Question Time, chiarimenti su BolognaFiere spa e Fiera del Levante
L'assessore con delega alle Partecipazioni societarie Davide Conte ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, all'interpellanza del consigliere Marco Piazza, del Movimento 5 Stelle, su BolognaFiere e Fiera del Levante.Interpellanza del con...
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L'assessore con delega alle Partecipazioni societarie Davide Conte ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, all'interpellanza del consigliere Marco Piazza, del Movimento 5 Stelle, su BolognaFiere e Fiera del Levante.
Interpellanza del consigliere Marco Piazza:
"È trascorso più di un anno da quando a luglio 2015 una cordata composta da Bologna Fiere, Ferrara Fiere, Sogeicos SpA e Camera di Commercio di Bari ha ottenuto la concessione per la gestione sessantennale dell’Ente fieristico barese nell’ambito della “privatizzazione” dello stesso;
La decisione di “privatizzare” fu assunta non in ossequio alla nuova normativa di settore che la Regione Puglia aveva disatteso per lunghi anni, bensì a seguito di un grave dissesto finanziario dell’Ente, a lungo celato, che costrinse i Soci e la Regione ad un intervento straordinario di nove milioni di euro per evitarne la liquidazione;
Dopo che un primo avviso per una concessione trentennale era andato deserto, l’Ente avrebbe potuto raggiungere il suo obiettivo dando vita ad una Società di capitali cui trasferire quelle attività, in linea con le richiamate normative nazionali e mettendo al riparo i suoi soci da nuove, sgradevoli, sorprese finanziarie. Si preferì, invece, ripetere l’avviso a condizioni ancora più allettanti nella consapevolezza che, se ancora nessun privato avesse manifestato interesse, questa volta si sarebbe presentato uno dei soci pubblici assieme alle società emiliane la cui presenza, sebbene non superiore al 10%, sarebbe comunque servita ad occultare la indisponibilità degli altri due soci pubblici e addirittura a sbandierare una falsa “privatizzazione” delle attività della fiera barese;
È accaduto però che, mentre Bari indifferente alla generale revisione delle Camere di Commercio in Italia che esclude la costituzione da parte delle stesse di società di capitali per fini differenti da quelli istituzionali e previsti dalla nuova normativa in materia (legge 7 agosto 2015, n. 214 denominata “legge Madia” e del relativo decreto legislativo di riordino e finanziamento delle camere di commercio di attuazione dello stesso, approvato in esame preliminare dal Consiglio dei Ministri n. 126 del 25 agosto 2016) ha approvato lo schema di contratto predisposto dalla Fiera del Levante, i soci di minoranza (cioè le fiere emiliane), nonostante il via libera dato il 12 ottobre 2015 da tutti gli enti pugliesi alla definizione del contratto, non hanno dato seguito alla costituzione della prevista “newco” per le vicende – altrettanto note – che hanno investito il sistema fieristico locale per diversi mesi, conclusosi soltanto di recente con l’allontanamento del vecchio presidente Duccio Campagnoli (il quale con il manager Nicola Zanardi, ex numero uno di Ferrara Fiere, aveva tenuto i contatti con i baresi), la messa in cassa integrazione di 123 dipendenti, la sostituzione con il nuovo presidente Franco Boni (già presidente di Parma Fiera) e l’indicazione categorica e vincolante di dar vita ad un articolato sistema fieristico regionale che inglobasse anche Rimini e Parma;
Oggi, a distanza di quasi un anno, mentre si è in attesa di un Piano industriale per il futuro del sistema fieristico bolognese, si sono recati a Bari il direttore generale di Bologna Fiere Antonio Bruzzone, e Nicola Zanardi, delegato dalla capogruppo a seguire il dossier Fiera del Levante, per definire le ultime formalità prima della sottoscrizione del contratto di gestione per i prossimi 60 anni dell’ente fieristico barese (come riportato dall’edizione del 28 agosto 2016 de La Gazzetta del Mezzogiorno). Non sappiamo da cosa derivi questa immediata fretta, dopo un anno di stasi, a meno che, a dar credito a quanto apparso sulla stampa pugliese, non sia ricollegata alla sistemazione dell’ex numero uno di Ferrara Fiera a direttore della costituenda newco;
La vicenda della “privatizzazione” della Fiera del Levante è stata oggetto di interrogazione urgente nel Consiglio regionale della Puglia da parte della consigliera Antonella Laricchia (M5S), a cui ha risposto in maniera formale, in data 9 novembre 2015, l’assessore allo sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone e l’imbarazzato silenzio dell’interrogato Governatore Michele Emiliano nonché, in data 14 ottobre 2015, di interrogazione parlamentare a risposta scritta 4/10742 (risollecitata e trasformata in interrogazione in commissione in data 27 gennaio 2016, con il nuovo numero di protocollo 5/07517) alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero dell’Economia e della Finanza e al Ministero della Semplificazione e per la pubblica amministrazione da parte del deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) che non ha ancora ricevuto risposta da parte del Governo attualmente in carica. –
