Question Time, chiarimenti sullo sgombero dello stabile in via de Maria
L'assessora alla casa e all'emergenza abitativa Virginia Gieri ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d'attualità dei consiglieri Massimo Bugani e Adolorata Palumbo, del Movimento 5 Stelle, Paola Francesca Scarano della Lega Nord e Federico Martelloni di Coalizione Civica, sullo sgombero dello stabile di via de Maria.
La domanda del consigliere Bugani
"Visti gli articoli apparsi sulla stampa relativi allo sgombero di via de Maria, si pone la seguente domanda di attualità per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione politico amministrativa sulla vicenda; per sapere dal Sindaco e dalla Giunta se la procedura messa in atto ha prodotto i risultati attesi o se c'è stata una carenza nell'organizzazione dell'assistenza ai soggetti più deboli".
La domanda della consigliera Palumbo
"Visti gli articoli apparsi sulla stampa relativi allo sgombero di via de Maria, si pone la seguente domanda di attualità per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione politico amministrativa sulla vicenda; per avere dal Sindaco e dalla Giunta una valutazione sui motivi che hanno portato al fallimento del coinvolgimento di altri soggetti (pubblici e privati) nella gestione dell'emergenza casa con particolare riferimento alla mancata disponibilità a concedere i loro immobili per risolvere questa criticità".
La domanda della consigliera Scarano
"Con riferimento agli articoli di stampa relativi allo sgombero di via de Maria, chiedo al Signor Sindaco ed alla Giunta il proprio pensiero nel merito ed un resoconto relativo all'emergenza abitativa in città, quale piano a lungo termine si intenda perseguire vista la politica del "tamponamento" portata avanti sino ad ora dando una chiara sensazione di totale fallimento delle politiche abitative. Chiedo inoltre il vostro pensiero nel merito alla eventuale proposta della Fondazione Carisbo di destinare cinque milioni di euro all'emergenza casa".
La domanda del consigliere Martelloni
"Visti i fatti accaduti martedì 11 ottobre, riportati da tutti i mezzi di informazione, relativi allo sgombero dell'occupazione abitativa di via Mario de Maria, si chiede al Sindaco e alla Giunta: se fossero stati preventivamente informati delle operazioni da parte delle autorità competenti; perché non si sia ritenuta utile la presenza dell'assessore competente in loco; se abbiano notizia dell'uso di strumenti non convenzionali e di feriti durante le operazioni di sgombero; se sia stato fatto tutto il possibile per evitare traumi ai minori presenti e quali azioni abbia messo in campo l'Amministrazione in questo senso; come valutino in generale la conduzione delle operazioni di sgombero, sia per quanto riguarda l'incolumità delle persone presenti, sia per i disagi alla circolazione stradale e di accesso alla stazione centrale; infine se e quali azioni siano state messe in campo dalla Giunta per scongiurare l'uso della forza".
La risposta dell'assessora Gieri
"Parto dai numeri, perché ne sono ballati tanti nella stampa e anche in dichiarazioni pubbliche, io vi do l'ultimo dato di ieri sera perché poi bisogna parlare di numeri perché bisogna parlare di persone, e l'ultimo dato dice che il numero complessivo degli occupanti colloquiati, che non vuol dire gli occupanti che erano all'interno della struttura il giorno dello sgombero, è di 90 persone. I nuclei con minori accolti in albergo sono 14, le coppie con donne in stato di gravidanza accolti in albergo sono 2, i nuclei di soli adulti accolti in albergo - quando si intende soli adulti accolti in albergo si intende adulti fragili - sono 4, coppie di adulti accolti al centro di accoglienza Beltrame 2, adulti singoli accolti nei ripari notturni cittadini 6. In tutto erano presenti 30 minori che assieme agli adulti portano a 90 persone 30.
Voi capite che è assolutamente importante partire da questo.
