Question Time, chiarimenti sulla carenza di insegnanti nelle Scuole dell'Infanzia, domanda della consigliera Foresti
La vicesindaco con delega all'Istruzione, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Elena Foresti (M5S) sulla carenza di insegnanti nelle Scuole dell'Infanzia.Domanda d'attualità della consigliera Foresti&...
Data:
:
La vicesindaco con delega all'Istruzione, Marilena Pillati, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Elena Foresti (M5S) sulla carenza di insegnanti nelle Scuole dell'Infanzia.
Domanda d'attualità della consigliera Foresti
"Visti gli articoli apparsi sulla stampa - Le Repubblica Bologna del 14 settembre - relativi all'emergenza degli insegnanti nella scuola dell'infanzia, pone la seguente domanda di attualità:
per sapere dalla Giunta come valuta politicamente la notizia;
per sapere dalla Giunta se è consapevole che la causa di questa emergenza, mai verificatasi così amplificatamente, potrebbe essere l'effetto delle decisioni politiche, contrattuali e aziendali messe in atto da Istituzione educazione Scuola nei confronti dei lavoratori delle scuole bolognesi".
Risposta della vicesindaco Pillati
"Gentile consigliera Foresti
la ridotta disponibilità di insegnanti di scuola dell’infanzia per le sostituzioni è un fenomeno non nuovo, che si presenta in modo ricorrente nel tempo.
Il problema non discende - come lei sostiene - dalle “decisioni politiche, contrattuali e aziendali messe in atto dall’Istituzione”, perché se così fosse riguarderebbe solo le scuole comunali bolognesi. E’ un problema, invece, che hanno anche altre amministrazioni e che riguarda anche le scuole d’infanzia statali e le private paritarie.
La principale causa del fenomeno è legata alla struttura dei corsi di studio in Scienze della Formazione Primaria, che consente di insegnare nella scuola d’infanzia ma anche nella primaria e che prevede il “numero chiuso”. Il numero di iscritti nei corsi di laurea della Regione non tiene conto dell’elevata domanda di scuola complessiva in questi territori e il numero di laureati è largamente insufficiente rispetto al fabbisogno. Sono soprattutto i grandi Comuni con un elevato numero di scuole d’infanzia e quindi con un bisogno maggiore di personale a risentirne maggiormente.
Ad accentuare le problematiche del numero chiuso si inserisce un altro fenomeno, che penalizza in particolare la scuola d’infanzia: c’è una maggior propensione dei neo laureati in Scienze della Formazione Primaria verso la scuola primaria. E’ facile riscontrare come il posto nella scuola statale primaria è l’obiettivo finale della maggior parte dei laureati, che è anche una delle principali cause di dimissione.
Nelle situazioni come quella attuale, in cui l'Amministrazione statale ha realizzato un numero significativo di assunzioni, questo fenomeno diviene più evidente perché la probabilità di essere chiamate dall’Amministrazione statale è decisamente maggiore, sia per le insegnanti di ruolo che per quelle presenti nelle graduatorie per le supplenze nelle scuole d'infanzia. Tuttavia usare la parola emergenza non corrisponde alla realtà; le azioni messe in campo per affrontare questa situazione, non nuova, sono molteplici, dalla collaborazione con l'Università per l'orientamento a quella con l'Ufficio scolastico regionale per una condivisione delle graduatorie e un utilizzo ottimale delle risorse professionali in campo.
Il fatto che vi sia chi, in modo del tutto strumentale, abbia continuato a ripetere che le assunzioni nella scuola comunale si sarebbero potute effettuare facendo riferimento al contratto nazionale di lavoro del comparto scuola dello Stato, o che questa scelta sia maturata in relazione alla nascita dell'Istituzione, ha certamente contribuito a creare tensioni dentro la scuola e timori spesso infondati. Non ho alcun problema a spiegare, a ribadire ancora una volta che non è stata una scelta politica quella di applicare il contratto degli enti locali, ma un atto dovuto, perché il CCNL Regioni e Autonomie Locali è il contratto che tutti Comuni d’Italia sono tenuti ad applicare quando assumono il proprio personale, ivi compresi gli insegnanti di scuola d’infanzia. La sola unica scelta politica d i questo Comune è stata quella di investire nella scuola dell'infanzia, nei nidi d'infanzia, di assumere centinaia di lavoratori a cui è stata data stabilità occupazionale dopo anni di precariato. Questo è stato fatto, lo voglio ricordare, avvalendosi dell’opportunità di ricorrere a procedure riservate alle sole persone che avevano lavorato per l’ente per più di 36 mesi.