premesso, inoltre, che Bologna fiere S.p.A. si è dovuta confrontare, negli ultimi mesi, con il pesante passivo del Bilancio 2015, di poco inferiore ai 9 milioni di euro, procedendo poi alla dichiarazione di licenziamento di oltre 120 lavoratori (temporaneamente ritirati);
contestualmente Bologna Fiere Spa ha richiesto di procedere ad un incremento del capitale societario – con una quota per il Comune di Bologna individuata in 5 milioni di euro – indispensabili, sulla base delle valutazioni espresse dal nuovo presidente del CdA dell’Ente fieristico per realizzare nuove strutture e cercare di evitare l’abbandono di uno degli ultimi grandi saloni rimasti, vale a dire Eima;
l’ente fieristico bolognese (al quale fanno capo anche Modena Fiere e Ferrara fiere) ha avviato un percorso, unitamente ad altre fiere emiliano-romagnolo partecipate dalla regione, quali Fiere Parma e Rimini Fiera, al fine di “verificare la fattibilità di una società… con l’obiettivo di raggiungere un’integrazione funzionale o societaria”, come precisato nella lettera d’intenti firmata il 1 agosto 2016;
sia la crisi di Bologna Fiere, connotata da un cattivo risultato di gestione, sia il processo di integrazione con le altre Fiere regionale si stanno sviluppando senza che sia stato reso noto né il piano industriale di Bologna né, tantomeno, quello che potrebbe caratterizzare l’eventuale nuova realtà integrata emiliano-romagnola: e questo sebbene sindacati, amministratori, consiglieri regionali lo abbiano con forza richiesto;
la richiamata lettera di intenti fra le fiere di Bologna, Rimini e Parma prevede all’articolo 4, punto 4.3 che nel periodo della sua validità (la scadenza è a fine dicembre 2016) le parti si impegnano a non entrare in alcuna negoziazione avente lo stesso oggetto “… con terze parti, senza preventivo accordo”, portando ad esempio il progetto di integrazione in corso fra Rimini e Vicenza;
l’operazione connessa alla costituzione di una newco promossa da Bologna Fiere per la Fiera del Levante descrive un quadro totalmente contrastante con la situazione descritta:
- si licenzia a Bologna, ma si “investe” altrove,
- non si rende noto il piano industriale di Bologna Fiere per affrontare la propria crisi gestionale, ma si partecipa a cordate per la costituzione di neco a Bari,
- si scrive il 1° di agosto in un accordo diretto verificare le prospettive di integrazione con Parma e Rimini di non procedere ad altre iniziative di analogo tenore, ma alla fine di Agosto la stessa Bologna cerca di concretizzare un progetto invece del tutto simile, con l’investimento sulla fiera del Levante;
- si sottopone all’analisi di advisor esterni e consulenti la fattibilità dell’eventuale integrazione emiliano-romagnola, ma evidentemente devono già essere chiare le linee di azione, visto l’impegno sull’ente di Bari;
Considerato, inoltre, che
alcune importantissime manifestazioni bolognesi possono essere pesantemente condizionate dalla crisi di Bologna Fiere, come EIMA e la stessa Cosmoprof,
i vertici di BolognaFiere hanno in più occasioni sottolineato l’esigenza di adeguare le strutture del quartiere fieristico bolognese, rilevando che le sue inadeguatezze possono allontanare definitivamente investitori e saloni;
interpella la Giunta per sapere
- se non ritenga di dover intervenire sulla società partecipata Bologna Fiere Spa affinché dia eventualmente seguito alle intese baresi soltanto dopo aver presentato il proprio piano industriale;
- se possa assicurare che l’eventuale impegno nella Fiera del Levante non comporti la perdita di manifestazioni nel polo bolognese o in Emilia-romagna;
- come spieghi la partecipazione alla newco per la Fiera del Levante alla luce dell’impegno del punto 4.3 nella lettera d’intenti per l’eventuale integrazione con Rimini e Parma;
- se ritenga che Bolognafiere disponga di un piano industriale o se invece pensi che l’operazione Fiera del Levante sia fatta senza consapevolezza delle implicazioni sulla gestione di BolognaFiere;
- se non ritenga comunque di dover acquisire ed esaminare preventivamente gli atti che dovrebbero impegnare le partecipate emiliane nell’iniziativa barese per verificare che eventuali future disavventure d’ordine finanziario e d’immagine non abbiano a ricadere sul costituendo sistema fieristico emiliano-romagnolo e le relative istituzioni.