A partire dalla domanda di Martelloni
- Se fossimo stati preventivamente informati. Certo! A domanda precisa, risposta precisa. Certo in tempi congrui, ci tengo a sottolineare in tempi congrui per poter fare la nostra parte come amministrazione comunale.
- Perché non si sia ritenuta utile la presenza dell'assessore competente in loco. Guardate questa è una cosa che mi sta particolarmente a cuore perché chi mi conosce, e faccio l'amministratrice da molto tempo, sa che sono una che lavora dodici, quattordici ore al giorno e quindi davvero la mia presenza di lavoro è dovuta perché lo debbo ai cittadini bolognesi che si aspettano da me delle risposte ma è anche proprio insita nel mio carattere, quindi voglio dire perché non ero lì, perché non è stato casuale, è stata una scelta condivisa, non solo con il mio Sindaco e con i colleghi assessori ma anche con i settori dell'amministrazione comunale che lavorano tutti i giorni per noi e per voi e per i cittadini bolognesi.
- Noi abbiamo ritenuto, e chiaramente essendo una decisione che abbiamo assunto può essere condivisa o meno, che la presenza sul luogo dell'assessora avrebbe reso più lunghe le operazioni che noi, come amministrazione comunale, abbiamo chiesto che fossero fatte il più civilmente e velocemente possibile, perché la nostra prima preoccupazione era quella di evitare assembramenti, coinvolgimenti di persone esterne, battaglie campali, persone sui tetti, bambini usati come scudi e la nostra prima preoccupazione era che l'intervento si facesse in fretta e che tutte quelle possibilità di recupero tempo, trattative e quant'altro fossero ridotte all'osso.
- Se sia stato fatto tutto il possibile per evitare traumi ai minori. Guardate, questo è un altro elemento che mi sta molto a cuore naturalmente perché sta a cuore a tutte le persone, su qualsiasi scranno sia e qualsiasi responsabilità abbia. Anche qui abbiamo fatto una valutazione. La valutazione è quella che la preoccupazione nostra era poter intervenire il prima possibile, dare immediatamente alle persone che ne avevano necessità e bisogno un indirizzo veloce, utile, abbiamo accompagnato questo percorso addirittura proprio per evitare assembramenti ed evitare che dall'esterno ci fossero delle persone che in qualche modo potessero interferire negativamente sulle prese in carico che noi stavamo facendo ed effettuando, e abbiamo cercato anche - l'avrete letto - di attivarci velocissimamente, in emergenza, con un furgone che potesse rassicurare quelle famiglie che uscivano che i loro oggetti non venivano buttati via ma depositati in un luogo sicuro a cui loro potevano poi attingere e ringrazio Acer che nel giro di un'ora ci ha aiutato a trovare le persone e il furgone proprio perché - lo ripeto e sarò ossessiva - ma davvero per noi era importante trovare una soluzione subito e allentare la tensione su questo evento che comunque è stato teso, nasconderlo non sarebbe corretto.
- Se abbiamo notizia di usi non convenzionali. Questa cosa era arrivata all'orecchio anche a me, ovviamente mi sono informata e a me non risulta l'uso di mezzi non convenzionali
- Come valutiamo l'operazione di sgombero. Lo sgombero è stato un atto di forza, questo è evidente e va evitato, sempre, ma per evitare gli sgomberi bisogna evitare le occupazioni, scusate è un po' - se volete - semplice. Per evitare le occupazioni bisogna fare quello che qualcuno di voi ha detto, farsi carico di queste persone. E' vero, l'amministrazione comunale è la prima responsabile, anche come regista - non solo per l'offerta diretta - di dare risposte abitative alle persone che ne hanno bisogno. Non entro nelle dinamiche del diritto alla casa, sto ragionando di persone che ne hanno bisogno, c'è una differenza. E quindi è un atto di forza che è figlio di un'altra situazione di forza, perché un'occupazione è un atto di forza anche quello.
