Consiglio comunale, seduta solenne Settantesimo anniversario prime elezioni amministrative a suffragio universale. L'intervento della presidente Simona Lembi
Dopo l'intervento in ricordo delle vittime della strage di Bruxelles, e il minuto di silenzio osservato nella sala del Consiglio comunale, la presidente, Simona Lembi, ha poi tenuto il discorso di apertura della seduta solenne del Consiglio comunale per il settantesimo anniversario delle prime elezioni amministrative a suffragio universale.
"È triste che queste cose, che rappresentano una minaccia per la democrazia, ci si presentino nel giorno sacro in cui Bologna ritrovò una democrazia e ricominciò a votare, come successe per tutto il paese. Ma anche se è difficile proseguire i lavori del Consiglio comunale, proverò, proveremo tutti a farlo, è stato detto 'mantenere i propri impegni, mantenere le proprie abitudini', ma anche perchè penso che sia importante raccontare e ricordare della costruzione e della difesa della democrazia, per come si è venuta a sviluppare negli ultimi 70 anni nel nostro Paese.
Ringrazio tutti i presenti, le autorità che hanno accettato il nostro invito, tutti coloro che hanno deciso e hanno potuto prendere parte a questo momento. Abbiamo invitato tutti gli eletti e tutte le elette dal 1946 ad oggi,e a loro va il nostro benvenuto e il nostro più sentito ringraziamento.
Celebriamo oggi i 70 anni dal primo voto libero, democratico, a suffragio universale che Bologna conobbe. E vale la pena, oggi, ricordare alcune di quelle date su cui si è snodato, è stato reso possibile questo voto.
Il 22 aprile del 1945 il Governo militare Alleato riconobbe la designazione di Dozza a Sindaco che era stata fatta dal CNL e il 24 marzo, domani sono esattamente 70 anni, si tennero le elezioni a Bologna, Bologna fu la prima, tra le grandi città, a votare. Votarono 101.870 cittadini e tra loro la signora Silvana Burnelli che per la prima volta si recò al voto quel giorno di 70 anni fa, che è qui seduta in prima fila, e che ringrazio per aver accettato il nostro invito a prendere parte a questa cerimonia. La signora Burnelli ha incontrato il Sindaco prima di prendere parte a questa cerimonia, e c'è una cosa che mi ha veramente colpito, ha affermato in modo molto netto, senza alcun giro di parole, in modo molto diretto: 'Sindaco, votare quella volta è stato grandioso'.
E il tratto principale infatti di quel voto, lo raccontano bene i libri di storia, è stato il fatto di rendere quell'esperienza un modo per immaginare, quanto vive, vere, autentiche fossero le due questioni principali legate al voto di 70 anni fa.
La prima questione è relativa alla ripresa dell'Autonomia Locale. Che cosa significava esattamente? Riprendo le parole che il professor Baldissara, tenne nell'Aula del Consiglio comunale dieci anni fa 'In primo luogo si trattava di esprimere autonomia dai Governi e dalle occupazioni militari che si dividono il territorio italiano dal '43 al '45. Autonomia significava anche autonomia delle masse dalla gestione verticistica del potere e dal dominio dall'alto. Autonomia rispetto all'esperienza che il Paese aveva vissuto, non solo nel ventennio, ma anche nei limiti della democrazia liberale pre-fascista. Era poi l'espressione di una autonomia dell'individuo dallo Stato. E infine autonomia nella prospettiva di un rinnovamento in senso profondamente democratico dello Stato' fine della citazione.
La spinta all'autonomismo arrivò fino ad essere affermata in Costituzione dove si indica come le Repubblica sia formata da Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e si definisce quindi il Comune un organo decentrato dello Stato, non subalterno, non gerarchicamente inferiore, ma decentrato!
A Bologna l'esperienza particolare dell'autonomia comunale ha significato, ai tempi, una riforma tributaria che garantisse la tenuta del bilancio e che fosse improntata a criteri di progressività fiscale, e successivamente allo sviluppo del quartieri, ebbe a dire Angiola Sbaiz nel '74 all'inaugurazione del primo quartiere di Bologna 'un'occasione per far crescere il cittadino vitalmente inserito nella comunità, un'articolazione che consenta al meglio di realizzare la partecipazione a Bologna'.
