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Question Time, chiarimenti sulla refezione scolastica

La vicesindaco con delega a Educazione e Scuola Marilena Pillati ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sulla refezione scolastica.La domanda della consigli...

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La vicesindaco con delega a Educazione e Scuola Marilena Pillati ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alla domanda d'attualità della consigliera Lucia Borgonzoni (Lega nord) sulla refezione scolastica.

La domanda della consigliera Borgonzoni:

"Il sistema "resta quello, possono esserci persone che si chiamano fuori - dichiara Pillati - ed è una responsabilità della scuola far coesistere l'esistenza di un servizio e la scelta, che la Corte d'appello ha stabilito essere legittima, di non fruirne ma stando a scuola".
Queste le parole del Vice Sindaco Pillati con delega all'Istruzione in merito alla possibilità di far mangiare i bambini a scuola con il pranzo portato da casa. Una dichiarazione che "chiama fuori l'amministrazione comunale" e che di fatto fa assumere all'amministrazione comunale un atteggiamento poco collaborativo nella realizzazione di un diritto sancito da una sentenza della Corte d'Appello di Torino. Sono a chiedere al Sindaco e alla Giunta un parere politico amministrativo su questa vicenda in senso generale e più in particolare vorrei sapere se tale decisione politica e riconducibile a motivi organizzativi o economici".

La risposta della vicesindaco Pillati:

"Gentile consigliera Borgonzoni, per inquadrare correttamente la questione di cui da giorni si discute sui giornali e su cui ci siamo confrontati con i dirigenti scolastici alcuni giorni fa, è necessaria una lettura attenta dei recenti pronunciamenti dei giudici e le relative motivazioni, che hanno portato a riconoscere il diritto a consumare a scuola un pasto portato da casa in alternativa alla refezione.
È bene ricordare, ed è lo stesso giudice a sottolinearlo più volte, che il servizio di refezione scolastica è un servizio locale a domanda individuale, che l'ente non ha l'obbligo di istituire e organizzare e se anche decide di organizzarlo, resta facoltativo per l'utente che può, quindi, scegliere di non avvalersene. Già oggi il Comune di Bologna offre il servizio solo a chi ne fa richiesta.
I giudici sottolineano inoltre che non può essere chiesta all'ente locale l'organizzazione di un servizio pubblico nuovo e diverso, alternativo a quello della refezione, e sono però gli stessi genitori che si sono appellati che chiariscono che la loro richiesta è unicamente l'accertamento del loro diritto soggettivo a sottrarsi al servizio di refezione senza essere obbligati a un'organizzazione personale e familiare spesso impossibile da realizzare, che consiste nel far uscire i bambini dalla scuola per non usufruire del servizio di refezione durante il tempo mensa.
Il fatto che l' organizzazione del tempo mensa, in quanto tempo scuola, sia nella responsabilità dei dirigenti scolastici non è una mia valutazione, ma proprio discende dall'organizzazione della scuola ed è quanto il giudice stesso ha fatto rilevare sia nella sentenza che nelle successive ordinanze sul tema.
Viene chiamata in causa in modo esplicito la responsabilità della scuola sul complesso dell'attività scolastica e della sua organizzazione e si ribadisce che le misure organizzative necessarie a consentire l'esercizio del diritto a consumare il pasto a scuola rientrano nell'autonomia organizzativa e nella discrezionalità di ciascun istituto scolastico.
Dunque i ruoli e le responsabilità sono chiari e distinti, quindi, davvero, quando dico che la competenza è in capo alla scuola esprimo un dato di fatto e non un'interpretazione.
Chiarito questo sul piano normativo, passo ora a esprimere quella che è una mia valutazione e cioè che la refezione scolastica, ho avuto modo di dirlo già in diverse occasioni, non soddisfa solo un fabbisogno nutrizionale, ma è parte integrante di un momento formativo fondamentale, che educa a un'alimentazione sana, equilibrata e condivisa all'interno di una comunità.
Non è un caso che il tempo mensa rientri nel tempo scuola e il fatto che tutti i bambini consumino insieme lo stesso pasto, equilibrato sotto il profilo nutrizionale, non è un dettaglio irrilevante, è una parte integrante di questo momento educativo. Per cui, e questa è una mia valutazione, penso che una scuola in cui ciascuno mangia il pasto portato da casa, oltre che complessa da organizzare, sia una grande sconfitta.
Per questo, pur continuando doverosamente a rispettare e a garantire la libertà di scelta delle singole famiglie, continueremo a impegnarci affinché la refezione scolastica possa sempre meglio assolvere alla sua funzione.
Ci tengo anche a sottolineare un altro aspetto. Chiarito che il quadro normativo, che per altro i pronunciamenti giurisprudenziali richiamano, esplicita che la responsabilità organizzativa è della scuola, nel caso dell'organizzare di una alternativa alla refezione questo, ciò non significa che il Comune non si sia comunque interessato al tema. Non ci saremmo altrimenti fatti promotori di un incontro con i dirigenti scolastici, con l'AUSL, né tanto meno ci saremmo impegnati con loro a un nuovo incontro dopo i necessari approfondimenti, che gli stessi dirigenti hanno ritenuto necessari, perché è inutile negarlo, la questione è piuttosto complessa e deve essere affrontata con molta attenzione perché ci sono in campo delle responsabilità precise, riguardo per esempio la salute dei bambini, di tutti, sia di quelli che usufruiscono del pasto fornito dalla refezione, ma anche di quelli che sceglieranno di portarlo da casa.
Tutto ciò premesso, nella sua domanda le chiede le motivazioni economiche o organizzative della decisione politica, credo di avere spiegato con la mia risposta che per il Comune non è cambiato nulla. Non abbiamo assunto nessuna decisione politica, siamo convinti ancora, come quando abbiamo modificato il servizio di refezione scolastica, che sia un ambito di grande attenzione su cui investire e continueremo a lavorare in questo senso per migliorare la qualità del servizio di refezione scolastica proprio perché siamo convinti profondamente del suo valore. Ciò non toglie il fatto che le famiglie possono del tutto legittimamente scegliere di non usufruirne e la sentenza della Corte d'Appello stabilisce non tanto che il servizio a domanda individuale può essere scelto o no, perché questo era ovvio anche prima, ma semplicemente a differenza di quanto già avviene che è loro diritto rimanere all'interno dei locali della scuola. Questo è l'elemento che cambia la sentenza della Corte di Appello di Torino".

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Ultimo aggiornamento

14/03/2025, 12:35
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