- Si è fatto qualcosa per impedire? L'occupazione di via de Maria è un'occupazione non recentissima, è un'occupazione di quasi tre anni ormai, in questi tre anni io non c'ero ma non sono un marziano e so bene che l'amministrazione ha tentato in varie occasioni di interloquire con le persone che erano all'interno - scusate, sarei ipocrita, non solo con le persone che erano all'interno ma anche con le persone che in qualche maniera aiutano o pensano di aiutare queste situazioni di bisogno, credo che si sia tentato veramente tanto, sia nel versante della proprietà per cercare soluzioni, offrire proposte, sia per quanto riguarda gli occupanti e le persone che credono di aiutare gli occupanti. E il risultato è stato quello che abbiamo visto l'altro giorno.
Vedete, io sono arrivata da poco ma - ripeto - non sono un marziano, però mi sono trovata che queste soluzioni che sono state cercate non si è potuto portarle a compimento e quando la situazione è questa e quando le istituzioni che devono decidere devono applicare le leggi, atti della magistratura e quant'altro, il nostro ruolo purtroppo non è più quello che dicevo prima della piena responsabilità rispetto alle risposte da dare ma entriamo in campo in un secondo momento ed è questa la ragione per cui l'occupazione è un nostro nemico, un nemico dell'amministrazione perché non le consente di mettere in campo nulla, anche di contare, perché io ho contato le persone che erano presenti ma non è stato un conteggio asettico, non ho contato le persone che la polizia ha portato fuori, io ho contato le persone che comunque, per via familiare o quant'altro erano all'interno dell'occupazione di via de' Maria, non è un particolare da poco non è un particolare da poco. Quindi, avere contezza del numero, perché vedete è così facile parlare di aumento della povertà, aumento degli sfratti, ma bisogna affrontare le cose direttamente, sapere di che numeri stiamo parlando, sapere di che persone stiamo parlando e di che bisogni stiamo parlando. Per questo bisogna avere la piena contezza di qual è la situazione e non possono esserci luoghi non noti, luoghi franchi, che non vengono affrontati soltanto perché non siamo nelle condizioni di affrontare tutto il sistema e quindi chiudiamo un occhio, in nome dell'emergenza. No, qualsiasi emergenza e io di questo ne sono convinta, poi i fatti mi daranno ragione o no, qualsiasi tema abitativo in città, con i numeri che abbiamo, può essere affrontato dalla città di Bologna, tutta la città di Bologna, tutta: la società bolognese, le istituzioni bolognesi sono nelle condizioni, a regole date, a regole certe, con chiarezza d'intenti e con una programmazione seria di dare risposta a questo tipo di emergenza. Ripeto, di questo ne sono convinta e sto lavorando da un'ora dopo che sono stata nominata in quest'ottica.
Però abbiamo bisogno di fare chiarezza e di avere la situazione completamente aperta. A Martelloni mi pare di aver risposto.
Qualche cittadino della zona della Bolognina si è lamentato anche con la stampa del fatto che non avevamo informato preventivamente e che i commercianti non avevano potuto avvertire che sarebbero stati chiusi, immagino che capiate la ragione. Come quella per cui ci sono state delle difficoltà per la circolazione in città e anche questo non si poteva evitare.
Da questo punto di vista ci tengo a dire anche un'altra cosa, sono molto convinta che per affrontare questi temi sia importante avere molto chiaro che noi dobbiamo tenere insieme tre piani: una è il rispetto per le persone, e dico le persone tutte, perché noi spesso diciamo donne e minori, ma un adulto fragile a 55 anni che ha delle dipendenze e altri problemi di altro tipo, non è che non ci interessi, in quel momento ha un bisogno importante. Quindi diciamo, minori, famiglie, adulti in difficoltà, le persone tutte. Da lì dobbiamo partire, perché le persone hanno ognuna un nome, un cognome e una storia.