- se non ritenga leciti i dubbi sollevati sia in Regione Puglia relativi alla incompatibilità della Camera di Commercio di Bari e del suo Presidente nell’operazione della cosiddetta “privatizzazione” della Fiera del Levante sia in Parlamento relativi alla nuova normativa in materia di camere di commercio, cosiddetta “legge Madia”.
La risposta dell'assessore Davide Conte:
"La mia risposta la articolo in quattro parti. La prima parte è relativa al perché Fiera in quella situazione ha deciso di avviare questo tipo di relazione, che non risale all'altro ieri come scelta, ma è leggermente più antica. La seconda parte invece è la specificità della Fiera del Levante. Il terzo punto è sul perché è significativo e strategico l'intervento nostro nella Fiera del Levante. Il quarto punto è per presentare gli eventuali rischi che una scelta imprenditoriale prevede. Fuori dai punti, infine, la specifica che lei poneva sul tema della Camera di commercio.
Per quanto riguarda il perché di una scelta strategica di questo tipo da parte di Fiera vorrei fare una precisazione. Il Piano industriale è un documento fondamentale per ogni impresa e rappresenta l'elemento che definisce le sue principali scelte per gli anni futuri. In sintesi quello che voglio sottolineare è che la società Fiera non è una società che fa solo fiere a Bologna, non vive solo all'interno del perimetro del Comune di Bologna o leggermente più grande della Città metropolitana, o ancora più grande della Regione, ma è un attore di primaria importanza per quanto riguarda la nostra città. Da qui anche l'attenzione che stiamo ponendo al suo rilancio, a livello industriale e di sviluppo economico del nostro territorio proprio perché rappresenta il ponte con altri luoghi a livello nazionale e internazionale.
Se capiamo e comprendiamo la straordinarietà dell'impresa Fiera come un soggetto comunque che si muove in un contesto globale di interventi e di azione, si possono capire le scelte che sono state fatte di internazionalizzazione in questi anni, che per noi sono una ricchezza e confermano una opportunità straordinaria. All'interno di queste scelte collochiamo anche la scelta del progetto della Fiera del Levante, a cui aggiungiamo un ragionamento ampio. Bologna, città che si colloca nel cuore di questa regione, insieme agli altri territori è una città che può crescere meglio se cresce insieme tutto il sistema Paese. Questo in un ragionamento integrato non soltanto con la fiera di Rimini, Parma, Piacenza e altre fiere importanti di collaborazione e coordinamento a livello internazionale, ma anche di collaborazione con fiere che magari stanno anche affrontando momenti di criticità superiore a quello nostro. In questo si colloca una scelta di strategia che pone Fiera non soltanto come un attore importante nel nostro territorio, ma come un attore che interviene e che lavora a livello nazionale e internazionale. Quindi non è una scelta strana, è una scelta coerente a una internazionalizzazione ed espansione delle attività di Fiera fuori dai confini della città di Bologna, ed è l'unico motivo per cui una Fiera riesce a crescere a ha delle possibilità di crescita. Quindi se vogliamo aiutare Fiera a crescere bisogna sostenerla in queste scelte.
