parte maschile della società, così come le azioni di contrasto effettivo alla violenza, come l'apertura di un centro per uomini maltrattanti, potranno concretamente promuovere una cultura comune e una corretta assunzione di responsabilità del fenomeno'.
Uno degli obiettivi, cui sta lavorando l'assessora Susanna Zaccaria, è quindi aprire un centro rivolto agli uomini che hanno commesso violenza. Non è quindi un semplice auspicio quello di cui sto parlando e trova le sue basi teoriche nel solco del progetto Muvi portato avanti alcuni anni fa dal Comune di Bologna in collaborazione con la Casa delle Donne per non subire violenza. Un'attività che ha consentito di conoscere da vicino un'esperienza importante come il Centro 'Alternative to violence' di Oslo che dal 1987 si occupa di uomini violenti. Questa esperienza ha abbinato l'esigenza del trattamento, e parlo ovviamente del lavoro degli psicologi, a quella altrettanto importante dell'intervento socio-culturale e ha dimostrato come la recidiva sia molto bassa negli uomini che sono stati ospitati dal centro.
Non crediamo che si possa ridurre a patologia individuale la violenza maschile. Sarebbe come spostarla fuori da noi, un atteggiamento consolatorio che non aiuta la reale comprensione del fenomeno. Credo invece che vada affrontata prendendo parola e mi permetto di dire che in questo abbiamo molto da imparare dal movimento delle donne.
Qualche tempo fa ho partecipato alla presentazione del libro di Edoardo Albinati La scuola cattolica, che parla dell'educazione sentimentale di un gruppo di ragazzi che frequentano un liceo privato nel centro di Roma negli anni '70. Tra quei ragazzi ci sono anche gli stupratori del Circeo, Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido. L'autore ha detto che per scrivere il suo libro, che tra l'altro ha vinto il premio Strega, si è letto molti testi femministi. E, forse, è anche per questo che ad un certo punto scrive: '...Prima di essere caucasico, italiano, battezzato cattolico romano, borghese, di sinistra e laziale, io sono un maschio. È questa la mia identità più ovvia, la discriminante, il mio carattere spiccato, di cui rendere conto non appena affacciato dal ventre di mia madre. Ho dunque più affinità con un musulmano nero povero, nato in Sudan, che con un’avvocatessa dei Parioli, o con la badante ucraina che prepara il brodo a sua madre...'. Servono uomini che prendano parola sulla violenza alle donne e lo dico qui, in questa sala dove negli ultimi anni abbiamo fatto ragionamenti importanti ospitando associazioni come Maschile Plurale e la campagna Noi No. Bisogna andare oltre le esperienze, seppur di successo, e premiate dal nostro Presidente della Repubblica, che proprio in questa città sono nate. Bisogna favorire un grande cambiamento culturale approfittando anche dell'occasione che ci offrono i nuovi cittadini, tutte quelle persone che contribuiranno a fare in modo che Bologna nei prossimi venti anni non sia una città popolata solo da anziani, come me. Nell'accoglienza dei nuovi cittadini il discrimine della libertà delle donne deve essere sostenuto come condizione di un pieno diritto di cittadinanza.
Anche per questo credo che il lavoro destinato ad avere più risultati sia quello che viene fatto nelle scuole. Quel lavoro paziente e accurato di lotta agli stereotipi che come Comune sosteniamo collaborando e facendo rete con tante realtà del nostro territorio. Ci sono le azioni che mirano a smontare gli stereotipi sulle differenze come i corsi rivolti alle educatrici e agli educatori dei nidi e agli insegnanti della scuola dell'infanzia e i laboratori con i più piccoli che si svolgono nelle biblioteche cittadine. Sono attività importantissime perché, prima ancora di nominare e di riflettere sulla violenza, conta con che immagine, con che idea culturale della donna crescono i bambini e le bambine.
Voglio ricordare che questa settimana la Città Metropolitana ha presentato il progetto che si sta svolgendo all'interno degli Istituti Tecnici, nell'ambito del Festival della cultura tecnica, dal titolo eloquente: 'Son cose da maschi?'. Saranno gli studenti stessi che avanzeranno proposte concrete per combattere gli stereotipi e la violenza di genere. I progetti potranno essere adottati da istituzioni, enti, imprese e altri soggetti del territorio e i risultati ottenuti saranno presentati durante l’edizione 2017 del Festival.
Mi fa molto piacere parlarvi di questi progetti, che possono sembrare piccoli ma che per la loro pervasività e costanza, visto che si tratta di attività con le scuole, possono costituire un fertilizzante efficace per il ribaltamento culturale che auspichiamo contro la violenza sulle donne. E, visto che stiamo parlando di giovani generazioni credo che vada aggiunto un altro tema che ritengo importante e che ho recentemente avuto modo di sottolineare in un mio intervento alla Camera dei Deputati quando, con tanti altri sindaci italiani, ho partecipato ad un appuntamento convocato dalla Presidente Laura Boldrini. Sto parlando dell'educazione sessuale dei nostri giovani. Sono fermamente convinto che serva una legge per introdurre l'educazione all'affettività e alla sessualità nelle scuole e credo che siamo già eccessivamente in ritardo. Ho il timore fondato che le relazioni di intimità dei ragazzi siano anche, certo non esclusivamente, improntate alla violenza. Una violenza frutto di impreparazione emotiva, di un eccessivo isolamento nel quale vivono i giovanissimi se digitiamo alla voce emozioni. Qual è il problema che tiene l'Italia ancora lontana da questo traguardo di civiltà?
Il tema del contrasto alla violenza sulle donne può forse sembrare una tela di Penelope perché ogni volta che ci troviamo di fronte ad un delitto, anche efferato, commesso da un uomo verso una donna rischiamo di tornare a dirci sempre le stesse cose. Oggi abbiamo dimostrato che stiamo facendo passi avanti.
Non bisogna abbassare la guardia. E' una questione che va sempre tenuta in agenda. Questa amministrazione, concedetemelo, lo sta facendo anche con una delega precisa che è stata assegnata ad un'assessora, quella della lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e i minori. Penso che non sia un dato secondario.
In questa mattinata salutiamo anche la notizia che è stata data ieri, in questo caso le ricorrenze servono, dell'intesa raggiunta dal Governo con le Regioni che assegna per il prossimo biennio una cifra significativa, 31 milioni di euro, per le azioni di contrasto alla violenza. E salutiamo anche la nostra Regione che proprio questa mattina presenterà i progetti contro la violenza che sono stati ammessi al finanziamento del piano Regionale da 2 milioni di euro.
Ora, prima di concludere, e visto che abbiamo parlato di cultura e di cambiamento consentitemi di ringraziare una donna che ha contribuito a diffondere la cultura delle donne con passione e competenza. Mi riferisco a Annamaria Tagliavini, qui presente, che lascia la guida della Biblioteca della donne che il Comune sostiene con convinzione da 34 anni. Un grazie sentito, cara Annamaria, per il tuo lavoro di questi anni.
Voglio chiudere con una frase contenuta in una canzone di un artista che penso in molti abbiamo amato e che è scomparso da poco: Leonard Cohen. Parole che si possano applicare anche all'azione tenace che dobbiamo continuare ad avere verso questo tema, per incrinare passo dopo passo la sub cultura del maschilismo patriarcale.
Perché, come dice Leonard Cohen: 'C'è una crepa in ogni cosa. Ed è dalla crepa che entra la luce'".