Secondo, dobbiamo rispettare la legalità e la legge, anche qui tutta, perché questo ci garantisce percorsi chiari, trasparenti, uguali per tutti, con procedimenti equi, fotografando la realtà. Perché, apro una parentesi, non è che tutte quelle 90 persone, magari 60 togliendo i bambini, siano tutte persone che non hanno lavoro, o che non abbiano un'alternativa temporanea abitativa. Bisogna valutare persona per persona, situazione per situazione e questo stanno facendo i nostri, i vostri servizi sociali, della nostra città. Una valutazione capillare, pensata seriamente, con dei criteri seri di residenza, dei Comuni che hanno delle responsabilità. Una valutazione importante, che ha dei criteri seri e va fatta nucleo per nucleo.
Ma c'è una terza cosa che dobbiamo rispettare: le persone, la legalità e la legge, ma anche la città. Guardate, io credo molto nella coesione sociale e nella nostra comunità e credo molto nella forza della nostra città, capace con le sue varie istituzioni di dare risposte. Ma credo anche che tutte le proposte che costruiamo debbano costruirci portando con noi la città, quindi evitando il disagio che abbiamo evitato ai cittadini in quel momento, che poi davvero parte la caccia di chi ha la colpa, di chi doveva fare perché davvero è impazzita la città.
Noi dobbiamo fare operazioni davvero di intervento abitativo sociale forti, ma lo dobbiamo fare portandoci con noi la città. Per questo dobbiamo stare molto attenti e dobbiamo tenere le tre cose insieme. E ci possono stare in equilibrio le tre cose, di questo sono molto convinta.
Chiudo sulla domanda della consigliera Scarano e credo anche di Palumbo sulle richieste ad altri enti.
Anche su questo provo a dare elementi di chiarezza, ma anche una pista di lavoro. Noi sicuramente siamo convinti, e lo abbiamo scritto anche nelle linee di mandato, al di là del Galaxy, che da soli non ce la si fa, e credo anche che non sia giusto farcela. Come fu nel passato, è tutta la città che si deve far carico delle situazioni di disagio. Però bisogna, partendo dai tre piani di rispetto di cui vi parlavo prima, costruire una domanda seria alle altre istituzioni, fare le domande giuste. Noi crediamo che le grandi concentrazioni, perché lo abbiamo valutato, sono figlie di un'emergenza: dall'ex Telecom, il Galaxy. Probabilmente fossi stata assessore io all'epoca avrei fatto la stessa scelta, eravamo davanti a un'emergenza. Non dobbiamo arrivare all'emergenza, perché quando la situazione precipita in emergenza, le risposte sono immediate, non preparate e costruite. L'esperienza ci dice che non solo il Galaxy è costoso, ma dobbiamo lavorare meglio sull'efficienza e sull'efficacia degli interventi che facciamo. Quindi è una valutazione fatta anche con i nostri servizi, quella che delle realtà così grandi che non hanno la finalità di essere alloggi per bambini - noi oggi al Galaxy abbiamo una stanza dove stanno tre o quattro persone insieme, ovviamente è una situazione di precarietà inadeguata-, noi abbiamo valutato che quelle concentrazioni ci impediscono di fare quell'operazione di accompagnamento sociale così necessaria per questi nuclei, per valutare veramente le possibilità di autonomia che questi nuclei hanno, perché non possiamo consolidare la situazione esistente, dobbiamo essere autenticamente di sinistra e pensare che ci si evolve dalla povertà e dal bisogno, quindi dobbiamo costruire risposte e proposte di uscita, lavoro, contributi temporanei. Quando qualcuno esce dalla transizione abitativa e va in un'edilizia Erp o privata convenzionata è uno straordinario successo, è il fine a cui noi dobbiamo giungere perché altrimenti non è transizione abitativa. Dicevo, abbiamo maturato l'idea che quella modalità non sia la più consona a costruire percorsi di autonomia e di uscita.