L'intervento all'interno della newco Fiera del Levante prevede da bando un impegno con sottoscrizione di capitale sociale da parte di BolognaFiere pari a 200 mila euro su un investimento complessivo di 2 milioni di euro. Camera di Commercio di Bari coprirà i restati 1,8 milioni di euro. A proposito, nulla vita alla Camera di commercio di intervenire all'interno del sistema fieristico. I soggetti pubblici possono tranquillamente partecipare a società aventi per oggetto sociale prevalente la gestione di spazi fieristici e l'organizzazione di eventi fieristici, riconoscendo quindi in via derogatoria rispetto a quanto previsto a comma 1 e 2 dell'articolo 4 del decreto Madia, ambiti meritevoli di tutela all'interesse delle pubbliche amministrazioni socie, il mantenere attraverso la partecipazione societaria la presenza sul loro territorio di società fieristiche. Quindi la Camera di commercio al pari del Comune può, come previsto dal decreto Madia, intervenire in società. Ricordo che la Camera di commercio è anche socio importante all'interno del nostro sistema fieristico. E' dunque tutto coerente con le norme ed è simile alla stessa nostra Fiera. Possono dunque rassicurarla rispetto alla sua osservazione: quella legge lo permette.
Qual è il rischio che noi corriamo? Essendo un progetto d'impresa, le imprese hanno dei rischi, questo è un dato oggettivo del mondo delle imprese. Il rischio è valutato sulla base del fatto che il progetto presentato è sostenibile economicamente e per noi quindi può rappresentare un asset importante nel ragionamento di collaborazione con altri territori. E comunque, l'eventuale rischio nel caso di criticità, sarebbe limitato a risorse parti a 200 mila euro, per l'apporto del capitale sociale all'interno della società. Per mettere in massima sicurezza queste risorse, che sono comunque risorse in parte pubbliche affidate alla Fiera, fondamentali e necessarie al rilancio della Fiera, voglio rassicurare i consiglieri e i cittadini che la Fiera sta facendo tutte le verifiche necessarie perché l'investimento, il Piano industriale e i costi che stanno dietro al rilancio della Fiera del Levante, siano il più possibile coerenti con la stessa attenzione che stiamo ponendo negli ultimi mesi ai conti del bilancio della nostra Fiera.
La scelta non è ancore definitiva. Si stanno facendo le verifiche necessarie, si sta procedendo al controllo affinché il Piano industriale del progetto della Fiera del Levante non sia semplicemente un atto di collaborazione, ma si confermi - come nostra intenzione - scelta strategica di natura imprenditoriale e sia una attività significativa economica e sociale che si ribalti sullo sviluppo della nostra stessa Fiera all'interno di un piano industriale che effettivamente rappresenti un elemento importante per lo sviluppo dell'azienda, di cui torneremo a parlare sicuramente".
Interpellanza del consigliere Marco Piazza:
"È trascorso più di un anno da quando a luglio 2015 una cordata composta da Bologna Fiere, Ferrara Fiere, Sogeicos SpA e Camera di Commercio di Bari ha ottenuto la concessione per la gestione sessantennale dell’Ente fieristico barese nell’ambito della “privatizzazione” dello stesso;
La decisione di “privatizzare” fu assunta non in ossequio alla nuova normativa di settore che la Regione Puglia aveva disatteso per lunghi anni, bensì a seguito di un grave dissesto finanziario dell’Ente, a lungo celato, che costrinse i Soci e la Regione ad un intervento straordinario di nove milioni di euro per evitarne la liquidazione;
Dopo che un primo avviso per una concessione trentennale era andato deserto, l’Ente avrebbe potuto raggiungere il suo obiettivo dando vita ad una Società di capitali cui trasferire quelle attività, in linea con le richiamate normative nazionali e mettendo al riparo i suoi soci da nuove, sgradevoli, sorprese finanziarie. Si preferì, invece, ripetere l’avviso a condizioni ancora più allettanti nella consapevolezza che, se ancora nessun privato avesse manifestato interesse, questa volta si sarebbe presentato uno dei soci pubblici assieme alle società emiliane la cui presenza, sebbene non superiore al 10%, sarebbe comunque servita ad occultare la indisponibilità degli altri due soci pubblici e addirittura a sbandierare una falsa “privatizzazione” delle attività della fiera barese;