Ecco questa è una scelta politica che questa Amministrazione rivendica".
Domanda d'attualità della consigliera Foresti
"Visti gli articoli apparsi sulla stampa - Le Repubblica Bologna del 14 settembre - relativi all'emergenza degli insegnanti nella scuola dell'infanzia, pone la seguente domanda di attualità:
per sapere dalla Giunta come valuta politicamente la notizia;
per sapere dalla Giunta se è consapevole che la causa di questa emergenza, mai verificatasi così amplificatamente, potrebbe essere l'effetto delle decisioni politiche, contrattuali e aziendali messe in atto da Istituzione educazione Scuola nei confronti dei lavoratori delle scuole bolognesi".
Risposta della vicesindaco Pillati
"Gentile consigliera Foresti
la ridotta disponibilità di insegnanti di scuola dell’infanzia per le sostituzioni è un fenomeno non nuovo, che si presenta in modo ricorrente nel tempo.
Il problema non discende - come lei sostiene - dalle “decisioni politiche, contrattuali e aziendali messe in atto dall’Istituzione”, perché se così fosse riguarderebbe solo le scuole comunali bolognesi. E’ un problema, invece, che hanno anche altre amministrazioni e che riguarda anche le scuole d’infanzia statali e le private paritarie.
La principale causa del fenomeno è legata alla struttura dei corsi di studio in Scienze della Formazione Primaria, che consente di insegnare nella scuola d’infanzia ma anche nella primaria e che prevede il “numero chiuso”. Il numero di iscritti nei corsi di laurea della Regione non tiene conto dell’elevata domanda di scuola complessiva in questi territori e il numero di laureati è largamente insufficiente rispetto al fabbisogno. Sono soprattutto i grandi Comuni con un elevato numero di scuole d’infanzia e quindi con un bisogno maggiore di personale a risentirne maggiormente.
Ad accentuare le problematiche del numero chiuso si inserisce un altro fenomeno, che penalizza in particolare la scuola d’infanzia: c’è una maggior propensione dei neo laureati in Scienze della Formazione Primaria verso la scuola primaria. E’ facile riscontrare come il posto nella scuola statale primaria è l’obiettivo finale della maggior parte dei laureati, che è anche una delle principali cause di dimissione.
Nelle situazioni come quella attuale, in cui l'Amministrazione statale ha realizzato un numero significativo di assunzioni, questo fenomeno diviene più evidente perché la probabilità di essere chiamate dall’Amministrazione statale è decisamente maggiore, sia per le insegnanti di ruolo che per quelle presenti nelle graduatorie per le supplenze nelle scuole d'infanzia. Tuttavia usare la parola emergenza non corrisponde alla realtà; le azioni messe in campo per affrontare questa situazione, non nuova, sono molteplici, dalla collaborazione con l'Università per l'orientamento a quella con l'Ufficio scolastico regionale per una condivisione delle graduatorie e un utilizzo ottimale delle risorse professionali in campo.
Il fatto che vi sia chi, in modo del tutto strumentale, abbia continuato a ripetere che le assunzioni nella scuola comunale si sarebbero potute effettuare facendo riferimento al contratto nazionale di lavoro del comparto scuola dello Stato, o che questa scelta sia maturata in relazione alla nascita dell'Istituzione, ha certamente contribuito a creare tensioni dentro la scuola e timori spesso infondati. Non ho alcun problema a spiegare, a ribadire ancora una volta che non è stata una scelta politica quella di applicare il contratto degli enti locali, ma un atto dovuto, perché il CCNL Regioni e Autonomie Locali è il contratto che tutti Comuni d’Italia sono tenuti ad applicare quando assumono il proprio personale, ivi compresi gli insegnanti di scuola d’infanzia. La sola unica scelta politica d i questo Comune è stata quella di investire nella scuola dell'infanzia, nei nidi d'infanzia, di assumere centinaia di lavoratori a cui è stata data stabilità occupazionale dopo anni di precariato. Questo è stato fatto, lo voglio ricordare, avvalendosi dell’opportunità di ricorrere a procedure riservate alle sole persone che avevano lavorato per l’ente per più di 36 mesi.
Ecco questa è una scelta politica che questa Amministrazione rivendica".