Quindi come pensiamo di lavorare, anzi come stiamo già lavorando, perché anche i segnali di attenzione della Fondazione Carisbo e della curia bolognese, perdonatemi, non nascono dal niente, nascono da contatti che oggi sono ancora informali, che diventeranno formali, io spero molto presto di potervi relazionare su proposte scritte, determinate e ragionare in modo più compiuto. Però stiamo mandando messaggi forti e chiari: che noi vogliamo dare una risposta, vogliamo essere protagonisti e non subire delle risposte, assumendoci tutte le nostre responsabilità, facendo quella rete di collaborazione istituzionale che consente di dare risposte.
E per dare risposte, abbiamo bisogno di avere i numeri, di vedere situazione per situazione, voglio dire oggi noi abbiamo già molti alloggi in transizione abitativa. Il numero, guardate, da quando sono io assessore siamo riusciti ad aggiungerne 10 o 12, ma non è quello il dato che vi serve. Vi serve sapere che abbiamo 34 nuclei in lista di attesa per la transizione abitativa, abbiamo adesso questi nuclei su cui c'è stata una risposta di emergenza e anche qui, non è che le altre città facciano tutte così.
Io credo che noi bolognesi, con un po' di fatica, ma dobbiamo ragionare sul fatto che dopo quello sgombero, dopo un'occupazione di quasi tre anni e con tutta la situazione nota, quindi con tutto il tempo di poter fare scelte diverse: non c'è stato un bambino,non c'è stata una donna, non c'è stato un adulto in difficoltà che quella notte abbia dormito per strada. Non tutte le città fanno così a seguito degli sgomberi.
Abbiamo dato una risposta faticosa, vi assicuro, abbiamo lavorato intensamente per quattro o cinque giorni per cercare soluzioni per tutti e le abbiamo trovate. Non siamo contenti, perché è evidente che sono situazioni di straordinaria emergenza perché l'albergo voi capite analogamente non è una risposta, stiamo cercando indefessamente, anche qui messaggio chiaro alla città: nessuno di questi nuclei, per quanto abbiano dei bisogni che acclareremo e valuteremo che tipo di diritto, entrerà in una casa di edilizia ERP, questo sia chiaro, lo diciamo perché non vorrei neanche che passasse dall'altra parte l'idea che si possano usare scorciatoie, entrare dentro liste e quant'altro. Il momento in cui i nostri servizi del PRIS hanno preso in carico queste famiglie è cominciata per loro una stagione nuova, perché noi non siamo la magistratura, che farà il suo corso e deciderà quali sono gli atti da adottare, ma per noi quelle famiglie le abbiamo raccolte sulla strada e quindi parte un iter: saranno valutati ed entreranno in un circuito di transizione abitativa coloro che ne hanno diritto, perché poi ci sono anche altri Comuni che hanno le loro responsabilità. Quindi con loro, ma anche con quei 34 nuclei che abbiamo in lista stiamo lavorando.
Chiaro, e qui concludo, che la nostra responsabilità è grande, e quando dico 'nostra' dico 'nostra, di tutti'. La responsabilità è grande e credo che fotografare la realtà ci aiuti molto, determinare un numero ci aiuti molto e anche capire quali sono i fenomeni che si muovono intorno ci aiuti molto.
Il mio lavoro sarà il più possibile sotto traccia, per certi versi, nel senso che credo di essere investita della responsabilità di trovare soluzioni rispettando le persone, rispettando la legge e rispettando la città. Proverò a farlo e mi misurerò con tutte le mie forze perché si riesca a dare risposte ai bisogni veri. Il resto lo lascio ad altri, per ora il mio ruolo è questo e spero di potervi portare dei risultati presto. Per ora io sono moderatamente fiduciosa rispetto al futuro immediato e assolutamente fiduciosa, perché credo in questa città e nelle sue capacità, di trovare le risposte giuste per la maggioranza delle persone di cui ci occupiamo".