È accaduto però che, mentre Bari indifferente alla generale revisione delle Camere di Commercio in Italia che esclude la costituzione da parte delle stesse di società di capitali per fini differenti da quelli istituzionali e previsti dalla nuova normativa in materia (legge 7 agosto 2015, n. 214 denominata “legge Madia” e del relativo decreto legislativo di riordino e finanziamento delle camere di commercio di attuazione dello stesso, approvato in esame preliminare dal Consiglio dei Ministri n. 126 del 25 agosto 2016) ha approvato lo schema di contratto predisposto dalla Fiera del Levante, i soci di minoranza (cioè le fiere emiliane), nonostante il via libera dato il 12 ottobre 2015 da tutti gli enti pugliesi alla definizione del contratto, non hanno dato seguito alla costituzione della prevista “newco” per le vicende – altrettanto note – che hanno investito il sistema fieristico locale per diversi mesi, conclusosi soltanto di recente con l’allontanamento del vecchio presidente Duccio Campagnoli (il quale con il manager Nicola Zanardi, ex numero uno di Ferrara Fiere, aveva tenuto i contatti con i baresi), la messa in cassa integrazione di 123 dipendenti, la sostituzione con il nuovo presidente Franco Boni (già presidente di Parma Fiera) e l’indicazione categorica e vincolante di dar vita ad un articolato sistema fieristico regionale che inglobasse anche Rimini e Parma;
Oggi, a distanza di quasi un anno, mentre si è in attesa di un Piano industriale per il futuro del sistema fieristico bolognese, si sono recati a Bari il direttore generale di Bologna Fiere Antonio Bruzzone, e Nicola Zanardi, delegato dalla capogruppo a seguire il dossier Fiera del Levante, per definire le ultime formalità prima della sottoscrizione del contratto di gestione per i prossimi 60 anni dell’ente fieristico barese (come riportato dall’edizione del 28 agosto 2016 de La Gazzetta del Mezzogiorno). Non sappiamo da cosa derivi questa immediata fretta, dopo un anno di stasi, a meno che, a dar credito a quanto apparso sulla stampa pugliese, non sia ricollegata alla sistemazione dell’ex numero uno di Ferrara Fiera a direttore della costituenda newco;
La vicenda della “privatizzazione” della Fiera del Levante è stata oggetto di interrogazione urgente nel Consiglio regionale della Puglia da parte della consigliera Antonella Laricchia (M5S), a cui ha risposto in maniera formale, in data 9 novembre 2015, l’assessore allo sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone e l’imbarazzato silenzio dell’interrogato Governatore Michele Emiliano nonché, in data 14 ottobre 2015, di interrogazione parlamentare a risposta scritta 4/10742 (risollecitata e trasformata in interrogazione in commissione in data 27 gennaio 2016, con il nuovo numero di protocollo 5/07517) alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero dell’Economia e della Finanza e al Ministero della Semplificazione e per la pubblica amministrazione da parte del deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) che non ha ancora ricevuto risposta da parte del Governo attualmente in carica. –
premesso, inoltre, che Bologna fiere S.p.A. si è dovuta confrontare, negli ultimi mesi, con il pesante passivo del Bilancio 2015, di poco inferiore ai 9 milioni di euro, procedendo poi alla dichiarazione di licenziamento di oltre 120 lavoratori (temporaneamente ritirati);
contestualmente Bologna Fiere Spa ha richiesto di procedere ad un incremento del capitale societario – con una quota per il Comune di Bologna individuata in 5 milioni di euro – indispensabili, sulla base delle valutazioni espresse dal nuovo presidente del CdA dell’Ente fieristico per realizzare nuove strutture e cercare di evitare l’abbandono di uno degli ultimi grandi saloni rimasti, vale a dire Eima;
l’ente fieristico bolognese (al quale fanno capo anche Modena Fiere e Ferrara fiere) ha avviato un percorso, unitamente ad altre fiere emiliano-romagnolo partecipate dalla regione, quali Fiere Parma e Rimini Fiera, al fine di “verificare la fattibilità di una società… con l’obiettivo di raggiungere un’integrazione funzionale o societaria”, come precisato nella lettera d’intenti firmata il 1 agosto 2016;
sia la crisi di Bologna Fiere, connotata da un cattivo risultato di gestione, sia il processo di integrazione con le altre Fiere regionale si stanno sviluppando senza che sia stato reso noto né il piano industriale di Bologna né, tantomeno, quello che potrebbe caratterizzare l’eventuale nuova realtà integrata emiliano-romagnola: e questo sebbene sindacati, amministratori, consiglieri regionali lo abbiano con forza richiesto;