Giustizia sociale e partecipazione sono le cifre dell'esperienza di autonomia comunale bolognese. Non sta a me dire a quale punto siamo arrivati ora. Credo tuttavia, celebrando i 70 anni dal primo voto, che vada riconosciuta la particolare esperienza che i Comuni hanno svolto nel costruire la Repubblica, nelle azioni pionieristiche di costruzione di servizi pubblici che solo successivamente, a volte, non sempre, sono diventate politiche nazionali.
La seconda questione che voglio richiamare oggi è stata il tratto prevalente, quasi esclusivo, delle celebrazioni dei primi 50 anni di questa data e cioè l'estensione del diritto di voto alle donne. Ringrazio molto gli studenti e le studentesse dei licei Keynes e Laura Bassi che insieme con le signore del CIF e dell'UDI hanno voluto approfondire queste pagine di stiria e soprattutto questa questione.
Fu a mio parere la vera grande novità del voto del 1946, la cifra esatta della costruzione di un Paese nuovo. Credo vada oggi ribadito, quando le nostre democrazie sono sotto attacco, da altri stili di vita, che in gioco ci sono sì certamente la libertà, ma anche la parità tra uomini e donne, la vera cifra infatti dell'emancipazione di un Paese e nella qualità della democrazia, sta anche in questo diritto e in questa questione.
In un volume di qualche anno fa, Anna Rossi Doria scrisse: 'Il silenzio delle donne è antico, profondo, tenace, particolarmente pesante nella sfera politica che fu a lungo, insieme al diritto, il luogo della massima esclusione delle donne. L'individualità e la cittadinanza, tra loro strettamente connesse, verranno conquistate dalle donne alla fine di un processo difficile e contrastato, durato nei paesi occidentali oltre un secolo e non interamente compiuto nemmeno oggi'.
Due le questioni da richiamare quindi oggi mentre celebriamo il 70esimo anniversario del voto: il fatto che fu conquistato, non come a lungo è stato affermato, semplicemente concesso. Fu frutto di battaglie dure, di profonda sofferenza ovunque, come ben ci ha raccontato il più recente film 'Suffragette' facendo riferimento al caso inglese. La professoressa Tarozzi che vedo in sala e che ha tenuto un intervento sempre in occasione del 60esimo anniversario del voto qui in Consiglio comunale, ci aveva ricordato che per 20 volte dal primo parlamento unitario del 1861 fino al fascismo fu presentata la legge per l'estensione del diritto di voto alle donne e per 20 volte fu respinta. Qui la partecipazione delle donne alla Resistenza fu piena e durissima, come ben ci hanno ricordato le rappresentanti dell'UD, del CIF, dell'ANPI quando abbiamo celebrato l'esperienza dei gruppi di difesa e ancora, agli albori della nascita della Repubblica ci sono stati quotidiani che titolavano 'Si muore di fame e loro pensano al voto alle donne'.
Ecco non si può parlare di processo pienamente conquistato quando la questione della violenza è una questione non risolta, quando l'indice di disoccupazione è prevalentemente femminile, quando queste questioni ancora non sono pienamente presenti nel dibattito pubblico.
Signor Sindaco, Signori Consiglieri, abbiamo pensato a tutto questo quando un anno fa il Comune ha istituito un tavolo istituzionale per le celebrazioni di questo anniversario. Ne hanno fatto parte l'Università di Bologna, l'ANPI, l'UDÌ, il CIF, la Biblioteca delle Donne, i principali istituti culturali di Bologna, l'Istituto per le scienze religiose, l'Istituto Cattaneo, l'Istituto Gramsci, alcuni Archivi storici come quello del Comune di Bologna, come l'Archivio Paolo Pedrelli e anche l'Archivio della Cooperazione, loro li voglio ringraziare perchè si tratta della seduta solenne del Consiglio comunale ma che è stata preceduta da decine di appuntamenti in tutto il Comune.
Signor Sindaco, celebrare il 70esimo anniversario del voto è pura retorica se non lo si sa attualizzare nel suo significato più profondo, farlo significa provare a trasmettere a nuove generazioni, e a non nascondere il fatto che oggi si vota, rispetto a settant'anni fa, sempre meno, a 70 anni di distanza dal primo voto di Bologna può cambiare il senso di appartenenza della città, il peso che si da alla rappresentanza, ma credo il voto rimanga il segno di una vigilanza critica, come dice la signora Burnelli: un fatto grandioso".