la richiamata lettera di intenti fra le fiere di Bologna, Rimini e Parma prevede all’articolo 4, punto 4.3 che nel periodo della sua validità (la scadenza è a fine dicembre 2016) le parti si impegnano a non entrare in alcuna negoziazione avente lo stesso oggetto “… con terze parti, senza preventivo accordo”, portando ad esempio il progetto di integrazione in corso fra Rimini e Vicenza;
l’operazione connessa alla costituzione di una newco promossa da Bologna Fiere per la Fiera del Levante descrive un quadro totalmente contrastante con la situazione descritta:
- si licenzia a Bologna, ma si “investe” altrove,
- non si rende noto il piano industriale di Bologna Fiere per affrontare la propria crisi gestionale, ma si partecipa a cordate per la costituzione di neco a Bari,
- si scrive il 1° di agosto in un accordo diretto verificare le prospettive di integrazione con Parma e Rimini di non procedere ad altre iniziative di analogo tenore, ma alla fine di Agosto la stessa Bologna cerca di concretizzare un progetto invece del tutto simile, con l’investimento sulla fiera del Levante;
- si sottopone all’analisi di advisor esterni e consulenti la fattibilità dell’eventuale integrazione emiliano-romagnola, ma evidentemente devono già essere chiare le linee di azione, visto l’impegno sull’ente di Bari;
Considerato, inoltre, che
alcune importantissime manifestazioni bolognesi possono essere pesantemente condizionate dalla crisi di Bologna Fiere, come EIMA e la stessa Cosmoprof,
i vertici di BolognaFiere hanno in più occasioni sottolineato l’esigenza di adeguare le strutture del quartiere fieristico bolognese, rilevando che le sue inadeguatezze possono allontanare definitivamente investitori e saloni;
interpella la Giunta per sapere
- se non ritenga di dover intervenire sulla società partecipata Bologna Fiere Spa affinché dia eventualmente seguito alle intese baresi soltanto dopo aver presentato il proprio piano industriale;
- se possa assicurare che l’eventuale impegno nella Fiera del Levante non comporti la perdita di manifestazioni nel polo bolognese o in Emilia-romagna;
- come spieghi la partecipazione alla newco per la Fiera del Levante alla luce dell’impegno del punto 4.3 nella lettera d’intenti per l’eventuale integrazione con Rimini e Parma;
- se ritenga che Bolognafiere disponga di un piano industriale o se invece pensi che l’operazione Fiera del Levante sia fatta senza consapevolezza delle implicazioni sulla gestione di BolognaFiere;
- se non ritenga comunque di dover acquisire ed esaminare preventivamente gli atti che dovrebbero impegnare le partecipate emiliane nell’iniziativa barese per verificare che eventuali future disavventure d’ordine finanziario e d’immagine non abbiano a ricadere sul costituendo sistema fieristico emiliano-romagnolo e le relative istituzioni.
- se non ritenga leciti i dubbi sollevati sia in Regione Puglia relativi alla incompatibilità della Camera di Commercio di Bari e del suo Presidente nell’operazione della cosiddetta “privatizzazione” della Fiera del Levante sia in Parlamento relativi alla nuova normativa in materia di camere di commercio, cosiddetta “legge Madia”.
La risposta dell'assessore Davide Conte:
"La mia risposta la articolo in quattro parti. La prima parte è relativa al perché Fiera in quella situazione ha deciso di avviare questo tipo di relazione, che non risale all'altro ieri come scelta, ma è leggermente più antica. La seconda parte invece è la specificità della Fiera del Levante. Il terzo punto è sul perché è significativo e strategico l'intervento nostro nella Fiera del Levante. Il quarto punto è per presentare gli eventuali rischi che una scelta imprenditoriale prevede. Fuori dai punti, infine, la specifica che lei poneva sul tema della Camera di commercio.
Per quanto riguarda il perché di una scelta strategica di questo tipo da parte di Fiera vorrei fare una precisazione. Il Piano industriale è un documento fondamentale per ogni impresa e rappresenta l'elemento che definisce le sue principali scelte per gli anni futuri. In sintesi quello che voglio sottolineare è che la società Fiera non è una società che fa solo fiere a Bologna, non vive solo all'interno del perimetro del Comune di Bologna o leggermente più grande della Città metropolitana, o ancora più grande della Regione, ma è un attore di primaria importanza per quanto riguarda la nostra città. Da qui anche l'attenzione che stiamo ponendo al suo rilancio, a livello industriale e di sviluppo economico del nostro territorio proprio perché rappresenta il ponte con altri luoghi a livello nazionale e internazionale.
Se capiamo e comprendiamo la straordinarietà dell'impresa Fiera come un soggetto comunque che si muove in un contesto globale di interventi e di azione, si possono capire le scelte che sono state fatte di internazionalizzazione in questi anni, che per noi sono una ricchezza e confermano una opportunità straordinaria. All'interno di queste scelte collochiamo anche la scelta del progetto della Fiera del Levante, a cui aggiungiamo un ragionamento ampio. Bologna, città che si colloca nel cuore di questa regione, insieme agli altri territori è una città che può crescere meglio se cresce insieme tutto il sistema Paese. Questo in un ragionamento integrato non soltanto con la fiera di Rimini, Parma, Piacenza e altre fiere importanti di collaborazione e coordinamento a livello internazionale, ma anche di collaborazione con fiere che magari stanno anche affrontando momenti di criticità superiore a quello nostro. In questo si colloca una scelta di strategia che pone Fiera non soltanto come un attore importante nel nostro territorio, ma come un attore che interviene e che lavora a livello nazionale e internazionale. Quindi non è una scelta strana, è una scelta coerente a una internazionalizzazione ed espansione delle attività di Fiera fuori dai confini della città di Bologna, ed è l'unico motivo per cui una Fiera riesce a crescere a ha delle possibilità di crescita. Quindi se vogliamo aiutare Fiera a crescere bisogna sostenerla in queste scelte.
L'intervento all'interno della newco Fiera del Levante prevede da bando un impegno con sottoscrizione di capitale sociale da parte di BolognaFiere pari a 200 mila euro su un investimento complessivo di 2 milioni di euro. Camera di Commercio di Bari coprirà i restati 1,8 milioni di euro. A proposito, nulla vita alla Camera di commercio di intervenire all'interno del sistema fieristico. I soggetti pubblici possono tranquillamente partecipare a società aventi per oggetto sociale prevalente la gestione di spazi fieristici e l'organizzazione di eventi fieristici, riconoscendo quindi in via derogatoria rispetto a quanto previsto a comma 1 e 2 dell'articolo 4 del decreto Madia, ambiti meritevoli di tutela all'interesse delle pubbliche amministrazioni socie, il mantenere attraverso la partecipazione societaria la presenza sul loro territorio di società fieristiche. Quindi la Camera di commercio al pari del Comune può, come previsto dal decreto Madia, intervenire in società. Ricordo che la Camera di commercio è anche socio importante all'interno del nostro sistema fieristico. E' dunque tutto coerente con le norme ed è simile alla stessa nostra Fiera. Possono dunque rassicurarla rispetto alla sua osservazione: quella legge lo permette.
Qual è il rischio che noi corriamo? Essendo un progetto d'impresa, le imprese hanno dei rischi, questo è un dato oggettivo del mondo delle imprese. Il rischio è valutato sulla base del fatto che il progetto presentato è sostenibile economicamente e per noi quindi può rappresentare un asset importante nel ragionamento di collaborazione con altri territori. E comunque, l'eventuale rischio nel caso di criticità, sarebbe limitato a risorse parti a 200 mila euro, per l'apporto del capitale sociale all'interno della società. Per mettere in massima sicurezza queste risorse, che sono comunque risorse in parte pubbliche affidate alla Fiera, fondamentali e necessarie al rilancio della Fiera, voglio rassicurare i consiglieri e i cittadini che la Fiera sta facendo tutte le verifiche necessarie perché l'investimento, il Piano industriale e i costi che stanno dietro al rilancio della Fiera del Levante, siano il più possibile coerenti con la stessa attenzione che stiamo ponendo negli ultimi mesi ai conti del bilancio della nostra Fiera.
La scelta non è ancore definitiva. Si stanno facendo le verifiche necessarie, si sta procedendo al controllo affinché il Piano industriale del progetto della Fiera del Levante non sia semplicemente un atto di collaborazione, ma si confermi - come nostra intenzione - scelta strategica di natura imprenditoriale e sia una attività significativa economica e sociale che si ribalti sullo sviluppo della nostra stessa Fiera all'interno di un piano industriale che effettivamente rappresenti un elemento importante per lo sviluppo dell'azienda, di cui torneremo a parlare sicuramente".